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Autore: Zomi    09/06/2014    6 recensioni
Senza fidanzato, circondata da neve e da un inverno che sembra divertirsi nell'intralciare i treni, destinata a una riunione di famiglia disastrosa con nonna Tsuru e i famigliari più pazzi del pianeta, Nami sembra essere ormai giunta al patibolo... ma forse la rimpatriata dei Cocoyashi le nasconde ancora qualche sorpresa, e chissà, magari anche piacevole.
*Fan Fiction partecipante alla Zonami Week indetta dal Midori Mikan*
Genere: Comico, Demenziale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro, RufyxRobin, Tsuru, Un po' tutti, Z | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 2: Albero genealogico by Train

 
-… mia sorella Nojiko con Bells, di cinque anni, e il piccolo Rex, di uno e mezzo…- striscio il polpastrello sullo schermo piatto del cellulare, slittando con le foto.
-Ci sarebbe anche mio cognato Drake, ma non è molto fotogenico… ah- m’illumino, trovando l’ultima istantanea di mio cugino.
-Questo è Rufy, un pozzo senza fondo e senza cervello formato uomo. È sposato con Robin, hanno un maschietto di sei anni di nome Ace, e la sorellona è in dolce attesa della piccola Ann, prossimamente su questo schermo tra cinque mesi… più o meno Maggio dell’anno prossimo. Poi c’è Sabo, fratello di Rufy, con la sua fidanzata Koala, Bonney, con il piccolo Roger, lo prozio Garp, la cugina Kaya con Usopp e la dolce Merry, Sanji, che anche se non è un mio cugino è come se fosse di famiglia, lo zio Doflamingo, ma credo sia nel Sahara a divertirsi con lo zio Crocodile, e infine…- do un colpo di indice allo schermo, su cui compare il primo piano della mi cara e rugosa nonnina -… nonna Tsuru. Tutto chiaro?-
Lo fisso con estrema attenzione, sempre con il braccio teso a reggere il telefonino sotto il suo naso, mostrandogli le più recenti foto della mia famiglia.
Lui corruga un po’ il naso, storce le labbra e, serrando le braccia incrociate al petto, sbuffa.
-Rex?- tuona sollevando un sopracciglio –Tuo nipote ha il nome del commissario pulcioso della tele?!?-
Ringhio, e gli mollo un calcio da sotto il tavolino della carrozza in cui traballiamo, ondeggiando per i binari sconnessi per la neve.
-No- strillo, azzannando l’aria con i miei denti squalini da rabbia furiosa.
-Rex come il T-Rex, il dinosauro, non il cane investigatore…- picchio un pungo sul tavolino che ci separa, spazientita.
-Dannazione!! Della mia famiglia ricordi solo il ridicolo nome di mio nipote?!?-
-A-Ah- solleva il mento verso di me, ghignando –Allora lo ammetti che ha un nome stupido!!!-
Un secondo calcio lo fa bestemmiare, colpendolo sullo stinco già dolorante.
-Non è colpa mia se mio cognato è un fissato con i dinosauri, e ha ritenuto “carino”- mimo le virgolette con sarcasmo –Dare a suo figlio il nome di una bestia carnivora, alta due piani e con delle zampette cortissime e inutili al posto delle braccia, morta più di tre miliardi di anni fa!!!-
Sbuffo, cadendo all’indietro con la schiena, e sprofondando a braccia conserte nel sedile imbottito del treno.
Lo fulmino mentre sghignazza divertito, piegando le braccia dietro il capo e abbandonandosi, come me, allo scomodo e duro sedile, dall’ambigua copertura rosa marroncino.
-Sei un buzzurro idiota- sibilo, urtata dal suo sghignazzare.
Lui socchiude gli occhi, alzando le spalle, sempre con quel suo ghigno in faccia, rilassando la muscolatura.
No. Ancora?
Vuole di nuovo provare a dormire nonostante tutti questi scossoni spezzati del treno, gli spifferi freddi che scivolano dai finestrini chiusi male e i fischi dei freni contro le rotaie coperte di neve, che mi fanno agitare credendo sempre, che la prossima curva sarà quella decisiva per farci deragliare?!?
-Oh andiamo!!!- urlo, saltando sul mio posto e stringendo i pugni lungo i fianchi –Zoro!!!!-
Lui sghignazza, non provando nemmeno a fermarmi nel mio urlargli contro, isterica per questo lungo viaggio e per la sua insopportabile compagnia.
-Non puoi dormire!!!- strillo -È una cosa seria questa!!! Ehi, ma mi ascolti?!?-
Non accenna a nessun quanto minimo movimento, continuando a mantenere chiusi gli occhi e la muscolatura rilassata contro lo schienale del sedile.
Sbuffo, lasciandomi cadere all’indietro sul mio posto, mantenendo lo sguardo fisso su di lui, a fulminarlo.
Mi domando ancora come possa essere successo.
Come, come è possibile che da sola e pronta a sorbirmi cinque ore di treno, tra sobbalzi e fischi paurosi, sia finita a spiegare il mio albero genealogico a un ragazzo rozzo, scorbutico e maleducato come Zoro.
Zoro.
Zoro, l’idiota maleducato e buzzurro che voleva a tutti i costi andare a Kuraigana, ma che invece ho convinto a seguirmi fino a Raftel.
 
