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Autore: Fiamma Erin Gaunt    08/06/2014    1 recensioni
“L’amore è per i coraggiosi.” Gli Intrepidi allora dovrebbero essere esperti in materia, ma cosa succede quando due anime si attraggono come calamite, si allontanano, si ricorrono e si ritrovano? A lui piacciono le sfide, a lei la caccia, ma a volte dopo tanti tentativi e stratagemmi basterebbe una sola cosa: parlare con il cuore in mano.
[3 classificata al contest "One choice will define you" indetto sul forum da Ciara90 e Darkmoon90]
Dal testo:
- E ora che si fa? – gli chiese Fiamma, affondando la testa nel cuscino e lasciando che le onde corvine le ricadessero intorno al volto come una specie di aureola.
- Bè, io un’idea ce l’avrei. – replicò maliziosamente, posizionandosi su di lei e facendo leva con le braccia per non gravarle con il suo peso non proprio lieve.
- Uhm, sarà meglio che me la mostri, allora, mio capofazione. – ridacchiò, facendo tintinnare le unghie sul petto muscoloso.
- Agli ordini. –
Mentre si chinava a catturare le sue labbra e lasciava vagare le mani su quel corpo tonico, si disse che probabilmente tutto quello sarebbe valso qualsiasi tentativo.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eric, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Break the Ice - Genesi, vita e morte di una storia d'amore'
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Cap 2

 

 

 

 

 

 

 

 

You’re attractive
And the way you move
I won't close my eyes

 

 

 

 

 

 

Eric ricordava con precisione la prima volta che l’aveva vista. Era il giorno della scelta, l’aveva vista avanzare verso le coppe e si era scoperto ad ammirare come la casta e semplice divisa dei Candidi riuscisse a risultare stranamente sensuale su di lei. Da quella volta non era passato un singolo giorno senza che il suo sguardo non cercasse sistematicamente la sua figura sinuosa, con la sola differenza che questa volta l’abbigliamento di pelle scura le aderiva addosso come fosse una seconda pelle e riusciva a fargli perdere completamente ogni capacità di pensiero. Quando la guardava camminare per i corridoi, e ancor più mentre combatteva, con i capelli corvini scarmigliati e gli occhi color ghiaccio accesi per l’impeto dello scontro, avvertiva l’impulso di sbatterla contro un muro e strapparle i vestiti di dosso.

Anche adesso, e forse ancora più di prima perché sapeva perfettamente che sapore avessero quelle labbra carnose e conosceva alla perfezione ogni centimetro della sua pelle alabastrina, faticava a trattenere quell’istinto. Passandole accanto per andare da Max, aveva lottato contro se stesso per non allungare una mano a sfiorarle uno zigomo alto e marcato oppure una porzione del braccio nudo.

Quella separazione forzata lo stava facendo impazzire e lui non era un tipo paziente. No, decisamente non lo era.

 

 

 

 

 

 

 

Cause it's a long road to wisdom
But it's a short one
To being ignored.

 

 

 

 

 

 

- Sei stato crudele. –

Non era una frase che gli veniva rivolta di rado, ma sentirla pronunciare da lei aveva un suono diverso. Più aspro, tremendamente doloroso.

Non le chiese a cosa si stesse riferendo, sapeva bene che fare il finto tonto avrebbe solo peggiorato la situazione. Era ovvio che lei sapesse già tutto, sicuramente Quattro non aveva perso tempo a raccontarle cosa era accaduto con quell’iniziata trasfazione.

- Te l’ha detto il tuo amichetto del cuore? –

Gli occhi di lei si erano assottigliati, come sempre quando stava cominciando ad arrabbiarsi.

- Non tirare in mezzo Quattro, non è stata colpa sua se ti sei comportato in quel modo. –

Già, Eaton era il bravo ragazzo, l’angelo perfetto, l’Intrepido delle meraviglie.

Emise un verso disgustato, come se solo il sentirlo nominare gli procurasse la nausea. E in effetti era così, anche se probabilmente il fatto che quell’esaltazione venisse da Fiamma e non da una qualsiasi altra persona lo faceva soffrire ancora di più.

Lui ci aveva provato a essere il migliore, ancora adesso inseguiva quel traguardo con tutte le sue forze, ma sembrava che ogni cosa facesse fosse quella sbagliata.

- Già, la colpa non è mai di Quattro, sono solo io quello che fa le stronzate. – concordò, amareggiato, assestando un pugno allo sportello dell’armadietto dello spogliatoio. L’anta uscì fuori dai cardini e si schiantò a terra, procurando un rumore sordo che echeggiò nello stanzone silenzioso.

- Eric … – iniziò, ma poi scosse la testa come se quello che stava per dire non avesse alcuna importanza.

- Cosa? – sbottò.

Persino alle sue stesse orecchie il tono della voce suonò rabbioso e aggressivo come quello di una belva inferocita.

Fiamma gli puntò contro gli occhi, fissandolo gelida: – Nulla, non ha senso discutere con te quando ti comporti in questo modo. –

Già, ma la verità era che neanche lui era in grado di riuscire a riportare la calma dentro di sé quando cadeva preda di una delle sue crisi. Attacchi di rabbia inconsulta, era così che li aveva definiti il medico del quartier generale.

L’afferrò per il braccio, impedendole di andarsene, di abbandonarlo lì.

- Ti prego, resta. –

Inarcò un sopracciglio, alterata.

- Per cosa, continuare a farmi trattare in questo modo? Sono stufa, Eric, non ne posso più. –

L’espressione risoluta del suo viso contrastava con la voce tremante che le era uscita. Sapeva di essere insopportabile, di farla soffrire, ma non riusciva a comportarsi in modo diverso. Lui ci provava, davvero, ma quella era la sua natura.

- Che vuoi dire? – le chiese, improvvisamente titubante.

- Che non può andare avanti così, sono stufa di dover chiudere gli occhi e fare sempre finta che tutto vada bene. La verità è che non va bene; ti guardo e non vedo più il ragazzo che mi baciava sotto le stelle, ma una bomba ad orologeria di odio e violenza pronta a esplodere in ogni momento. Certe volte ho paura di te, Eric. –

Ho paura di te. Ho paura di te. Ho paura di te.

Quella semplice frase si ripeteva decine, centinaia, di volte nella sua testa.

- Mi stai lasciando? –

Annuì, gli occhi di ghiaccio pieni di lacrime represse a stento.

- Sì, ti sto lasciando. –

  
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