Capitolo 18; Sono felice dove brilla il sole
Yuuto
si sedette
sul divano, tenendosi la testa fra le mani.
Non riusciva a capire…
Era tornato ragazzo.
Era tornato a casa.
Ma mancava ancora qualcosa.
Per quanto si ostinasse a non pensarci, non riusciva a non rievocare le
parole
di Kageyama…
“La tua felicità deriva
dalla
consapevolezza di star scappando da qualcosa che ti spaventa.”
Cosa aveva voluto intendere? Non era forse giusto essere
felici di essere
tornati a casa?
E poi lui non stava scappando da niente, piuttosto aveva continuato a
inseguire
per tutto il tempo il suo desiderio di ritornare a casa, alla
normalità…
Perché Kageyama aveva voluto lasciarlo così,
però? Per tutto quel tempo si era
comportato talmente bene con lui… Perché aveva
dovuto mettergli
quest’agitazione addosso?
E soprattutto come aveva fatto a portarlo dov’era adesso?
Kageyama era riuscito
a tornare indietro? E perché non l’aveva salutato?
Non gli aveva permesso di
salutare neanche i ragazzi…
No, c’era sicuramente qualcosa sotto. Non era possibile che
l’avventura finisse
così. Doveva ancora fare qualcosa… Capire
qualcosa… Ma non riusciva a
concludere nulla.
Una cosa era certa, doveva ritrovare Kageyama. Di sicuro lui sapeva
come fare a
tornare a casa davvero. Perché non era a casa, non ancora.
Kidou si alzò in piedi, perlustrò per
l’ultima volta l’abitazione e varcò la
soglia.
Attraversò in fretta il giardino, oltrepassò il
cancello e si incamminò per
strada, diretto al centro.
In casa non aveva trovato nessuno… In effetti era pieno
giorno, e suo padre
teoricamente avrebbe anche potuto trovarsi al lavoro… Ma gli
aveva fatto un
effetto orribile ritornare a casa e trovarla vuota. Sentire lo
schiamazzo della
gente al centro l’avrebbe tranquillizzato, e una volta calmo
avrebbe pensato a
cosa fare.
Per strada non
incontrò nessuno.
I
negozi erano tutti
aperti, a dimostrazione che non era stato indetto nessuno sciopero
generale.
Eppure non c’era anima viva per strada, né passava
un’auto o un pullman.
Si voltò verso la stazione, tese l’orecchio ma non
avvertì alcun rumore dello
sfrecciare dei treni.
Possibile che fosse tutto fermo quel giorno?
Mentre sentiva l’agitazione montargli nel petto si diresse a
passo lesto verso
la scuola, entrò come una furia e corse per i corridoi della
Teikoku.
Nulla.
Eppure i vari club avrebbero dovuto allenarsi e lavorare, si sarebbe
dovuto
sentire lo schiamazzo dalle aule dei bambini più
piccoli… Possibile che tutti
lavorassero in perfetto silenzio?
Uscì sconfortato dall’imponente scuola, si
appoggiò ad un muretto e attese.
Sarebbe dovuta passare un’auto prima o poi, per forza. Non
era concepibile un
silenzio del genere.
Eppure quell’immobilità lo stava logorando,
sembrava che il tempo si fosse
fermato.
Riprese la strada verso casa, ora era davvero senza idee.
Come poteva essere quello il suo mondo? Come avrebbe potuto riprendere
la vita
di sempre, se ora era solo in una città silenziosa e
gigantesca? Dov’erano le
altre persone, i suoi amici, gli uccellini sui rami degli alberi nel
parco, i
mezzi di trasporto, il traffico, il vento, i cani che abbaiano, i
bambini che
piangono nei passeggini, la confusione, gli impegni?
Il sole non si era ancora mosso dalla sua posizione, nulla si muoveva.
C’era solo lui, e tutta la sua gioia si era consumata tanto
in fretta che
neanche aveva fatto in tempo ad accorgersi di provarla, che
già era scomparsa.
Camminava, e gli sembrava di non riuscire più ad avanzare.
-KAGEYAMA!-
Era l’unica persona con cui era riuscito a parlare, da quando
quel mondo gli
era caduto addosso. Doveva essere ancora lì, da qualche
parte.
Doveva avergli
lasciato qualcosa per capire dove fosse e come si doveva comportare.
Alzò gli occhi dalla strada, era di nuovo
all’inizio di quel giro dell’oca
terrificante.
La sua casa, immersa nell’oblio del silenzio, si ergeva
davanti a lui
facendogli venire il capogiro.
Si volse di lato, dove aveva visto Kageyama per l’ultima
volta.
La chiave!
Credeva di essersela immaginata, invece era reale, ed era ancora
lì!
