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Autore: _eutevivo    09/06/2014    2 recensioni
-Mamma lo sa che fumi?- continua a fissarmi con le sue iridi verde smeraldo, hanno tante piccole increspature d’oro, sono degli occhi bellissimi.
-S-sì, lo sa, sei tu che non sai nulla di me, notte.-
Deluso? Dispiaciuto? E chi lo sa, io mi sono già stancata di stare qui.
Butto via la cicca e vado via.
-Ciao stellina, notte.-
Stellina, così mi chiamava da piccola. Colpo basso.
-’Mbecille.-
Thiago e Beatriz.
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Sempre 'mbecille resti.

Mi sono trovata nel mio letto, ancora vestita come ieri e sembro una superstite a non so quale guerra. Stamattina Thiago mi porta da nostro padre, non sono davvero così entusiasta di andarlo a trovare ma mi tocca e Thiago ha detto che dopo andremo in barca!

Il fatto è che io cerco di sforzarmi, cerco di andargli vicino ma m’imbarazza, non sembra mio fratello, quando è andato via sono diventata “figlia unica” e allora il solo andargli vicino mi manda in panico, sia chiaro: ho avuto esperienze con altri ragazzi, sono abbastanza sveglia ma lui… non lo so, è mio fratello ma contemporaneamente uno dei calciatori più bellli e tra l’altro il ragazzo che mi ha vista crescere, o almeno fino ad otto anni.
Ad ogni modo in macchina non c’è lo stesso silenzio tombale di qualche giorno prima anzi…
-Ce l’hai il ragazzo Bea?- mentre si aggiusta gli occhiali sul naso dice così, buttandola lì come se fosse una cosa da niente.
-Eh?- sbotto, arrosso di colpo, sento il sangue affluire nelle guance.
Ride -Sì, il ragazzo. Che c’è di male?-
Faccio silenzio, ma cosa gli devo dire? Certo che ce l’ho avuto, ho diciasette anni.
-Allora no.-
Perchè ho detto “no”? Devo imparare a tenere la lingua a freno.
Si gira e mi fissa attentamente, io faccio altrettanto. Una cosa che ho imparato col tempo è reggere lo sguardo, di chiunque, non importa chi sia, nessuno è tanto importante da indurti ad abbassare gli occhi verso il basso, nessuno.
-Nemmeno un bacio?-
Questa volta rifletto attentamente prima di dare la mia risp…
-No.- Io non posso dirgli sì, ma che vergogna, solo al pensiero arrossisco. Non oso chiedergli se lui ha dato un bacio a qualcuna, se è stato fidanzato, come se poi nemmeno lo sapessi.
Sorride e ritorna con lo sguardo sulla strada mentre entriamo in un vialetto, pieno di case tutte uguali, parcheggia lì e rimane fermo, mi fa segno di scendere.
-Eh? E tu?-
-Io l’ho visto due mesi fa, non ho bisogno di rivederlo.-

