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Autore: Eos BiancaLuna    08/06/2014    3 recensioni
[Shakespeare, Opere teatrali]
[Shakespeare, Opere teatrali][Shakespeare, Opere teatrali] Romeo e Giulietta decidono di sposarsi ma il giorno del matrimonio lei conosce Mercuzio e improvvisamente si rende conto di non volersi più sposare. Scritta a 4 mani da me e una mia amica che adoro, basta sul gdr che ci ha fatto conoscere.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Capitolo Ottavo

                                      

 

Un altro tuono in lontananza attraversò le immense nuvole nere accompagnato dal rumore della pioggia, dalla voce dell’acqua.

Il ragazzo riprese fiato e appoggiò la fronte contro di quella di lei. Erano bagnati fradici ma non importava a nessuno dei due. L’acqua si scagliò ancora contro di loro mentre si guardarono negli occhi. Giulietta gli passò entrambe le mani fra i capelli e lo baciò ancora. Mercuzio le accarezzò la schiena e la strinse.

Ma oltre all’acquazzone si alzò anche un vento prepotente. Il ragazzo interruppe il  bacio per guardare un attimo il cielo, “Vieni” sussurrò a Giulietta e la portò sotto una tettoia di un casale li accanto.

Lei appoggiò la schiena al muro e lo guardò. “Sarà meglio che ti porti via di qui finché non smetta…” continuò Mercuzio osservando la piazza allagarsi. La ragazza lo voltò verso di lui e lo zittì con le sue labbra. Lui si abbandonò nuovamente e le sfiorò le guancie con i pollici. 

Quando Giulietta si staccò gli prese le mani “Quello che ti ho scritto non era vero, devi perdonarmi. Avevi ragione tu! Io… io mi sono sbagliata”, lo guardò negli occhi e trattenne una lacrima. Mercuzio la abbracciò scoppiando a ridere “Non mi ascolti mai! Ma mi piaci tanto anche per questo”, appoggiò il mento sui suoi capelli fradici.

Giulietta stette un po’ ad ascoltare il rumore della pioggia tra le sue braccia, poi Ares si avvicinò a loro. “E’ il tuo cavallo?” esclamò la ragazza incredula e sorridente. Mercuzio si voltò “Si, è Ares”. Il bianco cavallo scosse la criniera bagnata e si accostò ad annusare Giulietta  che prontamente lo accarezzò.

“Ma c’è il temporale, non dovrebbe avere paura?” chiese incuriosita. “Lui è speciale” rispose Mercuzio, e dopo averle sorriso aggiunse “Dai andiamo a casa mia”. Lei si affrettò a mettere il piede nella staffa “Salgo prima io!” annunciò e lo precedette.

Il ragazzo la guardò: vestita di bianco sul suo cavallo bianco, entrambi grondanti d’acqua. Soffocò una risatina e salì dietro di lei “Va bene, guida tu, per questa volta…”. Giulietta afferrò le briglie e partirono sotto la pioggia.

L’ultima volta che la più piccola di casa Capuleti era stata nella residenza del Principe di Verona non aveva avuto modo di notare la sua magnificenza. Percorsero il lungo viale collegato dal ponte levatoio prima di arrivare dinanzi al grande cancello antico. Mercuzio scese da cavallo e due guardie prontamente lo spalancarono lasciandoli passare.

La vista del ragazzo che avanzava seguito da una ragazza sul suo cavallo suscitò una strana curiosità nel maggiordomo che li stava osservando da lontano. Anche se l’acqua veniva giù in picchiata i tre sembravano perfettamente a loro agio come se stessero facendo una passeggiata.

Giunsero alle porte del castello e l’uomo le spalancò osservandoli ancora. Giulietta toccò terra aiutata da Mercuzio e osservò la torre più alta con lo stemma dello Scaligero: la bandiera di Verona con la croce gialla su campo blu incorniciata da una corona sullo sfondo nero.

Uno scudiero si avvicinò e il ragazzo gli affidò Ares poi la prese per mano ed entrarono. Il giorno dell’udienza per la condanna di Romeo lei e la sua famiglia non erano passati per l’entrata principale che ora Giulietta aveva modo di ammirare.

Il pavimento era a scacchi bianco e nero e c’erano due curve scalinate laterali che portavano al piano superiore. I tendaggi erano bianchi e blu ed i mobili antichi di un mogano scuro con dei candelabri d’oro massiccio.

“Mia signora…”, la voce del maggiordomo la riportò alla realtà. L’uomo dai capelli grigi s’inchinò “Sono al vostro completo servizio”. Giulietta sorrise un po’ imbarazzata. L’uomo guardò Mercuzio, “Signorino è la prima volta che portate una donna in questa casa…” osservò, il biondo lo interruppe subito  “Si, però adesso dobbiamo asciugarci. Giulietta cena con noi stasera”.

La ragazza lo guardò allarmata e pensò ad una scusa per non rimanere, ma non le venne in mente nulla. “Fammi portare in camera un abito di mia zia” continuò Mercuzio. Il maggiordomo sorrise e annuì poi tornò a guardare la fanciulla “Voi siete dunque Giulietta? Quella Giulietta?”. “Fai troppe domande!” lo accusò scherzando il ragazzo. L’uomo si ricompose “Come desiderate signorino”, e i due ragazzi si congedarono.

“Poverino il tuo maggiordomo, sembra una brava persona! Lo tratti sempre così male?” chiese Giulietta mentre il giovane apriva la porta; la guardò divertito “Anche peggio” e la invitò ad entrare “Prego Madame”.

Una volta in camera di Mercuzio la ragazza scese lentamente i gradini di pietra e ammirò quello che le era apparso dinanzi agli occhi “E’ bellissima!” si lasciò sfuggire.

 C’erano un paio di finestre contornate da oro con le tende bianche, il camino spento ospitava sulla cappa una serie di spade disposte a semicerchio e di diverse misure, c’era un grande tavolo imbandito di frutta e brocche , con due sedie impreziosite da chissà quali pietre vicino ad un elegante armadio e due bauli, dei quali uno aperto e qualche camicia era sparsa qua e la.

Giulietta alla vista del letto che occupava proprio il centro della stanza aveva distolto un paio di volte gli occhi imbarazzata. Era un letto più largo del suo con un alto baldacchino beige e alla base altri scalini di pietra. Notò una spazzola piena di capelli biondi sul comodino e trattenne una risata.

Una serva piuttosto anziana apparve alla porta e tese a Mercuzio un abito della zia, lui la ringraziò e la ragazza ancora di spalle lo sentì chiudere la porta. Si avvicinò alla finestra attratta dal rumore della pioggia che sbatteva sui vetri. Il ragazzo l’ammirò sorridendo, posò sul letto il vestito e accese qualche candela per illuminare il colorito freddo che invadeva la stanza.

Giulietta si voltò e si avvicinò al letto, il suo sguardo le cadde sul vestito che vi era sopra: le maniche corte, arricciate e bianche, il corpetto e la gonna lunghissima e ampia su una tonalità grigio-verde e una cinta intrecciata dello stesso colore. “Ti piace? Se vuoi posso fartelo cambiare” disse Mercuzio accendendo l’ultima candela, poi spense il fiammifero.

Lei gli sorrise “Ma scherzi? Va benissimo questo” e si accorse delle gocce che entrambi stavano lasciando sul pavimento. Il biondo si tolse distrattamente il farsetto e lo lanciò su una sedia poi iniziò a slacciarsi la camicia, la guardò mentre distoglieva lo sguardo imbarazzata e scoppiò a ridere.

“Tieni!” afferrò un telo da un baule e glielo lanciò, lei lo prese al volo e ci si strofinò i capelli “Grazie” mormorò. Mercuzio tornò ad occuparsi della sua camicia ridendo ancora fra se e se. Voleva dirle molte cose, sapeva che avevano bisogno di parlare di ciò che era successo negli ultimi giorni ma un nodo che non voleva sciogliersi lo distrasse. Sbuffò palesemente spazientito. Giulietta rise e si appoggiò il telo su una spalla “Lascia, faccio io”.

