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Autore: Shiver414    10/06/2014    2 recensioni
Yuri è una strega, una strega potente che cerca di evitare che la sua vita da semplice proprietaria di un negozio di fiori e quella da cacciatrice di demoni non collidano tra loro. Ci stava riuscendo fino al momento in cui non conosce Kian, un demone dall'aspetto sublime, il carattere forte e un'indole apparentemente egoista. Da quel preciso istante tutta la sua vita precipita in un baratro fatto di morte, sangue e terrore, governato da un demone spietato, il Burattinaio. CHi si nasconderà dietro questo misterioso nome? Yuri e Kian sopravviveranno alla sua furia?
Genere: Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
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Eccomi di nuovo all'attacco con le modifiche!! 
Come ho detto anche per il capitolo precedente, sto apportando dei cambiamenti hai vari capitoli.. Vari... Sono soltanto tre... COMUNQUE per ora nulla è cabiato se non la presenza di un nuovo personaggio, ad essere cambiati realmente sono alcuni aspetti della storia principale che avevo pensato all'inizio... Ma siccome alla fine sono solo tre capitoli a chi legge non importa un granchè di come era prima dato che non lo sa com'era!! Dopo aver farfugliato scemenze ecco a voi il capitolo 2!!

Capitolo 2.
 
Perché aveva detto “ci rivediamo”? Io non lo avevo mai visto prima di allora.
«Chi è?» Bisbigliai a Yuri due. Lei scosse la testa e mi indicò il ragazzo avanti a noi.
Uno schiocco e mi resi conto che stava cambiando forma. Il suo viso si contorceva e si allungava. Gli zigomi divennero appuntiti. I capelli si allungarono e divennero più chiari, quasi bianchi. Tirò fuori la lingua ghignando, era lunga e disgustosa mentre la muoveva sibilando.
«Ti ricordi di me ora?» La voce bassa e grottesca, la pelle color ghiaia, gli occhi gialli e malvagi, quel sorriso largo e mostruoso.
«Kalan.» Dissi infine ostentando una sicurezza e un coraggio che in realtà non avevo. Ero convinta di averlo già ucciso, ricordavo perfettamente il sangue nero che ribolliva. Lo avevo visto pian piano svanire inghiottito dalla terra.
«Kalan?» Yuri due era sbigottita come me. Scossi le spalle, ero convinta che fosse morto.
«Lasciami avere il tuo potere.» Brontolò avanzando di qualche passo. Sbuffai infastidita, voleva ancora i miei poteri per diventare più forte.
«Questa volta non ti lascerò scappare.» Cercai di ricordare quali erano gli incantesimi più efficaci per uccidere definitivamente un demone. Sicura di me avanzai verso di lui. C’era puzza di morte, ecco cos’era quella puzza disgustosa che avevo sentito prima.
«Tu non sei Kalan.» Il demone rise. Avevo ragione. Il mio alter ego mi guardò dubbiosa. C’era qualcosa che preoccupava tutte e due.
Kalan aveva un odore più simile alla terra bruciata e alla cenere. Qualcuno stava manovrando il corpo ormai morto del demone. Un Burattinaio.
«Mostrati codardo.» Dove era. Non riuscivo a sentire la sua presenza. Qualcosa mi sfiorò. Una palla di fuoco scuro. La pelle del braccio era leggermente bruciata. Perché Yuri due non aveva attivato lo scudo? L’unica cosa che sapeva fare oltre che sputare sentenze era creare scudi protettivi. La guardai, era pallida e non sembrava in sé.
«Yuri?» Si voltò a guardarmi. Sembrava terrorizzata. Kalan intanto ridacchiava malvagio.
«Che c’è strega? Perché non combatti?» Continuai a fissare Yuri due. Cosa aveva che non andava.
«Yuri, quest’aura... Non la senti? È troppo potente non riesco a…» Svanì improvvisamente. Sentii il suo spirito insinuarsi sotto pelle, scivolare tra la carne e tornare al sicuro dentro di me, dove nessuno l’avrebbe toccata. Peccato che da lì non avrebbe potuto proteggere il nostro corpo. Pensai in fretta a qualcosa. Cosa potevo fare? Era una situazione assurda, non mi ero mai trovata faccia a faccia con un demone già morto e tanto meno con un Burattinaio.
La mia mente era confusa e non riuscivo a pensare lucidamente. Dovevo guadagnare tempo per pensare.
Evocai una sfera di energia e la lanciai contro Kalan sperando avesse un qualche effetto, uno qualsiasi, mi bastava anche solo rallentarlo per qualche minuto, il tempo di nascondermi da qualche parte pensare. La sfera si scagliò contro il petto del demone lasciando un buco fumante. Il demone-marionetta cadde a terra con un tonfo sordo.