Yuuto si affrettò a prenderla in mano, era piccola e
sembrava ricoperta di una
polvere argentata e brillante.
La strinse fra le dita, e mentre lo faceva venne travolto da
un’incontenibile e
assurda voglia di pianto.
Prese a singhiozzare convulsamente, senza riuscire a controllarsi.
-No… No Comandante non sono felice. Aveva ragione, sono solo
un codardo che sa
disperarsi e piangere e nient’altro. Io non so dove sono,
né tantomeno dove sia
lei adesso, e mi dispiace solo di non essere riuscito a ringraziarla,
perché
per quanto io fossi stato testardo e disobbediente lei ha continuato a
prendersi cura di me e a cercare in tutti i modi di riportarmi a
casa… Ora non
so dove ho sbagliato, cos’ho fatto per meritare questo
silenzio logorante, ma
di una cosa sono sicuro. Questa che ho davanti non è casa
mia, che io possa toccarla o meno, né questa è
la mia città: non
è la mia casa a rendermi felice, ma le persone che ci vivono
con me. Qui io non sono felice e non potrò mai
esserlo, anzi non potrò mai
essere nulla se non questo silenzio che pesa sugli edifici e sul mio
cuore in
modo crudele; io sarò felice quando saprò di
essere con i miei amici, la mia
famiglia, le persone che si prendono cura di me e mi vogliono
bene. Il posto non è importante, non è
questa la “casa” che mi rende felice…-
Le lacrime appannavano la vista al giovane che, in ginocchio al margine
della
strada, lentamente scompariva nel bianco di una luce
brillante…
Si
svegliò di
soprassalto, l’alba rosata lo accolse. Kidou si
alzò in piedi, si guardò le
manine e constatò meravigliato che era ancora un bambino.
Che era di nuovo un bambino.
Si guardò attorno, sentiva il cuore straboccare di una gioia
incontenibile
mentre il sole sorgeva rischiarando l’oscurità
notturna con bellissime
sfumature d’arancio e di rosa.
Si sentì avvolgere dalla vita, respirò a fondo
chiudendo gli occhi, e quando li
riaprì vide una coccinella che si era posata sul suo nasino
all’insù.
Lanciò allora uno trillo di gioia, era troppo felice di
essere tornato a far
parte di un mondo animato, vivo e colorato.
Prese a correre per il bosco, doveva assolutamente tornare a casa e far
vedere
a Kageyama che ci era riuscito, non era scappato e stava tornando a
casa, dove
c’era sua sorella e i suoi amici e la squadra della Raimon e
le cotte di Hikaru
e il suo puzzle, dove c’era tutto ciò a cui teneva
e che non voleva perdere
più, per nulla al mondo.
Correva veloce e tranquillo, quasi non sentiva il terreno sotto i piedi
ma
soprattutto sentiva il cuore talmente leggero e scoppiettante che
avrebbe potuto
continuare all’infinito.
All’improvviso però qualcosa ostruì la
sua corsa, ma lui andava talmente veloce
che non riuscì a fermarsi in tempo, allora rotolò
insieme all’altro giù per un
bel pezzo di sentiero dove finalmente si fermarono, ai piedi di un
cespuglio di
bacche rosse e umide di rugiada.
-YUUTO! Sei tu!- Sentì esclamare dalla figura che aveva
investito, ancora tutta
incastrata fra i rami del cespuglio. Lui era piccino e si era riuscito
a
districare facilmente, e stava aiutando l’altro a uscire
quando riconobbe il
tono di voce cristallino e meravigliato.
-Hikaru! Sei tu? Che ci fai qui? Io stavo giusto…- Non
riuscì a finire che si
ritrovò sollevato in aria; Hikaru lo reggeva dal bacino,
saltellando e ridendo
come un matto.
-Sei tu sei tu sei tu! Finalmente ti abbiamo trovato, è
tutta la notte che ti
cerchiamo!-
-T-T-Tutta la notte?- Kidou si dimenò appena, guardando il
ragazzino con
espressione confusa.
-Eccome! Erano tutti preoccupatissimi, mio zio appena ha capito cosa
era
successo non è andato su tutte le furie solo
perché c’eri tu in pericolo. … Ad
Haruna è andata piuttosto bene in effetti…-
Il violetto ora aveva smetto di saltare e gridare, stava fermo con lo
sguardo
concentrato su riflessioni che a Yuuto parevano non avere né
capo né coda. Okay
che era tornato piccolo, ma Hikaru stava davvero spiegandosi in modo
contorto…
-Hikaru, per favore, dimmi bene cos’è successo,
perché non ho capito nulla.-
chiese, pacato.
