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Autore: Viki_chan    09/06/2014    1 recensioni
- Seconda serie di (s)fortunati eventi -
Anna-chan ha vissuto qualche giorno in Corea, nel quale ha avuto modo di conoscere meglio se stessa e un mondo che da sempre l'ha affascinata. Tornata a Tokyo da qualche mese, il suo breve periodo a Seoul diventa un sogno da cui svegliarsi definitivamente.
Ma è davvero possibile dimenticare?
E soprattutto, è davvero solo lei a soffrire di questa situazione?
Evento #1: Nuova vita, nuovo lavoro, vecchia Anna
Evento #2: Cambi di programma, una faccia conosciuta e il ritorno di Anna-chan
Evento #3: Amiche deluse, telefonate inaspettate e cosmetici
Evento #4: Pensieri umani, pennarelli scarichi e messaggi cifrati
Evento #5: yakitori francesi, hotel blindati e il libro
Evento #6: le stesse parole, il silenzio e la crisi
Evento #7: l'uomo alla porta, luci drammatiche e accordi disattesi
Evento #8: Gimpo, le fan e la colazione per due
Evento #9: Provocazioni, Kim Camille e il sorriso di Ryeowook
Evento #10: lo schedule, la Kyobo e l'evento dell'anno
Evento #11: la sposa, i manager e la fine della discussione
Evento #12: l'appartamento, lo sguardo di Siwon e il ritorno
Evento #13: Il volo, il Capitol e la tenda bianca
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ciao a tutti! Chiedo scusa per l'assenza e per non aver risposto alle recensioni. Buona lettura!


Una Serie di (S)fortunati Eventi

Evento #12


 



Il corridoio, la porta, l'uscita.
Mi lancio sul sedile posteriore e l'autista Kang mi guarda dallo specchietto retrovisore, poi procede lentamente verso l'uscita principale della Kyobo.
Lentamente è un eufemismo.
Le transenne sono circondate da ragazze.
Il gruppo parte dall'angolo dell'edificio da cui proveniamo e procede per un centinaio di metri.
Mi abbasso sul sedile, cercando di nascondermi il più possibile.
“I vetri sono oscurati” commenta l'autista.
Sembra quasi divertito.
“Mmh” commento. “Credo che mi metterò nel sedile dietro, per sicurezza.”
Mi muovo goffamente ma, alla fine, riesco ad andare nella terza fila di sedili.
L'autista Kang si ferma un istante dopo, abbassa il finestrino e parla con un uomo della sicurezza.
Non capisco cosa dicono: sono praticamente sdraiata e le urla delle fan coprono ogni tentativo di ascoltare.
Alla fine riusciamo ad arrivare all'ingresso, me ne accorgo quando Siwon apre la portiera e per qualche secondo si volta ancora verso le fan.
Quando si siede e chiude la portiera, posso finalmente alzarmi.
Siwon non parla per tutto il tragitto, credo si sia addormentato.
Alcune delle strade che percorriamo sono familiari.
L'ultima, in particolare.
Il palazzo è lo stesso.
Il dormitorio dei ragazzi.
Siwon si sporge verso l'autista Kang e gli dice qualcosa.
"Ci vediamo tra poco" aggiunge poi voltandosi verso di me quando l'auto accosta.
Lo guardo scendere e dirigersi velocemente verso l'ingresso del dormitorio, poi mi sposto di nuovo sui sedili più avanti.
"Il codice d'ingresso del suo appartamento è 2014" commenta l'autista Kang prendendo la strada che costeggia il palazzo del dormitorio. "Quando Siwon sarà pronto la avviserò."
L'auto si ferma, di nuovo.
L'edificio davanti al quale ci fermiamo è più basso rispetto a quello dei ragazzi, ma sembra altrettanto moderno.
"E' qui?" chiedo indicando il portone a qualche passo dal marciapiede.
Abbiamo percorso solo pochi metri.
"Ultimo piano" conferma lui. "La sua valigia è già in casa."
Annuisco, poi apro la portiera ed esco.
Supero il marciapiede, i quattro gradini che lo dividono dall'ingresso della mia nuova casa.
Il campanello è simile a quello che ho a Tokyo: un tastierino e una piccola telecamera. Mentre digito le quattro cifre, sento l'auto partire dietro alle mie spalle.
Ultimo piano, il quattordicesimo.
Nell'ascensore c'è una rilassante musichetta, una sorta di allegra canzoncina.
Deglutisco.
Sono nervosa, non so perché.
Così nervosa che, arrivata al piano, ho quasi paura ad uscire.
Quasi paura a inserire le quattro cifre nel tastierino sulla porta, quasi paura di abbassare la maniglia ed entrare.
Alla fine, lo faccio.
Entro e mi tolgo le scarpe. Nel mobile accanto alla porta ci sono già due paia di ciabattine, uno rosa e uno blu.
Sorrido.
L'appartamento è piccolo ma molto luminoso.
Appena superato l'ingresso c'è la cucina, un tavolo basso, un divano e una tv. Il lato della stanza di fronte alla porta è interamente fatto di vetrate.
Nella camera accanto c'è un basso letto matrimoniale, un armadio a due ante e una scrivania. L'ultima porta è un bagno piccolo ma ben fornito.
La mia nuova casa è semplice, con pochi mobili ma ben selezionati.
Mi piace.
Appoggio la borsa sul piano libero della cucina e noto che qualcuno ha già riportato il mio schedule sulla lavagna che occupa la parete accanto al frigorifero.
Siwon parte alle 22, non abbiamo molto tempo da perdere, eppure spero che faccia le cose con calma, che si rilassi un po'.
Io, per passare il tempo, inizio a frugare negli armadietti - qualcuno mi ha rifornito di caffellatte solubile, biscotti al cioccolato e beni di prima necessità - e alla fine scopro una cose meravigliosa. La parete a vetri della zona giorno è in realtà una porta finestra che divide l'appartamento da una grande terrazza.
Un quadrato di piastrelle chiare, con un tavolo e delle sedie in plastica e due binari di fili da bucato.
Dalla terrazza vedo il cielo, il sole, il palazzo dei ragazzi.
E da questa prospettiva, i due edifici sembrano ancora più vicini. Sto per sedermi quando il campanello suona. Torno in casa di corsa e, appena sganciata la cornetta, sullo schermo del citofono appare il volto di Siwon.
"Devo scendere?" chiedo.
"Salgo io. Preferisco non aspettare per strada" commenta guardandosi le spalle.
"Che piano?"
"Quattordicesimo."






