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Autore: Elisabeth S    10/06/2014    2 recensioni
Recensite mi fa piacere sapere cosa ne pensate! Grazie ^^
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-e' morto!- disse il barista sgomento.
Tutti nel bar si fecero improvvisamente silenziosi, mentre la figura sconosciuta usciva dalla porta d’ingresso, pronta a prendere il volo, nello stesso istante alcune urla isteriche si levarono dal luogo appena abbandonato.
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Basta doveva averla per se.
Solo per se!
A tutti i costi!
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Tornò nella stanza della ragazza furibondo poi vedendola così inerte abbracciata a quel frugoletto della sorellina, più l'imminenza del lavoro, prese il volo e andò dalle anime in attesa di essere prelevate lasciandole però un messaggio sul muro "piccola ragazzina se ci tieni alla pelle mi dovrai delle spiegazioni"
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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     Era un giorno come tanti e decise che doveva andare al centro commerciale, non sapeva il perché ma si sentiva attirato da qualcosa di non ancora chiaro per lui.
     Girava un po’ distratto, senza interessarsi a nulla in particolare, lanciando occhiate annoiate qua e là, ma la sua presenza era tutt’altro che inosservata, si notava tra la gente come un punto nero nel mezzo di un foglio bianco.
     Si trovava sulle scale mobili, quando notò, di non essere l’unico ad aver scelto quel centro per passare il tempo, finalmente aveva capito cosa lo aveva portato proprio in quel luogo, c’era anche lei, la ragazza che aveva incontrato qualche sera fa, lei così bella con quei capelli blu notte e gli occhi come il mare. La vide incontrarsi con un'altra ragazza che, a giudicare dal tipo di confidenza che avevano, probabilmente era sua amica.
     Le due si salutarono e assieme andarono a vedere qual­che vetrina. 
     Sorrise, pensando che questa era stata proprio una bella sorpresa, ora si sarebbe potuto divertire un po’, ma prima voleva pensare a qualcosa di adatto. Si avrebbe aspettato il momento giusto.
     Entrò tranquillamente in una piccola sala appartata, posta al terzo piano del grande centro.
All’esterno poteva sembrare un semplice stanzino, ma al suo interno si celava un piccolo casinò, non che fosse interessato al gioco d’azzardo, ovvio, per lui sarebbe stato troppo facile vincere, ma li l’atmosfera era tranquilla e avrebbe avuto tutto il tempo per organizzare una sorpresina alla sua nuova amica.
A quel pensiero gli sfuggì un sorrisetto beffardo e divertito, non vedeva l’ora di vedere la sua reazione.
 
     Annabell, la migliore amica di Seline, le aveva proposto di fare un giro al centro commerciale e lei aveva accettato di buon grado, dopotutto, e se si escludeva il giorno prima era da po’ che non riuscivano a vedersi all’infuori della scuola, e questo era dispiaciuto ad entrambe.  
Andarono un po’ in giro entrando nei negozi che più attiravano la loro attenzione.
Annabell mentre passeggiavano, iniziò a parlare a ruota libera, tra gli scaffali di un negozietto pieno di bigiotteria e cianfrusaglie varie. Seline l’ascoltava divertita, mentre la sua amica le raccontava qualche vecchio aneddoto familiare. Poi, come tutti i ragazzi e le ragazze della loro età, iniziarono a parlare dei professori e di quanto certe volte potessero sembrare ridicoli.
    Come il professor Harris, soprannominato “il nano dittatore!” era un omino basso e un po’ stempiato arrivava al massimo, volendola tirare, al metro e sessanta, poi portava sempre un cappello rosso rigido a tesa larga, il naso a patata era anch’esso rossiccio, le guance paffutelle soprattutto sugli zigomi. Portava pantaloni color cachi da completo, con le bretelle, ed una giacca verde oliva, ma per quanto il suo aspetto lo facesse sembrare goffo e impacciato, oltre che ispirare simpatia, aveva un carattere orribilmente bastardo, in classe non potevi fare assoluta­men­te nulla, a meno che lui non te ne desse il permesso, nel caso qualcuno si azzardasse anche solo pensare di sbadigliare, be era meglio non si facesse vedere per un po’, perché altrimenti, per settimane intere, sarebbe stato la sua cavia da interrogazione, qualunque quesito gli fosse venuto in mente, glielo lo avrebbe proposto.
La cosa più utile e sicura, da fare, durante le sue lezioni? Semplice! Auto convincersi di essere delle statue di sale e che gli unici movimenti consentiti, erano respirare e prendere appunti.
Ad un certo punto, Seline, uscendo dal nego­zio sentì un brivido correrle lungo la schiena. Si girò di scatto guardandosi attorno ma non notò nulla di strano, cosa che la sollevò al quanto anche se però si era guadagnata un occhiata, parecchio confusa e preoccupata, da parte dell’amica.
