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Autore: Zampa di lupo    07/06/2014    3 recensioni
Prilla,italiana di nascita, vive in Giappone. Un giorno mentre passeggia nel bosco affianco a casa sua trova un lago, lì conoscerà Rayan, suo nemico giurato, e i White wolves, bellissimi lupi bianchi. Ma da dove vengono queste bellissime creature? E cosa le stanno nascondendo?
A volte però non c'è tempo per i nemici, ormai in gioco è il futuro di qualcosa più che di due branchi di lupi.
*dalla storia*
(capitolo 5)
“No, la riga NO! Il prof mi ammazza se la prossima volta non ho la riga!” Lui ridacchiò. “Meglio per me allora!”
“Sei cattivo!”
“Sono il lupo nero, cosa ti aspettavi?”
“Che arrivasse il cacciatore a farti fuori.”
(Capitolo 9)
Mentre ci incamminavamo verso casa di Rayan mi ricordai che dovevo avvertire i miei genitori. “E i miei e Miki?”
“Li avvertiamo a casa mia. Muoviti, stiamo sanguinando, tu più di me, tanto.”
“Dovevi proprio ricordarmelo?”
“Ovviamente, sennò non ero io.”
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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The White wolf and the Black wolf
Capitolo 4
Un suono forte e acuto mi perforò i timpani, facendomi alzare di scatto dalla sedia sulla quale mi ero addormentata. Ero nella mia stanza, il libro di antologia che mi aveva fatto da cuscino era umidiccio in un punto, avevo sbavato? Poteva capitare, mi dissi. Mi stiracchiai e osservai i compiti abbandonati sulla scrivania. Mi maledissi per essermi dimenticata, ma il pomeriggio prima era stato un inferno.
 
Dopo che Aurti mi aveva lasciato sola in stanza i miei mi avevano chiamato per il pranzo, classiche polpette di riso. Avevo cercato di iniziare i compiti, ma Michelle mi aveva chiamato per raccontarmi del suo incontro con un ragazzo, per fortuna avevo ascoltato scoprendo che era Ryana, così le avvo detto che non mi ispirava fiducia. Così erano andate due ore, sottolineo due ore, una cosa lunga e terribile. Purtroppo parlare con Miki mi aveva sfiancato, voleva di continuo che parlassi e la consigliassi, mi ero buttata sul letto, addormentando mi subito. Una sola ora di sonno. Quando avevo fatto per iniziare i compiti mi ero accorta che era già ora di cena, infatti i miei mi chiamarono poco dopo. Si erano fatte le undici, ed infatti ero crollata sui compiti.
 
Mi sedetti sul letto, con un incredibile torcicollo, accompagnato da mal di schiena. "Papà! Non mi sento bene!"
"Prilla, piantala di fingere di star male! Lo so che è perché hai arte!" Questa volta papà mi aveva ricordato la cosa sbagliata. "No, non è per quello, non sono riuscita a fare i compiti ieri. Comunque grazie per avermi ricordato la tortura che mi aspetta..."
"Nulla Prilla, ora vestiti!" Aprii l'armadio, frugando tra magliette e pantaloni. I teoria la mia scuola prevedeva un uniforme, ma nessuno degli studenti, tranne i ricchi, la indossava. I professori non dicevano nulla, ma, per sfortuna di tutti noi, quello era il giorno in cui il Preside Sheep veniva a trovarci. Tirai fuori di malavoglia la camicia bianca, la giacchetta coloro mandarino e la gonna troppo corta dello stesso colore. Mi misi a cercare il fiocchetto da mettere tra i capelli.
Quando fui pronta mi avviai, saltando la colazione. Guardai la strada sgombra, sentendo un'improvvisa voglia di correre. Le ballerine color terra, scomodissime, mi erano solo di intralcio nella corsa forsennata, così le sfilai. A piedi nudi corsi quasi fino a scuola, trovandoli doloranti e graffiati. Rimisi le scomode scarpe, sistemai i capelli color rame legando lo in una coda alta ed entrai. Gli studenti erano disposti in fila lungo i muri, i alcuni punti vi erano alcuni spazi vuoti per gli studenti mancanti, tra i quali io. Mi posizionai affianco a Michelle, le mani congiunte dietro la schiena. Sentii il portone di vetro aprirsi, lasciando entrare un uomo sui trenta, con i capelli corti e neri, gli occhi leggermente a mandorla e un completo nero. Al suo seguito c'erano vari ragazzi, tra primini, un anno più piccoli di me, e alcuni della mie età. Erano studenti nuovi, arrivati da poco da altri paesi. All'improvviso un odore tra il muschio e qualcosa di marcio mi giunse al naso. Uno dei ragazzi dietro all'uomo disse sottovoce: "Ma che cavolo è questo odore di camomilla e menta?" Nel silenzio generale le sue parole sembrarono un urlo, diversamente però dagli studenti lì raccolti io sapevo di chi era quella voce, Rayan. Soffocai l'istinto di ringhiare. Ma cosa mi prendeva quel giorno? Se mi avessero lanciato una pallina con l'ordine di riportarla lo avrei fatto? Preferivo non saperlo.
 
