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Autore: lauracasi    07/06/2014    1 recensioni
Violetta Castillo, 16 anni e una passione per il canto e il ballo, studia all'OnBeat Studio. Una ragazza piena di energia che vuole realizzare il suo sogno e seguire le impronte della madre. Allo studio succederanno molte cose, capirà chi sarà davvero un vero amico e chi no e inoltre capirà chi amerà davvero.
❤'Leonetta'❤🔝
E' la mia prima ff abbiate pietà, recensite in tantii! bacii
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leon, Violetta
Note: Lime | Avvertimenti: Bondage
Capitoli:
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Capitolo 2 Io: no, non voglio, e lasciami ti ripeto mi stai facendo male. Leon: non mi muovo da qui fin quando non sento uno "ciao" uscire dalla tua bocca. Io: bene, e allora rimaniamo così. Non ce la facevo più, erano almeno due minuti che stavamo all'impiedi. Erano quasi le 5:30 e ricordate? Avevo l'appuntamento con Fran e Cami. Stasera dovevo andare alla festa del mio migliore amico e non avevo nulla da mettermi. Finalmente apre bocca. Leon: per me possiamo stare così fino a stasera alle 11 Cosa?? 11??? Non ha capito che io devo andare alla festa???? Io gli metto le mani addosso. Ora mi ha scocciato. Io: basta leon ora mi hai scocciato davvero, lasciami andare immediatamente. Avevo quasi gli occhi lucidi, non volevo piangere ma mi aveva costretta. Iniziò ad uscire una lacrima. Vidi il suo volto sbiancarsi di colpo. Forse era il momento giusto per liberarmi. Leon: Ehy ma che fai piangi? *ride* Io: io non ce la faccio più, sono due ore che mi tieni stretta alla tua mano. Io devo andare ad una festa. Lasciami per cortesia. Iniziai a piangere. Leon: davvero fai? Ehy ma non volevo farti piangere. Oddio cosa è successo? Un miracolo? All'improvviso sento il mio polso libero. Posso andarmene. Io: non lo fare mai più. Mi hai fatto tanto male. Che ragazzo sei? Metti le mani addosso ad una sedicenne che d'altronde non conosci nemmeno. Sparisci dalla mia vista. Corsi più che potevo. Leon salì in moto e se andò. Arrivai al centro commerciale e comprammo dei vestiti. Per un po' mi scordai cosa era successo prima, e decisi che non lo avrei detto a nessuno. Fran si era comprata un vestitino nero attillato , Cami un vestito rosa e azzurro sopra al ginocchio. E infine io avevo comprato un vestito molto corto lilla chiaro chiaro a fascia. -8:30 Arrivammo da Maxi Maxi: eccole *ci da un bacio sulla guancia* le più belle dello studio. Io: esagerato Fran/Cami: su vilu ha fatto solo un vero complimento *ridacchiando* Maxi: fate come foste a casa vostra Io: d'accordo. Iniziammo a ballare. Mi stavo divertendo troppo. Fin quando non sento una voce. No,no,no non può essere lui .. E invece ... Leon: ciao maxi grazie dell'invito. Diego/Andres: grazie amico! Maxi: figuratevi divertitevi. Oddio era lui non posso crederci. Che ci faceva qui? Da maxi? No io adesso me ne vado. Lui si girò di colpo e mi vide. Con la mano destra accennó un saluto. Io non risposi e mi voltai Fran: c..c..cosa? Leon ti ha salutato? Siamo impazziti? Cami: vilu che ci nascondi? Io: *schiarendo la voce* ragazze venite con me. Le tirai per il braccio e le portai in cucina. Iniziai a dire: ero appena uscita dallo studio, e l'ho visto, ha iniziato a ridere e io di conseguenza mi sono voltata e me ne sono andata. Lui mi ha afferrato per il braccio violentemente. Non mi lasciava. Era strettissima la sua presa e voleva che lo salutassi. Erano