 
    Il casinò era dotato di finestre di cui la parte esterna era una superficie specchiante e proprio attraverso ad esse, il misterioso ragazzo, nascosto tra le pieghe delle tende interne, dalla sua postazione cercava lei con lo sguardo, li tra la folla.
Continuò la sua ricerca preciso e instancabile, finché ad un certo punto la vide e sorrise, era proprio lì altezza me­dia un corpo che, nonostante i vestiti invernali, riusciva a farsi notare, non solo per via delle gambe snelle e lunghe o per i fianchi pronunciati e il seno abbondante, ma anche per il modo di camminare, avrebbe potuto attirare l’atten­zione di chiunque nel raggio di venti metri con un singolo gesto, se solo avesse voluto. Eppure lei camminava tranquilla al fianco della sua ami­ca, quasi non ne fosse consapevole o non ritenesse di essere abbastanza bella per osare tanto. Tutto ciò lo infiam­mava e lo attirava sempre di più.
     Basta doveva averla per se.
     Solo per se!
     A tutti i costi!  
 Quindi si alzò e rendendosi invisibile, a quegli umani ingenui che lo circondavano, iniziò a seguirla, e ad osser­varla sempre più da vicino, fino ad arrivarle alle spalle.
    La sfiorò appena lasciandole una sensazione di gelido, lungo la curva della spina dorsale, mentre grazie ai suoi poterei sussurrava alla mente di uscire da lì, di andare in un luogo dove potesse stare da sola… e di convincere la sua amica a lasciarla andare, che non doveva preoccuparsi, cosa per cui l’avrebbe aiutata, era bravo a manipolare pensieri e persone. Sorrise ancora compiaciuto del suo operato, pregu­stando il momento in cui sarebbe rimasto solo con lei faccia a faccia.
     Seline si scusò con l’amica tranquillizzandola. -Scusa Ann, tranquilla non è niente ho avuto solo la sensazione di essere osservata, ma ora è passato.- la rassicurò, poi come se quell’idea le fosse balzata in mente all’improvviso disse: -Ah Ann mi aspetteresti qui, per favore?! torno subito. Vado un momento al bagno, ci ritroviamo qui.- L’amica annuì e le sorrise.
     -Ok, però, nel frattempo entro in quel negozietto qui accanto e ci do un occhiata, mi incuriosisce.- Seline an­nuì e andò.
     Procedette lungo il corridoio che portava ai bagni, poco dopo si aprì in due direzioni a sinistra il bagno degli uomini a destra quello delle donne, vi entrò e chiuse la porta alle sue spalle, si avvicinò ai lavandini e fece uscire l’acqua dal rubinetto, poggiando le mani sul bordo del lavandino, osservava il suo riflesso nello specchio, sentiva ancora addosso la sensazione di prima, espirò. L’aria le uscì dalle labbra con un respiro tremolante. Si sentiva proprio come la sera in cui aveva incontrato quello strano ragazzo difronte a casa sua. Basta, decise, doveva svuotare la mente e dimenticarsi tutto. Si inumidì le mani e se le passò leggermente sul viso e sul collo. Chiuse gli occhi e rimase lì per qualche secondo.
Una voce ruppe il silenzio -Salve, ci si rivede!- le disse.
Aprì gli occhi di colpo, ma non vide nessuno. Si girò e il suo sguardo si posò su una figura, inizialmente indistinta, vestita di nero, si guardò un momento alle spalle, ora era riflessa anche nello specchio.
     Le sorrise soddisfatto, l’aveva seguita non poteva essere una semplice coincidenza. Sentì lo scatto di una serratura. La porta! L’ha chiusa. Pensò. Il cuore iniziò a batterle forte in petto. Lui nel frattempo se ne stava appoggiato su di essa a braccia conserte.
     Da dove diavolo era spuntato prima non c’era ne era sicura! Ma soprattutto si chiedeva cosa volesse da lei.
     La guardò alzando un sopracciglio, un piercing color argento luccicò su di esso, mentre la sua mente registrava quell’inutile informazione lui le disse: -Si risponde sai?-
     -Be potresti anche dirmi chi sei!- stava prendendo tempo.
     -Perché la prima cosa che fai per parlare con qualcuno è presentarti?-
    -Divertente! Comunque, di solito, al saluto seguono le presentazioni e oltre a questo mi stai seguendo e ciò mi da fastidio!- disse irritata.
     Si mise a ridere rimettendosi in posizione eretta, iniziò a camminare verso di lei spingendola verso l'angolo.