Il preside iniziò a scrutarci, controllando che ogni divisa fosse in ordine. Quando arrivò a me, iniziò una lunga ramanzina. "I capelli vanno tenuti sciolti, possibilmente senza ciocche di colore diverso" e io lì mi persi. Cosa intendeva? Era da quando era cominciato quell'anno che non avevo più nemmeno fatta qualche ciocca bionda! "Signor preside, non voglio mancarle di rispetto, ma non mi pare di avere i capelli di colori diversi."
"E che mi dice di questa?" chiese l'uomo sollevando un ciuffo della frangia che avevo costretta dietro l'orecchio. Era bianco, ma non era possibile! Sentii una risatina e Rayan fece spuntare la tesa dalla massa. "Sai Prilla, a volte ci si dimentica di certe cose!" mi urlò, facendo voltare parecchie persone. Tra i capelli biondi, spuntava una ciocca nera. "A quanto pare non sono l'unica, Mr. ho-un-ciuffo-nero." Subito Rayan mi guardò storto. Lo sfidai ad attaccarmi, convinta che non avrebbe scatenato rissa a scuola, ma mi sbagliavo. Uscì rapido e si diresse verso di me. Tentò di tirarmi un pugno, lo evitai. "Ma sei impazzito?"
"Lo sono da sempre." disse con un ghigno. Gli tirai una sberla, facendo gli voltare la testa dal lato opposto. "Voi due! Con me." urlò il preside. Lanciai uno sguardo rabbioso a Rayan sussurrandogli: "Questa me la paghi.". Lui sorrise facendo spallucce. "Lo vedremo." mi rispose.
 
L'ufficio del preside era piccolo, una scrivania con una poltrona e due sedie, dove ci sedemmo io e il ragazzo, mi rifiutai di pensare anche solo al suo nome, mi aveva cacciato in un orribile pasticcio. "Rayan, avevo intuito non fossi esattamente un bravo ragazzo, ma addirittura cercare di colpire una tua compagna... Prilla, da te non me lo sarei mai aspettato, non sei la studentessa modello, me lo hanno detto, sai, del caos che hai scatenato.". Impallidii, il mese prima avevo urlato contro la maggir parte dei professori perché mi avevano dato la colpa di alcune cose parecchio gravi che non avevo fatto, infatti avevano capito, però era scoppiato un putiferio, le studentesse non urlano contro i professori e quella era una scuola con un alto rispetto delle regole. "Scusi, ma senza quella reazione i professori avrebbero continuato a sostenere che era colpa mia.". Il preside mi sorrise comprensivo, per poi tornare all'argomento principale della discussione. "Posso capire che tra voi non scorra buon sangue, ma qui, come ben sai Prilla, gli studenti devono rispettersi, per cui ti affido il compito di far visitare la scuola a Rayan. Ora vado, buona giornata.".
Quando fu uscito proruppi in un 'Buona giornata un corno.'.
 
Il preside mise Rayan nella mia stessa sezione, obbligandomi a vederlo tutto il giorno, per fortuna però ci rifiutammo di parlare, fino a quando la campanella dell'ultima ora no suonò. Ci riversammo fuori rapidi e ansiosi di uscire dall'edificio. Respirai l'aria dell'esterno, pensando a quanto fosse bello non essere più lì dentro a soffocare, seguendo le lezioni dei noiosi professori. Mentre facevo questi pensieri una mano mi afferrò il polso. Mi voltai di scatto, riconoscendo la stretta di Rayan, anche se non seppi spiegarmi il perché. "Strano tu non abbia domande su quello che intendevo, sai, non è da tutti i giorni sentirsi dire che il posto dove si vive non esiste."
"Chiederò ai lupi, ora Lasciami andare."
"Non ti conviene, te lo spiego io, magari davanti a una coppa di gelato.". Mi fece l'occhiolino, e io riflettei sulla proposta, amavo il gelato... "Affare fatto, ma solo perché si mangia il gelato." detto questo inizia a trascinarlo verso la mia gelateria preferita.
 
"Quello che intendo" disse Rayan ingoiando un'altra cucchiaiata di gelato al cioccolato, "è che esistono più specie di Lupi della Luna, capisci?"
"No, sinceramente no."
Ci siamo noi Black wolves, voi White, e i Red. I Red sono i più numerosi, ma non hanno intenzione di mettersi in mezzo, anche perché la Luna rossa è rara, come sai. E poi per loro non fa differenza, anzi sono convinti che finirà i parità come al solito.". Mentre parlava ingoiava il gelato, infatti dopo qualche minuto prese a lamentarsi perché gli faceva male la testa. "Rayan, non voglio interrompere questa divertente scena, ma mi chiedevo... L'altra volta hai detto che ci sono anche degli umani."
"Sì, il preside ad esempio. Non sanno nulla, però sono qui perché, quando uno di noi due vincerà, ovviamente io, diffondere la notizia.". Annuii, avevo finalmente capito cosa intendeva. Avrei voluto continuare a chiacchierare, ma il cellulare suonò, distraendomi.
"Pronto?"
"Pry, sono Miki! Dove sei?"
"In gelateria, perché?"
"I miei hanno litigato, posso raggiungerti?". Il gelato mi andò di traverso, non era raro che Miki venisse da me per quello, ma io ero con Rayan, cosa strana visto quello che era successo. "Miki, ci troviamo a casa mia, dove sei, tu?"
"Fuori da casa mia, sono lì tra cinque minuti, se non ci sei cosa faccio?"
"Di' ai miei di farti entrare perché ci dobbiamo vedere, arrivo subito.". Chiusi la chiamata e mi rivolsi al biondo. "È stato... Uhm, un piacere, ci si vede!"
"Dove vai?"
"A casa, devo vedermi con Miki."
"Oh, capito. Ti direi di portarle i miei saluti, ma sarebbe strano, parecchio. A domani, o chissà, magari ci si rivede oggi.". Quella frase non prometteva nulla di buono.
 
Angolo della noiosa autrice
I cambiamenti nei capitoli, e anche in quello che i due sanno, sono parecchi, lo so, ma la trama è quella, non vi preoccpuate!
Grazie come sempre a meneguzza e Vyolet per le recensioni, spero di sentirci anche per questo!
Bacioni :*
   Prilla
  
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