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Autore: Lady1990    07/06/2014    3 recensioni
Archibald è un ragazzino di quindici anni quando compie la scelta che gli cambierà la vita. Col passare del tempo, accanto al suo maestro, il signor Fires, scoprirà su cosa si fondano i concetti di Bene e Male, metterà in dubbio le proprie certezze, cercherà di trovare la risposta alle sue domande e indagherà a fondo sul valore dell'anima umana. Tramite il lavoro di assistente del Diavolo, riscuoterà anime e farà firmare contratti, sperimenterà sulla propria pelle il potere delle tenebre e rinnegherà tutto ciò in cui crede.
Però, forse è impossibile odiare il Bene e l'unico modo per sconfiggerlo è amarlo. Proprio quando gli sembrerà di aver toccato il fondo, la Luce farà la sua mossa per riprenderselo, ma starà ad Archibald decidere da che parte stare. Se poi si somma un profondo sentimento per il misterioso e affascinante signor Fires, le cose non si prospettano affatto semplici.
[Revisionata]
Genere: Dark, Horror, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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“Prima di cominciare a narrarti le vicende che accaddero agli albori del mondo, vorrei chiederti una cosa, Archie.”
Seduti sul divano della suite, uno accanto all’altro, con le ginocchia a sfiorarsi e i nostri occhi incatenati, attendo trepidante la storia del signor Fires. Ciò che mi è successo esula dalla comprensione umana, stento ancora a crederci, e le domande che affollano la mia mente anelano ad una spiegazione plausibile, che spero di scovare tra le righe del suo racconto.
“Cosa vuoi sapere?”
“Come sei giunto a pensare… quello che hai pensato?” chiede, scrutandomi con un’intensità che mi mette in soggezione.
“Non capisco…”
“Entrambi siamo consapevoli del motivo per cui sei letteralmente uscito dalla grazia di Dio.” sorride comprensivo, “Piuttosto, mi interessa scoprire l’elemento che ha innescato il processo. Sai, Archie, per tutti questi anni mi sono preso cura di te, ti ho istruito, allevato, rimpinzato di dolci,” non trattengo una risatina sommessa, che lui ignora, “guidato lungo il cammino che hai scelto, ma ammetto di aver covato in me qualche riserva. Almeno, fino ad oggi.”
Distoglie l’attenzione dalla mia figura, permettendomi di calmare i battiti concitati del mio cuore, e si incanta a fissare il panorama diurno fuori dalla finestra con sguardo assente.
“Per credere nel Male è necessario credere nel Bene, e viceversa. Tu hai sempre perseverato nel nutrire fiducia in Dio, hai sempre sperato di scorgere un segno della Sua esistenza, della Sua partecipazione alla vita degli uomini. Non ti sei mai arreso fino in fondo, nonostante l’odio e la disperazione di cui sei costantemente circondato.” torna ad osservarmi con le sue iridi arancio, sporgendosi impercettibilmente verso di me, “Tu credevi in Dio e quando affermo che credevi non mi riferisco soltanto alla Sua esistenza: lo cercavi con una testardaggine commovente, rifiutavi di abbandonarti alle tenebre e una piccola parte della tua anima, proprio per tale motivo, si è sempre mantenuta pura, intatta, pulita da qualsiasi macchia. Prima di stanotte non avevi mai abbracciato la causa di Sua Eccellenza con tutto te stesso, perciò non ti ho mai rivelato i segreti del nostro mondo, non più di quanti te ne servissero per compiere il tuo lavoro. Ti avvinghiavi a Dio come… a una boa in mezzo all'oceano in tempesta.”
C’è solo verità nelle sue parole, lo percepisco dentro di me e persino sulla pelle. Sì, non ho mai voluto davvero voltare le spalle a Dio. Come Sua creatura, la mia anima tende a Lui, è un meccanismo che non ho mai realizzato consciamente, e, siccome non me n’ero mai accorto sino ad ora, non lo avevo mai combattuto sul serio, non mi ero mai ribellato, non avevo mai indagato sulla natura del mio legame col Signore. Si trattava di qualcosa di invisibile e indefinito che albergava al mio interno fin dalla nascita, era una parte di me, come può esserlo un braccio o una gamba. Non ti chiedi perché sei nato con due arti inferiori e due superiori, e perché invece non con uno solo, non ci fai nemmeno caso, perché quando ti guardi intorno vedi esseri identici a te. Solamente quando ti imbatti in individui diversi, zoppi, magari con un braccio amputato, deformi, ti rendi conto che esiste la diversità e che non tutti sono uguali. La medesima cosa vale per l’anima. Normalmente, realizzi che esiste il Male solo quando ti si para davanti nudo e crudo, che le anime delle persone non sono fatte con lo stampino: ci sono quelle pure e incontaminate e quelle sporche, disgustose, orripilanti. A quel punto, prendi atto dei concetti e della differenza che c’è tra bene e male e, appena cominci a riflettere sulla questione, arrivi di fronte ad una biforcazione. 