-Uh sì!- balzò subito quello, riposando la sua
attenzione sul bambino -Ma tu
non ti sei accorto di nulla? Che strano… Eheh, mi sa che lo
zio aveva ragione
anche ‘sta volta. Vedi, a quanto sembra Haruna ti aveva
portato in camera da
letto nella casa dell’allenatore Endou per riposarti, ma
quando sono venuti a
controllare come stavi, ore dopo, di te in quella stanza non
c’era più traccia!
Strano però supporre che te ne fossi andato di testa
tua… Evidentemente sei
stato posseduto di nuovo da un incubo, o almeno questo è
quello che ha pensato
Oji-san…-
Yuuto trasalì. “ Posseduto da un
incubo…? “
-Appena ci hanno avvisato io e mio zio siamo subito andati a casa
dell’allenatore Endou, e da lì abbiamo cominciato
a cercarti. E’ stata
veramente una nottataccia, non hai idea dello spavento che si sono
presi tutti
quanti… Che ti è saltato in mente?-
-I-Io… Non so, non ricordo…-
L’espressione indagatrice sparì immediatamente dal
volto di Hikaru, che prese
il bambino in braccio e lo strinse forte.
Kidou si sentì avvolgere da un brivido di piacere, e
sussurrò al ragazzino: -
Lo sai che solo tuo zio riesce ad abbracciarmi
così…?-
-Oh mammina!-
-Che succede?- si allarmò subito il piccolo appoggiato alla
spalla di Hikaru
-Allora secondo te ci assomiglio davvero così tanto io a mio
zio?-
Kidou scoppiò a ridere, il tono drammatico e serio con cui
l’altro aveva
esposto questo dubbio era stato esilarante. – No no!
Tranquillo… Siamo tutti
unici, ma l’unicità di Kageyama Reiji è
particolarmente difficile da imitare…-
-Fiiuuu…! Okay, ora che me lo hai detto sono più
tranquillo.-
E intanto Hikaru aveva cominciato a camminare lungo il sentiero.
-Tu sai come ritrovare gli altri, vero?-
-Ma certo! Quel ruzzolone non mi ha confuso più di tanto,
tranquillo…-
-Meno male, scusa ancora, mi dispiace per prima… -
-A proposito, perché correvi a quel modo? Ti stava
inseguendo qualcosa?-
-No no, niente del genere. E’ solo che… Volevo
tornare a casa.
-Lo posso capire. Passare tutta la notte da solo nel bosco deve essere
stato brutto.
Lo sai che una volta è successo pure a me?-
-Dici davvero!?-
-Certo! Il fatto è che stavamo passeggiando con lo zio qua
intorno, e quando
lui mi dice che è ora di tornare a casa io mi metto a fare i
capricci. E’ una
cosa che fanno spesso i bambini, ma il suo modo di reagire è
stato
completamente diverso dal solito comportamento adottato dagli adulti.
Mi ha detto “Benissimo Hikaru, se tu vuoi stare qui stacci
pure, io vado a
casa.” E se n’è tornato indietro per
conto suo, lasciandomi solo! Io pensavo
che mi avrebbe aspettato poco distante, e quando ho cominciato a
chiamarlo e ad
andare dove era andato lui mi sono accorto che ero davvero solo! Ho
avuto
tantissima paura, ho pianto tutta la notte. Poi il mattino. quando mi
sono
svegliato, me lo sono di nuovo trovato davanti, e mi ha detto
“Buongiorno
Hikaru-chan. Ora hai voglia di venire a casa?” Io ho annuito
e da quel momento
ho capito che razza di persona malvagia era mio zio.-
Kidou da un bel pezzo rideva come un matto: Kageyama nonostante
l’incidente non
era cambiato di una virgola, e aveva fatto subito rigare dritto suo
nipote…
Accipicchia, anche Hikaru doveva averne passate parecchie, convivendo
con un
uomo di una simile portata di pensiero…!
-Ti fa tanto ridere questa storia? Guarda che è terribile!
Come si può lasciare
abbandonato a se stesso un bambino solo perché non ha capito
subito quello che
intendevi?-
Yuuto si bloccò all’improvviso, anche nel suo
sogno era accaduto lo stesso.
Kageyama l’aveva sgridato e l’aveva lasciato solo a
disperarsi perché non aveva
capito cosa intendesse lui con “Se tu fossi a casa saresti
felice?”. Ma gli
aveva lasciato anche quella chiave, che sicuramente insieme al suo
pentimento
l’avevano fatto risvegliare: nello stesso modo appena sorto
il sole era andato
a riprendere Hikaru.
Il piccoletto sorrise, Kageyama aveva un modo di insegnare ai propri
beniamini
piuttosto particolare, ma senza dubbio efficace.
