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Autore: Frostsliver    11/06/2014    3 recensioni
“Lo, there do I see my father.
Lo, there do I see my mother,
and my sisters, and my brothers.
Lo, there do I see the line of my people,
Back to the beginning!
Lo, they do call to me.
They bid me take my place among them,
In the halls of Valhalla!
Where the brave may live forever!”
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Questa storia narra le vicende delle quattro figlie di Iwaldi,creature cresciute nel grembo di una terra fertile,nate per compiere grandi imprese.
Alla corte del re Odino vivono e prosperano queste fanciulle, protette unicamente dalla loro bramosia di vita.
Sigyn, Nanna, Lofn ed Idun, quattro sorelle legate dal sangue, dal dolore, da un segreto che minaccerà di distruggerle.
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Questa fanfiction è nata dall'unione del mondo di Thor e di Game Of Thrones, due racconti molto differenti che qui si fondono per dare vita ad un racconto di amore, guerra, sangue e fedeltà.
Enjoy!
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altri, Loki, Nuovo personaggio, Sigyn, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Saw you tonight
Life still danced in your eyes
You’re creased and tined
But your guardian angel’s with you judging by the way you walk.
 

 


                                                                                         Image and video hosting by TinyPic  


La luna proiettava i suoi freddi raggi nella grande stanza oscura.
 L’aria era stantia,  satura degli odori sconosciuti di misteriose erbe ed esotici medicinali. Il loro aroma era talmente forte da far lacrimare gli occhi e chiudere le vie aree in una morsa soffocante.
La donna cacciò indietro il conato di vomito. L’ultima cosa che voleva era mostrare il proprio sconforto.
.
La bambina era distesa sul letto, avvolta da pesanti strati di coperte. Il viso, nascosto dal bozzolo di lana grezza, era paonazzo e lucido di febbre. La fronte era madida di sudore, solcata da umide ciocche che avevano perso il loro originario splendore.
L’oro era stato tramutato in paglia dalla malattia che minacciava di strapparle l’anima.
La creaturina, ormai caduta in un sonno tormentato e  leggero come un filo di seta, emetteva piccoli rantoli interrotti solo da potenti attacchi di tosse. Tremava, si dimenava come se cercasse di liberarsi da tutta quella torbida sofferenza. I calmanti assopivano il dolore, ma non per questo la piccola poteva dormire sonni tranquilli. Per quello non c’era più spazio.
La madre sedeva accanto a lei, stringeva saldamente le piccole mani roventi tra le sue, gli occhi fissi su quel volto degente.
Sua figlia, il suo piccolo miracolo dai capelli dorati, stava morendo di fronte ai suoi occhi e lei non poteva fare nulla per impedirlo. Per la prima volta in vita sua si sentì impotente, vuota fino a star male.
Di fronte a lei si muoveva furtiva la guaritrice, giostrava febbrilmente con quelle sue erbe che nulla potevano se non alleviare la sofferenza della bambina. Non c’era nulla che lei potesse fare aveva detto, eppure l’aveva tenuta inchiodata in quel letto estraneo.
Cantava, la guaritrice, cantava una nenia in una lingua che appartenente ad antichi ricordi. Ricordi di quando da fanciulla aveva visto la madre spegnersi in preda a spasmi fin troppo simili a quelli che ora torturavano la figlia. Ricordi di una terra lontana, di rigogliose foreste e magia. Ricordi di Vanheim.
La guaritrice era una Vanir, proprio come lei.
Solo lei poteva salvare la figlia.
La guaritrice volse il viso rugoso alla donna, riservandole un sorriso triste e sdentato.
“La piccola è forte mia signora, ma come ho già detto temo di non poter fare molto per lei. La mia magia è debole di fronte al demone che vive dentro di lei”
La donna le scoccò un’occhiata di fuoco.
“Mia figlia è una guerriera. Deve sopravvivere, so che lo farà.”
La guaritrice annui sommessamente “Rimane attaccata alla vita con singolare ostinazione la creatura, il sangue vanir è poderoso .” Disse, prima di spargere una crema verdastra sulla fronte della bambina. Un tanfo dolce e penetrante colpi le narici della donna.
“Vuole vivere, e tu farai tutto ciò che è in tuo potere per aiutarla. Sono stata chiara?” la voce della madre era dura come la pietra. La guaritrice rispose con una risata spenta.
“Vedo che il tempo non ha ucciso il tuo spirito, Freya. La morte ti perseguita, ma tu rimani integra come il giorno in cui hai lasciato Vanheim.”
“Quella fanciulla non esiste più da tempo”
“Ma la sua forza si. Stessa forza che ora anima il corpo di vostra figlia”
“Salvatela, e sarete ricompensata a dovere.”
Ancora una risata
“No, niente ricompense. La sua sopravvivenza è l’unica cosa che conta.”
 
Passarono notti, trascorsero giorni. La lotta continuava, ora dopo ora, istante dopo istante. Freya rimase vicina alla figlia. Niente cibo, niente sonno. Non l’avrebbe lasciata sola.
 
