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Autore: Aeltanin    08/06/2014    8 recensioni
Sono trascorsi ormai 5 anni dalla fine della seconda guerra. Il mondo magico vanta una discreta serenità, ma la sete di vendetta di alcune famiglie purosangue reclama una giustizia aberrante, quando una notizia circola veloce tra le loro residue fila. La novella famiglia Malfoy dovrà fare i conti con le ingiustizie della vita e dovrà lottare strenuamente per ritrovare la sua piccola felicità e proteggerla dalle mine della guerra.
« Perdonami » Lo odio con tutta me stessa, perché non ha capito assolutamente nulla. Non c'era niente che avrebbe potuto fare per salvarmi, se non dividerci e salvare nostro figlio dalla furia e violenza spietata di quelle bestie abiette dei Mangiamorte. [...]
« Non devi dirlo. Non ti è concessa nessuna colpa, non adesso ».
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Theodore Nott | Coppie: Draco/Hermione
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Altro contesto, Più contesti
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Capitolo 2. Patronus

 

 

Mi sono allontanato il più velocemente possibile da Hermione, non riuscendo a sopportare quel brutale distacco, che ha portato via la parte più importante di me. Vorrei ribaltare il mondo, spezzare le ossa del destino e scucire con bramosa impellenza i fili di nero cotone che la vita ha tessuto per me, per la mia compagna e per mio figlio. Non sono uno stinco di santo, non lo sono mai stato e mai lo sarò. Lo so che questo è il prezzo da pagare per il mio miserevole e vile vissuto. Il mio passato mi ha plasmato come un damerino arrogante e qualche volta ancora oggi, rivedo negli occhi di Hermione quello sdegnoso sprezzo che riversa sulla maggior parte delle mie azioni e la compassione animare le sue mani e sfiorarmi la guancia. Sono attimi che detesto quelli. Odio la pena e la pietà, sintomi di un animo gentile che io percepisco invece come sentimenti malati e niente affatto piacevoli. Ma adesso che i miei piedi calpestano l'erba rinsecchita, riempiendo il sentiero di orme regolari e man mano più lontane, desidero come non mai che quelle iridi pietose e lucide mi solchino le membra e mi donino sollievo. 
Mi volto un solo istante e le dono un leggero sorriso. Quando attendo inutilmente che lo ricambi, scorgo solo un luccichio trasparente segnarle la guancia. Pugnali invisibili mi traversano le carni da una parte all'altra, fin quando mi sembra di sentire una lama più aguzza delle altre trafiggermi il cuore. Mi paralizzo solo un attimo in attesa di morire, ma purtroppo il mio respiro è tornato regolare e non sono ancora stato considerato degno delle porte dell'aldilà. Sono solo una pedina a servizio del destino, io. Me ne sono accorto quando, attirato dal profumo di violette di Hermione, l'ho trovata sommersa dal fango e sporcata dal suo stesso sangue. E' allora che ho metabolizzato il fatto che ho lasciato mio figlio da solo nascosto in una foresta verace, e mia moglie vagare senza il minimo senno, storpia. 
Il mio colore è il nero. Nera è la mia anima, nero il mio cuore, neri i miei ricordi, nere le mie unghia che avanzano lente sul terreno, nero il mio operato e nero il cielo della notte che mi veglia. Bianca è luce dell'amore, bianca è la mia carne, bianco è il colore della neve che a fiocchi si deposita sui miei capelli e bianca è la scia con cui il mio patronus lascia la mia bacchetta e illumina il cielo.