Purtroppo, io non ho avuto la fortuna di nascere in una famiglia amorevole e unita e molto presto, troppo, sono stato costretto a conoscere la crudeltà insita negli uomini. Però non tutti erano sottomessi alle leggi del Male: mio fratello Adam, ad esempio, ha cercato di salvarmi. Lui era diverso, era la luce nell’oscurità, ed io mi ci sono aggrappato con le unghie e con i denti per non affogare.
Il mio desiderio di luce, soltanto ora lo capisco, era dato dal fatto che la mia anima chiamava Dio a gran voce e cercava spasmodicamente una Sua manifestazione materiale. Mai ho ponderato di rinnegarLo, di gettarmi nell’abisso di mia volontà, perché avevo paura delle conseguenze, di cosa mi sarebbe capitato una volta smarrita quella fievole fiammella di speranza che illuminava il mio percorso. La notte in cui incontrai il signor Fires ero sicuro di essere pronto a gettare la spugna, ma forse mentivo a me stesso. Ho sempre combattuto per resistere.
“Fino a ieri eri un essere a metà, in tutti i sensi, e non potevo fidarmi totalmente, col rischio di perderti in qualsiasi momento.” continua il signor Fires, “Eri un umano con le capacità di un demone, un messaggero del Diavolo con una fede incrollabile in Dio…”
“Lo so… scusami, non me n’ero mai accorto.”
“Non fa niente, Archie.” sorride apertamente e mi stampa un bacio sulle labbra, “Finalmente hai preso la tua decisione, quella definitiva, e sono molto felice di averti ancora al mio fianco. Sono ebbro di gioia, a dire il vero.”
Mi coinvolge di nuovo in una passionale lotta di lingue e non riesco a trattenermi dall’affondare le dita tra i suoi capelli corvini e attirarlo a me, con un’audacia che non credevo di possedere.
“Adesso rispondi alla mia domanda. Come, Archie? Come hai fatto?” alita ad un centimetro dalla mia bocca.
Non posso che perdermi in quei pozzi di lava bruciante che mi stanno sondando l’anima. Mi pare quasi di essermi trasformato in un topolino indifeso in balia dello scienziato, che studia ogni mio gesto con la lente di ingrandimento. Fremo, in bilico tra la volontà di ritrarmi e quella di aderire al suo corpo fasciato da abiti costosi.
“Non ne sono sicuro. Ero in bagno, avevo appena finito di farmi la doccia e mi sono fermato a guardarmi allo specchio. Ricordo di aver ripensato al mio passato, a mio padre, all’incubo che ero obbligato a subire, e di essermi chiesto perché Dio non è mai intervenuto.”
Tento di dare un ordine alle visioni che mi attraversano il cervello, come pezzi di un puzzle buttati alla rinfusa sul pavimento. Da dove è iniziato?
“Oh… la frase che mi hai detto tempo fa.” spalanco le palpebre e boccheggio, “Dio ha creato gli uomini a Sua immagine e somiglianza. Così sono partito dalla considerazione che, se esistono persone come mio padre, e anche peggio, allora Dio non è l'essere perfetto che tutti immaginano. Ecco, Lui è Dio, eppure ha plasmato l’uomo, imperfetto e fallace, a Sua immagine.”
“Ah ah ah! Quindi sono stato io!” ride e si allontana, liberando dalla sua agghiacciante e al contempo rassicurante presenza il mio spazio vitale, “Ma guarda! Un’innocua frasetta che ho pronunciato anni fa…”
“Non così innocua, direi.”
“Già. In realtà, ho provato a lanciare il sasso nello stagno, per vedere quante increspature ne sarebbero originate, quanto a lungo sarebbero durate e di che genere sarebbero state. Confermo che l’esperimento è riuscito!”
Aggrotto le sopracciglia, leggermente corrucciato: “Sono stato la tua cavia per tutto questo tempo?”