Gli si avvicinò e appena gli toccò i lacci della camicia lui le sfiorò il mento “Non credevo mi stessi spiando. Da quando in qua non ti volti dall’altra parte mentre mi spoglio?” ridacchiò. La ragazza gli lanciò un’occhiata che lo fece ridere ancora di più e trattenendosi anche lei dal ridere sciolse anche gli altri nodi e gliela tolse lentamente per accertarsi che la ferita si fosse rimarginata del tutto.

“Adesso aiutami tu” gli diede la schiena lasciandolo a bocca aperta e si spostò i capelli davanti su di un lato. Mercuzio un po’ spaesato per quel gesto iniziò ad allentarle le stringe, voleva guardarle la schiena ma sotto l’abito incontrò la seta della sottoveste.

L’aiutò a sfilarsi il vestito bianco e lo appoggiò su una sedia ma non smise di guardarla. Giulietta stava per ringraziarlo quando sentì le sue mani sulle spalle e sulla schiena, le baciò delicatamente il collo e le abbracciò i fianchi.

La sentì rabbrividire senza opporre resistenza. “Questa dovresti togliertela” azzardò abbassandole una spallina. Giulietta scattò via dalle sue braccia e si girò a guardarlo in faccia con un espressione rabbiosa ma contenuta “Ti piacerebbe non è cosi?”. Lui l’attirò di nuovo a se “Si, molto” sussurrò ad un passo dalle sue labbra, le accarezzò il viso e la guardò divertito.

Sapeva che stava per esplodere e che lo avrebbe attaccato velenosamente come solo lei sapeva fare. “Non mi dispiace affatto deluderti sai…?” disse Giulietta poco convinta e lui la interruppe con un bacio. Invece di provare a liberarsi dalla sua presa come faceva spesso, rispose al bacio e si mise sulle punte dei piedi per abbracciarlo meglio. Il ragazzo sorpreso, la strinse ancora più forte e la spinse contro il letto per poi buttarcela sopra.

Lei si affrettò a sistemarsi la sottoveste che era già abbastanza corta e si accorse dello sguardo di lui sulle sue cosce. Aveva appoggiato un braccio ad una colonna del baldacchino e rideva col fiato corto. Giulietta si sentì stranamente indifesa, “Che cosa vuoi farmi?” gli chiese dubbiosa. “Tante cose” rispose Mercuzio a bassissima voce, le afferrò lentamente un piede e le tolse la scarpa per poi fare lo stesso con l’altra.

“Vuoi smetterla di tremare?” le chiese divertito mentre continuava a guardarle le gambe come mai nessuno aveva fatto prima “Prima mi provochi e poi hai paura…Non si fa”. Lei si accomodò meglio piegando le ginocchia per allontanarle dalla sua vista, eppure non aveva paura come le aveva appena detto lui, era tutt’altro; una nuova e strana sensazione che non aveva mai provato.

Il biondo smise di guardarla e si sedette sul letto per togliersi gli stivali. Giulietta si sdraiò su un fianco e incerta sul da farsi, rimase ferma a guardargli i riccioli umidi che gli ricadevano sulle spalle e sembravano più lunghi poi gli si accostò e lo abbracciò da dietro. “Che c’è, non riesci a stare lontana da me?” scherzò lui ormai scalzo mentre spostava gli stivali vicino al comodino.

“Forse” rispose lei e lo baciò sulla guancia. Mercuzio le accarezzò le mani e intrecciò le dita alle sue poi si voltò e le sorrise. La pioggia fuori non accennava a smettere e altri due tuoni in lontananza si fecero sentire. Giulietta improvvisamente volle sapere perché non si era più fatto ne vedere ne sentire per qualche giorno.

Lui quasi si alterò spiegandole che era per lei, visto che le aveva scritto di non volerlo più vedere. “Mi stai dicendo che ti sono mancato?” le chiese accomodandosi anche lui sul letto. La ragazza rispose con un’altra domanda “Non eri da Elena vero?” facendolo ridere ancora.

“Soffri la mia mancanza e sei gelosa di me! Cosa devo pensare?” la guardò giocando con una bretella della sua sottoveste. Giulietta guardò altrove poi rise “Non lo ammetterò mai! Rassegnati”, tornò a guardarlo con aria di sfida. Lui le prese il viso tra le mani,“Puoi anche ingannare te stessa se vuoi ma non puoi ingannare me” e si accostò lentamente alle sue labbra.

La giovane ragazza di fronte a lui sentì la ragione scivolarle completamente via, come se lui fosse riuscito spogliarla. Lo baciò lentamente, molto lentamente per poi avvinghiare un piede sotto al suo polpaccio e afferrargli i capelli. Sentì le mani di lui sui suoi fianchi e sulla sua schiena risalire fino alle spalle mentre le baciava avidamente il collo.

Mercuzio le abbassò una spallina e le mordicchiò la spalla. I loro respiri erano molto più accelerati di prima e lui fu colto da una forte voglia, una voglia che non aveva mai avuto per nessuna tranne che lei, e dal bisogno di andare oltre, di averla.

Giulietta si ritrovò seduta sopra di lui e i loro baci divennero più intensi, lo accarezzò dietro al collo e senza rendersene conto avvicinò troppo il bassoventre al suo. Mercuzio trovò la forza di staccarsi dalla sua lingua che stava diventando peggio di una droga.

Aprì gli occhi e la guardò dispiaciuto. “Che c’è?” chiese la ragazza preoccupata continuando a giocare con i suoi capelli. Lui abbassò gli occhi e riprese fiato “Non voglio costringerti a fare qualcosa che non vuoi fare...scusa“. Giulietta gli alzò il mento “Tu non lo faresti mai, credi che non lo sappia? Io mi fido di te”, il ragazzo scosse la testa “Perdonami, non voglio perdere il controllo delle mie azioni, e sta succedendo proprio ora”.

Lei continuò a guardarlo perplessa cosi lui le sfiorò le gambe che gli circondavano la vita resistendo alla crudele tentazione di stringerle e la guardò negli occhi come per trasmetterle quello che stava pensando. La ragazza lo baciò ancora poi si staccò da lui e scivolò agilmente giù dal letto. “Sarà il caso che ci cambiamo” disse allegramente e afferrò l’abito che era rimasto dall’altro lato del letto.

Mercuzio si alzò dal letto e si trascinò pigramente verso l’armadio. “Non ti devi scusare, non hai fatto niente di male” gli disse lei mentre si avvicinava per fargli vedere come stava vestita. “Sei stupenda! Come sempre” sorrise lui e la baciò a stampo, lei gli prese la mano e vi intrecciò le proprie dita come aveva fatto lui la prima volta quando Giulietta era ancora in punizione.

L’ora di cena suonò e i due ragazzi si avviarono in una delle sale al piano di sotto. La pioggia era cessata ed era tornato il caldo. I corridoi erano più illuminati e il vecchio maggiordomo faceva strada. “Non ceniamo nella sala grande?” chiese Mercuzio.

“Vostro zio ha chiesto una serata più intima” rispose l’uomo mantenendo il suo passo svelto e leggiadro. Giulietta guardò il biondo e iniziò a preoccuparsi. Un paio di serve le passarono davanti e la riverirono. Lei sorrise e continuò a seguire il maggiordomo. “Tranquilla” le sussurrò il ragazzo stringendole la mano, “Andrà tutto bene”. 

Escalus sedeva al tavolo rotondo assieme a sua sorella minore Caterina, suo nipote Valentino, sua cognata Isabella e i suoi due nipotini. “Io spero che questa sera non ci serviranno di nuovo quella carne al sangue di ieri” si stava lamentando Caterina con Isabella che era intenta a ripetere a suo figlio “Stai seduto bene, su non giocare con il bicchiere”, guardò la cognata con un’espressione divertita “Proprio non la sopportate vero?”.