-Il messaggio è destinato ad Harry Potter. E' importante che pervenga solo a lui. Spiegagli che siamo stati attaccati e che il Manor è stato distrutto. Indicagli le coordinate del posto in cui ho sistemato  Hermione. Digli che non è in grado di camminare e supplicalo di proteggerla anche a costo della sua morte.- Lo guardo solcare fiero la volta nera e mi chiedo come dal buio dentro di me possa essere stato generato tale testimone di felicità. La nascita di mio figlio è l'evento che utilizzo più spesso per evocare la mia aquila, ossimoro della mia esistenza affatto libera e meno ancora indipendente: ancora una volta, uno strano scherzo del destino. Mi guardo intorno, cercando di individuare i segni rossastri che ho inciso sugli alberi sulla strada di andata, mentre ansante e spossato mi trascino, sbattendo da una pianta all'altra. Un groviglio di ortiche mi graffia le braccia, le spine mi irritano l'epidermide già leggermente arrossata e un alito di vento freddo mi ghiaccia le ossa. 
 Nel momento in cui mi accascio su me stesso, steso sulla neve che mi raffredda il volto e vinto dalla debolezza degli arti, l'adrenalinico amore per mio figlio mi fa scattare immediatamente in piedi e mi spinge irruente a correre per tornare da lui. Devo trovarlo e portarlo in salvo. Lo devo a lui, lo devo a Hermione, lo devo alla nostra famiglia.
 Nella coltre candida e pura della neve ogni affondo del mio stivale consunto rappresenta una vittoria contro i fantasmi del mio passato. Mi trovo a distruggere ogni pezzo peggiore di me, partendo dalla orrida educazione che ho ricevuto, proseguendo con le percosse bagnate della cinta di mio padre e le cruciatus che mi hanno dilaniato le terminazioni nervose, quando ad 8 anni, intenerito da uno scoiattolo del mio giardino, l'ho portato in casa ed accudito per un mese, finché Lucius ne venne a conoscenza e lo uccise davanti a me.
 Un Malfoy non deve amare. Non deve ridere, non deve affezionarsi, non deve avere pietà. Lessico ricercato di un'anima povera, sillabe recitate con algida postura, pregne di austera indifferenza e di nulla umanità.
 E' anche per quel dolce animale che affondo i piedi sul ghiaccio. E' anche per la mia defunta e meravigliosa madre che avanzo a fatica, per le offese e le calunnie ricevute, per tutte le volte che mi ha protetto dalla furia insana di Lucius, per tutte le volte che il cuoio impietoso dei calzoni di mio padre ha lacerato la sua pelle lattea al posto mio, quando, nascosto dietro i cardini della mia stanza, sopportavo i gemiti deboli di mia madre subire ogni frustata con stoico distacco. Stringo i denti e continuo il mio percorso, che passo dopo passo mi avvicina a mio figlio. Leon sto arrivando, il tuo papà ti prenderà con sè e torneremo insieme dalla mamma.
 Non ho mai avuto la possibilità di conquistare il mio posto del mondo, che fin da quando sono nato, me ne aveva già riservato uno, fortunato agli occhi dei più. Un altro affondo, questa volta più profondo, mi fa quasi traballare e perdere l'equilibrio. La libertà che mai mi è stata concessa di decidere quale posizione ricoprire, quale compito svolgere, quali persone frequentare.

 Che eredità mi ha lasciato la mia nobile famiglia purosangue? Nemici in ogni dove, animati dalla sete di vendetta, che si crogiolano nella speranza di vedermi schiacciato e finalmente ottenere la loro porzione di sanguinolenta pace. Perché sarebbe una menzogna negare di non conoscere i marchi innegabili di avversari, un tempo amici, con cui condividevi forzatamente obiettivi e con i quali progettavi una vita non tua. L'incisione sul pugnale d'argento, che mi ha appena lacerato il tendine del braccio sinistro, ha lasciato sulla mia pelle nivea un solco fin troppo familiare e mi ha chiarito l'obiettivo del suo proprietario: devo lasciare questo mondo, allo stesso modo in cui suo figlio lo ha lasciato per mano di mio padre. Non posso non condividere ciò che desidera per me. E' dannatamente fondata la sua sete di vendetta. Ma non posso lascivamente offrirmi a lui, non ancora. C'è qualcuno che mi lega e vincola in modo asfissiante, che mi àncora alla vita e mi da la forza di lottare. Sono solo un ragazzo, con il vissuto  di un senex, con l'esperienza di un martire e gli obiettivi di una persona semplice. Mio figlio, la mia compagna, le nostre vacanze al mare, la nostra passione per la lettura, il nostro giardino profumato, le  nostre ciambelle ripiene di marmellata di mirtilli, il solletico sul letto e le piume che provocano starnuti. Questi piccoli ritagli di vita si affollano nella mia mente, pretendendo di vincere sulla volontà dell'uomo che, appena alzo lo sguardo, trovo in piedi di fronte a me e mi schernisce con un ghigno provocatorio.

