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Autore: milly92    08/06/2014    11 recensioni
Stanchi delle solite storie in cui un'alunna e un professore si amano e riescono ad essere felici superando mille ostacoli? Allora questa storia fa per voi, visto che il professore in questione non sa nemmeno che la ragazza con cui ha a che fare sia una sua alunna e non ha per nulla intenzioni "serie"...
"Mi... Mi stai incoraggiando a...".
"Ad uscirci, sì".
Trudy sembra aver assimilato subito e fin troppo in fretta la notizia, in un modo che mi lascia alquanto scioccata. Sembra crederci più di me, quasi quasi. "Sai come si dice in questi casi?".
"Sei fottuta?" suggerisco, melodrammatica come sempre.
"No. "Fake it until you make it"! Fingi! Fingi fino a credere sul serio di non essere una sua alunna e il gioco è fatto, no?".
Da una parte, il discorso della mia amica ha un minimo di senso, dall'altro sono troppo spaventata perchè, per la prima volta in vita mia, rischio di iniziare un cammino caratterizzato dal proibito e ho paura di scottarmi.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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epilogo
Epilogo
Sei Felice?



Ho appena risposto alla domanda del docente di tedesco, con qualche esitazione e incertezza, ma spero di essere stata soddisfacente.
Sento lo sguardo di tutti puntato su di me, tanto che mi sembra di sentire fisicamente almeno una ventina di persone addosso ma provo a non badarci e a concentrarmi, in attesa della domanda d'inglese.
Nella mia facoltà, la seduta di laurea funziona così: si espone la tesi, poi seguono due domande, una per ogni lingua studiata.
Ho sempre temuto la domanda di tedesco, ma ora che mi ritrovo in questa situazione spinosa, preferirei risponderne ad una in cinese, onestamente.
Deglutisco, mentre il presidente di commissione fa un cenno e si volta verso il membro della commissione che più temo.
"Bene, Professor Scott, a lei la parola".
Ho la gola arida, che quasi mi fa male, come se stessi provando ad ingoiare del vetro, e mi pento di tutti i casini che ho creato negli ultimi otto mesi.
Ora potrei essere una semplice laureanda che sta per essere esaminata da un suo professore, mentre mi ritrovo ad essere una laureanda che sta per essere esaminata da un uomo con cui ha avuto una storia per la seconda volta.
Maledetto destino, maledetto tutto, maledetta me!
Nervosa, tesa, sul punto di vomitare, a stento trovo il coraggio di guardare Leo, che ricambia lo sguardo con la faccia più professionale che trova, indugiando un po' prima di iniziare a formulare il quesito.
"Well... What do you think...?".
Non odo il resto della domanda, perchè sento un rumore che mi distrae. E' il cellulare per caso? Ho lasciato il cellulare in tasca, per di più acceso e senza silenzioso il giorno della mia laurea?
No, il suono è diverso, è insistente, è...
"Oh!".
Mi sveglio di soprassalto, tremante, facendo tremare il letto a mia volta.
Ringrazio il cielo di trovarmi qui, in questo comodo letto matrimoniale e non in un'aula dell'università...
- Stupida, ti laurei oggi! - mi ricorda la voce nella mia testa, malefica come sempre.
Mentre disattivo la sveglia del cellulare, ansimante, avverto una mano che si stringe al mio braccio e mi lascio scappare un sorriso, voltandomi verso destra.
"Buondì" sussurro.
"'Morning. Che è successo? Il letto ha tremato o sognavo?".
Leo si mette a sedere lentamente, gli occhi ancora socchiusi a causa del sonno, e sbadiglia.
"No, sono stata io, scusami. Sognavo... Che mi interrogavi tu, oggi" ammetto, mordendomi un labbro con aria imbarazzata.
Si lascia scappare un sorriso sincero per poi calarsi verso di me e baciarmi con dolcezza. "Ci è mancato poco ma ce la siamo scampata, no?" mi ricorda, per poi stringermi a sè e accarezzarmi i capelli.
"Sì, deve essere per questo che l'ho sognato, una parte di me è ancora terrorizzata!".
"Lena, stop it, please. E' passata, abbiamo rischiato grosso quando ho fatto il secondo posto al concorso, ma... Il destino ci ha aiutato anche this time, no? Quella scema che mi aveva superato è rimasta incinta dopo un mese ed è a gravidanza a rischio, così hanno chiamato me e l'hanno licenziata".