La principessa sbuffò “No, è esattamente il contrario! Se l’assaggio ne voglio sempre di più”. Escalus la guardò torvo e lei abbassò la testa, poi si rivolse a suo nipote “Tuo fratello ancora non si degna di presentarsi” osservò sarcastico. Valentino che teneva in braccio sua figlia sorrise “Diamogli tempo”.

I servi dietro di loro erano zitti e immobili in attesa di ordini, c’era anche una balia che in quel momento si avvicinò ai due genitori. Isabella le sorrise e la lasciò posare il tovagliolo sulle gambe del figlio, Valentino invece strinse sua figlia che stava giocherellando con la tovaglia.

“Oh, non c’è bisogno” disse alla balia “Ci penso io, vai pure”. La donna tornò al suo posto e Isabella lo guardò con ammirazione e rimprovero. Lui le sorrise “Sai come la penso”, lei annuì.

“Finalmente!” esultò Escalus e si alzò per poi risedersi subito.

Mercuzio aveva fatto il suo ingresso con un “Buonasera a tutti!” e dopo averli guardati uno a uno aveva chiesto “Siamo in ritardo?”. Valentino si alzò con la bimba in braccio “Come se non lo sapessi” e gli si avvicinò per salutarlo. “Voi dovete essere Giulietta!” esclamò Caterina avvicinandosi a lei che le sorrise e la ringraziò subito per il vestito.

 “Ti sta d’incanto” le sorrise la principessa e lei la ringraziò poi guardò Escalus seduto “Mio Principe…” fece un inchino e lui rispose senza interesse “Accomodati pure senza troppo cerimonie”. Caterina la guardò e le sussurrò di non farci troppo caso, Giulietta sorrise ugualmente e si voltò a guardare gli altri quando riconobbe Isabella.

Il tempo sembrò fermarsi e tornò indietro di parecchi anni a quando la sua istitutrice le aveva insegnato a leggere, a scrivere, a contare, il francese e a suonare l’arpa. Isabella lasciò la mano di suo figlio che corse a salutare Mercuzio e si avvicinò a Giulietta con gli occhi lucidi “Oh mio Dio, sei proprio tu?”.

 Valentino ed Escalus le guardarono curiosi. La giovane la raggiunse e la guardò ancora “E tu sei proprio tu?”, iniziò a piangere anche lei “Isa?”. La donna annuì e si abbracciarono commosse poi Isabella rise “Non ci posso credere! Come sta tua madre?” si staccarono e si presero le mani.

Mercuzio si avvicinò “Vi conoscete già?” chiese sbalordito, Isabella annuì e si rivolse al marito “Lei è Giulietta”, lo disse come se avesse sempre parlato di lei “Sono stata la dama di compagnia di sua madre e sua istitutrice”.

La ragazza si asciugò le lacrime “Mia madre sta bene e sono convinta che non vede l’ora di rivederti”, Mercuzio le accarezzò la spalla e lei lo guardò dolcemente.

“Ma guardati!” disse ancora Isabella “Sei un fiore!”. La bimba in braccio al fratello di Mercuzio allungò una manina e afferrò una ciocca di capelli a Giulietta “Papà guarda sono bagnati!”, “Non li tirare che potresti farle male!” le sussurrò lui nel modo più delicato, la mise a terra e tese una mano alla ragazza.

“Lui è mio fratello Valentino” disse Mercuzio mentre faceva il baciamano a Isabella. Giulietta si voltò a guardare Escalus poi di nuovo Valentino “Si vede” disse, “lui però somiglia molto a tuo zio “.

Valentino le sorrise, Giulietta pensò che dopo Mercuzio quello che aveva davanti era l’uomo più bello che avesse mai visto. Alto, capelli neri e mossi legati con un nastro verde come la pietra del suo anello, grandi occhi castani ed espressivi, denti bianchissimi e barba e baffi esattamente come il fratello. Una piccola cicatrice al sopracciglio sinistro e lineamenti morbidi.

Gli sorrise mettendolo quasi in difficoltà. “Che c’è Giulia?” chiese Isabella senza capire. La ragazza rise, “Tuo marito è bellissimo”.

Escalus iniziò a tossire, Caterina si accomodò facendo finta di non aver sentito e Mercuzio alle spalle di Giulietta si sentì improvvisamente invaso dalla gelosia ma anche pugnalato di nuovo da una lama al torace.

Isabella guardò ancora la ragazza e suo marito. “Lo sa!” esclamò rompendo il silenzio e si accomodò a tavola. Anche Giulietta prese posto mentre Valentino la guardava ancora.

“Davvero pensate questo di me?” le chiese quando tutti si furono seduti. Lei notò che Escalus stava per dire qualcosa ma non lo fece. “Certo! Sembrate Mercuzio con i capelli neri, ecco perché siete bellissimo” afferrò la mano del ragazzo accanto a lei che era diventato stranamente silenzioso.

Improvvisamente la gelosia lo abbandonò e la guardò sorpreso ma sollevato. Lei gli sorrise ancora poi si concentrò sulla cena che i servi avevano iniziato a servire. “Mamma io voglio andare da lei!” ripeté più volte la bimba a tavola con loro finché non si staccò dai genitori.

“Viola vieni qui!” la richiamò Isabella ma la piccola non ubbidì, andò invece da Giulietta. “Ciao” le disse la ragazza con un sorriso. La bimba dai mossi capelli castano dorati le toccò ancora i capelli “Come sei bella, posso stare in braccio a te?”.

Isabella subito le ordinò di non disturbare la ragazza ma lei la fece accomodare sulle sue ginocchia “Va tutto bene non ti preoccupare” disse Giulietta, Valentino acconsentì.

Escalus osservò la scena in silenzio e finalmente parlò “Dunque, nipote, sarebbe questa la donna per cui hai perso la testa?”. Mercuzio smise di mangiare e lo guardò. “Ah davvero? Hai perso la testa per me?”, Giulietta ridacchiò poi tornò seria. Lui la guardò come la guardava sempre poi riguardò lo zio.

“Gira voce che tu abbia ucciso per lei” disse Valentino. Escalus bevve un sorso di vino “E’ la verità, ha fatto fuori il giovane Paride per lei in duello”. Il fratello di Viola corse da Mercuzio “Zio, voglio stare in braccio pure io!”, lui gli fece posto “Ma certo! Vieni”.

Il piccolo si accomodò e guardò Giulietta salutandola con la manina. “E tu come ti chiami?” chiese lei, “io sono Enea, lei è la mia gemella” disse il piccolo indicando la sorellina che stava toccando i capelli della ragazza. “Avete la stessa età!” disse lei e loro risposero insieme “Si, 4 anni”.

Il Principe continuò il suo discorso “E si è anche preso una bella coltellata dal suo migliore amico per lei”. Isabella guardò Giulietta e Valentino rispose “Beh se non è amore questo, io non saprei come chiamarlo”. Caterina sorrise “Ben detto nipote!”.

 Mercuzio imbarazzato si rivolse ad Enea “Facciamo un gioco, ti va?”.Il bimbo replicò “Ma io voglio tirare di spada!” e tutti risero. “Quando sarai più grande, te l’ho già promesso” rispose Mercuzio spettinandogli i capelli. “Ha capito tutto” commentò Giulietta mentre Viola appoggiò la sua testolina alla sua spalla.

“Perché tu sai forse usare la spada?” chiese Valentino. Il Principe guardò la ragazza “Abbiamo saputo anche del vostro ultimo spettacolo in casa Montecchi, ti piace salire sui tavoli se non erro?”. Mercuzio s’intromise “Si e la sa usare anche bene, ha messo fuori combattimento le guardie dei Montecchi insieme a me”.

Isabella ascoltò con interesse “Chi cresce in casa Capuleti deve sapere difendersi fin da piccolo” disse e guardò la ragazza con ammirazione “Fai bene continua cosi!”. Escalus bevve ancora “E perché? Potrebbe diventare…pericolosa. E poi lo sapete sono contro all’uso delle armi da parte delle donne”.