Ah, e io? Cosa avrei da condividere con un uomo che è andato via, di cui nemmeno ricordo l’aspetto. Mi faccio forza e scendo dall’auto, voltandomi ogni quattro passi verso l’auto ma trovando sfortunatamente un Thiago molto immerso in un demenziale gioco per Iphone.
Scorro fra i citifoni fino a che non trovo “Santos Ribeiro”, il mio cognome e un altro mai sentito prima. Non sento spesso la mancanza di mio padre, non ho nemmeno mai sentito la mancanza di una presenza maschile in casa, devo essere sincera, mia madre mi ha fatto da madre e da padre, da migliore amica e mai da “nemica”... spesso cerchiamo semplicemente di allontanare chi vuole il meglio per noi.
Al citofono risponde una voce femminile, giovane, fresca, potrebbe essere una diciasettenne proprio come me, appena pronuncio il mio cognome apre senza indugiare, sa chi sono?
Ma mio padre sa che io sarei tornata lì? Che dal cielo di Roma, dai Parioli sarei tornata a Rio?
C’è chi la chiama rivincita: dalle favelas ai Parioli e da lì ad una mega villa. Io la chiamo semplicemente fortuna, essere scelti fra centinaia di bambini provenienti da baracche e palloni sgonfi è solamente fortuna, il resto è solamente un dono di Dio…. la bravura di mio fratello, una madre presente, tanti amici.
Mentre attraverso il lungo corridoio che collega alla porta di casa un buon odore mi attraversa le narici, sto bene, non l’avrei mai detto. Mi precede una donna che mi invita cortesemente dentro dal suonare il campanello.
-Tuo padre dorme, sei Beatriz vero?- è davvero cordiale da parte sua mostrarsi gentile, ma chi è? La compagna? La figlia? Un’altra?
-Sì e tu? Chi sei?-
-Piacere, Rosa, la sua fidanzata.-
Annuisco e le porgo la mano, qui nel salutare qualcuno sono sempre molto espansivi, baci, strette calorose, abbracci ma io di questo posto ricordo ben poco e queste cose le ho imparate da mia madre e da: “Viaggio in Brasile, costumi, tradizioni e cucina.” Come se il mio fosse un viaggio e poi sono poco espansiva, questo è il minimo, con tutto il rispetto.
Stringe confusa e mi fa strada, tra le foto appese su queste pareti, tra paesaggi del mondo e vecchie foto di famiglia (presumo) ci sono due foto mie e di Thiago, in una spinge il carrozzino dove all’interno ci sono io e in un’altra mangiamo il gelato sul divano.
Rimango estasiata dalla bellezza della semplicità, sì, non sapevo di aver vissuto questi momenti in tutta sincerità.
Mi metto a sedere nella loro cucina, è piccola e accogliente, probabilmente lo sfarzo e il lusso non fa per loro, dopo pochi minuti mi raggiunge mio padre, è invecchiato, qualche ruga in viso ma è sempre uguale.
-Papà!-
-Bambolina! Sei bellissima!- mi stringe forte a se mentre mi fa piroettare per la stanza, mio padre è sempre stato un uomo affettuoso -Come stai? Thiago?-
Sospiro -Bene, non la sapevo questa storia che la tutela fosse data a lui, comunque a me sembra che viva bene qui!- Annuisce e poi batte le mani come un bimbo.
-Non riesco a credere che tu sia qui! E tu come stai?-
-Io bene, da Roma a Rio eh… ma andrà meglio.-
-Hai preso peso? E i tranquillanti? I fianchi?-
Sospiro abbassando lo sguardo, la pressione che mi fanno è assurda…
-Sìsì, ho preso due kili ora peso 45kg, i tranquillanti… li ho buttati e fianchi, beh, cicatrizzeranno…-
In verità i tranquillanti li ho in borsa, non li uso più ma li tengo in caso possano serivire e i fianchi potranno anche cictrizzare ma i segni continueranno ad esserci.
Mio padre è commosso, mi stringe forte.
-Te lo meriti, bambina mia, te lo meriti.-
Ricambio la sua stretta, abbandonandomi al suo affetto, quest’uomo è andato via da mia madre, è vero, ma ora ama questa vita e il modo in cui guarda questa donna è stupendo, guardava così mia madre quando io ero piccina e quindi sono contenta per loro… non so cosa sia l’amore, ho diciasette anni e le mie relazioni sono durate tre mesi, quattro se vogliamo esagerare.
Dopo aver conversato con mio padre sulla scuola, su questo posto, su Thiago, su Roma, sono già le dodici e così mi accompagnano alla porta entrambi, Rosa è molto simpatica, devo ammetterlo, è di buona compagnia e poi è giovane. Saluto velocemente e inizio a percorrere il corridoio di casa loro mentre sento la porta richiudermi alle spalle.
Arrivata alla macchina, busso contro il finestrino per farmi aprire e così ci dirigiamo verso il porto.
-Com’è andata? Simpatica Rosa?-
-Sìsì, tu cos’hai fatto?-
-Ho giocato ad un gioco per sto coso, mi si è scaricato.- Rido di gusto.
-E’ così importante?-
-Sì, ne ho bisogno.-
-Ah allora…- Faccio un gesto teatrale con la mano e ride.
Siamo sulla superstrada che collega al porto, Rio è bellissima, il mare, i grattacieli, il Cristo, Ipanema, è stupenda, stupenda e le favelas… pensare che anche io sono nata lì, è assurdo, sento di essere destinata a questo posto, sebbene è come se lo vedessi per la prima volta.
La voce di mio fratello mi distrae dai miei pensieri, -Ti piace?-
-...Molto.-
Arrivati al porto, dopo molti controlli, strette di mano e sorrisi fra potenti, mi fa salire su questa barca, che barca non è, Thiago ci ha pensato subito a correggermi: -E’ uno yacht.-
Capirai, è bellissimo uguale, mette in moto e il vento inizia ad accerezzarmi il viso.
Rimango in canotta e shorts fino a che Thiago non rimane in costume, bello come un Dio, intanto io mi sento sempre più piccina in confronto a lui.
Decido di entrare dentro e inizio a spogliarmi lentamente. L’immagine allo specchio mi lascia delusa, è ancora troppo poco ma può bastare per ora.
Un costume giallo su una pelle dorata come la mia, che non è ancora abbronzata, dice mia madre: E’ un dono di Dio! Io la penso diversamente, sono poco più chiara di Thiago e molto più scura per una che viveva in Europa.
Esco lentamente da lì dirigendomi verso Thiago che guarda il mare, perso in chissà quali pensieri -Eccomi…- Si gira estasiato, neanche avesse visto Adriana Lima (e forse l’avrà davvero vista qualche volta ma lascio correre…) -Sei bellissima stellina.-
Sorrido imbarazzata, la voce con cui l’ha detto mi ha provocato un turbine di sensazioni dentro, è così calda, bassa, che nemmeno io so descriverla.
Non mi consolano questi sensazioni, sono nuove e non ho intenzione di sperimentarle con mio fratello, questo è certo, mi consola, e consola anche lui, che essere chiamata stellina non mi da noia ma l’imbecille se lo prende comunque, non mi ero mai sentita così attratta verso qualcuno e lui non può giocare così… con la sua bellezza, ci rimetterò io.
-Sempre mbecille resti-
Ride e mi tiene stretta.

  
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