“Beh, non puoi rimproverarmelo. Non ero sicuro che tu potessi superare la prova e diventare un autentico servo di Sua Eccellenza Oscura, dovevo prima accertarmi che tu fossi il candidato perfetto. Insomma, è inammissibile che uno come me conduca al cospetto di Lucifero un umano, pretendendo che questi prenda servizio come suo emissario senza vagliare le infinite opzioni che potrebbero verificarsi. Per esempio, nel corso dell’apprendistato avresti potuto arrenderti, suicidarti, fuggire, ribellarti e cose simili. Ho cosparso il tuo cammino di ostacoli e trappole, ma tu ne sei sempre uscito alla grande. Sono davvero fiero di te, Archie, e con ieri sera ti sei guadagnato il mio sincero rispetto.”
Arrossisco di botto, mentre sento il corpo venire invaso da piacevoli brividi, e avverto lo stomaco fare una capriola. Mi sciolgo in un sorriso felice e imbarazzato, perché ho portato a termine con successo il mio scopo, cioè rendere il signor Fires orgoglioso. Mi sembra di volare sopra una distesa di nuvole bianche.
“Grazie…” farfuglio, tenendo gli occhi piantati sulle ginocchia.
Per sconfiggere la sensazione di goffaggine che provo, comincio a giocherellare con la cintura della vestaglia, rigirandola fra le mani, piegandola in tanti rettangolini partendo dall’estremità, avvolgendomela su due dita a mo’ di fascia e tirandola come per romperla.
“Smettila, o ti salto addosso seduta stante.”
Mi paralizzo e scruto di sottecchi il signor Fires, scoprendolo a concupirmi con lo sguardo, che brilla di una lussuria soffocata a fatica.
“Ho represso il mio desiderio per nove anni, gli otto di apprendistato più quest'ultimo, e ora che sei pronto mi sto sforzando per controllarmi. Non rendermi le cose più difficili, Archie.”
“Io… scusa.” deglutisco.
Se possibile, avvampo ancora di più, sia per le sue parole, che per i pensieri poco edificanti e affatto casti che in un attimo mi hanno attraversato il cervello. La tensione sessuale si sta facendo opprimente. Per la seconda volta, lo sconcerto che mi pervade è enorme, tanto da mettere a tacere ogni altra emozione. Infatti, se bramo il contatto fisico, significa che ho superato anche il mio trauma, causato dalle ripetute violenze di mio padre. Sono veramente pronto a donare il mio corpo a qualcun altro e ad archiviare per sempre gli incubi che mi perseguitano dall’infanzia? Non sarò mai in grado di dimenticare, ne sono certo, ma forse posso seppellire quelle memorie da qualche parte, in un angolino nascosto, un luogo che non attirerà più la mia attenzione, nemmeno per sbaglio.
Un altro quesito si affaccia alla mia mente frastornata: “Maestro, ma come è avvenuta la Caduta? Intendo, a parte l’aver rinnegato Dio… in fondo, ci sono molte persone che non credono in Lui.”
“Lo hai rinnegato tre volte, con tutta l'anima.” spiega pacato.
“Io, uhm, credo di sì. Non rammento.”
“Hai mai letto la Bibbia, Archie?”
“No, ma conosco i passi più importanti.”
“Allora ricordi che Pietro rinnegò Gesù tre volte, prima che il gallo cantasse? Ebbene, tu hai rinnegato Dio tre volte prima dell’alba, e quand’è che il gallo canta?”
“All’alba.”
“Esatto. Questa è la Caduta.”
“Ma Pietro poi è stato perdonato!”
“Perché si è pentito. Tu non hai intenzione di pentirti, vero, Archie? È stata una tua decisione, sei giunto a conclusioni fondamentali, non vorrai tirarti indietro ora per paura di incorrere in un castigo divino!” insinua con una punta di severità nella voce.
“Non ci penso neanche! Ho visto e vissuto troppe cose orribili per avere ancora fede in un Dio che non ascolta. Ho visto cosa c’è dentro l’abisso, ne sono stato risucchiato e l’ho accolto dentro di me. Non posso e non voglio uscirne adesso.”
“Ahh, Archie.” sospira con aria indulgente, “Ti rivelerò una cosa di estrema importanza, ti impartirò una specie di lezione di vita: è proprio quando si brancola nel buio che nasce in noi l’irrefrenabile voglia di aggrapparsi al primo, tenue bagliore che ci salta agli occhi. Nell’oscurità non si può fare affidamento sulla vista e gli esseri senzienti, da che mondo è mondo, ricercano assiduamente e con una tale determinazione una piccola fiammella di speranza in mezzo al fitto velo di tenebra che li circonda, che, se la scorgono, ci si precipitano contro senza riflettere. Tutti noi abbiamo corso il rischio, all’inizio, di cadere in tentazione.”
“L’espressione ‘cadere in tentazione’ di norma è associata all’operato dei demoni.” gli faccio notare.