Valentino e Isabella si guardarono “Secondo me ci pensi ancora zio” disse il nipote. “A cosa?” chiese Giulietta spontaneamente. Escalus non la guardò “Non sono affari tuoi” e ricevette una gomitata da sua sorella. Mercuzio lo riprese “Zio quando ti rivolgi a lei, mostra un po’ più di rispetto”. La ragazza gli toccò la mano “Non fa niente” ma lui non fu d’accordo.

Isabella azzardò “Non sei curiosa di sapere come io e Valentino ci siamo conosciuti?”, Giulietta annuì visibilmente e notò il principe irritarsi. “Inizi tu Mercuzio?” chiese Isabella rilassandosi, lui guardò la ragazza al suo fianco “Qualche anno fa, quando ero più piccolo, avevo un paggio che in realtà era una donna. Si chiamava Lianne”.

Valentino lo interruppe “Conobbi Isabella una sera al tramonto mentre ero in giro da solo, lei mi passò accanto di corsa e sbatté contro la mia spalla ricordi amore?” le chiese prendendole la mano sul tavolo, lei lo guardò ammaliata “Lo ricordo come se fosse ieri…”.

Valentino tornò a guardare Giulietta, “Scoprimmo di avere molte cose in comune, ci piace molto leggere, romanzi d’avventura soprattutto. Io a quel tempo scrivevo anche delle storie mie cosi la invitai qui per fargliene leggere qualcuna”.

Isabella prese la parola “Un pomeriggio era presente anche Lianne, mio marito le aveva insegnato a leggere e a scrivere e lei si era innamorata di lui”. Escalus ordinò dell’altro vino, Isabella gli lanciò un’occhiataccia poi continuò “Era vestita da uomo e indossava una parrucca. Ci odiammo subito, dal primo istante”.

Valentino scoppiò a ridere. “Quel pomeriggio la ragazza iniziò a punzecchiarmi con le parole, e mi macchiò il vestito. Io mi alzai e le strappai la parrucca perché avevo capito che era una donna. In seguito Val uscì fuori a consolarla poi tornò da me”. I due sposi si guardarono teneramente. “E quando anche Lianne rientrò nella stanza ci sorprese a baciarci e urlò di rabbia ma noi non l’ascoltammo…”.

Caterina fece cadere accidentalmente la forchetta a terra, chiese scusa poi guardò il fratello “Perché non racconti tu la parte del lago?”. Lui la guardò impassibile. “Il lago?” chiese Giulietta. Isabella le rispose “Si il lago qui dietro al castello…Questa ragazza aveva intrecciato una relazione con Escalus dopo l’ennesimo rifiuto di Val ma una sera provò a concedersi a lui in riva al lago. Io e il principe li scoprimmo e io cercai di ucciderla”.

Parlò come se stesse raccontando una storiella divertente ma Giulietta non ci vedeva nulla del genere. Guardò Valentino “E voi l’avete respinta spero?”. Il ragazzo sembrò rivivere la scena per un attimo. “Non ho mai provato nulla più che amicizia per lei…Quella sera voleva concedersi a me, e me lo chiese quasi supplicandomi ma no non ci riuscì”.

Isabella sbuffò “Perché io vi ho interrotti” precisò sorridendo, lui si rattristò “Sai che non è vero”. Giulietta guardò il principe che non parlava da un bel po’. “Tu come al solito detti la colpa a me mentre sotto i tuoi occhi la tua promessa sposa stava per fare…”.

Escalus sbatté la mano sul tavolo “Ora basta!” gridò. Isabella ignorandolo si rivolse a Giulietta “Ma dimmi, Varen come sta?”, lei le sorrise “Gode di ottima salute!”. Calò un breve silenzio durante il quale la giovane rifletté sulla storia che le era appena stata raccontata poi d’un tratto chiese “E dov’è Lianne adesso?”.

Il Principe lanciò il tovagliolo e si alzò indicandola “Tu!” le disse, “Vieni con me”. Giulietta guardò Mercuzio che prontamente si offrì di accompagnarla. “E’ morta” disse Caterina guardando il piatto, “Ed era incinta”. Escalus si allontanò dal tavolo in silenzio e i due ragazzi affidarono i bambini ai loro genitori per  seguirlo mentre Valentino ripeté due volte “Dove li stai portando?”.

In corridoio Mercuzio sussurrò all’orecchio della ragazza “Non ti hanno detto tutta la storia, prima di conoscere il mio paggio mio zio era innamorato di Isabella”. Giulietta lo guardò sbigottita “Cosa?”, lui le fece cenno di abbassare la voce. “Si…”ammise, “E sono convinto che ancora lo sia, che non abbia mai smesso” sospirò e aggiunse “Credo stesse con quella ragazza per provare a dimenticare”. La ragazza guardò il mantello che li precedeva a dovuta distanza e provò pena e sconforto.

Il biondo le passò un braccio sulle spalle, “Lui dice sempre che il fantasma di Lianne è ancora qui..”. Una porta sbatté cosi forte da fare rabbrividire Giulietta che quasi urlò e si aggrappò a lui. “Cos’è stato?” chiese allarmata, “E’…lei?”. Si fermarono e lui rise, le accarezzò i capelli per poi guardarla.

“Chi lo sa, magari ci sta anche osservando”. Lei si guardò intorno un po’ ansiosa e scorse gli occhi di Escalus su di loro, si era fermato ad aspettare che riprendessero il passo.  Lo raggiunsero dopo qualche secondo e finalmente scoprirono la sua destinazione: la sala delle armature.

“Zio ti prego no” gli disse Mercuzio mentre l’uomo alto 2 metri si lasciava cadere il mantello di dosso e prendeva due spade che due servi avevano appena finito di lucidare. Studiò da cima a fondo la lama di una e disse “Vieni qui”, Giulietta si mosse ma il biondo la trattenne per un braccio ,“Vuole solo combattere!” gli intimò lei tranquillissima.

Scese i gradini e si accomodò al centro del pavimento di marmo dalla forma ovale e quando Escalus le lanciò l’altra spada lei afferrò l’elsa al volo ma il peso della lama la costrinse a poggiare la punta a terra.

Il Principe si rivolse a Mercuzio “Non le farò troppo male” e si avventò su di lei senza darle tempo di prepararsi, infatti parò male l’attacco e l’arma le cadde di mano. L’uomo di fronte a lei sorrise e le diede le spalle per stiracchiarsi.

Giulietta si chiese cosa gli stesse passando per la mente mentre raccolse la spada e fendette l’aria per un paio di volte da entrambi i lati, si spostò di qualche passo e lui si voltò puntandole l’arma contro. Aveva una voglia matta di guardare il ragazzo sui scalini che la stava fissando ma sapeva che in momenti come quelli non erano concesse distrazioni, soprattutto per una principiante.

Alzò la spada con entrambe le mani e assunse la posizione di guardia. Escalus cominciò a girarle intorno e a farle qualche finta, ma lei non si lasciò intimorire. Aveva trovato il modo di sostenere il peso e quando meno se lo aspettò lo attaccò per la prima volta. Dopo un altro paio di attacchi le loro lame si incrociarono e lui la guardò negli occhi “Sei brava” ammise, “Ma potresti fare di meglio”.

Sferrò un colpo cosi forte che lei indietreggiò e dovette alzarsi lo strascico del vestito per non cadere. In quel momento Caterina, Valentino e Isabella si avvicinarono in silenzio al ragazzo dai capelli dorati per osservare la scena.

Giulietta si trovò in difficoltà: Escalus sferrava colpi pesanti che non le permettevano di attaccare ma solo di difendersi. Indietreggiò ancora e dovette quasi piegare la schiena all’indietro per sopportare il peso della lama dell’avversario che d’un tratto l’allontanò. “Oh bene abbiamo compagnia” disse alla vista dei suoi parenti.

La ragazza approfittò di quella distrazione per colpirlo e lui parò all’ultimo momento. Poi continuò ad attaccarlo riuscendo ad avere la meglio per qualche istante, schivò i suoi colpi e si avventò su di lui con tutte le sue forze ma lui riuscì a trattenerla per un braccio e a disarmarla.