Annuisco, sorridendo al solo ricordo di tutti gli accaduti degli ultimi due mesi: lui che arriva secondo al concorso, io che, morta, gli chiedo di prenderci un po' di pausa per pensare a cosa fare, lui che insiste, io che non resisto senza vederlo, la paura e l'imbarazzo quando ci incrociavamo...
E poi, un bellissimo giorno di fine ottobre, sorpresa!, si scopre che Janet Clarkville, colei che era stata assunta, non può muoversi di casa per una gravidanza a rischio e Leo viene assunto.
Lo ricorderò come uno dei momenti più belli della mia vita, così come ricorderò il salto che ho fatto quando me l'ha detto. Gli sono saltata addosso, piangendo, pensando che l'universo sembrava finalmente venirci incontro.
"E meno male. Oh, sono così felice!" esclamo, stringendomi a lui.
"Anche io... Finalmente hai raggiunto il suo sogno accademico, oggi".
"Guarda che mi riferivo a te, scemo" sussurro, guardandolo negli occhi e leggendo tanta gioia quanta emozione.
Purtroppo, a svegliarci dal nostro momento idilliaco, è una chiamata da parte di Trudy.
"Pron...?".
"Scema, sono le sette passate, i tuoi saranno qui tra massimo un'ora e mezza, alza il culo e vieni, sai che non so dire bugie paraculo!" dice tutto d'un fiato, per poi staccare subito, senza aggiungere altro.
"Trudy?" chiede Leo.
Faccio un cenno di assenso, sospirando e alzandomi dal letto, di malavoglia.
"I miei saranno a casa massimo per le nove, e devo ancora farmi i capelli... E preparati, che mi sa che te li presenterò. Lo so che stiamo insieme da poco ma sanno che esco con qualcuno e non presentarti sarebbe sospetto. Ovviamente non sanno nulla della questione dell'ex prof" gli ricordo.
"Mi fa piacere, don't worry".
Rapidamente, mi preparo e quando sono pronta per uscire, un Leo in pigiama mi accompagna alla porta.
"Ci vediamo quando sarai una dottoressa, allora" dice, facendo l'occhiolino. "Ah, e devo dirti un'altra cosa...".
"Sì?" chiedo, curiosa.
"Sai, sono io il padre del figlio di Janet, avrei fatto di tutto pur di poter stare con te" dice, quasi serio.
Esito, confusa per un attimo, per poi fare una faccia grottesca e dargli un pugno leggero sul braccio. "Scemo! Non devi dire più queste sciocchezze!" lo rimprovero.
"Lo sai che non lo farei mai! After all... I love you" risponde, questa volta serio, quasi ansioso, direi.
Sgrano gli occhi, sentendo il fiato mancare. Oddio. Oddio.
E' il primo, vero, "I love you" della mia vita, se escludiamo lo scialbo "ti amo" che mi disse Matteo ben un mese dopo che glielo avevo detto io, ragion per cui mi ero ripromessa di non dirlo mai più per prima.
Diciamolo, detto in inglese suona ancora più... Importante, bello, da infarto.
Vedendomi così attonita, Leo, imbarazzato, si passa una mano tra i ricci ribelli e mi sorride. "Tranquilla, non devi...".
"Ma... Ma ti sembra normale dire una cosa simile a poche ore dalla mia seduta di laurea, come se non avessi già fin troppe emozioni di mio? Sei... Sei imprevedibile, eppure così deciso, mi hai sconvolto la vita e si è capito ormai che dovevi sconvolgermi anche la laurea! Ed è anche per questo che... I love you too, Leo" replico, dando voce ad un sentimento che ho provato sempre più insistentemente nelle ultime settimane.
Un conto è essere attratte da un uomo così affascinante, un altro è rendersi conto di conoscere ormai ogni suo minimo gesto e reazione e amarlo comunque, non importa cosa dica o faccia, perchè da quando c'è lui al tuo fianco ti senti bene come non mai.
Felice, mi abbraccia, stritolandomi quasi; ci guardiamo negli occhi, complici di uno sguardo in grado di comunicarsi tutto senza parole, per poi scambiarci l'ennesimo bacio con la promessa tacita di continuare la nostra storia così, nella sua semplicità ma ricca di sentimenti.
"Io... Vorrei rimanere qui, ma...".
"Go, go, love" risponde, felice.
Obbedisco, mandandogli un bacio e allontanandomi di malavoglia, sentendo che la mattinata della mia laurea non poteva iniziare in maniera migliore.