-Theodore.-

-Finalmente la tua corsa si è arrestata, Draco Malfoy.- Theodore Nott sputa il mio cognome con disprezzo, mentre avanza lentamente verso di me, rigirandosi la bacchetta tra le dita affusolate. Resto fermo, attendendo il responso ineluttabile di quelle labbra sottili, e mi sento quasi affine al suo volere quando, sedendosi su una roccia calcarea, si dilunga nel racconto della sua sventura. Non riesco a ignorare le fitte di dolore del mio braccio che pulsa, mentre dalla ferita profonda, inizia a sgorgare una sostanza biancastra che ne annerisce i contorni. Nott se ne accorge e, approfittando del mio stordimento, infierisce su di essa con la punta della bacchetta.

-Amico mio, non sai quanto mi addolori doverti trattare in questo modo, ma sai, quando perdi un figlio non sempre ragioni lucidamente.- La sento l'ironia delle sue parole, lo percepisco l'odio, l'avverto il dolore che intinge quelle frasi. Il furore del suo sguardo dilania la mia forza, il suo sorriso artefatto mi atterrisce, mentre mi chiedo quali siano realmente le sue intenzioni. Non riesco a guardarlo negli occhi, mi sento profondamente in debito con lui, nonostante non sia Draco, ma il cognome di mio padre, ad avermi procurato quel biglietto di sola andata per il regno dei morti. 

-Sai Malfoy, vedo ancora mio figlio chiedermi di insegnargli a giocare a Quiddich. Ricordo ancora con quale ammirazione si fermava a Diagon Alley, ammirando le Nimbus e classificando i giocatori con professionalità. Suppongo però che tu sappia che non potrò mai più insegnarglielo. E tutto a causa di quel figlio di puttana di tuo padre, che ha pensato bene di portarmi via l'unica cosa positiva della  mia vita!- Corre verso di me e mi afferra bruscamente per il colletto della polo, con gli occhi fuori dalle orbite, mentre cerco di schivare gli schizzi di saliva provenienti dalla sua bocca in tempesta. Vuole più della vendetta, vuole distruggermi nel profondo.

-Evan era la mia salvezza! Hai idea di quello che ho provato quando ho visto il suo corpo in putrefazione? Puoi forse solo immaginare come mi sia sentito davanti ai suoi occhi, una volta luccicanti di orgoglio e ambizione, spenti e svuotati di ogni alito di vita? Mia moglie è uscita fuori di senno e si è tolta la vita! Lo capisci?!- Le parole di quest'uomo, che le pronuncia piangendo, sono il veleno peggiore  per me, perché mentre racconta, mi passano davanti tutti i momenti felici di Leon e di Hermione e muoio solo alla prospettiva che qualcosa di simile possa accadergli. Odio la bestia che mi ha generato, perché è anche troppo assimilarlo agli animali. Mi viene quasi da arrendermi alla furia omicida di Nott, di assecondare volentieri i suoi intenti. Qualcuno deve pagare, ed è giusto che sia io. 
 Riesco finalmente a sostenere il suo sguardo, mi perdo nel carbone dei suoi occhi accesi d'ira e mi lascio schernire dalle sue parole cattive. La gola è secca, avrei bisogno di acqua, ma mi sforzo fino allo stremo e sussurro poche parole.

-Basta Nott, ho capito. Fai di me ciò che vuoi. Uccidimi, se è ciò che desideri.- Lo vedo alzarsi nuovamente, fare avanti ed indietro sul terreno umido e solo di rado voltarsi verso di me. Sono le movenze di un folle, sono gli intenti di chi non ha più niente da perdere, se non se stesso. Punta la bacchetta verso di me e mi imprigiona con catene pesanti ai polsi e alle caviglie. Il contatto del metallo freddo con la ferita sanguinolenta mi fa urlare di dolore, accrescendo la soddisfazione del mio nemico, che emette una sadica risata.