Si salvò, la piccola Nanna, si salvò da quel demone.
Era nata per lottare, per vivere.
Un miracolo dicevano, ma Freya conosceva la verità
Il sangue non mente.


 
“Tutto questo è patetico”
“Per una volta in vita tua potresti cercare di non comportarti come una troglodita?”
“Stronza”
“Grazie”
Le sorelle erano in piedi di fronte all’ingresso della grande sala da pranzo. La bionda sovrastava l’altra di quasi una testa, facendo sentire la più bassa notevolmente a disagio. 
Era sempre stato cosi, Nanna aveva ereditato il filiforme corpo della madre, contrariamente a  Sigyn che era la versione femminile del padre. Stessa statura, stesso fisico saldo e forte che la faceva somigliare ad una contadina tra le altre sorelle delicate come fate.
 Nanna, come Lofn o Idunn del resto, poteva tranquillamente presenziare ad eventi importanti con le lunghe cascate di miele adagiate liberamente sulle spalle e risultare comunque adorabile, mentre Sigyn doveva lottare per dare un senso a quel groviglio di ciocche spesse come crini di cavallo, allungando di molto qualsiasi, tedioso preparativo. Inutile dire che per mantenere le acconciature che tanto detestava erano necessari fermagli resistenti quanto pietra.
L’unico che sembrava apprezzare quei capelli era Theoric, e a lei andava bene cosi.
Theoric era l’unico uomo cui giudizio valesse qualcosa per lei.
 Sigyn si guardò intorno, posando lo sguardo su tutti i presenti. La famiglia era al completo. Freya, la statuaria madre, con lo sguardo arcigno e rovente come le fiamme che correvano nei capelli ramati raccolti sulla nuca.
Sembrava una bestia in gabbia, come sempre.
Vicino a lei Iwald si contorceva, visibilmente sotto pressione. Il piccolo uomo era un intruso in casa sua, con il suo comportamento smodato e brusco, come Sigyn stessa d’altronde.
Le sorelle raggruppate a mo di candeline attendevano composte e silenziose. Gerd, la moglie di Freyr stava dando gli ultimi ritocchi al vestiario del giovane figlio Fjölnir. Il ragazzo la tollerava pacatamente mentre gli aggiustava la camicia, consapevole che quel comportamento era dovuto all’agitazione.
Quando alzò lo sguardo dalla testa bruna della madre notò immediatamente i penetranti occhi di Sigyn. Le iridi violacee del giovane erano talmente pieni di disperazione che la fanciulla fece fatica a trattenersi dal ridere.
In conclusione, mancava solo Frey.
“Sembra che qualcuno ti abbia infilato un bastone sotto la gonna cara sorella” sussurrò, rivolgendosi a Nanna cui impenetrabile espressione venne per qualche istante scalfita dal più totale disappunto.
“Hai mai qualcosa di rilevante da dire o ti limiti a fare commenti osceni con l’unico scopo di innervosire la gente?” rispose, piegando leggermente la testa verso destra.
Aveva una lingua tagliente la giovane, a Sigyn questo piaceva.
“Ne avrei di cose rilevanti da dire” s’interruppe per fulminare la sorella che si era presa la libertà di emettere un sommesso verso di derisione “ma preferisco di gran lunga darti fastidio”
“Ti diverti con poco allora”
“Esattamente”
La voce della madre si fece improvvisamente strada nella stanza come un tuono
“Sigyn, Nanna, fate silenzio”
Le ragazze conoscevano quel tono, e sapevano anche che disobbedire non era una possibilità da prendere in considerazione se non si voleva finire in un mucchietto di cenere a terra.
Quella donna sapeva come farsi rispettare, e non era di certo il tipo che minacciava a vuoto.
Alle giovani non rimase che smettere di battibeccare e tornare a fissare il vuoto.
Quante storie per una cena.
 
 
Le porte si spalancarono, facendo sobbalzare Sigyn che precedentemente era stata molto vicina all’addormentarsi in piedi.
Il primo ad entrare fu Frey, bellissimo nella sua veste nera finemente decorata con ricami in argento.
Il viso era impeccabilmente rasato, i capelli tenuti corti ed ordinati. Come al solito lo zio era il simbolo dell’eleganza.
Difficile pensare che un uomo dall’aspetto cosi raffinato potesse essere il più temibile dei guerrieri.
Senza una parola prese il suo posto accanto alla moglie che non lo degnò di uno sguardo. I due avevano smesso di sopportarsi molto tempo prima.
Passarono alcuni secondi, Sigyn vide Nanna trattenere il respiro.
Dopo ciò che sembrava un eternità fece il suo ingresso la famiglia reale.
Odino, dai lunghi capelli candidi ed i tratti somatici stravolti dalla ferita all’occhio, coperta proprio come narravano le leggende. Frigga era al suo fianco.
Il viso di quella donna irradiava pace ed era solcato da un sorriso tanto sereno quanto enigmatico.
L’abito che indossava era il più bello che Sigyn avesse mai visto.
 