 
-… ti fingerai il mio ragazzo, e alla fine della settimana, torneremo in stazione e ti pagherò il biglietto per tontolandia-
- Kuraigana!!!- aveva ringhiato con furia, pestando un piede a terra e calpestando quasi la sua sacca, buttata, sul pavimento della stazione, a dividerci assieme al mio trolley.
-Si, si, quello che è…- avevo storto il naso, rivolto all’insù, muovendo una mano verso di lui quasi a dissolvere le sue parole -…accetti?-
Aveva sbuffato, storcendo le labbra e squadrandomi da capo a piedi, quasi a soppesare più me che le mie parole.
-Fidanzato in affitto…- borbottò, inclinando le sottili labbra in obliquo sul viso -… sai me lo aspettavo che una mocciosa, siliconata come te, non avesse uno straccio di uomo tra le mani!!!-
La tentazione di picchiarlo e ridurlo a un cumulo di melma scomposta sul pavimento della stazione, era stata enorme, ma mi ero trattenuta solo per sapere la sua risposta, barcollando in un minimo di bagliore di speranza.
-Non è che non c’è l’abbia…- sbuffai irritata -.. è che non ho tempo per trovarne uno-
-Si certo… e Babbo Natale non te l’ha invito come dono? O sei stata una mocciosa cattiva?-
Ringhiai, fremente di rabbia.
-Ci tieni ad andare a quel tuo stupidissimo incontro si o no?!?- strillai in mezzo al caos della stazione, guadagnandomi le occhiatacce di parecchi passeggeri e del personale al lavoro.
Il buzzurro mi aveva squadrato di nuovo, per poi afferrare con una mano il suo borsone e, buttato su una spalla, fissarmi dritta negli occhi.
-Ok, affare fatto- aveva grugnito, inclinando il capo s un lato, continuando a fissarmi -Ma niente smancerie da piccioncini diabetici e rincoglioniti-
Il sorriso che mi si era allargato sul viso, lo aveva fatto leggermente arrossire mentre ci avviavamo alla biglietteria per prendere un biglietto anche per lui per Raftel.
 
