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Autore: Moony16    09/06/2014    2 recensioni
«allora … hai trovato quello che cercavi in America?» gli chiese. Voleva sapere almeno se tutta quella sofferenza fosse servita a qualcosa.
***
«allora io vado, … ci vediamo»lei sbuffò
«si fra, dieci anni» lui sorrise
«in realtà, fra appena due giorni. Ci sarò anche io alla cena di famiglia di Domenica. Albus mi ha invitato» lei parve scioccata, così lui, godendosi quella piccola vittoria, uscì dalla stanza. Dopotutto, lui voleva ancora farla impazzire.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus, Severus, Potter, Alice, Paciock, Jr, Louis, Weasley, Rose, Weasley, Scorpius, Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Quel giorno all’ospedale non c’era molto da fare. Era una di quelle fredde e placide giornate in cui c’era solo da curare emicranie dovute al freddo o qualche intossicazione dovuta a pozioni fatte male. Niente di grave, comunque.
La sala d’attesa era praticamente vuota e Rose, infreddolita e annoiata, stava cercando di defilarsi per andare qualche minuto al bar. Aveva un estremo bisogno di qualcosa di caldo. Così, lasciando gli unici due pazienti alle cure del suo collega, sparì nell’ascensore. Arrivata al sesto e ultimo piano si diresse spedita verso il bar.
«cioccolata?» la barista, Emy, la conosceva bene, ormai. Le rispose con un sorriso.
«si, grazie. Giù al pianterreno si congela» Emy si girò e cominciò a preparare la cioccolata, solo allora Rose si guardò intorno. C’erano poche persone, due anziani seduti nelle poltroncine, una due donne, una incinta e l’altra probabilmente un’amica o la sorella e un ragazzo biondo che guardava fuori la finestra. Gli dava le spalle ed era appena visibile da dietro una pianta. Sembrava quasi volersi nascondere. Rose aggrottò le sopraciglia. Possibile che … si diresse verso di lui con passo deciso, mentre Emy la guardava un po’ stupita.
«Scorpius?» chiamò quando fu abbastanza vicina. Lui non rispose ma sospirò
«Scorpius Malfoy, cosa ci fai qui?» fu allora che lui si decise a voltarsi e a guardarla in faccia.
«di solito che si fa in un ospedale?» chiese lui con fare ovvio.
«si ci cura. Ma tu stai benissimo, come posso purtroppo constatare» Scorpius sbuffò
«sto facendo dei controlli»
«tu non faresti mai dei controlli! E anche se fosse potevi farli in America. Perché mi segui?»
«Rose il mondo non gira intorno a te. Sto facendo dei controlli, non posso? Se volevo seguirti, avrei fatto a botte con qualcuno e poi sarei venuto al pronto soccorso! Non mi sembra che tu faccia la barista qui» Rose prima arrossì per l’imbarazzo e poi per la rabbia collegando le sue parole con qualcosa accaduto di recente.
«tu l’hai fatto apposta! L’altra volta, sapevi che lavoravo al pronto soccorso» fu il turno di Scorpius di arrossire. Si era fregato con le sue mani
«beh può essere. Comunque non sono qui per te adesso. Ora ti consiglio di andare, la cioccolata si raffredda»  lei aggrottò le sopraciglia
«come fai a … oh ma chi se ne frega!» disse, poi gli voltò le spalle, pagò il conto e prese la cioccolata. Lui non la seguì né iniziò a fissarla. Semplicemente, si rimise nella posizione di prima, ignorandola.
Era la prima volta che Scorpius perdeva l’occasione di rompergli le pluffe, non lo aveva mai fatto, né a scuola né durante quelle poche settimane. Rose lo osservava con la coda nell’occhio, sospettosa. Sembrava pensieroso e … preoccupato. Aveva l’espressione di chi aspetta qualcosa e spera allo stesso tempo che la risposta non arrivi mai. Era un’espressione che si vedeva in molta gente lì, all’ospedale, ma mai avrebbe pensato di vederla su di lui.
Scorpius fremeva, fermo nel suo angolino. Rose lo stava fissando spudoratamente e la cosa lo mandava sui nervi: insomma, non era lì per lei e voleva essere lasciato in pace. Allo stesso tempo però aveva bisogno di qualcuno, chiunque, con cui parlare. Con uno sforzo si alzò e la raggiunse
«allora, perché mi fissi? Sono così irresistibile da non potermi staccare gli occhi di dosso?» Rose sbuffò
«sto cercando di capire cosa ci fai qui»
«te l’ho detto. Aveva bisogno di fare un controllo»
«di che genere?»