“Sì, ma in questo caso, nel tuo caso, la situazione è ribaltata. Potresti lasciarti ammaliare dall’innato fascino del Bene in qualsiasi momento, perché una parte di te, quella più profonda e inconscia, non si arrenderà mai al potere del buio. È un istinto naturale, umano e demoniaco. I Caduti, me compreso, i primi tempi esitavano in preda alla confusione e allo smarrimento e molti sono tornati indietro, nel Regno dei Cieli, implorando il perdono divino. Fino ad allora avevamo sempre vissuto avviluppati da un’onnipresente coltre di luce abbagliante e calda e all’improvviso ci siamo ritrovati immersi nella gelida oscurità, ciechi e disorientati. Dio sapeva bene che la maggior parte di noi non era pronta ad un cambiamento così drastico e repentino. Di conseguenza, mandò alcuni angeli a recuperare coloro che si dimostrarono intimoriti e non più tanto convinti di voler passare alla fazione opposta. La stessa cosa può accadere anche a te. Ora che hai rinnegato la Luce, non ti sarà più concesso di vederla, diventerai cieco e la tua determinazione vacillerà, è inevitabile. E sarà allora che dovrai dare prova della tua forza, di una notevole grinta, una prova finale di ribellione. Anch’io ci sono passato ed è stato molto difficile superarla. La tentazione di tornare lassù, dove tutto è pace e serenità, libero dal giogo dell’impurità e dalle turpitudini perpetrate dagli esseri umani, è quasi riuscita a vincermi. Ho corso il rischio di cedere, sono arrivato al confine, ma proprio in quell’istante ho fatto un passo indietro e mi sono voltato. Per questo motivo ti esorto a non cadere in tentazione.”
“Va bene, starò attento. Promesso.” giuro solenne, “Ma di quale storia parlavi poco fa? Cosa mi devi raccontare?”
“Ah, giusto. Me ne stavo scordando.” sorride e mi spettina i capelli con una mano.
"Uffa! Perché lo fai?”" mi lamento scansandomi.
“Perché sei adorabile.” si schiarisce la gola e mi fa segno di restare in silenzio, “Dunque, è arrivato il momento di narrarti cosa avvenne in principio.” mi scocca un’occhiata eloquente, “Di come ebbe inizio la ribellione di Lucifero.”
Rimango immobile, allibito e subito focalizzo la mia attenzione sul signor Fires. Accidenti, sono emozionatissimo! Nessun mortale può sperare di venire a conoscere la verità sui fatti riportati nel Libro della Genesi, ma io sono l’eccezione e mi sono dimostrato degno di essere messo a parte dei segreti inerenti il Regno dei Cieli e l’Inferno. Non sto più nella pelle!
“Bene, calmati e ascolta. Lucifero era un angelo appartenente alla categoria dei Serafini. Sei informato sulla gerarchia angelica?”
“No.”
Adoro quando il signor Fires si mette a spiegarmi qualcosa, ho sempre la netta impressione di trovarmi a scuola, luogo che mi capita di idealizzare spesso perché non l'ho mai frequentato, per il fatto che vivevo da recluso nella villa di famiglia. In queste circostanze, fantastico sempre di essere un alunno che pende dalle labbra del professore. Non per nulla lo chiamo “maestro”.
“Allora partiamo dalle basi. Gli angeli sono suddivisi nei cosiddetti Cori Angelici, in tre diverse sfere. I più potenti sono i Serafini, i Cherubini e i Troni, poi abbiamo le Dominazioni, le Virtù e le Potestà, e infine i Principati, gli Arcangeli e i comuni Angeli.”
“Aspetta…” lo interrompo accigliato, “gli Arcangeli sono nel gradino più basso?”
“Sì, prendono ordini dai Serafini e dai Cherubini, che a loro volta obbediscono al volere di Dio. Lucifero, come stavo dicendo, era un Serafino, il più potente della sua cerchia. Dio lo aveva nominato Suo portavoce e, si sa, la parola del Signore è sinonimo di salvezza, quindi anche di luce. Da qui, il significato del nome di Sua Eccellenza, ossia Portatore di Luce. Tutti lo rispettavano e ammiravano, nessuno provava invidia, ed ognuno di noi si faceva spesso consigliare e guidare da Lucifero. Era il nostro comandante. Prima che cominciasse a nutrire dei dubbi circa l’onnipotenza di Dio, Egli teneva in alta considerazione l’opinione di Lucifero e si relazionava con quel bellissimo Serafino come un padre parla con il proprio figlio. Sua Eccellenza era molto fiero dell'operato di Dio ed eseguiva le Sue direttive alla lettera, senza mai commettere errori.”