Isabella sussultò quando Escalus le puntò la lama alla gola. “Zio ti prego basta!” urlò Mercuzio, Valentino gli toccò una spalla. Caterina osservava la scena divertita. “E’ tutto qui quello che sai fare?” le chiese il principe respirandole vicino all’orecchio, “E’ tutto qui quello che sa fare!” gridò ai suoi parenti.

In quell’istante Giulietta gli sfilò il pugnale dalla cinta lanciandolo in aria per il manico, lo afferrò e nell’istante in cui glielo puntò al viso lui se ne accorse e frappose la sua lama. Lei oppose resistenza mentre lui si stava palesemente infuriando poi gli pestò un piede più forte che poté e lui mollò la presa per abbassarsi dal dolore.

Allora riuscì a staccarsi da lui e gli alzò di nuovo il pugnale contro. Escalus parò il colpo a malapena e con una ginocchiata forte in pancia cadde all’indietro. I presenti scoppiarono a ridere tranne Mercuzio.

“Ti ha conciato per bene fratellino!” gridò Caterina. Giulietta si sentì soddisfatta, guardò il principe a terra con i lunghi capelli neri sul volto, se li scostò e guardò diffidente la mano che lei le tese. Nell’altra aveva ancora il suo pugnale. “Mi avete provocata, adesso non vi è permesso lamentarvi” gli disse trionfante mentre lui si rialzava dandole la mano.

Sentì i suoi occhi pesare su di lei quando le fu di fronte. Alzò gli occhi e gli riconsegnò il pugnale. Lui lo prese e lo gettò a terra per poi andare da suo nipote minore, si chinò a sussurrargli “Ottima scelta, mi piace”. Gli diede una pacca sulla spalla e sparì.

Mercuzio corse da Giulietta che guardava tutte le spade, le sciabole e gli scudi che erano li intorno. “Come ti senti? Sei ferita?” le toccò la fronte, i capelli e il vestito. “Sto benissimo!” lo rassicurò lei accarezzandogli il viso e lui l’abbracciò forte combattendo contro la voglia di piangere.

Isabella e Valentino si complimentarono molto con lei per la strategia e Caterina per non averle sciupato il vestito.

 

Sdraiata sul letto a pancia in giù con l’espressione assorta Giulietta era intenta a leggere la storia d’amore di Tristano e Isotta. Sfogliò pagina e decise di cambiare posizione, si mise seduta e tenne il libro alzato.

La balia bussò alla porta e ricevette il permesso di entrare.“Piccina mia, buone notizie per te!” annunciò allegra con una lettera in mano. La ragazza non staccò gli occhi dal libro cosi la donna le svelò il contenuto “Domani sera ci sarà una festa! Che belle le festa, le ho sempre amate. Si sa, per andarci noi donne ci facciamo tutte belle e…Giulietta ma mi stai ascoltando?”.

La fanciulla sfogliò un’altra pagina mormorando un “Si”. La balia guardò ancora la lettera “Dunque, questa si terrò al palazzo del Principe Escalus in onore dell’anniversario del suo principato…”. Giulietta saltò giù dal letto e le strappò di mano la lettera.

Finì di leggere i dettagli mentre la balia fantasticava sul vestito che avrebbe indossato e sull’acconciatura che le avrebbe fatto. Da dietro la porta orecchie indiscrete ascoltarono tutto e corsero a riferire…

 

Esmeralda entrò nella sua stanza da letto e stanca si lasciò cadere su una sedia. “Novità?” chiese Tebaldo da sotto le coperte, era completamente nudo e il lenzuolo lo copriva dalla vita in giù. La giovane lo guardò dapprima incerta, poi sospirò e si alzò avvicinandosi “Pare che domani sera ci sarà una festa dallo Scaligero…”.

L’uomo la strattonò a se per una manica “E dunque?”.  Esmeralda cercò di mantenere la calma “Giulietta ci andrà”, sentì le mani di lui sotto al vestito e scattò provando ad allontanarsi. “Buona, stai buona” sussurrò lui e le leccò una mano fino al polso poi si alzò in piedi e iniziò a spogliarla.

La ragazza lo lasciò fare giurando a se stessa che quella sarebbe stata l’ultima volta. “Che cosa avete in mente?” gli chiese con gli occhi bassi “Riguardo a domani”, lui le strinse la gola “Ti ho detto che non devi fare domande!”. Esmeralda si lasciò sfuggire una lacrima e lui noncurante le tolse anche l’ultimo velo.

 

Lo scudiero la guardò sbattendo le palpebre. “Sei sempre il solito lento a capire? O me lo fai apposta? Ti ho detto di sellarmi Varen! Adesso!” gli ripeté Giulietta. “Si ma sono anni che nessuno lo cavalca più” disse lo scudiero facendola spazientire “Tu fai come ti dico e basta!”.

Quando l’ebbe finalmente ascoltata, la ragazza si avvicinò al purosangue dal pelo nero come la notte e gli fece annusare la mano. Il suo cavallo dal pelo rossastro sbuffò. Giulietta rise e andò da lui, lo accarezzò e lo baciò sulla scia di pelo bianca che aveva sulla fronte.

“Devon non essere geloso! Lo sto solo riportando alla sua padrona, tu non vorresti che qualcuno ci separasse vero?” gli chiese dolcemente. L’animale la guardò e sembrò tranquillizzarsi, dopo l’ultima carezza lo salutò e con l’aiuto dello scudiero montò in sella a Varen e partì.

Il cielo era di nuovo nuvolo e cupo ma la pioggia non sarebbe scesa, non quella sera. Mercuzio passeggiava in attesa che arrivassero gli ospiti e ogni tanto si fermava ad ammirare i fiori nel giardino e ad accarezzarne i petali.

Non vedeva l’ora di rivedere Giulietta, nel profondo della sua anima era cosi impaziente di vederla che avrebbe potuto urlarlo. Da dietro al cespuglio di rose blu spuntò un gatto dal pelo rosso e bianco e gli occhi verde smeraldo. Miagolò e andò a strofinarsi contro la gamba del ragazzo che prontamente si chinò ad accarezzarlo, “Come sei bello micio” gli sussurrò e lo prese in braccio.

In lontananza il cancello si aprì e finalmente la vide, il suo cuore accelerò il battito e quasi non si accorse che il gatto gli stava facendo le fusa. Lentamente le andò incontro e si fermò per guardarla scendere dalla sella e consegnare le briglie allo scudiero. Ammirò il suo abito lungo e bianco con le maniche rosse come i due fiocchi che aveva tra i capelli ondulati.

Giulietta si accorse della sua presenza e gli sorrise “Sei in dolce compagnia!”. Il volto le si illuminò quando vide da vicino cosa stringeva, accarezzò il pelo morbido dell’animale che si era accomodato tra le braccia di Mercuzio. “Finalmente sei arrivata” le disse guardandole la mano sulla testolina del gatto.

Lei annuì senza distogliere le attenzioni da quel pelo rosso e morbido. “Sei venuta con un altro cavallo?” le chiese curioso. La ragazza lo guardò sorridendo “E’ di Isabella, volevo farle una sorpresa”.

Il gatto si stancò delle coccole e balzò a terra. “Sarà contentissima quando lo vedrà” affermò lui e le sfiorò la mano “Vieni, entriamo”. Giulietta lo seguì.

All’interno era stato organizzato un buffet su di una tavolata lunghissima e lampadari e sedie erano stati ornati da grandi fiocchi dorati. I servi scorrazzavano qua e la mentre il maggiordomo impartiva loro ordini e li rimproverava se sbagliavano qualcosa.

Il principe si avvicinò al buffet per assaggiare qualcosa poi si mise di lato in attesa di ricevere gli ospiti. I due ragazzi andarono da lui, che prontamente guardò la ragazza “Siete in anticipo” osservò. Lei sorrise senza rispondere. “Zio perché non dici a Giulietta il vero motivo di questa festa?” ironizzò Mercuzio .