«perché t’interessa?» Rose lo fissò un attimo, forse confusa o stupita dal suo tono serio.
«Scorpius, è tutto ok?» era preoccupata. Lo capì dai suoi occhi, fissi su di lui e un po’ spaventati. Il cuore gli si riempì di calore, per un solo secondo. Voleva dire che ancora un poco le importava di lui. E in quel momento aveva bisogno solo di quello, se ne fregava che fosse sbagliato. Aveva una paura fottuta e tanto bisogno di qualcuno con cui parlarne.
«ultimamente ho avuto … dolori» quelle parole gli costarono uno sforzo notevole, Rose ne era consapevole, per questo non insistette e aspetto che lui continuasse.
«in tutto il corpo. In certi momenti è come se il sangue mi bollisse dentro le vene e fa un male cane …» stava tremando leggermente così Rose gli prese la mano.  Non riuscì a trattenersi, vederlo in quello stato era terribile.
«sono cominciate una paio di settimane fa, poco dopo che sono tornato. Io non ho idea di cosa sia, ma ...» non riuscì a completare la frase, in imbarazzo.
«hai paura. Vedrai, non sarà nulla di grave. E poi ci siamo qui io e Albus e tutti quanti. Non sei solo» lui la guardò per un attimo
«non voglio la tua compassione. Tu mi odi, com’è giusto che sia, ed io me lo merito» la malinconia gli ripiombò addosso. Sapeva di aver ragione e quella consapevolezza lo riempiva di sconforto. La sua vita era un totale disastro.
«già te lo meriteresti, però non riuscirei a odiarti in ogni caso, pensa poi in una situazione del genere»
«beh invece dovresti … » lei gli sorrise
«oh lo so! Ma lo sai che finisco sempre con l’aiutarti, in qualche modo. È sempre stato così» lui prese un profondo respiro.
«dovresti tornare al lavoro …» era stato sul punto di implorare perdono, di dirle che l’amava, chiederle di tornare con lui magari facendo leva su qualsiasi cosa avesse che non andava. Ma in quel modo avrebbe buttato al vento tutti quegli sforzi per stargli lontana e proprio non gli andava.
Rose dal canto suo si sentiva una stupida. C’era di nuovo cascata, si era avvicinata e lui l’aveva allontanata come sempre. Era un copione che si ripeteva da troppo tempo, non ne poteva più.
«si, hai ragione. Buona fortuna» era tornata fredda, come doveva essere. Finì in un sorso quel che restava della cioccolata e si affrettò a tornare all’ascensore.
Scorpius la guardava allontanarsi. Perché si faceva quello? Era una continua tortura, e poi per cosa? Se risultava che era anche malato aveva buone possibilità di rimanerci secco. Non conosceva nessuna malattia con i suoi sintomi, aveva fatto delle ricerche. La paura lo stava invadendo così come il rimpianto. Si passò una mano sul viso e sospirò.
Sperava solo di non dover soffrire troppo.
***
Albus era in uno squallido albergo, vicino alla spiaggia dove aveva passato parecchio tempo in quegli ultimi giorni. Si stava riprendendo anche se non era ancora deciso a tornare a casa, quando un gufo planò di fronte la sua finestra.
Era Rose. Alzò gli occhi al cielo e sbuffò. Era la milionesima lettera che gli scriveva e quasi era tentato di buttarla nel cestino senza neppure aprirla.
Caro Albus
Non ti sto scrivendo per chiederti di tornare a casa, te lo sto ordinando. Stamattina ho visto il tuo migliore amico al S. Mungo, pallido come uno straccio. Sai che faceva? Dei controlli. Scorpius Malfoy che fa dei controlli! Sarebbe esilarante se non fosse che probabilmente ha una brutta malattia. Mi ha detto che a volte si sente il sangue infuocato nelle vene. Ho paura di avere capito cosa abbia. Spero di sbagliarmi, ma se ho ragione, avrà bisogno di te. Sei l’unico che gli è rimasto.
Non fare il bambino, questo è molto più importante dei tuoi drammi amorosi.
Rose
PS: ho una paura matta, Al.
Albus dovette leggere tre volte prima di essere sicuro di aver capito bene. Stringeva la lettera in mano con forza, rischiava quasi di strapparla. Era questo che intendeva Scorpius, quando qualche giorno prima era andato a parlargli. Si sentì la persona più spregevole del mondo per averlo trattato in quel modo. Aveva lo strano impulso di battere ripetutamente la testa sulla parete.
Nel giro di cinque minuti era nella hall e stava pagando il conto.