Si concede una pausa, durante la quale le sua labbra si piegano in una smorfia amara e nei suoi occhi si fa strada una scintilla nostalgica.
“Lucifero brillava più del sole, era capace di emanare un luce accecante, quasi impossibile da guardare persino per gli altri angeli. Rappresentava l’astro più abbagliante, inferiore soltanto a Dio. Rifulgeva di puro potere divino e le sue ali, grandi, candide e soffici erano uno spettacolo. Lo si sentiva arrivare non appena le sbatteva, provocando, all’attrito con l’aria, quel suono come di un tamburo, che penetrava e rimbombava nelle nostre più intime essenze e le scuoteva facendoci tremare di meraviglia. All’epoca, il Regno dei Cieli era un posto pacifico, privo di qualsivoglia turbamento, almeno finché il Signore non decise di creare gli uomini.” si appoggia allo schienale del divano e incrocia le braccia sul torace, “Sai, Archie, è stato un po’ come se Dio, plasmando la razza umana, si fosse tradito, lasciando trapelare il Suo vero io attraverso la maschera. Lucifero fu il primo ad accorgersene. Fino ad allora, aveva sempre guardato a Dio come all’Essere Perfetto, infallibile, onnisciente ed eterno, senza mai mettere in discussione la Sua maestà. Lo guardava nel medesimo modo in cui un bambino guarda suo padre: è il suo eroe, il suo punto di riferimento, la sua roccia.”
“E poi cosa accadde?”
“Dio disse 'Creerò gli uomini a mia immagine e somiglianza. Saranno soggetti alle leggi del mondo che ho plasmato in sei giorni, ma farò loro dono della facoltà di scelta. Li proteggerò, perché saranno i miei figli, li educherò e li ammonirò quando sbaglieranno. Essi diverranno lo specchio in cui mi rifletterò' e così fece. Ma Lucifero si avvide delle imperfezioni di cui erano provvisti e si chiese perché mai Dio, un Essere Perfetto, li avesse fatti in quella maniera. Erano, diciamo, incompleti e tutti gli angeli lo appurarono. Poco dopo, quello splendido Serafino iniziò a maturare dei dubbi e le domande aumentarono, si accumularono, sommandosi le une alle altre, tanto che un giorno, pervaso dall’irritazione e dalla confusione, non esplose al cospetto del Signore. Affermò che gli uomini erano un fallimento, che andavano fatti tornare alla cenere da cui erano sorti, che simili creature non erano degne dell’amore divino, perché da subito avevano manifestato tendenze perverse.”
“Perverse? In che senso?”
Il signor Fires sbuffa divertito: “Nel senso che, secondo Lucifero, che era un Serafino, gli umani erano inferiori. Ma, in realtà, ciò che non riuscì a chiarire, perché non possedeva le parole giuste per esprimere un concetto così estraneo alla sua natura celeste, era che non comprendeva la ragione per cui Dio avesse voluto creare esseri diversi dagli angeli, più brutti e imperfetti. Dio era orgoglioso degli uomini, tuttavia Lucifero si interrogava sul perché il Padre celeste avesse pronunciato quella frase, cioè 'Creerò gli uomini a mia immagine e somiglianza', e poi avesse plasmato quelle… cose. Sì, così chiamava gli uomini. Non riusciva a far sposare l’idea che aveva di Dio con quella che aveva degli uomini e neppure con quella famosa frase. Cadde in crisi e smise di parlare con gli angeli, persino con quelli a lui più vicini. Trascorreva tutto il tempo a guardare giù, sulla Terra, e a rimuginare. Provò e riprovò, rifletté, ragionò, avvalendosi anche delle nostre opinioni, ma non giunse mai ad afferrare il senso del gesto di Dio, a meno di non dichiarare che Egli aveva torto. Però l’errore esulava dalla natura intrinseca di Dio, di questo Lucifero era fortemente convinto. Quindi, come mai? Comunque, Dio non volle accettare obiezioni e Lucifero si impose, invece, di dimostrarGli che aveva sbagliato. Questa fu la prima crepa, la profonda spaccatura che innescò la guerra. Discusse con gli angeli, che lo ascoltarono attentamente, ma molti non gli credettero e continuarono ad essere fedeli al Signore. Altri, al contrario, intravidero nei suoi discorsi un fondamento di verità e presero a chiedersi a loro volta perché Dio avesse creato quelle creature 'sbagliate', quando aveva detto che le avrebbe plasmate a Sua immagine e somiglianza. Di conseguenza, non passò molto tempo prima che un folto gruppo di angeli, tra cui io, comandati da Lucifero, si opponesse al Sovrano dei Cieli. Egli ci cacciò dal Paradiso e ci scaraventò in un mondo tetro, infuocato e desertico che aveva creato apposta per noi, dominato dalle tenebre e dal gelo. I cancelli del Paradiso si chiusero per sempre dietro di noi e coloro che erano rimasti lassù divennero nostri nemici.”
