Capitolo 9
– Fiamma
Sirius non aveva
toccato cibo per giorni, non aveva dormito.
Remus era preoccupato per Sirius, per i Potter e per Regulus, molto
preoccupato, e continuava a credere in quello che aveva detto
quest’ultimo,
anche se non poteva evitare di sentirsi in colpa. Provava a parlare con
Sirius
ma questo puntualmente trovava un pretesto per poter deviare la
discussione. Anche
Mary aveva notato la
tensione che aleggiava nell’aria e che si poteva tagliare con
le forbici, tanto
era fitta. Domenica pomeriggio, mentre era in giardino con Sirius,
decise di
parlarci. Sapeva che Remus ci aveva
provato invano e sapeva anche perché Sirius
aveva deciso di deviare.
Felpato aveva
fiducia nei suoi amici, piena fiducia in loro e
gli avrebbe affidato la sua stessa vita, se si fosse presentata
l’occasione.
Qualche tempo prima però, per James, aveva dubitato di Remus
e, dopo quella
discussione, aveva giurato a se stesso che non avrebbe mai
più dubitato di un
suo amico. Si sentiva ancora terribilmente in colpa per Remus; lui,
James e
Peter erano stati un tempo la famiglia che non aveva mai avuto, erano
tutto
quello che aveva.
Non riusciva
però a dimenticare lo sguardo ferito di Regulus
mentre gli diceva addio, sentiva che Regulus aveva ragione e non aveva
mentito.
Ma non riusciva ad accettarlo, perché questo avrebbe
implicato che non si
fidava di un suo amico, e non poteva, ma allo stesso tempo non poteva
non
fidarsi di suo fratello, che era finalmente tornato da lui. Avrebbe
voluto
raggiungerlo ma non sapeva dov’era e che fine aveva fatto.
“Sirius…”
“Si,
Mary?” disse Sirius sorridendo debolmente in direzione
della bionda. Non poteva evitare di sorprendersi sempre più
della bellezza di
lei, ogni volta ne rimaneva incantato.
“So
quello che stai passando e… lo capisco. Io mi sono fatta
un’idea.”
“Sputa
il rospo, Mac”
“Secondo
me Regulus… Secondo me Regulus non mentiva.”
“lo
credi davvero? Chi ci dice che sia davvero dalla nostra
parte?”
Mary lo
guardò sorridendo triste e si avvicinò a lui,
prendendogli il viso con le mani per far sì che la guardasse
negli occhi,
mentre stava seduto.
“Non
c’è bisogno di mentire, Sir. Lo so che anche tu lo
credi.”
“Sono…
sono stato un’idiota, Mary!!”
Sirius non
poté proprio evitarlo, non ci riuscì. In quel
momento le sue difese crollarono e si appoggiò a Mary, quasi
dipendesse da lei
la sua stessa vita. Mary, alta quanto lui lo aiutò ad
alzarsi e gli fece
poggiare la testa sulla sua spalla. Sirius pianse, pianse come non mai.
Aveva
perso Regulus, dinuovo. E non sapeva se aveva davvero perso anche Peter
e se
avrebbe perso di conseguenza anche James. Ma cosa doveva fare?
Remus aveva
seguito tutto da dietro
la finestra e aveva scagliato con forza un bicchiere di vetro, che si
era
frantumato sotto di lui. Si era sbriciolato sotto i suoi occhi come i
suoi
amici, che pian piano stavano perdendo tutto. Per quel bicchiere ormai
che era
diventato scaglie di vetro piccolissime non c’era niente da
fare. Per loro
invece? Qualcosa poteva essere ancora salvato?
Si
svegliò, per i caldi raggi del sole che filtravano dalla
finestra e avevano raggiunto il suo viso, così si
girò dalla parte opposta.
Aprì pian piano gli occhi e scorse, accanto al suo cuscino,
una cascata di
boccoli rossi. Si beò della vista della splendida moglie,
che sembrava dormire
tranquilla dopo molte notti insonni. Sospirò, pensando
improvvisamente a tutto
quello che gli stava succedendo. Pensando alla sua famiglia, alla sua
Lily e al
loro piccolo Harry. Sarebbe stata una famiglia perfetta, se non fosse
giunto
quell’incubo chiamato profezia. Harry, a quanto pareva, era
destinato a
combattere Voldemort, quel mago orribile che uccideva chiunque gli
capitasse a
tiro. Rabbrividì al pensiero del suo bambino in pericolo, di
fronte a quel
pazzo. Si alzò lentamente dal letto, per raggiungere la
cullina di Harry. Si
affacciò su di essa e vide che Harry, come lui, era
già sveglio, con i suoi
grandi occhioni verde smeraldo sbarrati. Sorrise alla vista del padre
che gli
sorrise di rimando. Era così simile a lui! Aveva i capelli
sparati in ogni
direzione e sembrava attirare i guai. Proprio qualche giorno prima
aveva rotto
un vaso di Lily, un vaso che in realtà non le era molto
caro; i due genitori
però sentendo il botto del vaso che cadeva a terra in
frantumi, si
precipitarono nella stanza in cui c’era Harry con
un’espressione
preoccupatissima in viso. Ormai qualsiasi rumore li preoccupava,
qualsiasi cosa
li metteva in agitazione, anche se cercavano di far finta che andasse
tutto
bene. James sentiva, ogni sera, i pianti silenziosi di Lily mentre
metteva a letto
Harry. Puntualmente si precipitava da loro e li stringeva in un
abbraccio
rassicurante, regalando alla sua famiglia uno dei suoi sorrisi
più belli. James
era fatto così, riusciva a nascondere i suoi sentimenti e le
sue paure pur di
far stare bene gli altri. Lily lo amava per questo, perché
sapeva che qualunque
cosa fosse successa, lui sarebbe stato lì, pronto a
sorriderle.