     -Non ti avvicinare.-
     Non l’ascoltò e andò avanti, si avvicinava molto lentamente, fissandola con i suoi occhi profondi e suadenti, la sua aura iniziò ad avvolgerla era nera sotto forma di fumo e avanzava bassa all’altezza delle caviglie e sulla pelle aveva l'effetto di una carezza morbida e setosa.
     -Che diavolo stai facendo?- chiese un po’ agitata.
     Lui sorrise e la fece indietreggiare fino al muro, finché le sue spalle ne toccarono la superficie dura e fredda che le impedì di muoversi ancora, le impedì ogni sbocco appog­giandosi con le mani sulla parete, una all’altezza del lato destro del suo viso e l'altra più in basso vicino i suoi fianchi.    
Le si avvicinò pericolosamente fissandola, sempre, con quel sorriso incredibilmente malizioso.
     Seline si guardò intorno, in cerca di una via di scampo.
I suoi occhi passavano freneticamente da un punto all’altro, ma attorno a lei c’erano solo ostacoli: il muro, i lavandini, il cestino… lui! Poi, quasi per caso, trovò uno spazio libero tra il suo braccio e il muro. Fortunatamente non se ne era accorto e, di conseguenza, non si era premurato di bloc­carle anche quell’unica via di scampo.
Si abbassò velocemente, scartando di lato e corse via dall'angolo. Evitò il cestino cercando di arrivare alla porta, però era bloccata, e al di la di essa, non si udiva alcun rumore.  
Subito dopo, alle spalle, sentì la sua risata, non si era mosso se non per girarsi ad osservarla, anzi se ne stava li tranquillo senza preoccuparsi, sogghignando mentre le parlava.
     -Sei, davvero, sicura di voler giocare con me? Potresti farti male.-
     -Non mi conosci, perciò non puoi sapere di cosa sono capace o meno!-
     -Va bene, giochiamo!- Fece un sorrisetto così pieno di se che la fece alquanto innervosire, poi il modo in cui aveva pronunciato quella frase non prometteva nulla di buono, ma lei non si sarebbe tirata indietro non aveva altra scelta che affrontarlo.
     -Se non ti fossi opposta ti avrei lasciato la tua dignità, ma ora ti farò strisciare.-
Gli scoccò un occhiataccia, era tesa e arrabbiata. Non capiva. Ma chi si crede di essere quel tipo! Penso, stizzita.
Scrollò via, dalla testa, quei pensieri tenendosi pronta a reagire tenendo d'occhio i suoi movimenti.
     Oh, questo sì che era divertirsi, voleva andare avanti e sapere come avrebbe reagito.
Quella ragazza era davvero interessante, sicuramente ora avrebbe avuto meno tempo per annoiarsi.
Le sorrise di nuovo compiaciuto. Poi, all’improvviso, si dissolse di colpo lasciando il posto ad una densa nuvola di fumo nero, che piano piano si diradò. Sembrava essere scomparso.
     Rimase sorpresa e confusa, per un momento, ma non abbassò la guardia. Nel frattempo del fumo non vi era più traccia, come se nulla fosse successo, come se non fosse mai esistito. Continuò a guardarsi intorno e provò ad aprire la porta ma era ancora chiusa, lo sentiva non se ne era andato, era li ma dove!
     Nel silenzio più completo si udì un "clic" la porta si aprì. Fuori era tutto silenzioso... anche troppo.
     Diede, cautamente una spinta alla porta e allungò una mano per prendere l'asta di una scopa rimasta lì, tenendola stretta in pugno.
Ci fu l'eco di una risata e poi due dita le sfiorarono il collo. -E con quella che ci vorresti fare?- si era materializ­zato dietro di lei.
     -Difendermi se necessario.- Si girò di colpo e con un salto all’indietro si portò a distanza da lui.
Lui sogghignò -Dubito che riuscirai...- poi guardandola da capo a piedi disse: -Così ti piace violento… potevi dirmelo subito, ti avrei accontentata.-
Non rispose riteneva che non ne valesse la pena, avrebbe sicuramente trovato il modo di rigirare la frittata dicendo che lo stava provocando appositamente, pensò.
     -Allora si può iniziare.- le si avvicinò scrocchiando le dita delle mani.
Si preparò assecondando i suoi movimenti. Come se già non fosse abbastanza il fatto che sparisse e ricomparisse a suo piacimento fece apparire un bastone lungo due metri, era tutto decorato da strani simboli, sembravano dei glifi, che si illuminarono leggermente mentre maneggiava deciso la sua arma. La prese con entrambe le mani e lo fece roteare con fare esperto.
     Subito dopo, fece un salto con capovolta al di sopra della sua testa e, atterrandole alle spalle, le sferrò una bastonata diretta alla schiena.