Non c’era sangue.
Approfittai del momento e iniziai a correre. Mi appellai a tutte le mie forze per far muovere le gambe, c’era qualcosa di paralizzante in quell’aria così opprimente. Mi sentivo stanca e ogni fibra del mio corpo rispondeva negativamente a quel potere così forte che si ripercuoteva in ogni molecola d’ossigeno, in ogni granello di polvere sul terreno. Lo sentivo pulsare sotto i miei piedi, attraverso il mio corpo. Mi confondeva, mi stordiva.
Qualcosa mi colpì alle spalle mentre annaspavo in cerca di un po’ d’aria pulita. Caddi a terra. La faccia contro il terreno polveroso bruciava. Mi sfiorai la guancia, sanguinava.
Schivai un paio dei suoi pugni, ma un calcio mi colpì in pieno stomaco mozzandomi il respiro.
C’era qualcosa che mi impediva di ragionare lucidamente. Era come se il Burattinaio stesse pian piano annullando la mia coscienza, la mia razionalità, i miei poteri. Mi stava pian piano annullando. Evocai un incantesimo farfugliando la formula. Era immobile, con i piedi inchiodati a terra. Non avevo molto tempo a disposizione.
«Yuri, ti prego esci.» Nessuna risposta, il mio alter ego era come scomparso. «Yuri, per favore rispondimi almeno.» Un lieve eco della sua presenza risuonò nel mio petto. Era ancora lì, ma era priva di forze, si stava indebolendo come me.
Recitai la formula per creare una sfera di localizzazione mentre correvo in cerca di un riparo.
La sfera era riuscita a trovare il Burattinaio. Frenai la mia corsa e andai nella direzione indicata dall’incantesimo. Cosa avrei fatto una volta trovato? I Burattinai erano demoni forti ed io ero ancora una strega alle prime armi, ero in grado di uccidere solo demoni di basso livello.
Un altro mostro spuntò all’improvviso davanti a me. Era piccolo e snello, gi occhi erano grandi e sproporzionati di un colore che non esiste nel mondo umano, un colore impossibile anche da descrivere, conteneva tutti i colori e non ne conteneva nessuno, era bello e terrificante allo stesso tempo. Aveva la pelle viscida e lucida. Sfrecciò nella mia direzione urtandomi la spalla per farmi voltare verso la direzione opposta. Una sostanza viscosa e appiccicosa, sembrava muco rimase appiccata alla mia pelle. Continuò così per un po’, colpendomi ad una velocità toppo elevata per riuscire a seguirlo anche solo con lo sguardo.
La mia pelle diventava viola ad ogni colpo, non sembravano lividi, sembrava qualcosa di più grave, quasi come se si stesse putrefacendo.
Lanciai una sfera velenosa che, ancora non mi spiego come, colpì il demone. Quello non era una marionetta. Mentre il veleno corrodeva velocemente la sua pelle lasciando in mostra muscoli, ossa, organi e via discorrendo il sangue sgorgava, inzuppava e scuriva la terra attorno a lui, che gemeva e urlava. Urla strazianti e acute che mi riempivano le orecchie e rimbombavano nella mia testa.
«Riuscirò a rubare il tuo potere prima che tu possa renderti conto di quanto è immenso.» Era la voce di Kalan. Mi ero scordata di lui. Come si uccideva una marionetta? Avrei dovuto farlo a pezzi, così non avrebbe più potuto attaccare.
Si avvicinò a me, era a pochi millimetri dal mio viso e il suo alito fetido mi spostava i capelli ad ogni respiro. Tenevo nella mano una sfera pronta a scagliargliela conto. Sorrise e allungò una mano fino a stringere le dita sul mio collo. La lingua viscida e verde serpeggiò oltre i denti aguzzi e sfiorò la mia guancia. «Chissà che sapore ha la carne di una strega.» Strinsi gli occhi cercando di non rovesciare tutto il contenuto del mio stomaco. All’improvviso qualcosa colpì il demone e mi liberò dalla sua presa. Non vidi chi fosse, né cosa avesse fatto per ucciderlo. Mi toccai la gola respirando a pieni polmoni. Alzai lo sguardo al cielo. Piccole gocce cadevano velocemente al suolo. Dei lampi illuminavano sporadicamente le nuvole grigie. Stavo respirando aria pulita, non c’era più quella sensazione di oppressione. Il Burattinaio era andato via e le forze stavano lentamente tornando.  

 
   
 
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