Era ora di tornare a casa
***
Alice aveva un bel barattolo di gelato al cioccolato in mano e una coperta sulle spalle. Era l’incoerenza fatta in persona: insomma stava congelando e mangiava gelato! Sapeva, però, di averne bisogno. Il gelato è l’unico rimedio ai guai
Era uno straccio, la notte non riusciva a dormire e il giorno al lavoro era sempre distratta. Stava male e gli mancava quel demente che aveva cacciato da casa. Eppure era troppo orgogliosa perché andasse a cercarlo. Orgogliosa e anche arrabbiata. Lui l’aveva accusata di averlo tradito senza nessuna logica, si era inventato mille storie per non ammettere di aver fatto un errore e di doversi sorbire delle responsabilità.
E lei lo amava con tutta se stessa ma non poteva fare nulla se non stare lì a mangiare gelato. Aveva cercato di evitare quel discorso con tutti, non voleva parlare con nessuno. Voleva solo annegare nelle sue stesse lacrime, annullare assolutamente quella mattina, riviverla in maniera diversa.
Immersa nei suoi pensieri, sussultò quando sentì suonare il campanello. Posò il gelato sul tavolo e si affrettò ad andare ad aprire, portandosi dietro la coperta. Guardò dallo spioncino e sgranò gli occhi.
Aprì la porta e sorrise al ragazzo che gli stava di fronte. O almeno, ci provò: quello che fece sembrava più una smorfia che un sorriso.
«Scorpius, che fai qui? Se cerchi Albus non è …»
«si lo so. Cercavo te, infatti» lei rimase stupita. Era sempre legatissima con Scorpius, fra le mille proteste di Rose che lo mal sopportava, ma quando succedevano certe cose lui stava sempre con Al.
«entra …» si fece da parte e lui passò, poi chiuse la porta alle loro spalle.
Alice era alta quasi un metro e settanta, molto per una ragazza. Si lamentava spesso che non poteva mettere i tacchi, perché Albus era alto quasi quanto lei. Era magra, anche se questo era frutto di una dieta costante: fino a quindici anni era stata abbastanza in carne da essersi guadagnata l’appellativo di polpetta. Aveva i capelli castani lunghi fino alle spalle e il viso tondo con due occhi grandissimi e quasi sempre accesi. In quel momento però non lo erano poi tanto. Aveva una felpa larga e una tuta, i capelli tirati in una coda e le occhiaie viola per tutte le notti passate a piangere. Insomma non era un bello spettacolo.
Andarono in salotto, dove lei riprese con convinzione il gelato. Scorpius la guardava rassegnato.
«Ali, so che probabilmente non ti va di parlarne con me, ma mi piacerebbe capire cosa è successo, perché Al è sparito dalla faccia della terra, tu sembri caduta in depressione e soprattutto perché diamine non siete la coppietta felice che eravate fino a nemmeno un mese fa» lei scrollò le spalle.
«chiedilo al tuo amico»
«l’ho già fatto, ma non ha voluto rispondermi. Sai dov’è? Nella spiaggia dove ti ha portata quella volta. La vostra prima volta. Perché lo hai lasciato?» lei si indignò
«io non l’ho lasciato! È lui che si è inventato mille cose, solo perché non riesce ad ammettere di aver sbagliato! Non vuole prendersi le sue responsabilità, benissimo! Non me lo aspettavo ma va bene così … non si azzardi però a dare a me la colpa!» Scorpius si mise letteralmente le mani ai capelli.
Vedi tu cosa mi tocca fare, dopo una giornata del genere pensò il biondo. Ma l’affetto per quei due testoni era tanto e poi voleva impegnare la mente con qualcosa che non fosse il suo piccolo grande problema.
«Ali, Albus è completamente innamorato di te. Non può essersi inventato tutto»
«no? Io dico di si» lui alzò le braccia, come per arrendersi
«bene. Allora dimmi che si è inventato, così potrò darti ragione!» lei sbuffò
«che importa, tanto fra noi è finita comunque. E poi tu dai sempre ragione a lui» Scorpius le mise le mani sulle spalle.
«non è curiosità. Voglio solo aiutarvi» era sincero e Alice lo sapeva. E poi non ne poteva più di tenersi tutto dentro, così esplose, come una bomba a orologeria.
«sono incinta. E lui non fa che ripetere che non può essere suo perché ha fatto attenzione ed è tornato da poco da quel maledetto viaggio di lavoro. È convinto che io l’abbia tradito … » disse poi scoppiò a piangere sul petto di Scorpius che rimase paralizzato, sia per la sorpresa che per l’assurdità di quella situazione.
 
  
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