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Autore: Aeltanin    01/06/2014    24 recensioni
Sono trascorsi ormai 5 anni dalla fine della seconda guerra. Il mondo magico vanta una discreta serenità, ma la sete di vendetta di alcune famiglie purosangue reclama una giustizia aberrante, quando una notizia circola veloce tra le loro residue fila. La novella famiglia Malfoy dovrà fare i conti con le ingiustizie della vita e dovrà lottare strenuamente per ritrovare la sua piccola felicità e proteggerla dalle mine della guerra.
« Perdonami » Lo odio con tutta me stessa, perché non ha capito assolutamente nulla. Non c'era niente che avrebbe potuto fare per salvarmi, se non dividerci e salvare nostro figlio dalla furia e violenza spietata di quelle bestie abiette dei Mangiamorte. [...]
« Non devi dirlo. Non ti è concessa nessuna colpa, non adesso ».
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Theodore Nott | Coppie: Draco/Hermione
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Altro contesto, Più contesti
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Capitolo 1. Agony

 

 

 Cerco di aprire gli occhi a fatica. Le mie iridi chiedono tregua, squarciate dalle luci infernali del tramonto rosso screziato d'arancio. Mi tiro su tastandomi le tempie, dolorosamente  pulsanti. 
 Odore di sangue rappreso e carne fresca logora l'aria con le sue note agre e malsane, mentre frenetica e stravolta migro lo sguardo da un punto all'altro dell'infinita distesa di terra  bruciata che mi circonda. La stretta allo  stomaco e al cuore mi asfissia e consuma ogni rara cellula sana delle mie membra stanche e l'unico appiglio in quel momento lo trovo in  una insenatura incavata di un albero, che a stento mi ospita e mi protegge dallo squallore truce del panorama alle mie spalle. La flebile speranza che non fossero arrivati per lui se  ne va via veloce e lascia insoddisfatta quell'unica parte di me che per tanto tempo ha sperato di poter finalmente sentirsi al sicuro. 
 Lentamente abbandono il mio temporaneo e poco confortevole rifugio e con la bacchetta puntata davanti al mio petto, perlustro ogni centimetro intorno, registrando ogni  movimento sospetto e ogni fruscio sinistro. Riesco ad allontanarmi di poco dall'erba dorata battuta e rinsecchita dalle fiamme e dal fuoco dilagante e, incurante e temeraria come mai lo sono stata, comincio a correre senza fermarmi e guardarmi alle spalle, perché ogni secondo che perdo, gettando occhiate fugaci e preoccupandomi di scorgere qualche sagoma nemica che attenta la mia persona, mi allontana dalla speranza di rivedere mio figlio e il mio compagno vivi.

 Quando finalmente mi rendo conto di aver guadagnato un distacco notevole dal luogo incriminato, grido il suo nome e ogni suono o eco lontana che mi perviene e non è la sua voce,  produce una stilettata tanto violenta nel mio cuore, che sono quasi vicina all'arrendermi. Non farò più l'amore con Draco, non vedrò mio figlio crescere. La mia mente partorisce  immagini aberranti, che il mio cuore si rifiuta di accettare. Si, perché non accetterò di non poter più unirmi al mio compagno, né tanto meno mi perderò la gioia incontenibile di  partecipare della felicità di mio figlio. Perché io Draco abbiamo lottato con tutte le nostre forze, perché nostro figlio potesse avere una esistenza serena e felice. Gli occhi di Leon  materializzati nella mia mente, la sensazione delle mani di Draco sul mio corpo, l'adrenalina irrefrenabile che alimenta le mie vene, riaccendono la fiammella sopita della speranza.  E' il verde della speranza che mi circonda, mentre grido. E' l'odore dell'aria di inverno che mi stuzzica le narici e mi brucia i polmoni, mentre corro. E' il sudore della corsa contro il  tempo che mi da la carica di ritrovare la mia famiglia
 La mia folle maratona, di cui porto una traccia nel viso scorticato e ferito dai rami tozzi degli alberi di pino, mi conduce alle rive di un corso d'acqua torbido e frastagliato da rocce  calcaree. Mi strappo a forza gli stivali dai piedi doloranti e ormai poco sensibili, e mi getto d'impeto nel grigio fiume, incurante della temperatura ostile dell'acqua e della  profondità di essa. Le braccia mi accompagnano con fatica, la stanchezza sta per prendere il sopravvento e di nuovo la mia testa permette a Lucifero di tentarmi e calpestare ogni  mia resistenza. E' un attimo di distrazione che mi fa mollare la presa dalla roccia alla quale ero malamente appigliata, mentre il vento di ponente agita e strattona il corso del fiume  ed io, trasportata contro ogni mia forza residua, batto la testa su una delle rive sabbiose.