Poi il maestro prende a recitare:

“[…] la lotta orgogliosa fu inutile, poiché l’Onnipotente
lo gettò a capofitto fiammeggiante dall’etereo cielo
con orrenda rovina riarso in quella perdizione senza fondo, 
dove dimora in catene di diamante, nel fuoco della pena, 
Colui che aveva osato sfidare alle armi il Dio onnipotente. 
Nove volte lo spazio che il giorno e la notte misura 
agli uomini mortali, con la sua orrenda ciurma fu sconfitto, 
e cadde rotolando nel golfo di fuoco, travolto, sebbene immortale. 
Ma il destino altra pena doveva riservargli; il pensiero 
della felicità perduta e insieme al dolore interminabile 
ancora lo tormenta, e così getta attorno i suoi sguardi funesti, 
che testimoniano immensa afflizione e sgomento, 
commisto a odio tenace e a inflessibile orgoglio. 
Per quanto è dato agli angeli distendere lo sguardo, 
egli subito osserva quell’aspro e pauroso e desolato luogo, 
quella prigione orribile e attorno fiammeggiante 
come una grande fornace, e tuttavia da quelle fiamme 
nessuna luce, ma un buio trasparente, una tenebra 
nella quale si scorgono visioni di sventura, 
regioni di dolore e ombre d’angoscia, e il riposo e la pace 
non vi si troveranno, né mai quella speranza che ogni cosa 
solitamente penetra; e solo una tortura senza fine 
urge perenne, un diluvio di fiamme nutrito 
di zolfo sempre ardente, mai consunto: tale è il luogo 
che la Giustizia Eterna aveva preparato per quei ribelli. […]”


“Dimmi, Archie, conosci questi versi?”
“No, non li ho mai sentiti.”
“Sono tratti dal Libro I del Paradiso Perduto di Milton e, a mio avviso, descrivono alla perfezione le emozioni che provammo nell’osservare l’Inferno.” 
Si alza di scatto dal divano e inizia a passeggiare per il salotto, assorto nelle memorie passate. 
“Ricordo bene la battaglia, ogni singolo dettaglio. Mai avrei immaginato di potermi trovare a combattere contro coloro che prima erano miei fedeli compagni e fratelli. Lo scontro fu tremendo e la disperazione che scaturì in me per dover compiere qualcosa che cozzava, strideva e stonava con la mia natura di Spirito benevolo mi folgorò, mi svuotò e mi cambiò radicalmente.”
“Sembra terribile…” rabbrividisco e ingoio il groppo che mi si è formato in gola, “Perché Dio non fece nulla per dimostrare a Lucifero che gli uomini non erano da condannare?”
“Dio, dall’alto del Suo egocentrismo, non reputava necessario dimostrare alcunché. Nessuno aveva mai messo in dubbio il Suo operato e nessuno doveva farlo. Lucifero fu il primo e, appena lo fece, provocò uno scisma. Ma Sua Eccellenza non si arrese. Desiderava mostrare a tutti quanto gli umani non fossero degni del perdono e dell’amore di Dio, perciò si trasformò in serpente e fece cadere Adamo ed Eva dalla grazia, spingendoli a mangiare dall’Albero della Conoscenza. Così divenne evidente che essi erano imperfetti, inferiori, e Dio fu costretto a punirli, come ben sai. Poi maledisse anche Lucifero, che con quell’ultimo gesto aveva spezzato definitivamente il legame di fiducia che lo univa col Padre. Questo gettò Lucifero nel più nero sconforto. Ingenuamente, era sicuro che, agendo in quel modo, Dio avrebbe ammesso i Suoi errori e lo avrebbe riaccolto in Paradiso, ma così non fu. Anzi, in aggiunta lo privò della Luce e gli tinse le ali con il colore del peccato e della vergogna. In seguito, Dio concesse ai Caduti la possibilità di redimersi e molti abbandonarono Sua Eccellenza per far ritorno a casa. In quell’istante, il più potente Serafino del Cielo proferì fiero: 'Meglio essere re all’Inferno, che schiavi in Paradiso!'. Ahh, tremo ancora di eccitazione al solo ricordo! Ti citerò un altro passo dell’opera di Milton per farti capire meglio:

'[…] E tuttavia non per queste, e neppure per quanto 
il Vincitore possente potrà ancora infliggerci con la sua furia, 
per nulla sono disposto a pentirmi e a mutare, 
sebbene sia mutato il mio prestigio esteriore […]
[…] Da questa sconfitta risorgendo, 
gli Spiriti celesti appariranno ancora più gloriosi 
e più tremendi di quanto non sarebbero, 
se non avessero mai conosciuto caduta, sicuri 
di non doverne subire il destino una seconda volta. 