     Girò su se stessa fermando il suo colpo con l'asta della scopa, nello stesso momento lui puntò il bastone a terra e si lanciò verso di lei e la face cadere atterrandole sopra, così da poterla bloccare a terra.
Si sentiva sciocca, era riuscito a fregarla e ora non poteva scappare, non solo quasi non poteva muoversi. Portò il bastone difronte a se come protezione sperando di riuscire a tenerlo a distanza mentre cercava di liberarsi.
     Le prese, velocemente, il bastone con una mano e lo portò al di sopra della sua testa bloccandole anche le mani e le sussurrò -E ora che fai?-
     Aveva il respiro accelerato mentre si dibatteva per libe­rarsi lui sogghignava divertito dai suoi, per lui eccitanti quanto futili, tentativi di scollarselo di dosso, fin quando lei non riuscì a liberare una gamba. Gli mise un piede sullo stomaco e lo spinse via liberandosi del suo peso e quindi della trappola che era il suo corpo.
Grugnì scocciato. -Basta giocare!- sguainò la spada.   
     -Ora sei mia!- le disse fissandola negli occhi.
Recuperò il manico e lo tenne ben saldo tra le mani.
    Le corse in contro e all’ultimo secondo poco prima di scontrarsi tornò ad essere fumo avvolgendola.
    Vide un'ombra più scura aggirarsi attorno a lei in tutto quel fumo.
Girò su se stessa, preparandosi ad un possibile attacco, cercando di seguirne i movimenti, ma tenendo presente che sarebbe potuto arrivare da qualsiasi parte.
     Lui la osservava curioso, poi ad un certo punto, si mise a ridere e con il bastone, che teneva di nuovo tra le mani, la colpì alle caviglie facendola cadere, scomparve ancora riapparendole, di fronte, dal fumo. I suoi occhi ora erano quasi rossi un misto tra il viola e il rosso sangue, e il bastone, che prima emetteva riflessi color oro, ora emanava un sinistro bagliore color nero carbone.
     Seduta a terra strisciò all’indietro, doveva assolutamente rial­zarsi da terra e trovare un modo di an­darsene.
            Uno sguardo di brace la trafisse mentre lo vedeva far ro­teare, sopra la testa, il bastone tra le mani, girava sempre più velocemente, poi di colpo lo fece sparire dietro le spalle, nello stesso istante, scattò in avanti afferrandola con un braccio forte e muscoloso, che portò sulla sua schiena, e la tirò su te­nendola, a stretto contatto, premuta saldamente contro il suo torace.
     Sussultò sorpresa, mentre cercava di tenersi a distanza da lui.
     Maledizione! Pensò. Non riesco a liberarmi.
     Con un dito le sfiorò la guancia arrivando fino all'angolo della bocca.
Sicuro di se, si avvicinò per baciarla, e proprio quando le loro labbra erano sul punto di toccarsi, lui sparì e tutto tornò di colpo alla normalità, i rumori della gente che par­lava e camminava attorno a lei, ricomparve compresa An­nabell che la guardava aggrottando la fronte.
     Seline ci mise un po’ per capire cosa fosse successo e per riprendersi ma comunque fece finta di nulla e guardò l’amica -Scusa rieccomi.- le sorrise cercando di mante­nere un’espressione tranquilla. -Andiamo?- le chiese.
Annabell sorrise a sua volta ed annuì -Si, certo.-
Fecero un altro paio di giretti e poi decisero di andar via. Si sentiva ancora un po’ stordita per quello che le era accaduto prima, ma era in qualche modo riuscita a scacciare il pensiero ed a relegarlo anche se momentanea­mente in un angolino delle sua testa dove avrebbe potuto ripescarlo più tardi se solo avesse voluto.
Le due ragazze camminavano tranquillamente verso le porte girevoli quando improvvisamente ci fu un grido seguito subito dopo da altre grida. Le due confuse e curiose si avvicinarono ad un gruppo di persone. Seline vide una donna stesa a terra.
     -Sembra che una signora si sia sentita male.- disse all’amica.
Alcune guardie di sicurezza fecero allontanare la gente per lasciar spazio alla poveretta mentre un dottore, suppose Seline per via dell’atteggiamento metodico e controllato, si era avvicinato alla donna, cercò di farla rinvenire ma non accadde nulla, allora le tastò i polsi. Passarono una decina di secondi, poi il dottore alzò la testa verso quello che doveva essere il marito e scosse la testa. Era morta...
     Vicino al cadavere c'era una grande piuma nera ma sembrava che nessuno la vedesse o forse a nessuno importava, tranne a Seline che non sapendo bene il perché rimase più sconvolta alla vista della piuma che per la povera donna morta.