-Lo ha fatto per insegnarci, Hikaru. Per trasmettere un insegnamento
che ci
aiuta ogni giorno a essere più forti, più
indipendenti e più maturi. E poi sono
sicuro che non ti ha lasciato completamente da solo; magari a te
è sembrato
perché eri piccolo, ma sono certo che non è
tornato nemmeno a casa. Si sarà
allontanato e messo in una postazione dove poteva guardarti e vedere
come
reagivi. E appena ti ha visto pentito e pronto a dargli retta
è venuto a
prenderti.-
-Lo sai, piccoletto… Sembri avere più esperienza
di me per quanto riguardo il
confronto con mio zio.-
-Oh no, è solo che ho imparato a conoscerlo. Riesce
più facile se è una persona
che ti vuole bene e comunque ti considera.-
-Guarda Kidou! Ecco l’allenatore con la signorina Otonashi!
EHIII! Siamo qui!!
Ho trovato KIDOU!!-
-Fammi scendere fammi scendere…!-
Il bimbo scivolò con entusiasmo dalle braccia del ragazzino
e si tuffò fra le
gambe della sorella.
-Haruna! Haruna! Haruna!-
-Yuuto… Onii-chan… -
Entrambi piangevano rasserenati, e mentre lei si accucciava ad
abbracciarlo lui
strofinava il viso contro le gambe e le mani della giovane donna.
-Ti voglio bene fratellone…-
-Anch’io Haruna anch’io… Non volevo
andarmene, è stato… Non so…
E’ solo che
io…-
-Tranquillo, è tutto passato, non importa… Ora
sei qui, va tutto bene…-
Endou commosso osservava la scena, poi porse una mano alla Otonashi per
rialzarsi e prese in braccio il piccolino.
-A quanto pare ti sei di nuovo perso, Kidou-kun?-
-Endou…! Io…!-
-Stai tranquillo, qualsiasi cosa sia successa non ha più
importanza, perché
adesso ci siamo qui noi e tu sei al sicuro. Sei certo di sentirti bene
Yuuto?
Sei tanto rosso…-
-Uh no, è solo che per strada Hikaru mi ha fatto ridere un
sacco, e poi quando
mi sono svegliato ho corso tantissimo e allora è possibile
che mi sia
leggermente surriscaldato.-
-Ma leggermente, neh? L’importante è che adesso
è tutto a posto.-
-Grazie Endou, grazie a tutti.-
-Onii-chan, vieni qui che ti do da bere qualcosa… Avrai fame
tesoro, ecco,
tieni…-
-Ehi Yuuto!-
Mentre il piccolo stava già andando verso sua sorella la
voce di Hikaru lo fece
voltare di scatto: - Che c’è?-
-Mio zio sarà ancora in giro a cercarti, lo vado a chiamare.-
A quel punto si alzò in piedi Mamoru – Sei sicuro
che ce la fai da solo? E’
mattina presto, molti animali si saranno appena svegliati, non
è prudente
andare in giro per il bosco…-
-Oh tranquillo allenatore, non c’è problema.
Seguendo le tracce che ha lasciato
mio zio non correrò pericoli: è talmente
preoccupato e furioso che persino gli
animali non oseranno avvicinarglisi! Oji-san non fa paura solo a noi,
questo è
certo!-
Haruna, Endou e Kidou osservarono il cespuglietto di capelli viola
sparire per
il bosco e mentre Haruna ridacchiava Mamoru esclamò: -Penso
che sia l’unica
persona al mondo che riesce a prendersi gioco di Kageyama Reiji in
questo modo
e a farla costantemente franca.-
Yuuto annuì, mentre tutto intento finalmente metteva
qualcosa di buono sotto i
denti.
*Angolino
dell’estate*
YAY!
Per la gioia di grandi e piccini Sissy è tornata!! *applausi
e pomodori
volanti*
Grazie, troppo buoni troppo buoni ~ XDD Umh! Sugo (?) *ç*
Bene bene… Minna è finita la scuola, i libri di
scuola possono pure stare in un
angolo a marcire per tre mesi perché è estateee!
Finalmente, wow!
E estate è sinonimo di sole, spiaggia, caldo e fan fiction!
Ho tanta voglia di
scrivere e di fare, quindi sappiate che d’ora in avanti
sarò molto più presente
e aggiornerò con più regolarità questa
long. A proposito, voglio anche chiedere
scusa se ho aspettato tanto ad aggiornare, e intendo ringraziare le
anime pie
che hanno letto e recensito durante anche i mesi di duro lavoro
scolastico…
Ehi, continuate a leggere questa long perché ormai siamo
alle battute finali, e
entro Giugno intendo concluderla <3
Bene bene, per quello che riguarda il capitolo Yuuto ha capito il senso
delle
parole di Kageyama e si è risvegliato ^^
Ormai manca poco, dobbiamo solo ritrovare il portale per rispedire
Kidou da
dove è venuto (?) XD
Bacioni a tutti, siete fantastici! *ç*
Sissy
<3<3