 
Lo fisso, mentre sonnecchia, alzando e abbassando ritmicamente il petto.
Ci siamo scambiati i nomi tra insulti e offese, caricando i nostri bagagli tra uno spintone e l’altro, entrando nella nostra carrozza spingendoci l’un con l’altro attraverso al porta, toppo stretta per farci passare insieme; ma del motivo per il quale vuole andare a Kuraigana a tutti i costi, non me ne ha fatto parola.
-È così importante questo incontro per te?- chiedo continuando a fissarlo, ricordando le sue urla contro il capo stazione dalla barba rossa.
Zoro ghigna, e senza aprire mezzo occhio, dischiude le labbra.
-È da tutta la vita che lo aspetto- afferma serio –E nulla al mondo mi impedirà di andare a Kuraigana e vincerlo- ghigna con maggior divertimento, mostrando i denti sghignazzanti oltre le labbra.
-Nemmeno una mocciosa sena uno straccio di ragazzo come te…-
Non raccolgo la provocazione, troppo curiosa di sapere, e mi poso con i gomiti sul tavolino traballante che ci divide, arricciandomi tra le dita una ciocca di capelli.
-Calcio?- domando.
Apre un occhio, fulminandomi.
-Kendo, mocciosa. Uno sport vero, non un orgia di ventidue uomini che rincorrono una palla senza sosta ne motivo-
Alzo gli occhi al cielo, sbuffando.
-Ok Kendo- oscillo il capo –Ma se l’incontro è tra una settimana perché vuoi arrivare così presto a Kuraigana?-
Finalmente scrolla le spalle, spezzando la sua posizione da bonzo del sonno, aprendo entrambi gli occhi e avvicinandosi al tavolo.
-L’incontro è tra due settimane- ghigna strafottente, alzando due dita di una sua grande mano, verso di me –Ma un bravo spadaccino sa, che prima di affrontare un avversario, deve studiare il suo habitat e ambientarsi ad esso-
Si alza dal ripiano, tornando nella sua posa originale, ghignando soddisfatto.
Alzo un sopraciglio, arricciando le labbra ridacchiando.
-Vuoi andare a Kuraigana, quindici giorni prima del tuo incontro, per ambientarti nella palestra del tuo avversario…- riassumo le sue ragione, riflettendoci sopra.
Una risata cristallina e incontrollata mi arriccia le labbra, scuotendo zoro nella sua posizione rilassata.
-…sai sa molto da maschio alfa da spodestare- sghignazzo, chiudendo gli occhi e premendo le mani attorno al viso.
Zoro storce le labbra, mugugnando qualcosa di incomprensibile, scuotendo il capo..
-Ragazzina- sbotta.
-Oh andiamo…- accavallo le gambe -… è ridicolo. E ora? Ora perderai una settimana intera a Raftel: come farai a prepararti?-
Alza le spalle, scrollandole menefreghista.
-Hai detto che l’hotel della tua vecchi ha tutti i confort del mondo, vero?-
Grugnisco, aggrottando la fronte.
-Ehi, stai parlando di mia nonna: un po’ di rispetto, bifolco allevato dai macachi-
-Mi allenerò comunque durante la settimana,a e in quella rimanente mi ambienterò nella palestra del mio avversario- continua come se non avessi parlato.
Alzo di nuovo gli occhi al cielo, chiedendomi perché mai ho avuto questa pazza idea.
Portare questo idiota palestrato con me, presentandolo come mio fidanzato a tutta la famiglia, è davvero una prospettiva migliore di una paternale da parte di nonna Tsuru?
Tremo all’idea del rugoso viso della nonna, sbancare per poi tingersi di rosso nel urlarmi contro, sentendomi dietro le spalle, la sua presenza focosa e iraconda.
-Oh si, mille volte meglio- annuisco tra me.
-Come?- solleva mezza palpebra Zoro, rivolgendosi a me.
Scuoto il capo, afferrando nuovamente il mio cellulare, traballante sul ripiano.
-Su, ripassiamo la mia famiglia: questo è…-
-Mocciosa, non mi serve- grugnisce –Tanto il primo incontro fidanzato-genitori, è sempre un disastro-
-Non il mio- sbotto –Se non piaci alla nonna, quella è capace anche di dissezionarti e studiarti come cavia, elencando i tuoi difetti… il tutto senza anestesia-
Inarca un sopraciglio, fissandomi leggermente preoccupato.
-È così terribile tua nonna?- domanda.
Deglutisco, sentendo i freni del treno fischiare più acutamente del solito, in queste cinque lunghe ore, mentre un’acuta e stridula voce crocchia da una altoparlante, annunciando il nome della stazione.
-Presto lo saprai…- ansimo -… siamo arrivati a Raftel-
 
   
 
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