James prese in
braccio Harry con grande gioia del piccolo e
lo portò sul lettone, su cui ancora Lily dormiva. Il piccolo
si avvicinò
gattonando alla madre e, afferrata una ciocca di capelli rossi,
iniziò a
tirargliela, ridendo. Lily si svegliò dapprima infastidita
ma poi, vedendo
l’artefice dei suoi fastidi, sorrise e strinse a
sé il suo bambino.
«Buongiorno,
miei amori»
«Ciao, tesoro
mio.» disse
James, schioccando un sonoro bacio sulla fronte della moglie, che
arrossì. Quel
gesto intenerì James che abbracciò la sua
famigliola di slancio, ridendo. «Jamie,
dobbiamo parlare.» Subito
James cambiò espressione e si incupì. Sapeva
già dove voleva andare a parare.
«Dimmi
tutto…»
«So
che è difficile per te accettarlo e so che probabilmente ti
arrabbierai o…»
«Lily,
arriva al punto per favore.»
«Beh,
ecco. Io ho una teoria. Io credo che il fratello di Sirius…
Insomma, io credo
che fosse sincero.»
«Lily,
basta con questa storia! Come puoi fidarti delle parole di un
mangiamorte?»
Lily
allargò le braccia e si alzò, incrociando le
braccia «Sembrava sincero Jam,
tutto qui! E se non l’hai capito qualcuno ci tradisce,
qualcuno che è molto
vicino a noi! Vuoi accettarlo, per favore?»
«Lily
io non ci capisco niente, davvero. Non so più che pensare,
cosa credere e di
chi fidarmi. Non so che fare, mi sento impotente. Io devo proteggervi
ma non so
da chi devo farlo! Capisci che significa? » Il tono di James
si inclinò e,
quando pronunciò l’ultima parola, una lacrima
solcò la sua guancia. Lily cercò
di ignorare il tono di James e continuò
«Jam,
capisco perfettamente ma non possiamo ignorare ciò che
sentiamo dire, ciò che
sentiamo dentro. Qui si tratta di Harry e non possiamo sottovalutare
niente. So
che è dura ma bisogna ammettere che Peter è stato
strano… specie ultimamente»
James
sbuffò e si sedette sul letto, su cui stava anche Harry che
continuava a
muovere le braccine verso i genitori, sbuffando. Lily stava in piedi ma
all’improvviso udì uno schiocco e si
ritrovò catapultata tra le braccia del
marito.
Harry
batteva le manine di fronte alla scena, aveva fatto muovere la mamma
contro la
sua volontà e l’aveva portata tra le braccia di
papà. Aveva fatto la sua prima
magia, che era stata unire i suoi genitori. Lily e James si ritrovarono
con il
viso a un centimetro di distanza e subito dopo scoppiarono a ridere,
guardando
il piccolo Harry. Lily lo prese in braccio e lo strinse a
sé, facendolo ridere
ancora di più. James godette di quella vista e
abbracciò le due persone più
importanti della sua vita.
Possibile
che una famiglia così perfetta fosse destinata a frantumarsi?
Un uccello rosso
era partito quel venerdì dalla torre di
astronomia, si era librato leggero nell’aria ed era
scomparso. Qualche giorno
più tardi era tornato al tramonto e si era poggiato sul suo
trespolo, mentre
sgranocchiava qualcosa. Sembrava fremere di gioia, continuava a
picchiettare le
zampe sul legno su cui era poggiato. Guardava continuamente la porta
dell’ufficio del preside che in quel momento non era
lì. Aspettava di vederlo
entrare da un momento all’altro e dopo pochi minuti, questo
lo fece.
“OH!
Amica mia, cominciavo ad essere in pensiero… Porti delle
liete nuove?”
Fanny
fischiò contenta in direzione del suo proprietario,
volò e gli si poggiò su una spalla.
“Suppongo
di si… Quando dici tu Fanny, andiamo!”
Fanny si
librò fino a poggiarsi sulla testa del professor
Silente ed entrambi, qualche minuto dopo, sparirono in una fiamma rossa
fuoco.
Una piccola luce
di speranza, si.
Ciao a tutti! :3 chiedo scusa per il terribile ritardo, mi rendo conto anche di quanto possa far schifo questo capitolo ma è un capitolo di transizione, era necessario farlo! Ringrazio tutti quelli che seguono la storia, l'hanno aggiunta tra preferite e ricordate, e ringrazio un po' di più tutti quelli che hanno recensito, mi siete stati davvero d'aiuto!! Invito tutti gli altri a lasciare un commento, ho bisogno di consigli, consigli e consigli!!! Grazie mille anche a tutti coloro che silenziosamente leggono... <3 -M11
ALLA PROSSIMA! :D