Il ritorno a casa, però, non è dei migliori: trovo una Trudy tutta preoccupata ad accogliermi, e non ho nemmeno il tempo di chiedere cosa sia mai successo che trovo la risposta seduta sul divano del soggiorno, appariscente come sempre, seria come non mai.
Deglutisco, sentendo l'aria mancarmi e la codarda che è in me farsi largo per nascondersi il meglio possibile.
"Germana!"esclamo debolmente, quasi senza fiato.
"Ciao, puttanella" risponde. Se ne sta seduta con le gambe accavallate, con addosso un completo grigio e rosa più raffinato rispetto agli abiti che è solita indossare, e sembra in qualche modo più curata, cresciuta oserei dire. "Sono qui per gli esami e ho sentito delle voci interessanti su di te. Miracolo, eh? Sei passata dall'essere una noiosa di prim'ordine ad una puttanella esperta. Complimenti" dice, distendendo il viso in un sorriso ipocrita.
"Ho imparato dalla migliore" mi difendo, chiedendomi come abbia fatto a sentirmi in colpa tutte le volte che non ho avuto il coraggio di chiamarla per dirgli di me e Leo, sempre dopo avergli fatto un'eventuale partaccia per essere stata con Dario. "Quella che è andata al letto con il ragazzo con cui mi vedevo e non ha avuto il coraggio di dirmelo".
Annuisce, con aria annoiata. "Sì, sì, certo".
"Germana, che vuoi?".
"Sentirti dire che lo stai facendo per ripicca, per...".
"No, mi dispiace!" la interrompo, chiedendomi come sia possibile cambiare umore così repentinamente a causa di una sola persona. "Tu... Tu hai avuto la tua occasione! Ti ho spronato a chiamare Leo, a cambiare idea, ma tu non hai voluto sentirmi! Hai preferito ignorarmi, sbattermi la porta in faccia e fare sesso con la persona con cui uscivo, per poi scappare a Bologna! Non ti ho detto di me e Leo, certo, ma tu non mi hai detto di quella notte e non lo hai apprezzato. Ora non lamentarti, stronza che non sei altro, se è felice con me! E' successo tutto per caso, mi ha scoperto all'esame di letteratura, mi ha perdonato, perchè è l'uomo migliore del mondo, poi mi ha invitato a Londra e alla fine abbiamo capito di provare qualcosa che, cara mia, dopo quattro mesi è ancora qui, anzi, è diventato amore!".
"Mi sono persa qualcosa...?" s'intromette Trudy, attivando il suo radar da fangirl.
"Ce lo siamo detti stamattina" confermo, sorridendo appena.
"Oh!".
Trudy mi abbraccia, mentre Germana fa un cenno di dissenso.
"Potrei vomitare" sbotta, nauseata.
"Vomitati addosso, fai prima" replico, non potendone più di quella ragazza sempre pronta a rovinarmi i momenti di felicità.
Lei, invece, si alza e mi porge la mano, risoluta.
"Complimenti per la tua laurea, per il tuo ragazzo e tutto il resto. Non mi sei mancata affatto".
Stringo la mano, incredula, e la fisso con disapprovazione.
"A me manca quella ragazza che mi parlò a cuore aperto mesi fa, raccontandomi di suo padre, della sua vita... Se è ancora viva, vorrei parlarle, prima o poi".
"Dovrai guadagnarti la sua amicizia" dice enigmatica.
Allude forse a qualche speranza di perdonarci a vicenda dopo questo strambo e offensivo chiarimento?
Perplessa, annuisco, e poi la vedo prendere la sua borsa firmata e avviarsi verso la porta.
"Io vado, ciao ragazze" dice, scomparendo senza lasciarci il tempo di dire o fare nulla.