     -Che strano c’è una piuma…- sussurrò un po’ inton­tita.
     -Cosa? Quale piuma?- le chiese Annabell.
Seline si riscosse battendo le palpebre e guardò l’amica.
     -Nulla, nulla mi sarò sbagliata, andiamo è meglio.- L’altra annuì.
     -Si hai ragione.- si allontanarono.
 
     Anche lui si trovava lì, tra la folla schiamazzante, ma al contrario di tutti, era impassibile.
Aveva già preso la sua anima, quindi non c’erano altri motivi che lo trattenessero a rimanere li. Mise le mani in tasca andandosene tranquillo, come se niente fosse, come se la gente intorno a lui non esistesse nemmeno, nulla aveva più importanza ormai.
     Nulla… tranne lei…
Ora che l’aveva trovata, non se la sarebbe lasciata scappare tanto facilmente.
***
     Dopo un paio d’ore le due ragazze si erano scollate di dosso il brutto episodio del centro commerciale e anda­rono a casa di Seline.
     -Allora dormi da me sta sera Anna?-
     -Certo cara. Questa sera ci facciamo una bella mara­tona di film! Non vedo l'ora.- Disse tutta allegra.
Seline rise. -Su entriamo.- aprì la porta di casa.
Andarono direttamente di sopra nella camera di lei, si tolsero le giacche posandole con le borse sulla sedia e la scrivania. Sedettero sul letto decidendo con quale film avrebbero potuto iniziare quella sera.
Dopo pochi minuti si sentirono dei ticchetti alla fine­stra...
Si voltò per vedere cosa fosse, di certo non potevano essere i rami degli alberi, erano stati potati da poco quindi avreb­bero dovuto essere troppo corti ormai per arrivare a bat­tere alla finestra.
Rimase a fissare la finestra avvicinandosi e vide che di tanto in tanto si dei piccoli sassolini colpivano il vetro... guardò sotto verso il vialetto ma non c'era nessuno a lan­ciarli.
Aggrottò la fronte e poi disse ad Annabell. -Ignoriamoli, saranno dei ragazzini. Anche se non capisco come abbiano fatto a scavalcare la recinzione senza farsi male o a rima­nere impigliati nelle rose.- alzò le spalle e cambiarono stanza. I sassolini in quel momento iniziarono ad aumentare sempre più, con di­mensioni ogni volta maggiori.
     <-Ma che..? Accidenti!- tornò alla finestra e l’aprì. Con una mano chiuse le imposte mentre con l’altra si co­priva dai sassi, ma non appena portò a se la prima anta i colpi cessa­rono.
Guardò il giardino, era vuoto non c’era nessuno.
Sbuffò irritata e richiuse la finestra infastidita lasciando co­munque le controfinestre socchiuse, per sicurezza.
     La lampadina scoppiò di botto, lasciandole al buio e un aria gelida stava entrando dalla finestre, dalla porta e dalle pareti lenta e inesorabile.
    Annabell lanciò un urlo facendo sobbalzare Seline che le prese la mano cercando di rassicurarla. -Calmati, adesso vado a prendere una pila.- le disse, ma non fece in tempo a muovere un passo che, la sua amica iniziò ad ondeggiare
come se fosse stata colta da un improvviso attacco di sonno, per niente naturale, e si accasciò a terra.
    -Ann che ti succede? Ehi?- la sostenne facendola se­dere lentamente.
     -Hmm... n-non lo so… io... mi… mi… mi sento… stanca.- farfugliò con voce sempre più debole e si ad­dormentò.
     -Dai non farmi scherzi, svegliati.- non diede cenno.
Una voce bassa e profonda parlò. -Tranquilla è solo ad­dormentata.-
     Si girò nella direzione da cui proveniva la voce, pur sa­pendo che difficilmente avrebbe visto chi fosse, anche se ne aveva un idea.
Come si aspettava non vide niente, cercò per tanto di tirare su Anna­bell per farla stendere sul letto. Praticamente la do­vette prendere su di peso ma ce la fece. Una volta che fu sul materasso la lasciò an­dare lentamente e fu allora che sentì su di esso qual­cosa di morbido e liscio sfiorarle le mani, men­tre lasciava andare l’amica. Sopra al letto si in­travedevano delle macchie scure... un grumo forse, lo toccò senza però capire cosa fosse.
    -Che cosa…?- Iniziò a chiedersi, mentre sentiva la mano affondare in questo grumo morbido e setoso, ma la sua frase si interruppe al suono di una leggera risatina
Lui era li con lei era apparso nella stanza dal nulla.
    -Piume... ti piacciono?-
    -Cosa ci fanno delle piume sul mio letto? E cosa ci fai tu qui?-
Sorrise, una luce soffusa illuminò un pò la stanza, lasciando intravedere le sue ali grandi e forti più nere di una notte senza luna.