Percepisco una eco ovattata di ricordi e sensazioni familiari e segrete, sento ogni alito di vita abbandonare il mio corpo e lasciare una traccia dell'acqua tinta di rosso e nella maggiore densità dell'acqua mischiata al sangue tiepido.
E' la bocca di Draco sulla mia, il nostro primo bacio all'ingresso della foresta proibita, regno e dimora della nostra consumata passione, ad albergare nella mia mente per la prima volta d'accordo con il mio cuore affanato. Sono quelle le visioni a cui ogni fibra del mio corpo si aggrappa cercando di resistere e lottare fino a che ne abbia la capacità. 
E allora continuo il percorso di dolce nostalgia, e mi sembra di risentire la voce roca e vogliosa di un Draco diciottenne sussurrarmi lussurioso -Ti desidero- e mi sembra di tornare ad abbandonarmi arrendevole alle sue carezze peccaminose e la mia libidine sgretolarsi al suo tocco.
I suoi occhi continuano a fottermi come la prima volta, non c'è niente che possa resistere loro, e io mi sento così vulnerabile davanti alla loro regale luce, che a volte odio il fatto di amare Draco Malfoy. Non mi sono mai abbassata alle lusinghe di nessuno nella mia vita, mai mi sono piegata al volere altrui, né ho mai amato di quell'amore adolescenziale e fugace. Non ho avuto il tempo di essere una adolescente comune, perché ho dovuto combattere Voldemort, e mi sono innamorata della persona meno probabile e più conservatrice che si possa trovare. Il mio amore è così totalizzante e vorace, che non capisco come un semplice muscolo come il cuore possa farsi carico di tanta tensione e non scoppiare. 
La irriverente persona di Draco Malfoy ha pensato bene di proseguire la sua specie e due anni fa ha avuto la brillante idea di ingravidarmi e donarmi l'essere semplicemente più perfetto e incredibile della mia vita: nostro figlio Leon.
E lo odio ancor di più perché ha pensato bene di farlo a sua immagine e somiglianza. E lo amo ancor di più, proprio per questo.
I miei occhi già vacui e immobili si richiudono inconsapevoli, nel momento in cui i vagiti di mio figlio e le doglie del parto affollano la mia mente e il mio corpo rivive con dolorosa emozione quei momenti perfetti, adesso cristalli di una vita passata.
E' l'oblio intorno a me.

 

