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Autore: ItsLaylaHere    07/06/2014    1 recensioni
Si è sempre pensato ad un carcerato come a una bestia, un essere spregevole, quando siamo noi i primi ad essere senza cuore.
Lui è un ragazzo normale, si definisce tale, ma conduce una vita basata sull'aggiramento degli ostacoli. Lui aveva una dipendenza. C'è chi impazziva per un cantante, chi per un attore, chi per un panino particolare. Lui no. Lui era dipendente dall'eroina. Proprio lui, che era nato e cresciuto come tanti altri suoi coetanei, ma era stato attirato nel vortice infinito della droga e non aveva la forza di ribellarsi ad essa, di vivere senza provare dolore. Solo quella sostanza lo salvava.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Un'ombra informe copriva il pavimento; una grata, un uomo.
Mai avrebbe pensato di ridursi a bestia, a strisciare per ottenere un minimo della sua salvezza, di ciò che lo spingeva a condurre la sua vita frenetica.
Più impazziva, più urlava; più urlava, più impazziva.
Il sole era alto in cielo, brillava; oro contro azzurro.
Di tanto in tanto, lui alzava gli occhi per guardare fuori dalla minuscola finestra, progettando di uscire dalla gabbia in poco tempo -dopo qualche giorno- per tornare dalla sua amata.
Aveva nascosto una razione, prima di essere preso. Era fuggito a lungo, al nascondino era sempre stato bravo, ma prima o poi tutti vengono presi; così anche lui fu catturato. Quel fatidico giorno due morse gelide gli strinsero i polsi, una gita di mezz'ora in un furgoncino blindato e già era arrivato a destinazione. Ancora il sorriso era stampato sul suo volto, al momento della foto segnaletica. Sorriso incosciente; lui non s'era reso conto di nulla.
Stringere i pugni attorno alle sbarre che limitavano la cella era inutile; un sedativo era l'unica risposta, ma finito l'effetto ricominciava la follia.
Il dolore atroce che provava era indescrivibile, le gambe sembravano staccate dal corpo, tremava, sudava freddo. Non sopportava il male. Stava morendo. Doveva subito recuperare l'eroina.
Non ricordava bene come aveva iniziato, da piccolo era come gli altri. Ora quegli altri non erano come lui, vivevano la solita routine casa-lavoro-casa, nervosi da mattina a sera, mai contenti. Lui, invece, era sempre felice e spensierato con la sua droga. Lui conduceva una vita tranquilla, si sentiva realizzato. Provare per la prima volta a fumare dell'eroina era stato come inciampare su un sassolino per strada: aveva iniziato per noia, un pomeriggio, e si era immediatamente ritrovato nell'Eden, forse non ancora realmente pronto, avendo bruciato le tappe dell'adolescenza.
Era solo. Si sentiva tradito dal suo stesso corpo, che per la prima volta provava i danni dovuti all'astinenza, abbandonato, come se esso godesse di vita propria e avesse deciso di non seguire più il padrone. Ma quel corpo, segnato dalle cicatrici, implorava pietà.
Lo aveva sempre spaventato l'idea della prigione, delle celle tre metri per tre, della solitudine, dell'esclusione dal mondo. Lui scappava da quella realtà, che gli appariva così lontana da dov'era lui. Non si considerava un tossicodipendente; gli altri lo chiamavano così. Lui era un semplice ragazzo, niente grilli per la testa, che amava fumare o sniffare roba. Si riteneva normale; gli altri lo classificavano come drogato. Era pronto a smettere, perché lui voleva dimostrare al mondo di essere forte, di saper controllare questo suo vizio, solo che non voleva. O non poteva. Era libero, lui, di volare in mondi che nessun altro poteva visitare. Se anche loro avessero fumato erba, lo avrebbero capito. Perché, restare ancorati ad una società di depressi nevrotici, se si poteva superare ogni limite con così poco?
Lui non era più libero. Era in gabbia. Somigliava ad una belva in mostra allo zoo.
Voleva tornare a volare, ma sarebbero passati anni prima che fosse rilasciato. E certamente da quel giorno avrebbe visto bene di restare con i piedi a terra.

   
 
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