“E’ il suo compleanno!” gridò Caterina alle loro spalle. Escalus si scurì in volto “Discrezione” intimò ai due ragazzi ma Giulietta non lo ascoltò “E quanti anni compiete? Se è lecito”. Il principe non rispose e se ne andò. Mercurio si scusò per lui. Quando il resto della famiglia del ragazzo salutò la ragazza lei poté finalmente annunciare ad Isabella “Ti ho riportato Varen, è nelle scuderie!”.

La donna dai capelli rossi la guardò incredula. “Giulietta in braccio!” stridulò Viola. La fanciulla le sorrise e l’accontentò. Arrivarono altri parenti del principe e Mercuzio elencò uno per uno i loro nomi e discendenze. “Ti ringrazio” disse commossa Isabella avvicinandosi a Giulietta che le sorrise “Figurati, non c’è di che…”.

Un tonfo improvviso colse tutti di sorpresa. Escalus s’infuriò e corse a rimproverare l’anziano maggiordomo. Viola iniziò a piangere e Giulietta la consegnò ad Isabella poi si voltò e davanti ai suoi occhi apparve il motivo di quel rumore.

Ad uno dei lampadari si era allentata la corda ed era precipitato a poco centimetri da una serva che dallo spavento era paonazza. Alcuni moccoli erano caduti a terra e si erano spenti.

La fanciulla si avvicinò alla serva per chiederle se stava bene ma il principe si precipitò a dirle di non immischiarsi e aggiunse: “Mercuzio perché non porti Giulietta a fare un giro del castello?”.

Il nipote guardò la serva riprendersi e toccò la mano della ragazza “Certamente zio”. Lei lo seguì senza esitazioni.

“Qui ci sono le cucine…” diceva distrattamente Mercuzio mentre vagavano senza una meta, “Questa è una delle 32 stanze degli ospiti…, di la il corridoio che porta alla biblioteca principale…”. Giulietta guardava incuriosita “Insomma è una fortezza! E il pezzo forte qual è?”, lo afferrò per un braccio e lo trascinò nella direzione opposta stufa improvvisamente di quella situazione.

Attraversarono di nuovo il salone d’ingresso evitando lo sguardo del principe. “Vieni per di qua” si affrettò a dire il ragazzo, “Ti faccio vedere il piano superiore”. Lei lo riprese per mano sbuffano e si avviò sulle scale tenendosi l’abito con l’altra mano.

“Dai non fare cosi! Non ti odia, ha solo scelto di non affezionarsi alle persone” disse il ragazzo precedendola in cima alle scale. Giulietta si voltò a cercare lo sguardo del principe ma non lo trovò.

Sul pianerottolo che si divideva in due corridoi ai lati opposti c’era nel mezzo un atrio che era stato adibito a salotto con due eleganti divanetti frontali, un piccolo camino, un tavolino al centro sopra un raffinato tappeto e due grandi librerie stracolme su entrambe le pareti. Il tutto incorniciato da una grande vetrata ad arco con i bordi in ghisa divisa in tre sezioni.

“Questo è il pezzo forte della fortezza, come la chiami tu” sorrise Mercuzio. La ragazza si avvicinò come ipnotizzata alla vetrata illuminata debolmente dai pochi raggi di sole coperti dalle nubi grigie e che stavano tramontando.

Osservò il cielo e il paesaggio al di sotto di esso: ettari di prateria e bosco, un lago abbastanza grande da nuotarci dentro con un gazebo vicino e tanto verde. Notò anche qualche bersaglio per il tiro con l’arco sotto delle querce e sorrise. “So cosa stai pensando…”, il biondo ruppe il silenzio e le spostò i capelli arricciati di lato. Le accarezzò uno dei fiocchi rossi che aveva in testa.

“Non avevo mai visto questa parte di casa tua” disse Giulietta sognante. “E non è tutto” rispose lui, “Io mi riferivo alle armi però, non allo spazio che c’è qui”. Lei rise e o lo guardò accarezzandogli la guancia, lui prese la mano e la baciò. “Questo è uno dei miei angoli preferiti, sai già perché…”, si guardarono con complicità.

“Lo sarebbe anche per me se fosse casa mia” disse Giulietta e tornò alla ringhiera delle scale, si appoggiò al parapetto e il ragazzo la imitò. Commentarono ironicamente qualche signora tra gli ospiti dato che il salone si stava riempiendo poi d’un tratto la fanciulla toccò il braccio del ragazzo e indicò un punto “Guarda ci sono Arianna e Benvolio!”.

Mercuzio se ne accorse e la prese per mano “Vieni, andiamo a salutarli”. Giulietta sul secondo gradino gli lasciò la mano per sollevare entrambi i lati del vestito. Scesero le scale mentre gli invitati si voltarono a guardarli.

“Se non ti conoscessi direi che sei nervosa…” azzardò il giovane. Lei era troppo concentrata a non cadere ma si sentì gli occhi addosso “Guarda che sto benissimo”, quasi inciampò e lui le trattenne una mano e gliel’alzò. Rise e sbirciò le sue caviglie, notò che aveva degli stivaletti neri. “Quando sei imbarazzata inciampi” le annunciò.

Si fermarono a metà scala perché Giulietta dovette guardarlo in faccia con un’espressione beffarda. “Oh mia signora non fate cosi vi prego” disse lui prendendola in giro e si inginocchiò a baciarle la mano. La fanciulla rise di gusto e gli occhi le caddero distrattamente dinanzi a lei.

Non era più parte degli invitati che li rimirava, adesso ogni presente aveva lo sguardo incuriosito su di loro compresi i loro due amici che se la ridevano stupiti. Isabella e Valentino le sorridevano ed Escalus li fissava serio. Giulietta si accorse anche della presenza della sua famiglia e di quella dei Montecchi. “Fa che non sia vero” sussurrò mordendosi un labbro, in quel momento fu davvero nervosa.

Mercuzio si rialzò agile come un gatto e la prese sottobraccio intrecciando le dita delle loro mani e mettendoci sopra l’altra. “Come sei sfacciato” osservò lei mentre percorreva gli ultimi gradini al suo fianco evitando gli sguardi di tutti. Il ragazzo invece era a testa alta palesemente sereno, “Lo sai perché” le disse allegro una volta scesi.

Arianna si precipitò a salutare Giulietta e Benvolio abbracciò il suo amico. “Ma che è successo fra voi due?” chiese lei pazza di gioia, Giulietta e Mercuzio si guardarono ma non risposero. Benvolio ridacchiò “Quello che abbiamo sempre saputo succedesse! Non è cosi fratello?” gli diede una pacca sulla spalla.

I signori Capuleti si avvicinarono a loro seguiti dal principe. I due ragazzi fidanzati si congedarono. “Figlia…” disse Enrico guardandola. “Padre, non sapevo che anche voi foste state invitati” disse lei guardando il principe. Sua madre le accarezzò il viso “Tesoro non parli mai con noi ultimamente…”.

Il conte guardò Mercuzio “Voi dovete essere il ragazzo che entra in casa mia dal balcone dico bene?”. Non c’era un tono cattivo nella sua voce, eppure Giulietta s’irrigidì temendo il peggio.“Esattamente” rispose il ragazzo prendendo la mano che Enrico gli porgeva poi salutò anche sua moglie.

“Gradirei che la prossima volta passaste dalla porta principale” disse ancora il padre di Giulietta al ragazzo che annuì col sorriso “Senz’altro mio signore”. La ragazza lo guardò incredula ma felice. “E adesso principe volete spiegarci perché mi trovo in casa vostra assieme al mio nemico?” chiese il padre della ragazza cambiando tono.

Lei stava per abbracciare Mercuzio dalla felicità che quasi aveva dimenticato gli sguardi carichi d’odio che la signora Montecchi continuava a lanciarle. “Signor Capuleti ve l’ho già detto, cerchiamo di comportarci da persone civili. E’ l’anniversario del mio principato e siete stati tutti invitati indistintamente…” non finì la frase perché quasi strillò “Lui?!”. Giulietta si voltò distrattamente e tornò a parlare con Mercuzio ma lui stava fissando l’entrata con un’espressione di disgusto.