Sebbene giusto diritto e immutabili leggi del cielo 
m’abbiano eletto vostro condottiero, e quindi la libera scelta 
oltre a quanto compiuto in consiglio e in battaglia riguardo 
tale sconfitta, e ciò che almeno in parte è stato rimediato, 
ancora più saldamente mi ha collocato sopra questo seggio 
non invidiato e sicuro, ottenuto con pieno consenso. 
Certo nel cielo un più felice stato, secondo dignità 
potrebbe muovere a invidia ogni inferiore; ma qui 
chi invidierà chi espone il suo più alto incarico 
nella vostra difesa dall’ira del Tonante e si condanna 
a subire la parte maggiore del dolore eterno? 
Quindi là dove non esiste un bene per il quale lottare, non esiste 
nessun motivo di lotte di fazione; perché nell’Inferno 
sicuramente nessuno esigerà una qualche precedenza, 
nessuno la cui porzione di pena presente sia talmente esigua 
che con mente ambiziosa ne pretenda altra. […]'


Questo è il succo, la sostanza di ciò che disse dopo la Caduta. Le prime parole del nostro re.”
“E Milton come lo sapeva?”
“Chi credi che lo abbia ispirato? Alcune cose che ha scritto sono false, altre gli sono state suggerite.”
Il signor Fires si avvicina alla finestra e mi dà le spalle, impedendomi di sbirciare la sua espressione.
“Lucifero si spogliò della propria dignità di Serafino e accettò la condizione in cui era precipitato con immenso coraggio. Io e pochissimi altri restammo al fianco del nostro comandante e ci disfacemmo del ‘desiderio di luce’. Perdemmo le ali, a differenza di Lucifero, e acquisimmo poteri a noi ignoti, terribili. Infine, Lucifero edificò il Pandemonium, il suo palazzo, nel cosiddetto Utero dell’Inferno. Portare gli uomini alla rovina diventò la nostra missione e, per attuarla, Sua Eccellenza Oscura plasmò dei mostri dall’aspetto grottesco e ributtante, imitando Dio quando creò la stirpe umana e quindi prendendosi implicitamente gioco di Lui. Poi li sparpagliò sulla Terra, con l’ordine di seminare terrore, morte e distruzione.” si volta e si appoggia con la schiena al vetro, “Tuttavia, il suo vero obiettivo, ciò che tutt’ora lo anima, è la voglia di dimostrare a Dio che ha torto. È determinato a provocare la Sua resa, brama di udire le Sue suppliche, le Sue scuse, e non si fermerà davanti a nulla pur di riuscirci. Vuole svelare al mondo intero la Verità, cosa si cela dietro il sipario e sotto la maschera dell’Onnipotente; vuole farLo cadere dal trono, così da ottenere la rivincita e far vedere che lui, il grande Lucifero, è sempre stato nel giusto e che il Signore non è infallibile, ergo non può essere venerato come l’Essere Perfetto.”
Rimango in silenzio per qualche attimo, cercando di assimilare tutte quelle straordinarie informazioni.
“Ma Dio avrà preso delle contromisure, no?”
“Certo! Per citarne qualcuna, hai presente il Diluvio universale? Per non parlare della distruzione di Sodoma e Gomorra… la Torre di Babele… e altri genocidi non riportati nelle Sacre Scritture. Ti assicuro che non è stato a gingillarsi, appollaiato fiaccamente sul trono. In più, mai sentita menzionare l’Apocalisse? Il Giorno del Giudizio?”
“Ovvio!”
“Ecco, quello è il Suo prossimo progetto.” si siede di nuovo e accavalla elegantemente le gambe.
“E noi lo sventeremo!” esclamo esaltato, sollevando una mano chiusa a pugno e sfoderando una grinta a me sconosciuta.
“Ma sei scemo? Frena, frena!”
“Eh?” lo fisso spiazzato e mi sgonfio come un palloncino bucato, “Perché no?”