***

 
 Non riesco a trattenere l'impulso delle mie gambe, che immobili, tentano invano un qualsiasi semplice movimento. Ogni residua forza che anima il mio corpo la impiego nello  sforzo vano di agitare i miei arti ormai morti e quando finalmente apro gli occhi e la consapevolezza che non si tratta di un sogno mi uccide, mi beo della tregua che gli occhi  diamantini di Draco mi concedono e non posso fare a meno di mozzarmi il respiro e piangere una lacrima solitaria e pungente come uno spillo.
 Draco apre la bocca e cerca di articolare un qualsiasi suono, ma il suo silenzio è quasi più eloquente di qualsiasi pensiero ragionevole. Mi tasta la ferita sulla nuca, e la mia mano  corre sulla sua, quando con un po' più di pressione, percepisco una fitta di dolore, nel punto in cui ha usato meno accortezza.
 Mi scruta con meticolosità e quasi mi irrita la sua mania di controllo. Vedo le sue mani seguire il percorso delle sue iridi sul mio corpo malconcio e inerme. La corsa delle sue  falangi termina sulle mie ginocchia. Picchia con i polpastrelli con forza gradualmente più forte, ma sembra che le mie rotule siano divenute insensibili a qualsiasi colpo.
 Lo vedo dallo sguardo assente e dal cipiglio severo che Draco si sta arrendendo. Bisbiglia dapprima con un sussurro poi con foga maggiore -Innerva!- nel foro profondo sulla mia  nuca, quasi mi buca con la punta della bacchetta. Ed è allora che capisco che la guerra non è mai finita e che devo essere paradossalmente io, in questo momento di disastrosa  consapevolezza di immobilità, a infondergli sicurezza e ad intimargli di non mollare per nessuna ragione. Mi volto piano, e strappo con dolce fermezza la bacchetta dalle sue mani,  che lui si appresta ad accogliere tra le proprie e miagola delle scuse inopportune, che non servono a nessuno dei due, meno che mai a me. 
 Gli alzo il volto, facendo pressione con le mie dita sul suo mento, ed è allora che il vortice dell'amore mi spinge verso di lui a catturargli le labbra con le mie. Mentre le nostre  salive  dolci di miele e cannella di mischiano, sento infrangere tra le mie dita che gli artigliano il viso, stille di lacrime più salate che mai. Mi sento in dovere di frenare il suo dolore  e il senso di colpa, pulendogli il viso rigato con le mie labbra e tornando sulle sue labbra gonfie, per assaporare ciò che mi rendo conto, sarà la mia unica speranza di  sopravvivenza.

-Perdonami.-

 Lo odio con tutta me stessa, perché non ha capito assolutamente nulla. Non c'era niente che avrebbe potuto fare per salvarmi, se non dividerci e salvare nostro figlio dalla furia e  violenza spietata di quelle bestie abiette dei Mangiamorte.
 La vena sulla tempia sinistra gli pulsa e batte sulle pareti dell'epidermide, le mani sono strette a pugno, la mascella è contratta. Riconosco la sua rabbia di fronte alla mia  apparente tranquillità. So che detesta il mio voler affrontare tutto con stoico distacco, so che vorrebbe che io piangessi e sfogassi la rabbia repressa e lasciassi la paura  travolgermi. Mi afferra bruscamente per le spalle, tanto che sento le mie clavicole sfregare forte ed è allora che piango, il fiume che mi inonda l'anima di terrore straripa e mi  getto  al suo collo, afferrandogli le spalle e affondando le mie unghia sulla sua maglia di cotone. Ha vinto questa partita, ma non la guerra. Mi asciugo le lacrime sulla sua maglia, che  adesso è pregna  del mio dolore sfogato e mi ricompongo, raccattando quel residuo di orgoglio e austerità che sono concessi ad una ragazza sporca di fango, per altro storpia.

-Non devi dirlo. Non ti è concessa nessuna colpa, non adesso.- 

 Vedo chiaramente le sue pupille dilatarsi e le iridi grigie screziate d'azzurro vagare verso un punto indefinito dietro di me. Sta sfuggendo il mio sguardo, cosa che succede solo  poche volte, e che quando accade, è presagio di eventi nefasti.
 Lo osservo, lo contemplo assorta e stregata, come di fronte ad una divinità, inarrivabile ed utopica, lo accarezzo impercettibilmente prima con lo sguardo, poi con le dita. E'  bellissimo. Ogni giorno mi chiedo perché abbia scelto proprio me come sua compagna di vita. Nonostante il passato torbido, nonostante la tragicità degli eventi e l'appartenenza a  fazioni opposte, niente ci ha mai realmente divisi. L'amore cieco e forse malsano ci ha fatti scontrare e incontrare. Ognuno di noi fa dell'altro la propria àncora. Siamo consapevoli  della dipendenza quasi morbosa che ci lega, sia nel bene che nel male. Lo so che Draco sta condividendo il mio stato d'animo, come io vedo la sua angoscia e il suo senso di colpa  strapparli il cuore a pezzi e spingerlo a raccontarmi cosa lo affligge.
 Mi appoggio con il viso sul suo petto e mi lascio cullare dal battito frenico e scomposto del suo cuore. Lui si ritrae lentamente, si alza e cammina lontano da me, quasi come se  fosse un invito a estorcergli una verità, che è consapevole mi ferirà a morte. Non ha il coraggio di affrontarmi, il viso è stanco, e disperato contorce le mani sul capo biondo e  sudato. Si accascia arrendevole sul tronco di un albero, si lascia cadere sul terreno umido con la schiena. Finalmente racimola un minimo di contegno, aristocratico anche nelle  avversità del caso, e mi guarda immobile. Ho una dannata paura, le mie labbra si schiudono nell'attesa disperata della verità. Un frammento di me si appiglia alla dolcezza della  menzogna e dello scherno, ma la mia più ampia parte trema sul terreno testimone di guerra e ascolta con un impercettibile gemito di terrore, le parole amare di Draco.