almeno due ore che avevamo passato così. Ho iniziato a piangere e lui mi ha lasciato il polso immediatamente. Non so per un attimo, ero concertata su di lui, sentivo una piccola adrenalina crescere dentro me. Non me ne importava del dolore, sentivo caldo e sudavo. Fran: oh mamma ! Che sgarbato ragazzo che è ! Io ci andr.. Cosa? Tu sudavi? Eri rossa ? Avevi caldo? Cami: vilu!! Fran/Cami: ti sei innamorata!!! Io? Innamorata? Di uno come lui? Violento e manesco? Nononono Io: ma siete impazzite? Scordatevelo... Le tirai per il braccio e andammo a ballare mentre loro due si lanciavano occhiate tipo per dire "come cambiare argomento" Erano le 23:30 me ne tornai a casa .. Mentre stavo sulla strada di casa sentii delle grida. Ebbi paura ma mi avvicinai. Era leon. Leon???? Cosa ci fa li in quella pista di motocross? A terra? C'erano due ragazzi molto più grandi di lui, lo riempivano di calci e pugni. Era ormai senza forze. Nonostante lo odiassi sentivo il bisogno di andare da lui, stava malissimo. Leon!! Gridai! Leon: Tu? Che ci fai qui!! Corri, vattene ora! Vattene !! Io: no..tu..stai così, non ti lascio! Ora chiamo un medico Mentre presi il cellulare per comporre il numero sentii di nuovo quella forte stretta intorno al mio polso. Di nuovo quella adrenalina che cresceva in me. Mi voltai verso di lui. Leon: non dovresti stare qua, posa quel cellulare e vattene, se tornano picchiano anche te e non voglio. Non posso averti sulla coscienza. Io: leon tu stai male, sei tutto malridotto, fatti aiutare. Sentii delle voci, avvicinarsi sempre di più, erano loro, quei due ragazzi che avevano picchiato leon. Cosa faccio? Se mi vedono prendono anche me.. Leon: eccoli dannazione scappa! Violetta vattene ti prego! Avevo deciso! Rimasi con lui. Leon: allora? Sei sorda ? Ho detto vattene Il suo tono era freddo e rigido Avevo le lacrime agli occhi. Ma no non lo potevo lasciare, mia mamma diceva sempre che dovevo aiutare il prossimo. I due ragazzi arrivarono a noi Xxx: oh oh oh guarda qua, il nostro leoncino ha pure l'amichetta. Amichetta? Ma dai! Io lo odio ! Ma non potevo lasciarlo da solo. Uno di loro si avvicina sempre di più a me e con due dita prende il mio mento e lo alza. Xxx: come ti chiami bella fanciulla? Stavo per rispondere quando.. Leon: lasciala stare, non toccarla, lei non c'entra niente, falla andare via ! Giù le mani da lei! Oh cielo mi aveva difeso? No vilu su non lusingarti. Io: violetta, mi chiamo violetta Xxx: ah che bel nome Disse uno di loro accarezzandomi con il dorso della mano destra la mia guancia. Io ero terrorizzata, tremavo avevo paura. Leon: ti ho detto non toccarla! Leva quella mano dalla sua guancia! Mentre si alzava sui gomiti da terra. Vidi che si alzò di scatto ma era comunque senza forze. Xxx: Ehy leoncino, hai questa bella pupa nel tuo studio e ancora lasci così in giro? Leon: leon, mi chiamo leon!! Ha solo 16 anni lasciala andare. Xxx: violetta cara verresti a fare un giro con noi nel capannone? Io tremavo non volevo, perché mi ero messa in questo guaio forse aveva ragione leon! Leon: azzardati e farai una brutta fine, lasciala subito. Ad un tratto si mise avanti al mio corpo, con una mano teneva ben salda la mia vita, l'altra invece la teneva davanti come scudo. Ero tra le sue braccia, oh cielo, ha una stretta così calda e forte. Lo odio comunque. Ad un tratto sentimmo delle voci, forse stava arrivando qualcuno. I due ragazzi se ne andarono a gambe levate. Fiù..tirai un sospiro di sollievo. Leon