"... La commissione proclama dottoressa Lena Inverno con la seguente votazione... Centosette su centodieci!".
E' così strano starsene alzata insieme a coloro che dovrebbero essere i tuoi colleghi e sentire queste parole che pongono definitivamente fine a tre anni indimenticabili.
Sorrido, incredula, perchè mi aspettavo un voto peggiore, non così vicino al massimo, e mi volto automaticamente verso la mia personalissima curva B, alias la fila in cui sono seduti i miei genitori, mio fratello, Trudy, Davide e Dario. Dietro di loro, Marina, Alessandra, Lucia, Damiano e gli altri mi fanno segni di vittoria e incoraggiamento, radiosi, e provo a ricambiare nonostante l'emozione.
Poi, in un punto molto più distante, da solo, ma felicissimo come non mai, incrocio lo sguardo di Leo. Sorride, facendomi l'occhiolino, senza lasciarsi prendere dal dispiacere per non poter sedere con tutti gli altri.
Tutti i miei amici sanno di noi, ovviamente, ma gli ho chiesto di fingere di essere venuto in facoltà per salutare i professori per poi trattenersi per salutarli in seguito visto il loro essere impegnati.
Non so come, termina la proclamazione dei voti, e prima di riuscire a dire o fare qualcosa mi ritrovo senza sapere come nel cortile dell'università, con addosso un cappello di laurea regalatomi da Trudy, un bouquet di fiori e la mia tesi di laurea tra le mani.
"Ce l'hai fatta, dottoressa!".
"Grande!".
"Auguri!".
"Oh, mia figlia si è laureata!".
"Ora che sei dottoressa prescriviti qualche farmaco per curarti, scema!".
Tutti ridono alla battuta di mio fratello, me inclusa, e quando riesco a liberarmi da abbracci e baci vari faccio segno a Leo di avvicinarsi.
Indossa un completo grigio perla che lo rende ancora più pieno di fascino, se possibile, e si avvicina sforzandosi di non essere imbarazzato.
Comprendendo ciò che sta per accadere, Trudy distrae i nostri amici facendoli allontanare, e la ringrazio mentalmente mentre la distanza tra il mio ragazzo e i miei diminuisce sempre di più.
Vedo mamma abbastanza impressionata, mentre mio padre sembra quasi diffidente.
"Mamma, papà, volevo presentarvi il mio ragazzo, Leonard" dico.
"Piacere, signori Inverno" esclama lui, porgendo la mano ad entrambi e poi a mio fratello Daniele, che lo fissa come per squadrarlo da capo a piedi.
"Piacere nostro!" replica mamma. Dal rossore delle sue guance, devo dedurre che approva la mia scelta. "Lena ci ha detto che sei Americano...".
"Sì, sono nato in California, ma ho parenti italiani, signora".
"Oh, chiamami Stefania!".
"Invece a me puoi chiamarmi Singor Inverno, tranquillo" dice papà, ricevendo un'occhiataccia da parte mia.
"Oh, certo, certo".
"Leo, papà scherzava" ribadisco. "Sono sicura che vi conoscerete meglio alla festa, no?".
"Senz'altro" s'intromette Daniele. "Mi piacciono le Americane, me ne presenti qualcuna?".
"Ehm, direi che è ora delle foto, no?" cambio argomento, regalando un sorrisino di soddisfazione a quel teppista per avermi messo in imbarazzo.
"Qualcuno ha detto foto?!" dice Trudy, che, evidentemente, stava ascoltando tutta con la massima nonchalance.
Annuisco con urgenza, per poi venire sommersa dalla valanga di persone che a quanto pare non vedono l'ora di farsi una foto con una ventiduenne con un cappello blu, una tesi tra le mani e l'aria decisamente stressata.