Quando lo vide sgranò gli occhi come era possibile, si chiedeva, aveva delle ali che fossero finte? Si chiese. Non si muovevano quindi forse non erano vere, ora però capiva da dove provenis­sero tutte quelle piume.
Ad un tratto le sue ali si mossero un attimo con un leggero scatto quasi involontario e poi le ritirò mettendole in una posizione che per lui sembrava essere più comoda, almeno questo sembrò a Seline, poteva anche essere che lo stesse facendo apposta, comunque se prima aveva qualche dubbio ora non ne c’erano più, erano vere, eccome.
     Si avvicinò al letto e si sedette tranquillo con il busto gi­ra­to nella sua direzione, piegando una gamba sul letto per age­volare la propria posizione.
     Seline si allontanò un poco nonostante ci fosse l’amica di mezzo tra di loro l’unico motivo per cui non se ne era an­data al volo da quella stanza era appunto perché non voleva la­sciarla, per lei era praticamente come una sorella.
    -Si può sapere chi sei e cosa vuoi? Non toccarla!-
Si era sporto verso la giovane distesa sul letto e le sfiorò la testa poi piano piano ini­ziò farla a svanire in maniera quasi impercettibile. -Voglio te, semplice.- rispose.
     -E perché mai, non mi conosci nemmeno!-
     -Perché le tue labbra sono così tremendamente sexy...- disse malizioso guardandole ardentemente, carezzando le curve delle sue labbra con sguardo quasi famelico.
     -Mi sembra una motivazione piuttosto superficiale.- replicò nascondendo l'imbarazzo.
     -Non mi interessa... so solo che voglio tu sia mia, e farò di tutto perché ciò accada.-
Lo guardò impassibile anche quando si alzò dal letto e le si avvicinò aprendo le ali. Momentaneamente distratta dai suoi modi, le sua azioni e le sue parole, si accorse un po’ in ritardo di cosa stesse succedendo ad Annabell.
     -Cosa le stai facendo!- disse vedendo che la sua amica era quasi scomparsa, sembrava uno di quegli olo­grammi tanto amati dai film di fantascienza, eppure riusciva ancora a percepire, anche se lievemente, il peso di Ann tra le sue braccia.
     -Niente... tra poco si ritroverà a dormire tranquilla nel suo letto... certo non potevo lasciare che il tuo letto fosse già occupato no?- le fece un sorriso obliquo avvicinandosi an­cora.
    -Stammi lontano!-
    -Perché dovrei? Ti desidero.- disse in un sussurro con voce carezzevole.
    -Perché l'altra persona dovrebbe essere come minimo interessata e consenziente, mentre io non sono né l'uno ne
l'altra!-
Sorpreso la guardò alzando le sopracciglia -Non sei con­senziente?-
Seline in risposta fece l’espressione più sardonica che le riu­scì. -... Dimmi quale parte di stammi lontano, o delle volte che ti ho respinto, ti hanno fatto pensare che io fossi con­senziente?! O anche minimamente interessata!-
    -Bè voi donne umane qualsiasi cosa facciate o qualsiasi reazione abbiate siete sempre consenzienti.-
Rimase scioccata con un’espressione incredula in volto.  
     -Cosa?!?!? Le donne non sono tutte uguali!- disse du­ra­mente ancora sconcertata, ma anche arrabbiata.
    -Si certo, come no... siete voi che volete farcelo cre­dere ma non è assolutamente vero... in nessuna epoca c'è stata una donna diversa...-
Si sentì avvampare per la rabbia. Si alzò in piedi, di scatto, e lo spinse indietro. -VATTENE! ORA!- usò un tono secco e de­ciso che non ammetteva repliche ed era così irri­tata e furiosa che per poco non lo urlò rischiando che qual­cuno in casa la sentisse, e non era il caso anche perché come avrebbe spiegato l’apparizione di un tizio alato nella sua stanza e la sua amica mezza evanescente? Semplice! non avrebbe potuto.
     L’afferrò per le braccia bloccandogliele lungo i fianchi e si avvicinò affamato al suo collo posandovi un bacio leggero ma di fuoco, sulla pelle fresca e profumata di lei, un bacio  lento e setoso, deciso a non fermarsi.
     Cercò di liberarsi ma sentendo le sue labbra sul collo le si mozzò il respiro per la sorpresa, dopo un attimo di titu­banza cercò nuovamente di allontanarsi non aveva dimen­ti­cato ciò che le aveva appena detto, praticamente l’aveva pa­ragonata ad una troia.