I Montecchi sussultarono “Tu! Traditore!”, ma le guardie gli impedirono di causare uno scontro. La ragazza si rivoltò pensando chissà a quale tragedia stava per succedere e si trovò il volto di suo cugino a un passo dal suo. “Tebaldo! T-Tebaldo!” ripeté la signora Capuleti ed ebbe un mancamento.

Tebaldo guardò la ragazza di fronte a lui con desiderio “Ciao cugina” le toccò il viso con la mano guantata di nero e se lo sfilò con i denti. Indossava un mantello marrone con un cappuccio. Calò il silenzio ma durò un attimo perché prese a parlare mentre tutti lo guardarono come un appestato.

“Non volevo disturbare la vostra festa, e mi dispiace per l’incidente di prima” rise malvagiamente indicando il soffitto e guardò i Montecchi che cominciavano a chiedere vendetta per Romeo. Mercuzio lo afferrò per il cappuccio “Sei tornato dal regno dei morti maledetto? Per causa tua Romeo è in esilio!”.

Tebaldo estrasse la spada e lo allontanò con la punta. Si mordicchiò il pollice “Sfortunatamente per te, sappiamo tutti perché il povero Montecchi” Sputò in terra “E’ stato esiliato” puntò l’arma contro il collo della cugina. Il conte strillò “Tebaldo che diavolo fai?”, le guardie del principe accerchiarono il Capuleti armati di balestre “Fermi!” gridò il principe.

Tebaldo rise e spinse la lama, ma Giulietta non aveva paura. “Tebaldo Capuleti se sei ancora vivo significa che ho esiliato un innocente…Ma potrei condannare te a morte se non la smetti con questa sceneggiata” gli si avvicinò ma il ragazzo lo ferì ad un braccio. Escalus non si mosse. Il sangue iniziò a colargli lungo la veste.

Mercuzio strinse i pugni e desiderò con tutte le sue forze ucciderlo. Suo fratello dall’altra parte della sala gli fece cenno che andava a prendere una spada, visto che alle feste spesso non le portavano con se. Tebaldo rise ancora “Cara cugina quel tuo amico donnaiolo non ti si addice affatto”, lei lo guardò dopo aver guardato la lama della spada “Mi disgusti!”.

Lui le spostò i capelli con la lama e gliela ripunto’ al collo poi fu sbalzato via da Valentino e i due iniziarono a duellare. “Fermi!” gridò Giulietta “Fermi tutti! E’ una faccenda tra me e lui!”. La folla si divise a metà e Tebaldo abbassò la spada, Valentino lo guardò con odio e continuò a puntargliela contro indietreggiando.

“L’avete sentita mia cugina? Da ordini adesso”, la sua espressione era diventata quella di un pazzo: occhi e bocca aperti mentre le vene sul collo pulsavano come se stessero per esplodere. Il giovane Capuleti indietreggiò come per prendere la rincorsa e alzò la spada con entrambe le mani.

Giulietta rapida si chinò ad estrarre i pugnali che nascondeva negli stivali e glieli lanciò contro. Il principe provò a fermarla ma senza successo insieme al nipote minore. La faccia di Tebaldo cambiò quando si accorse di essere immobilizzato dalle punte delle lame infilate nei tendaggi alle sue spalle che lo bloccavano sotto le ascelle.

Era rimasto sbalordito e con la spada in alto, aveva visto tutta la collera negli occhi della consanguinea e per un istante aveva temuto di morire. “Guardie prendetelo!” gridò Giulietta. Gli uomini del principe le ubbidirono all’istante. Enrico corse a sgridare il nipote. Escalus toccò una spalla della ragazza che si voltò a guardarlo poi si rivolse ai Capuleti “Portatevelo via!”.

Mercuzio la abbracciò tremante, lei si staccò quasi subito “Sto bene, sto bene” rise ma lui sapeva che non era vero. Le toccò il collo e le baciò la fronte poi si guardarono negli occhi e lesse tutta la sua preoccupazione. Una guardia porse i pugnali alla ragazza che se li rinfilò negli stivali. “Giulietta vieni via!” si allarmò il conte ma il principe lo rassicurò “Può restare, anche a dormire qui col vostro consenso”.

La ragazza non crebbe alle sue orecchie. Escalus guardò ancora il conte e gli sussurrò “Credetemi se avesse voluto colpirlo altrove lo avrebbe fatto”. I Capuleti rimasero ancora un po’ imbambolati da quelle parole poi se ne andarono con Tebaldo. “Zio devi punire questo affronto!” tuonò Mercuzio.

Il principe lo ignorò e batté le mani “Signori non è successo nulla, vogliamo adesso sposarci nella sala delle danze? La festa continua”. Valentino corse da Giulietta con la spada ancora in mano “Come vi sentite?” le chiese preoccupato. Lei sorrise dicendogli di stare tranquillo poi vide Isabella uscire da una stanza con i bambini per mano.

Escalus le si parò di fronte con le mani tese “Giulietta, le armi”. Lei lo guardò arrabbiata “Come prego?. Il principe sbuffò “Forza non farmi perdere altro tempo”. Valentino e Mercuzio la guardarono e annuirono. La ragazza guardò ancora le mani del principe. “Non costringermi a prenderteli con la forza” le intimò , “Ma perché?” si lamentò lei tirandone fuori uno. Escalus lo afferrò “Su anche l’altro, sbrigatevi”. Lei glielo consegnò con la punta verso di lui a differenza del precedente e lo guardò sconsolata.

 

Più tardi, quando gli invitati si erano già dimenticati dell’accaduto ed erano intenti a fare baldoria Giulietta salì di corsa una delle due scalinate nel salone all’ingresso e quasi inciampò nel lungo tappeto rosso sopra i gradini. Si stava chiedendo dov’era finito Mercuzio e stava andando dritta dal principe a scambiare con lui due paroline.

Una mano l’afferrò per il gomito e lei si ritrovò contro il muro. Era cosi distratta che non si era accorta di essere nella parte opposta del corridoio rispetto alla sala delle danze. Aveva sobbalzato quando il ragazzo che stava cercando l’aveva toccata ma una volta realizzato che era lui si era rilassata, o almeno credeva di esserlo.

“Dove stavi andando?” le chiese il giovane appoggiando una mano al muro sopra la testa di lei. Giulietta si rese improvvisamente conto di non essere affatto consapevole di dove stava andando. Guardarlo non le faceva più ricordare nemmeno il suo nome, e il suo odore poi…

Cercò di non guardarlo negli occhi per evitare un mancamento. Mercuzio rise e dovette ripetere la domanda, la ragazza mentì “Volevo controllare che Tebaldo si fosse davvero allontanato…”.

Il ragazzo le toccò il mento e si ritrovò ad un passo dal suo viso, “Ho visto quello che sei capace di fare…Dovrei avere paura di te, invece non capisco perché tu ne abbia ancora di me…”, girò il viso che tratteneva dolcemente verso il proprio e la ragazza cercò di indietreggiare ma era appiccicata al muro.

D’un tratto lo guardò negli occhi e desiderò che lui la baciasse, invece il biondo continuando a fissarla disse “Ci si rivede amico mio!”. Giulietta sentì la risata cristallina di Arianna e si staccò immediatamente da lui.

Benvolio li guardò con un sorriso “Ma non venite a ballare? Mancate solo voi!”. Arianna fece l’occhiolino a Giulietta e le chiese qualcosa su Mercuzio, ma lei senza guardarli si dileguò di corsa nella parte opposta del corridoio.

Finalmente trovò Escalus in piedi ad osservare le danze e gli andò incontro. Notò che non si era cambiato la veste e il taglio sul braccio si vedeva ma lui non se ne curava affatto. “Allora, cosa ne pensate della mia abilità nel maneggiare le armi?” gli chiese sfacciatamente mettendosi di fianco a lui nella stessa posizione.