"Ce l'hai fatta, alla fine! Complimenti, te lo meriti".
Mi giro, dopo aver bevuto l'ultimo sorso di acqua in occasione di cinque minuti liberi da chiacchiere, foto e festeggiamenti vari, e mi trovo davanti Dario.
Sembra un po' nervoso ma sincero, e mi fa piacere vederlo finalmente più disinvolto e meno impacciato, onestamente.
Negli ultimi mesi ci siamo visti poco, ma mano a mano siamo riusciti ad essere in grado di iniziare una semplice conversazione quando ci vedevamo o addirittura scambiarci sms, sempre per questioni pertinenti all'università.
"Grazie, Dà!".
"Non mi chiamavi così da secoli" osserva, felice. "Comunque, questo è per te" aggiunge, porgendomi un pacchetto incartato alla perfezione.
"Ma... Nel regalo degli altri c'era anche il tuo nome" osservo, stupita, riferendomi al nuovo cellulare super tecnologico che mi hanno regalato i ragazzi dell'università.
"Lo so, è un regalo più personale. Un regalo extra" spiega.
"Non dovevi!".
"Oh, piantala e apri!" mi rimprovera.
Obbedisco, sorridendo timidamente in sua direzione, per poi scartare il regalo e rimanere sorpresa davanti ad una copia di "Jane Eyre".
"Lo so che lo hai già letto, ma te l'ho preso proprio perchè lo leggemmo contemporaneamente durante il primo anno, per l'esame di Letteratura Inglese I... Io che prendevo in giro Jane e tu ti arrabbiavi, dicendo che il suo amore con Rochester era uno dei più belli della letteratura. Ricordo la tua faccia rapita mentre lo leggevi tra una pausa e l'altra, ed io ti rimproveravo perchè eri più avanti di me e non riuscivo a tenere il passo... E a volte mi minacciavi con degli spoiler se non  arrivavo puntualmente o non correvo a prendere i posti a lezione in anticipo quando facevi tardi! Vedi, è l'edizione che ci raccomandò la prof, ma che non comprammo perchè costava troppo... Ora, da laureata, potrai leggere quelle famose note e...".
"Ti voglio bene Dario, non ho parole, sul serio. Vorrei... Vorrei poter tornare indietro di anni e...".
"Ti voglio bene anch'io, Lena. E questa volta proverò ad essere amico del tuo ragazzo, lo prometto".
Simultaneamente, ci abbracciamo, suggellando una promessa di amicizia che è stata interrotta per un po' ma che forse sta tornando più forte e, soprattutto, sincera di prima.
"Ehi, che succede qui?".
Oltre la spalla di Dario, vedo un Leo che finge disappunto. Gli faccio l'occhiolino e mi separo lentamente dal mio amico, con aria complice.
"Hai interrotto un momento importante tra due migliori amici" gli faccio presente.
"Oh, I'm sorry. Comunque, Dario, ti va se ci prendiamo una birra? Non abbiamo mai avuto occasione di conoscerci".
"Va... Va bene" accetta nervosamente Dario.
Sollevo il pollice in direzione di entrambi e li vedo allontanarsi verso il tavolo delle bibite, evidentemente un po' nervosi ma per fortuna tranquilli e decisi ad iniziare per bene un'eventuale amicizia.
Forse questa volta ce la farò ad avere due delle persone a cui tengo di più che vanno d'accordo!
"La strana coppia, eh?" mormora Trudy.
"Spero vadano d'accordo sul serio, ci tengo...".
"Ma sì, tranquilla. Comunque... Stasera Davide si ferma da noi se per te non è un problema e...".
"Vado a dormire da Leo, sì, tranquilla!" la interrompo ridendo. "Sono finiti i tempi in cui o andavo da Germana o lavoravo" le ricordo, quasi nostalgica.
"E intanto proprio per Davide che si è fermato qui sei andata a lavorare e hai conosciuto Leo" mi ricorda.
"No... Devo ringraziare Germana, se non avessimo litigato avrei dormito da lei" noto, dando voce ad un particolare che fino ad ora avevo trascurato.
Vedendomi pensierosa, Trudy mi stringe a sè, coccolandomi. "Prima o poi sarete più amiche, non devi incolparti di nulla. Basta che ora sei felice, dottoressa!".
Annuisco, sentendo improvvisamente una gioia che quasi mi fa venire voglia di ridere e non smettere mai.
Guardo i presenti alla festa che ridono, mangiano...
E sono qui per me, perchè ho raggiunto uno dei primi importanti traguardi della mia vita e ho la fortuna di condividere questa fortuna con le persone che più amo al mondo e mi hanno accompagnato in questo pazzo viaggio. "Sì" sussurro, stringendomi a lei a mia volta. "Sono davvero, davvero felice".


*°*°*°

...E così, dopo nove lunghi mesi, Lena&co smettono di farci compagnia :)
Questa storia ha un significato per me, perchè è stato un anno abbastanza particolare, di crescita, tanto che, alla fine, ho modificato la trama prestabilita in favore di una che andava meglio con i miei cambiamenti personali.
Che poi, vabbè, l'introduzione della storia vi ha completamente fatto sentire presi in giro, visto che alla fine la storia prof/alunna c'è, ma spero sia stata diversa dalle solite e che non la dimenticherete così in fretta!
Mi mancherà scrivere di Lena, ormai mi era facilissimo entrare nella sua mente ed esternare i suoi pensieri come se fossero i miei.

Ovviamente, ringrazio tutti voi che avete seguito questa storia fino alla fine, che avete lasciato bellissime recensioni o avete semplicemente letto silenziosamente!
Non faccio i nomi perchè rischierei di dimenticare qualcuno visto che ultimamente siete aumentati, ma... Grazie!
E grazie soprattutto alle ragazze che stanno nel gruppo e che sopportano le mie notifiche, supportandomi in tutti i sensi!


Purtroppo, penso di tornare a postare qui su Efp solo qualche one shot di tanto in tanto, perchè ho gli ultimi esami da fare, devo scrivere la tesi e laurearmi...

Grazie ancora<3

Sperando di aver scritto qualcosa che non vi abbia annoiato e che ricorderete per un po' (che presunzione!xD), vi saluto e vi auguro buona estate...
Godetevela anche per me che ho ancora tanto da studiare prima di andare in vacanza xD

Bacioni!

milly92.
  
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