-Lui è ancora lì. Non ho potuto portarlo con me. I Mangiamorte hanno circondato Black Manor e hanno appiccato un incendio.-  Sussulto ed emetto un grido flebile. Cerco di  respirare a ritmo regolare, ma l'ansia del destino di mio figlio mi forma un nodo in gola e mi soffoca lo sterno. Quasi svengo, la vista diventa sfocata, mentre odo i passi di Draco,  veloci, avvicendarsi verso di me. Mi schiaffeggia il viso, e finalmente dopo qualche minuto, riprendo coscienza di me stessa e dello schifo della vita. Draco respira di sollievo, si  passa una mano sul viso, mentre con l'altra, cerca la mia. La stringe forte, bacia ognuna delle nocche e stressa la pelle dei polpastrelli, arrossandoli.

-Ma per fortuna ho avuto il tempo di trascinarlo via, dormiente. Sono rientrato al Manor prima del disastro. Se mi avessero visto, non so se adesso sarei qui. Direi che io e Leon  siamo stati fortunati, questa volta. L'ho sistemato in una nicchia naturale, nella radura del Manor. E' circondata da incantesimi di protezione, per cui  non si accorgeranno di lui.- Il  sorriso mi si disegna sul volto, quasi riprendo a vivere. Mi getto su Draco, lo stringo e bacio ogni centimetro della sua pelle lattea. Respiro il suo profumo agrodolce, lo bacio con  passione e possessione e l'alito di vita che mi anima, circonda me e lui di una luce pura e accecante. Il fenomeno a cui assisto è letteralmente sconvolgente. Penso ripetutamente che  mio figlio è vivo, che lo rivedrò ancora, che la mia famiglia sta bene, non mi importa affatto che non potrò più camminare. 
 Draco mi scruta carezzevole, abbassa lo sguardo sulle mie gambe e si aggrappa ad esse, maledicendosi per avermi abbandonata e imprecando contro un Dio, cui lui comunque non  crede e non ha mai creduto.

-Sei uno sciocco, smettila!- Afferro prepotentemente la sua nuca e artiglio i suoi capelli con i palmi aperti -Hai salvato il nostro bambino! Hai fatto la cosa giusta! Mi basta sapere  questo per tornare a vivere!- Scandisco ogni sillaba con violenta motivazione e sembra che sia riuscita a convincerlo, di quanto poco mi importi la mia nuova condizione. La sua  bocca troppo perfetta, disegnata da un pittore incredibilmente bravo e capace, perché possa esistere davvero, si arcua in un sorriso stentato e così spontaneamente seducente, che  mi viene l'istinto di farmi prendere da lui nel nel mezzo di una guerra e di abbandonarmi alla lussuria dionisiaca di vino e bacche, cui il suo corpo mi esorta.