iniziò a gridare, il suo tono era così teso, i suoi occhi erano infuriati, guardava a terra. Leon: cosa diavolo ti è saltato in mente? Sei stupida? Hai solo 16 anni! Sai cosa ti poteva capitare se io non mi alzavo da la? Ti avevo detto di andare, perché non lo hai fatto ? Perché? Perché? Forse ti ho visto così e il mio odio è un po' diminuito. Non riuscivo a parlare, ero troppo spaventata, piangevo e tremavo, anche per il freddo, bhe in effetti avevo solo un vestitino molto scollato. Presi un bel respiro per dire "mi dispiace" quando due mani calde mi avvolsero le guance. Alzai di scatto gli occhi, leon mi prese le guance e mi guardò dritto negli occhi. Leon: tutto bene? Ti hanno fatto male? Io: n..n..no Balbettavo per il freddo. Leon: e allora perché tremi? Io: ho freddo.. Leon mi sorrise, era un sorriso perfetto. Aveva i denti bianchi e dritti. Forse era l'unica cosa che mi piaceva di lui. Si sfilò la sua giacca pesante e mi fece voltare, mi infilò prima una manica e poi l'altra. Leon: va bene così? Io: si leon non ce ne era bisogno, davvero. Oh invece ce ne era bisogno eccome,era il minimo. Arrossii Io: grazie leon! Si avvicinò al mio orecchio per sussurrarmi Leon: grazie a te.! Se non c'eri tu probabilmente mi avrebbero finito. Vedevo il suo sguardo fitto a terra E allora chiesi. Io: leon? Leon: si? Io: posso farti una domanda? Chi erano quei due tipi ?Che volevano da te? Perché siamo su una pista di motocross? Leon: non ti preoccupare , non sono fatti belli che ti possano interessare. Mi incuriosiva, ma era meglio se stavo zitta. Non sapevo molto su di lui, so solo che aveva avuto un passato difficile. Infatti non era molto socievole. Lo guardai. Io: oh cielo, ma stai perdendo sangue dalla fronte Misi il dito destro sulla sua fronte, gli scostai il ciuffo per vedere meglio quel taglio. Leon: no dai non è niente, ahi! Io: oddio scusa.. Ero rossa come un barbecue! Nonostante lo odiassi, ero preoccupata .. Io: fatti medicare, farà infezione Leon: non ce ne è bisogno davvero. Io: dai non fare anche in questi momenti il presuntuoso! Fatti aiutare Leon: *sbuffa* e d'accordo!! Andammo nel capannone, li c'erano tutti gli attrezzi medici per curare una ferita. Presi l'acqua ossigenata e un pezzettino di ovatta. Leon: fai piano che brucia.. Mi avvicinai a lui, ci sedemmo su un piccolo divano, io alla sua destra voltata verso di lui! Non ero mai stata così tanto tempo con un ragazzo, mi ero perfino dimenticata che ore erano. Iniziai a picchiettare il pezzettino di ovatta sulla ferita Leon: ahi ! I suoi occhi verdi si chiusero e i suoi denti stringevano! Io: scusami Dissi mortificata. Continuai a picchiettare l'ovatta per 3 minuti, gli misi il cerotto e scesi dal divano. Guardai l'orologio. Portava le 00:24. Diamine, papà sarà super preoccupato. Mi voltai di scatto verso di lui e guardandolo dissi Io: diamine sono le 00:24 scusami devo andare, ci vediamo domani. Me ne stavo per andare quando, una stretta al polso non mi fermò, era più leggera, non forte, il mio cuore iniziò a battere all'impazzata, sentivo caldo e iniziavo a sudare. Mi voltai. Leon: ragazzina domani ti prego non dire niente allo studio, ne ai tuoi amici, ne alle tue amiche, tanto meno ai tuoi. Disse con un tono preoccupato ma saldo. Io: d'accordo! A domani Leon: promettimelo! Io: si leon te lo prometto! Mi lasciò il polso e me ne andai. Arrivai a casa e una voce pensante gridava il mio nome. German:...
  
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