“Perché è ciò che Lucifero vuole, Archie. Se Dio polverizzerà l’umanità intera, Sua Eccellenza avrà raggiunto il suo scopo, ossia far ammettere all’Onnipotente”, ghigna beffardo e sottolinea questo appellativo con aria di scherno, “che l’uomo è un fallimento e per tale motivo merita l’estinzione. Non capisci? Tutto sta procedendo secondo i calcoli del nostro re. Che importa se poi Dio accoglierà ‘i giusti’ in Paradiso e scaglierà i peccatori all’Inferno? Avrà comunque sterminato le Sue amate creature! Allora il Suo errore diverrà palese e tutte le sfere degli angeli si rivolteranno e lo spodesteranno con il nostro aiuto, riapriranno i cancelli celesti e noi potremo riscattarci e tornare da vincitori.”
“Quindi… la nostra missione è accelerare i tempi?”
“No, non serve.”
“E allora?”
“Beh, Sua Eccellenza non si accontenta dell’Apocalisse: vuole fare in modo che il numero delle anime che varcheranno le porte del Paradiso sia assai inferiore a quelle che invece verranno risucchiate nell’abisso. Se con l’Apocalisse fa scacco, grazie al lavoro di noi ‘assistenti’ farà scacco matto. Infliggerà un’ulteriore sconfitta a Dio.”
“Oh…”
Ora è tutto chiaro. È geniale.
“Siamo sicuri che Dio non ha già previsto tutto e che non ha in serbo un asso nella manica da estrarre a sorpresa all’ultimo momento?”
“E chi può dirlo?”
Per poco la mascella non mi cade sul pavimento.
“Ma insomma! Prendete tutto così alla leggera, voi?”
“No, ma non occorre struggersi d’ansia prima che i giochi siano prossimi alla fine. Ognuna delle fazioni farà la sua mossa e via via si vedrà quale strategia adottare.”
“E poi, il Giorno del Giudizio, cosa ne sarà di me? Io non sono nato angelo o demone, sono umano!”
“I poteri di Lucifero sono immensi e sono più che certo che ti conferirà uno statuto speciale per farti accedere al Paradiso, dopo la vittoria. Sennò, nella peggiore delle ipotesi, rimarresti con noi all’Inferno. Stai tranquillo, non ti abbandoneremo in balia del fato. Io non ti abbandonerò mai, te lo prometto.” si sporge e mi bacia con ardore, mentre le sue mani mi cingono il viso e mi traggono a sé.
Le emozioni che provo sono discordanti: da un lato il peso del suo racconto mi grava addosso come un macigno, mi ha sconvolto e ha scosso i pilastri sui quali avevo costruito il mio castello di certezze, dall’altro mi sento entusiasta e pronto a intraprendere finalmente la strada che il signor Fires ha spianato per me durante questi anni. 
Vorrei aprirgli il mio cuore e accoglierlo in esso, proprio come lo sto accogliendo nella mia bocca. Vorrei penetrare nella sua essenza, immergermici tutto, amalgamarmi e fondermi con lui per divenire un’unica entità. Non resisto… come fargli capire che ha il permesso di osare di più e non limitarsi solo ai baci? Non ho mai sedotto nessuno, non sono pratico di tecniche di corteggiamento, non so come emettere segnali di invito. Sono totalmente inesperto, anche perché non avrei mai immaginato che un giorno mi sarei trovato invischiato in una situazione del genere. Mi ero convinto che sarei rimasto casto a vita, nonché impotente, visto che non ho mai avuto un'erezione. Cosa devo fare? Come devo comportarmi?
“Archie…” sussurra il signor Fires al mio orecchio, “non correre, non c’è fretta. Io resterò con te, ti aspetterò e non ti lascerò mai.”
Ridacchio per scacciare il crescente nervosismo che mi annoda lo stomaco e sdrammatizzo: “Cos’è, una dichiarazione d’amore?”
“Puoi anche vederla così.”
Ammutolisco e sgrano gli occhi, sentendomi andare a fuoco.
“Oggi niente lavoro: si festeggia!” dichiara con un sorriso.
La distanza repentina che frappone tra il mio e il suo corpo mi toglie il respiro per un secondo e avverto fisicamente la sua mancanza. Avrei voluto rimanere incollato a lui per ore.
“Ah… che cosa facciamo, maestro?”
“Andiamo a spassarcela e a fingere di essere comuni mortali.” sogghigna, “E non chiamarmi più ‘maestro’ o ‘signor Fires’. Il mio nome è Samael.”
Appena finisce di articolarlo, mi sembra di venire colpito da un fulmine e qualcosa si smuove dentro di me. Mi rimescolo, mi decompongo e mi riassemblo. Ne esco stordito e mi affloscio sul divano a peso morto.
Samael.
“Coraggio, vestiti, ché tra poco usciamo.”
Ridacchia e i suoi occhi guizzano divertiti.










 
  
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