-Devo andare a riprenderlo adesso. Tu devi rimanere qui, anche perché, non potresti aiutarmi in alcun modo. Ti prego, non rendere le cose più difficili di quanto siano già. Ti  prometto che non ti deluderò.-
 Non ho la forza di contraddirlo, sono troppo calma e felice di aver appreso che mio figlio è al sicuro e che anche Draco sta bene. Chiudo gli occhi, mentre lui mi sistema meglio con  la schiena attaccata all'albero e mi adagia sopra una coperta, ricamata e pregiata del casato Black, dono della ormai defunta Narcissa, di una fattura così pregiata e raffinata da  cozzare malamente con lo scenario traslucido e mortale intono a noi. Mormora degli incantesimi di protezione, ergendosi Adone anche nel formulare sillabe latine ormai così  semplici e familiari per noi, e mi sento avvolgere da una cappa mite e ovattata. Si abbassa su di me, inspirando a fondo l'odore di pelle e violette e vaniglia che emano, mischiato a  terra, a fango e sudore e ricalca con il naso prima e con la lingua poi, il mio collo sopra la mia vena sensibile. Risale sul mento disegnandolo ormai con facilità estrema, morde la  mia mascella poco marcata e imprime il suo odore su di me, marchiandomi con baci incandescenti e poi gelidi, quando una brezza fresca mi colpisce il viso umido e rabbrividisco di  splendido piacere. Poggia la sua fronte sulla mia e mi sussurra sulle labbra di non commettere sciocchezze e di aspettarlo a qualsiasi costo. La sua supplica sa troppo di abbandono,  benché lui mi rassicuri che sarebbe tornato presto. I suoi occhi sono estremamente lucidi, rossi di lacrime che premono per uscire impetuose, e testimoni di una resistenza troppo  razionale per poter essere assecondata. C'è qualcosa di losco e sospetto in quel saluto, ma mi offro comunque arrendevole alle sue dolci torture, perché non so quanti      di questi ritagli di felicità ci saranno concessi in futuro.

-Devo andare, davvero. Tu aspettami Hermione, amore mio.-
 Gli solletico il viso con le dita, gli depongo mille dolci baci sulle sue labbra morbide ed estremamente invitanti. Mi faccio bastare questi miseri attimi di straziante serenità e  finalmente gli concedo il mio saluto. Il cuore mi scoppia nel petto, la bile risale l'esofago e io trattengo a stento un conato di vomito. Sono poche e semplici le parole che gli rivolgo,  racimolo l'essenziale, dicendogli solo quello che è necessario lui e mio figlio sappiano.

-Non mi muovo da qui. Ma tu torna presto da me con Leon. Digli che gli voglio bene-

-Non ce n'è bisogno, lo sa. Ma lo farò. Ho bisogno che tu abbia fiducia.-
 
Non afferro il significato della sua ultima frase. Un fulmine mi attraversa la mente e ricaccio subito indietro quella strana sensazione che mi artiglia le membra e che mi abbatte  con mia impotenza. Non riesco a lasciarlo andare, per un momento sono egoista e vorrei sovvertire ogni mia promessa e costringerlo a portarmi con se. Ma mio figlio è in pericolo, chissà dove e in balia di chi. E' necessario che io lo lasci andare.
Annuisco, mentre lascio la presa sul suo petto e sento le mie mani scivolare sui suoi avambracci torniti. E' l'inizio della pioggia invernale a sancire il nostro distacco. Draco esce dalla cappa di protezione e si volta solo un attimo, sorridendomi. 
Mi maledico perché non riesco a ricambiare il sorriso e rimango con questo rimpianto, mentre scompare nella coltre infernale della battaglia consumata e un lampo argentato ascende verso il cielo.

 

***

 

Benvenuti in questa mia nuova avventura.
Ho riletto questo capitolo una infinità di volte, perchè sono emotivamente coinvolta in questa storia e soffro e mi rallegro delle sorti dei miei personaggi.
Vi invito a comunicarmi le vostre impressioni, le vostre sensazioni. Non sarà una storia leggera, perchè sentivo il bisogno di scrivere qualcosa di lontano dai miei standard.
Spero che apprezzerete il mio impegno e che la mia passione possa trasparire da queste righe.
Erika AstoriaGM

   
 
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