“Dovete ammettere che…”, continuò ma lui la interruppe con tono beffardo “Tu lo ami mio nipote?” le chiese. Giulietta fu come colpita da un fulmine, guardò per terra e non seppe cosa dire perché in mezzo alla folla che aveva momentaneamente smesso di danzare vide il ragazzo avanzare verso di lei.

“Zia Giulietta!” gridò Viola correndole incontro e le si aggrappò alla gonna “Facciamo un ballo?”. Per la prima volta la ragazza sentì Escalus ridere e prese la bimba in braccio. L’orchestra riprese a suonare e le due presero a volteggiare insieme agli altri.

Viola si divertiva come una matta e anche Giulietta aveva preso a ridere dimenticandosi di tutti i problemi. Valentino, Isabella e Mercuzio si avvicinarono al principe che gli annunciò “Nipoti miei…Viola ha appena chiamato zia Giulietta”, guardò Mercuzio che si voltò a guardare lei e sua nipote.

Valentino rise e gli diede una pacca sulla spalla mentre sua moglie gli diceva “Siete davvero una bella coppia”. Il ragazzo continuò a fissare la fanciulla e rispose alla zia “Tu credi? Io non so neanche se lei ricambia i miei sentimenti”.

Isabella sorrise “Allora va da lei e chiediglielo”. “Si! Dichiarati fratellino! Che cosa aspetti?” lo incoraggiò Valentino “Sei sempre stato uno che con le donne ci sa fare e adesso che fai? Esiti?”.

Mercuzio sospirò “Stavolta è diverso”, poi andò da lei e si chinò a dire a Viola “Posso rubartela ora?”, lei sorrise e corse dalla mamma. Suo zio la guardò finché non si fu allontanata poi si rivolse a Giulietta “Posso avere l’onore?”. Lei annuì e le loro mani si toccarono.

Quando la festa finì e tutti se ne andarono via Benvolio ed Arianna annunciarono che sarebbero rimasti anche loro per la notte poi salutarono la famiglia del principe per coricarsi. Giulietta dopo aver dato la buonanotte a tutti, fu accompagnata da una serva nella sua stanza.

La seguì senza fare domande e una volta dentro la donna le disse che nel baule c’era l’abito che Caterina aveva deciso di prestarle per il giorno dopo e l’acqua nella sala del bagno era ancora troppo calda. Giulietta la ringraziò e le disse che poteva andare.

Prima di uscire la donna aggiunse “Di fronte c’è la camera di Mercuzio, se avete bisogno di qualsiasi cosa non esitate a chiamare lui o me”, s’inchinò e uscì. La giovane rimasta sola si tolse gli stivaletti e i nastri dai capelli che appoggiò sul mobiletto vicino al grande letto dorato senza baldacchino.

Tutto sommato la stanza le piaceva: le coperte del letto verde olio, un armadio con intarsi in oro ed una grande specchiera, lo scrittoio con i candelabri dorati e uno scaffale pieno di libri. Per la seconda volta le venne voglia di leggere ma sapeva che era troppo tardi.

Aprì la porta della stanzetta accanto e rimase stupita: il pavimento era di mosaico e al centro c’era una grande vasca esagonale. Salì sui due gradini e sentì l’acqua con la punta del piede destro: era bollente. Sbuffò e tornò di la, si sedette sul letto e le sembrò di aver sentito un tonfo provenire da fuori la porta. Imprecò perché qualcuno di sua conoscenza l’aveva privata dei suoi pugnali.

Uscì dalla stanza nervosamente e bussò a quella di Mercuzio. Il corridoio era vuoto e lei aprì la porta di scatto. I vestiti erano sparsi per terra e c’era un po’ di disordine qua e la. “Mercuzio?”, lo chiamò quando notò una tenda strappata. Il ragazzo apparve avvolto da una vestaglia bianca.

La vide e le mostrò il pezzo di tenda zuppo d’acqua. Lei lo guardò senza capire. “Dai non fare quella faccia, si è rovesciata una candela e la tenda ha preso fuoco” disse col tono più innocente del mondo. “E chi l’ha fatta cadere la candela?” chiese lei trattenendo una risata. Lui lanciò la tenda da qualche parte “E’ stata lei…” disse guardandola “Lianne! Il suo fantasma!”.

Giulietta non rise più, si strinse nelle braccia e distolse lo sguardo “Io non ci dormo da sola in mezzo ai fantasmi, perché non me lo hai ricordato prima!”. Mercuzio scoppiò a ridere e la abbracciò “Ma sto scherzando! Non avrai paura dei morti”. Giulietta tremò, “Oh magari, è solo una scusa per entrare nel mio letto!” azzardò lui preparandosi alla sua reazione.

La mano della ragazza fallì nel tentativo di dargli un ceffone perché lui le trattenne il polso. “Che ho detto di male? Non hai già sentito quanto è comodo il mio letto?” si divertì ancora. Lei si rimpossessò della mano e si allontanò da lui, vide la porta della sala da bagno e lentamente ci entrò. Stavolta il pavimento era in pietra chiara e la forma della vasca era rettangolare, si entrava con degli scalini fino ad arrivare a non toccare più il fondo.

Giulietta si avvicinò alla finestra per ammirare la luna piena. Sentì l’acqua muoversi e sobbalzò. Mercuzio si era letteralmente tuffato e aveva abbandonato la vestaglia a terra. Emerse dall’acqua la sua chioma bionda e riccioluta “Ti unisci a me?” le domandò avvicinando sial bordo e appoggiandovi su le braccia nude. “No” rispose lei, “buonanotte!” e lo lasciò solo al suo bagno.

Tornò in camera e controllò tutte le candele, poi si legò i capelli e dopo aver lasciato il vestito sul letto si immerse anche lei nella sua vasca. Forse avrebbe dovuto farsi aiutare dalla serva, o chiederle di rimanere con lei finché non avesse preso sonno. Aggiunse distrattamente sali, oli e profumi nell’acqua e quando si fu raffreddata uscì.

Tornò in camera e sistemò il vestito nell’armadio dove trovò una camicia da notte bianca senza maniche. La indossò e senza spegnere le candele si mise a letto coprendosi fino alle orecchie. Passò qualche minuto e il sonno non arrivò, si girò dall’altro lato e chiuse gli occhi. Provò a rilassarsi ma d’un tratto il cigolio della porta che si apriva la fece rabbrividire. Strizzò gli occhi e graffiò il cuscino ripetendosi mentalmente che i fantasmi non esistevano.

Una voce angelica le chiese “Sei sveglia?”. Sorrise felice di credere alle sue orecchie e lanciò via le coperte, “Certo! Vieni!” tese le braccia e quando Mercuzio si sedette sul letto lo abbracciò forte.

Lui rimase un po’ spaesato ma la strinse, “Credevi davvero che non sarei venuto a controllare se qualche spirito inquieto ti stesse disturbando?” ridacchiò mentre lei gli respirò sul collo. Si mosse appena per guardarlo negli occhi poi sorrise. Il ragazzo disse qualcos’altro ma lei lo zittì con un bacio inaspettato. Lo attirò a se fino a che non furono sdraiati senza staccarsi dalle sue labbra.

Giulietta gli afferrò i capelli e la mano di lui andò a cercare il bordo della camicia da notte per alzarlo fin sopra il ginocchio. La guardò mentre le sue dita accarezzavano delicatamente la coscia. “E’ ora di dormire, e come puoi vedere non ci sono fantasmi…”, sussurrò e le baciò la fronte poi si alzò dal letto.

“Devi proprio andare?” domandò lei mentre il ragazzo le rimboccava le coperte. “Non sai quanto vorrei restare” pensò lui ma le rispose “Domani ci aspetta una lunga giornata”, le prese la mano e la baciò “Fai bei sogni mia adorata…”.

Giulietta lo guardò uscire dalla sua camera leggiadro come un felino, gli sorrise per l’ultima volta poi si mise a rimirare il soffitto per parecchio tempo. Anche Mercuzio nel suo letto aveva incrociato le braccia dietro la testa e non faceva altro che guardare il soffitto e sorridere…

 

   
 
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