     Inesorabile, iniziò a stringerla in un abbraccio senza fer­marsi e le ali si chiusero attorno a loro, come un sipario, per separarli dal resto del mondo.
     Si divincolò in tutti i modi per liberarsi da quella stretta ma nulla non ci riusciva. -La­sciami.- quasi urlò.
     Iniziava a divertirsi sul serio quando, alla porta della ca­mera, sentì bussare e la lasciò andare. -Ci si rivede bel­lezza.- le fece l’occhiolino e si lanciò dalla finestra pren­dendo il volo... lei non poteva saperlo ma sul collo le era rima­sto un piccolo alone rosso…
Prese la prima cosa che le capitò a tiro e gliela lanciò die­tro, sapeva che probabilmente non lo avrebbe colpito, era troppo in alto, anche se, ci sperava. Per un momento le parve di sentire una risata e poi qualche parola che non riuscì a cogliere.
Col fiato grosso andò alla porta -Si?-
Era la madre. -E’ pronta la cena!! Scendete!!-
     -Ok, solo un momento.- disse tergiversando mentre si chiedeva come avrebbe spiegato il fatto che Annabell non ci fosse. Si morse il labbro pensandoci.
     -Ok! vi aspettiamo prima di iniziare!-
     -Ok… ah mamma…>> socchiuse la porta:
     -Senti Ann è tornata a casa ha avuto un imprevisto, scusa se non ti ho avvertito prima.- sperava che ci credes­se senza dare problemi.
     -Come! è tornata a casa? si è sentita male? Non l'ab­bia­mo vista uscire, perché non mi hai detto nulla?- chiese Alice sua madre, un tantino preoccupata.
     -No, non sta male, ma ho pensato fosse meglio che tor­nasse a casa, sai i suoi l’hanno chiamata a quanto pare hanno avuto una visita improvvisa di alcuni parenti, e co­munque non l'avete vista perché... stavi brontolando con papà sul fatto che aveva sporcato il tappeto del soggiorno, ed è per questo che non te l'ho detto e poi tu diventi troppo agita quando si parla di problemi.- sorrise inter­namen­te per quella, vero­simile, scusa inventata così velo­cemente e senza troppe dif­ficoltà.
Alice sua madre, sospirò esasperata. -Va bene ma la pros­sima volta avvertimi comunque… ora vieni giù.- disse an­dan­dosene un po’ irritata.
    -Ok, scusa ancora...- come fu scesa fece un sospiro di sollievo e maledisse mentalmente quello stupido scoccia­tore.
     Cenarono in tranquillità chiacchierando del più e del meno, dopo cena andarono in soggiorno a guardarsi un po’ di televisione. Passarono il tempo a guardarsi un film ri­dendo fino all’ultima scena. La mamma era salita al piano di sopra un po’ prima per mettere a nanna la piccola, e poi poco a poco se ne andarono tutti a letto.
     Seline in camera sua chiuse la finestra con il chiavistello ed entrò in bagno andando a farsi una doccia.
     Aprì l’acqua calda e si spogliò velocemente per poi im­met­tersi sotto il flusso caldo. Un brivido le percorse il corpo, freddo a contatto con l’acqua, ma poi iniziò a rilas­sarsi iniziando ad insaponarsi corpo e capelli. Una volta fat­to prese un asciugamano e se lo legò addosso, asciu­gò i ca­pelli e tornò in camera. Sdraiandosi un momento sul letto ma si ad­dormentò poco dopo.
 
     Il suo tatuaggio brillò e pulsò mentre compariva nitido sulla sua pelle... quindi fece apparire la pergamena nera con la sia lista, vide il nome, fece comparire la falce e guardò la mano sinistra trasformarsi... iniziò il suo volo e in pochi se­condi arrivò difronte alla vittima designata, che ve­dendolo si spaventò.
    -Chi sei?- gli chiese spaventata.
    -La tua morte.- le rispose e fece un sorriso ferino, che però non era spaventoso come poteva sembrare ma anzi era quasi rassicurante, mentre la ragazza colta, improv­visamente, da una specie di malore si accasciò a terra, fati­cava a respi­rare. Alzò lo sguardo verso di lui, un ultima volta, e poi svenne, passarono alcuni minuti interminabili ed in fine il corpo della ragazza fu completamente immo­bile, era morta.
     Sopirò e chinatosi su di lei prese, con la mano artigliata da delle lunghe lame, l’anima della ragazza e con la falce ne recise il legame con il corpo terreno, un'altra anima buona morta per una sfortunata fatalità.
     Ah gli umani e le loro malattie, sono esseri così parti­co­lari e così fragili. Pensò.
     Compiuto il suo compito, non sapendo che fare si mise a volare sopra la città e senza accorgersene si ritrovò da­vanti alla casa della ragazza. Sorrise e vi si avvicinò come un om­bra indistinta nella notte.