-Oh stai tranquillo, ti ucciderò, ma non adesso. Ho una bella sorpresa per te, mi sento persino buono. Fa male, dico bene? Vedi, ho ritenuto più opportuno intingere la lama del pugnale con del distillato di morte vivente, non una quantità esagerata, ma giusto quella che ti avrebbe reso arrendevole ed innocuo.- Vorrei chiedergli delucidazioni riguardo la sorpresa che ha in serbo per me, nonostante sappia che qualsiasi cosa sia ciò a cui allude, mi ferirà enormemente.
 Non faccio in tempo però, perché sento improvvisamente la testa girare, non riesco più a muovere gli arti e il mio cuore è come paralizzato. Il veleno deve avermi indotto uno stato di trance simile alla Cruciatus, in cui il solo sollievo che mi è concesso è il dolore stesso. Non percepisco più il mio corpo, la cui sofferenza è trasferita nella mia anima e nella mia mente. Sono sicuro che Nott stia manipolando i miei ricordi e mi stia inaridendo di ogni sprazzo di felicità. Non riesco a chiudere gli occhi, che, perennemente spalancati, cominciano a lacrimare al contatto prolungato con l'aria circostante.
 Vedo Hermione tra le braccia di un altro uomo, gemere ai suoi tocchi, inarcarsi e chiedere di più, mentre le fattezze di chi la possiede diventano più nitide. La voce di Nott inonda la mia mente, confermando il mio atroce sospetto . Non faccio in tempo a scacciare quella scena orribile dalla mia mente, che subito un'altra, la sostituisce. Vedo Leon sulla scopa, mentre rincorre il boccino d'oro. E' sorridente ed ha lo sguardo sicuro, quando tutto d'un tratto perde il controllo della scopa e precipita inerme sul terreno e orde di dissennatori lo circondano, risucchiando la sua faccia con baci omicidi. Sto sudando, non lo percepisco fisicamente, ma la sensazione della fronte bagnata, rende madida la mia anima. E' una emozione inspiegabilmente atroce, non si tratta di un male fisico, ma di una morte spirituale lenta e totalizzante. 
 Sento il contatto con Nott affievolirsi, come se un agente esterno l'avesse interrotto. Recupero gradualmente la vista e, quando finalmente riesco a strofinarmi gli occhi, un luminoso cervo elegante investe violentemente il petto di Nott, il quale, paralizzato dalla luce azzurrina dell'orgoglioso animale, si accascia sul terreno. E' il patronus di Potter. Il sollievo che provo è immediato, le mie labbra aride si arcuano in uno stentato sorriso, mentre gli intimo di trovare Hermione e portarla al sicuro.

-Non posso lasciarti qui, Malfoy! L'effetto del mio incantesimo non durerà molto. Hermione ha bisogno di te!- Finalmente la figura in carne ed occhi di Harry Potter si palesa davanti a me. Si accorge del taglio putrefatto sul mio braccio e cerca di guarirlo con tutti gli incantesimi di medicazione che conosce. Scuoto la testa rassegnato, spiegandogli che non si tratta di un semplice taglio, e che il veleno di cui è intriso si sta diffondendo lentamente nel mio corpo.

-Dobbiamo curarti, cerca di resistere Malfoy!- Fa forza sulle ginocchia ossute e si rialza, trascinandomi con sè. Blocco il suo intento sul nascere, negando con il capo e staccandomi da lui con più foga del dovuto.

-No! Cerca..cerca Hermione e portala con te. Nott vuole..vuole abusare di lei, io la devo tenere lontana da quella bestia!- Lo guardo con gli occhi lucidi supplicanti, le mie mani tremano e le mie dita perdono gradualmente sensibilità. 
 Ripenso alle parole dell'amore della mia vita -Non abbandonarmi, torna da me con Leon- e non posso far altro che sentirmi deluso da me stesso. Dimentico sempre che non sono fatto per promettere. Morirò sentendomi in colpa, ma sapendo almeno che la mia famiglia è al sicuro. Mi aggrappo debolmente alla blusa scura di Potter, del quale poco prima ho rifiutato l'aiuto, tossendo ripetutamente sangue e saliva, e vedo i suoi occhi smeraldini provare compassione per me. Ricomincio a parlare con fatica, emettendo parole roche e strascicate. 