Due tazze, il sole di settembre, una terrazza.
Quando Siwon è entrato nel mio appartamento, mi è sembrato che tutto fosse stato sistemato per farlo sembrare ancora più perfetto del solito. In ogni luogo in cui lo incontro, Siwon è nel suo ambiente naturale.
Si è tolto le scarpe e, disinvolto, ha indossato le ciabattine blu che gli ho preparato.
L'ho invitato ad uscire sulla terrazza e gli ho offerto una tazza di caffè.
Quando lo raggiungo, trovo Siwon seduto, le gambe tese e le braccia incrociate dietro alla nuca.
Statua meravigliosamente umana.
Gli porgo la tazza e mi siedo accanto a lui.
"Dove andrai, stasera?"
"Devo tornare in Cina per girare un drama" risponde voltandosi verso di me. I capelli umidi brillano alla luce del sole. "Anna, cosa è successo oggi, nel camerino?"
E' un coreano imperfetto, Siwon.
Arriva subito al sodo.
"La discussione dei ragazzi, intendi?"
"Sì" si interrompe giusto il tempo per prendere un sorso di caffè. "Sungmin ne stava parlando con Eunhyuk, mentre aspettavamo le fan. E' per il matrimonio, non è vero?"
Siwon tace, mi guarda.
Ha il potere di pilotare il mio livello d'attenzione solo attraverso lo sguardo.
Rilassata, nervosa, rilassata, nervosa.
Guardo la mia tazza e faccio vorticare il suo contenuto un paio di volte.
"Io e Donghae ci siamo visti alla SM, quando è tornato dal Giappone. Credo di essere stata l'unica ad averlo incontrato, quel giorno."
"Mmh"
Silenzio.
Siwon guarda il cielo, poi allunga ancora un po' le gambe e si fa scrocchiare il collo.
"È successo qualcosa di strano?"
"In effetti non ho mai visto litigare i raga..."
"No, intendo quel giorno."
"Definisci strano."
Siwon tace, fa un mezzo sorriso.
"Io e Donghae abbiamo parlato in coreano, anzi puoi parlarmi in coreano anche tu, se vuoi. Sto studiando" aggiungo.
"Mi piace parlare in inglese" commenta lui in coreano, facendomi sorridere. "Comunque... Hai detto a qualcuno del vostro incontro?"
"Solo ai ragazzi. Ci siamo incontrati solo per sbaglio, poi sono andata alla riunione. Quando sono tornata al ventesimo piano lui non c'era più"
Siwon mi guarda ancora.
Il suo sguardo è quello che usa per parlarmi di questo mondo, per cercare di farmi capire qualcosa. Lo fa ogni volta. E, ogni volta, mi fa sentire debole.
"Ogni cambiamento dello schedule, ogni cosa diversa dal solito va comunicata alla SM, sempre. In questo modo il sistema non crolla. Capisci?"
Vorrei dire di sì.
"No."
"Come posso... Allora. Se la SM sa sempre dove siamo e cosa facciamo, siamo... invincibili. Non possono trovare i nostri punti deboli, così. Ad esempio, la SM sa che sono qui, con te, ora. E se un fan o un giornalista mi avesse visto entrare in questo portone, la SM troverebbe un modo per giustificarlo. Siamo liberi, così."
"Liberi? Questo mi sembra tutto tranne libertà."
"È il nostro lavoro" dice con la solita espressione.
"Lo so, l'hai detto anche l'ultima volta.."
Non so come lo guardo, ma Siwon fa un mezzo sorriso e abbassa lo sguardo.
"Mi dispiace molto per averti fatto piangere, davvero. Ma tu sei qui, adesso. Conoscere le regole ti aiuterà a rispettarle."
"Per me questo mondo è estraneo. Ci sono cose che non comprendo e non comprenderò mai."
Siwon non commenta e si prende qualche minuto per bere il suo caffè.
Io non posso fare a meno di ripensare ai ragazzi, al battibecco, al matrimonio.
“Questa terrazza è davvero bella. E' rilassante. Vorrei poter avere anche io un luogo dove rifugiarmi, a volte.”
“Due zero uno quattro” commento. “Il mio appartamento è a tua disposizione, io non so quanto potrò sfruttarlo.”
Siwon scuote la testa poco convinto, poi il suo telefono vibra e l'incantesimo si spezza.
Rilassata, nervosa, rilassata, nervosa.