 
      Sul soffitto comparvero delle frasi come se qualcuno le stesse scrivendo a mano, proprio lì in quel istante.
     -Sei così innocente e pura in questo momento.-
     Ad un certo punto, nel corso della notte Seline si sve­gliò, anche se non completamente. Anzi si trovava più in uno stato di dormi veglia infatti, inconsciamente, si mise le co­perte addosso e tornò a dormire, sdraiandosi a pancia in giù stringendo a se il cuscino. In quel momento si aggiunse un'altra frase -e... provo­cante...- poi una piuma nera le cadde sulla schiena nuda, ma lei continuò a dormire tran­quil­la.
     Un’altra frase ancora -Sarai mia...-
     Lei si sentì un brivido correrle lungo la schiena. Le pal­pebre tre­molarono era sul punto di svegliarsi.
Aprì gli oc­chi socchiudendoli nella penombra sentiva una strana sen­sazione addosso.
Guardò intorno a se ancora con quella sensazione sulla pelle e si alzò appena sentendo qualcosa scivolarle lungo la schiena, la prese...era una piuma.
     Una piuma NERA!
Rabbrividì coprendosi, osservò attentamente la stanza ma non vide nes­suno.
     All’improvviso ebbe come una sensazione e guardò in alto ma con suo sollievo trovò il soffitto vuoto... finché non notò le scritte, il cuore le perse un battito, era stato lì, realmente, mentre lei dormiva e l’aveva vista così, con addosso solo quell’asciugamano a coprirla, la piuma poi era solo una conferma, arrossì per l'imbarazzo e la rabbia.
     Respirando a fondo cercò di calmarsi, chiuse gli occhi e si strinse il lenzuolo al petto.
Si sdraiò nuovamente cercando di riaddormentarsi ma prima, come se, se ne fosse resa conto solo ora, si alzò coprendosi e chiuse la finestra e la tenda, poi si rimise a letto. A quel punto, comparvero altre scritte sul muro difronte a lei. -Non ba­sterà una finestra chiusa e una tenda a proteggerti da me... un giorno sarai mia... è una promessa... e io manten­go tutte le mie pro­messe...-
     Seline vedendosi comparire davanti agli occhi quelle scritte represse un urlo e rimase lì con gli occhi sbarrati a osservare quelle parole, negando con tutta se stessa ciò che stava vedendo, sperando che fosse solo tutto un incubo, anche se dentro di se sapeva bene che non lo era.
     Un'altra scritta. -Affacciati...-
     -No- disse testardamente, anche se solo sussurrando.
     -Devo entrare?-
     -Vattene!- disse lei a denti stretti.
     -L'hai voluto tu.- Scrisse ancora e la finestra si spalancò di botto.
Si irrigidì un istante poi si coprì per bene e richiuse al volo la finestra.
Lui si mise a ridere e poi se ne andò lasciandola lì così.
     -Che tu sia maledetto, va al diavolo.- disse ancora a denti stretti.
Comparve un’altra scritta. -Non serve grazie... ci sono già stato e essere male­detto è praticamente il mio lavoro.-
     Rimase un momento interdetta ma si riprese -Se ti hanno maledetto in qualche modo, probabilmente hai fatto qual­cosa per meritarlo.- Si morse il labbro non voleva es­se­re cattiva ma l’aveva fatta arrabbiare soprattutto per il fatto che la spiava, se non altro dietro alla tenda non la po­te­va ve­dere.
     Rise ancora e se ne andò definitivamente...
Alla sua ennesima risata si rimangiò ciò che aveva pensato poco fa, probabilmente lo meritava veramente.
     Un paio di ore dopo quando le scritte scomparvero ini­ziò a rilassarsi.
Stanca come non mai, si strinse le coperte addosso, seduta sul letto si passò una mano sulla fronte, guardò l’orologio erano 3:00 di notte. Sopirò avrebbe voluto rivestirsi ma era troppo stanca e si sdraiò addor­mentandosi poco dopo.
 
     Tornato a casa sua si fece un bel bagno e con una bolla di sa­pone, che usò come una sfera di cristallo, si mise ad os­servarla.
Si divertì a guardarla mentre si rigirava, inconsciamente, nel letto, poi fece comparire qualche bolla di sapone nella ca­mera della ragazza, che si posarono delicatamente sulla sua pelle, scoppiando al suo contatto.
Vide che lei sentendo qualche brivido partirle dalle brac­cia si coprì, an­co­ra addormentata.
Sorrise, e finì di fare il bagno. Prese un asciugamano ed uscì dalla vasca, la bolla scoppiò e andò a letto pure lui.
 
   
 
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