-Smettila di fissarmi con sguardo pietoso! Devi promettermi che la troverai! Lei non potrà più camminare, non è più in grado di badare a se stessa. Devi lasciarmi qui, e soprattutto recupera mio figlio.-

-Non posso Malfoy, non me lo perdonerà mai..-Di fronte alla sua esitazione, recupero un minimo di lucidità e fisso le mie iridi tempestose su di lui.

-Guardami Potter, ti sembra che abbiamo altra scelta? Lasciami qui. Nott non si fermerà finché non mi vedrà morto, ed è inutile scappare. Leon si trova nascosto nella foresta limitrofa a Black Manor. Ci sono incantesimi di protezione a delimitare la zona. Prenditi cura di loro, proteggili come se fossero la tua famiglia.- Finalmente lascio la presa sulla blusa del mio compagno e mi lascio cadere di schiena sul terreno. Un senso di pace mi invade, rilassandomi le membra e permettendomi di emettere un sospiro di sollievo. 
 Ciò che desidero più ardentemente è di morire, quando mi accorgo che l'effetto del veleno non si è affatto esaurito e che il torpore immobilizzante che poco prima mi ha travolto, mi sta nuovamente invadendo anima e mente.
 Il fruscio delle foglie e il rumore di un ramo spezzato mi destano impercettibilmente e avverto l'alito caldo di Nott incombere su di me. Un calcio sullo sterno mi fa voltare bruscamente di lato e offre a  Nott la possibilità di assestarmene un altro sulla schiena. Una costola sicuramente si è spezzata e mi sta perforando un polmone. Il dolore che sento è annichilente, ma a darmi sollievo è il sapere di aver salvato chi amo. Niente mi riempie di più di questa consapevolezza, niente ha più importanza. Afferrandomi malamente i capelli, mi tira su e fa lievitare il mio corpo fino a farmi precipitare in una fossa puzzolente. Sono un pezzo di carne, gracile e impotente.
 Ghigna Nott e mi augura la buona notte, rivelandomi una verità che mi spezza ogni nervo e che mi fa fermare il cuore.

-Mi sento talmente magnanimo, che ho deciso di permetterti di salutare tuo figlio e di assisterlo, prima che raggiunga il mio, domani. Pensa che io non ho avuto l'opportunità di farlo. Sei fortunato,  Malfoy.- Alzo lo sguardo verso il cielo stellato e osservo la costellazione del Leone sopra di me. Una stella ha appena tracciato il suo percorso incandescente e luminoso, confondendosi con il bagliore  azzurrino di un cervo imponente. 
 Il cancro dei ricordi si insinua invadente in me e disseziona rabbia e amore, sentimenti cocenti di un presente affatto tiepido.

-Perdonami Leon, perché non meriti un padre inetto come me. Perdonami Hermione, perché non ho rispettato la promessa. Ma ti supplico, non abbandonarmi, non adesso.-

 

 

Don't let me down
Don't let me down

Nobody ever loved me, like she does
Ooh she does, yes she does
And if somebody loved me like she do me
Ooh she do me, you she does

The Beatles, Don't Let Me Down
 

 

***
 

Buonasera Lettori!
Nonostante non sia un capitolo leggerissimo, ci tenevo a raccontare dal punto di vista di Draco. Non è stato facilissimo da scrivere :)
Fatemi sapere le vostre impressioni a riguardo!
Spero che abbiate apprezzato.
Ne approfitto per pubblicizzare le mie due long in corso :) :


Three Blood, One Blood:  http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2558011&i=1

Grytherin's Secrets:  http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2598475&i=1

Se vi facesse piacere aiutarmi a farla crescere, questo è il link della mia PAGINA FACEBOOK:  https://www.facebook.com/pages/Astoria-EFPs/255736807942838?ref=hl 

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Grazie per la lettura.
Alla prossima, Erika AstoriaGM

   
 
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