Io e Siwon siamo scesi in due tempi diversi.
Ho preso una scusa per lasciare qualche secondo di distanza da lui.
Rimasta sola, ho dato un'ultima occhiata al mio appartamento e sono uscita.
Quando ho fatto per salire sulla terza fila di sedili dell'auto, il direttore Cha ha insistito perché mi sedessi accanto a Siwon.
L'ho ringraziato, non so perché.
Lui ha annuito e poi si è voltato verso di noi.
“Questa notte andrai in Giappone, Anna.”
"Japan?"
Il direttore Cha mugugna.
Mi volto incredula verso Siwon.
La sua espressione è fin troppo neutra.
"Quando?"
"Quando avrai finito di fotografare Siwon. Anche il tuo volo parte da Narita, all'una" commenta Cha.
Stringo i pugni.
Esiste uno schedule, ero certa fosse una certezza.
Una delle poche che avevo.
Ma così...
"Cosa devo fare in Giappone?"
La mia domanda cade nel vuoto.
"È così che funziona? Che mi spostate come una pedina come volete?"
Sto per aggiungere altro, ma la mano di Siwon si muove appena, attirando la mia attenzione.
Il manager Cha non risponde, ma inizia a trafficare il suo telefono.
Mi appoggio allo schienale e continuo a fissare Siwon.
So di poter essere fastidiosa.
Forse lo voglio.
Voglio che si renda conto che tutto ciò che mi ha detto poco fa è una bugia.
Che lo schedule non rende le persone invincibili, ma ancora più fragili.
Che sento il bisogno di urlare.
Il programma che ti si sbriciola davanti agli occhi non fa che aumentare le crepe che la precarietà di questa vita ti infligge.
Siwon, stimolato dal mio sguardo sulla sua tempia, si volta.
Mi guarda, Siwon.
E sono arrabbiata, come al solito.
Eppure Siwon e il suo sguardo rallentano i battiti del mio cuore.
Ci guardiamo per qualche istante.
Faccio un mezzo sorriso e lui capisce che la nostra battaglia silenziosa è finita.
Siwon mi ha salvato.
Di nuovo.
E dopo quella lotta silenziosa, non abbiamo più avuto modo di parlare.
A Narita, ho passato più di un'ora a fotografarlo, seduto su una delle sedie tutte uguali dell'aeroporto, lo sguardo stanco su un copione o perso nel traffico di viaggiatori.
Siwon mi ha guardata in silenzio, mi ha sorriso, così come ha sorriso cortesemente a tutte le persone che, intorno a noi, hanno curato ogni aspetto del servizio fotografico.
E' tutto molto più professionale della prima volta.
Non ci siamo solo io e la mia macchina fotografica.
Ci sono manager e assistenti e uomini senza nome che ci guardano lavorare.
Ogni volta che ho sentito il rumore di un aereo sono stata percorsa dai brividi.
Giappone, di nuovo.


 

   
 
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