Ed infine, i principi.
 
Il maggiore, Thor, fece la sua entrata in modo quasi sbarazzino.
Alzò la mastodontica mano in un breve saluto, i denti perfettamente bianchi dominavano il volto euforico. Capelli color miele, occhi come zaffiri.
Eppure non fu lui a rapire l’interesse di Sigyn.
Dietro di lui infatti, si mosse una figura dalla silhouette slanciata.
 
Loki, il cadetto.
 
Si spostò nella stanza in modo decisamente più discreto del fratello, e nonostante il suo sorriso fosse molto simile a quello della madre c’era qualcosa in lui che turbava la giovane fanciulla.
La sua non era era aria di superiorità, nemmeno indifferenza, era semplicemente… distacco.  Una sorta di divertito distacco.
Osservava tutto e tutti come se la stanza fosse un’immagine inanimata, appartenente a qualche libro. Non ci fu angolo di quella sala che non passò sotto lo sguardo di quell’uomo, ma niente sembrò riportarlo al presente. Era come se non ci fosse.
Gli occhi trovarono lei.
Nel arco di un istante un turbinio di ricordi ed emozioni volò tra di loro, poi Loki distolse lo sguardo.
Sigyn notò appena  i soldati che entrarono subito dopo, tutti coperti dalle peculiari armature delle guardie reali.
Ma poi entrò Theoric, e li non ci fu più posto per altro.
Si scambiarono una fugace occhiata, attenti a non farsi vedere da nessuno.
L’uomo doveva essere stato avvisato della presenza del re al suo rientro, ed ovviamente era stato suo dovere unirsi ai compagni.
 
Odino si avvicinò a Freya e Iwald, indirizzandogli parole di cortesia
“Vi ringrazio per l’ospitalità miei signori, e vi porgo le mie più sentite scuse per l’inaspettata visita”
Freya abbozzò un sorriso che non raggiunse gli occhi, risultando unicamente sgradevole
“Siamo più che lieti di avervi qui vostra Maestà, voi e la vostra famiglia siete i benvenuti quando più lo desiderate” nella bocca di Iwald quelle parole sembravano una filastrocca imparata a memoria.
Odino accettò le parole con un cenno della testa, e poi passò oltre.
Parlò alle gemelle, poi a Nanna, lodandola per la sua bellezza, finendo con lei.
Non ebbe nulla da dirle se non qualche frase fatta e che aveva ereditato gli occhi della madre.
Uno dopo l’altro passarono a porgerle i propri saluti, Frigga dallo sguardo dolce, Thor che a stento la guardò negli occhi, preso com’era da Nanna, e Loki.
“Vostra Maestà”
disse Sigyn, inchinandosi come di dovere.
Le parole che il principe le destinò la colpirono come un fulmine a ciel sereno
“Non inchinatevi, una creatura come voi non dovrebbe inchinarsi di fronte a nessuno”
E poi si allontanò, cosi, come se nulla fosse.
Sigyn poté sentire lo sguardo interrogativo di Nanna su di se.
“E quello, cos’era?” Disse, volgendo gli occhi alla famiglia di Odino in procinto di scambiare qualche parola con Gerd e Fjölnir.
Sigyn rispose sollevando le spalle.
 
 
 
 
“E fu cosi che vostro zio mi salvò da un’inferocita orda di nani nidavalliriani.” Disse Odino, concludendo il racconto di una delle innumerevoli avventure affrontate al fianco del valoroso Frey.
Una fragorosa risata rimbombò nella sala da pranzo di Castel del Nord, e Nanna si concesse un sereno sorriso.
La cena procedeva a gonfie vele. Dopo un primo momento di saluti e formalità i commensali avevano consumato il loro pasto a base di cinghiale e barbabietole, annaffiando il tutto con notevoli quantità di birra scura. La sterile etichetta era stata spazzata via dai fumi dell’alchol, ed il gruppo aveva iniziato a conversare in modo disinvolto ed allegro.
L’atmosfera era talmente piacevole che addirittura Freya sembrava a suo agio. Il che è tutto dire.
Nanna si voltò verso Sigyn, seduta al suo fianco. La giovane sembrava distante, presa da chissà quale pensiero.
“Sigyn, tutto bene?”
La sorella gli rivolse uno sguardo disattento, emettendo poi un verso di difficile interpretazione.
“Scusa ancora per prima, non so cosa mi sia saltato in testa. Non avrei dovuto lasciarti li da sola” disse Nanna mentre senti un ulteriore scossone di rimorso percuoterle lo stomaco.
“Non importa, mi è andata bene e questo è l’importante” rispose Sigyn spazientita
“Sei sicura che non dirà nulla?”
“No, non lo farà. Sarebbe stato diverso se ad uscire fosse stata una guardia reale, in quel caso sarei stata trascinata al cospetto della famiglia reale di peso. Ma in fondo non m’interessa, quella ad avere una reputazione da angioletto da difendere non sono di certo io. Perché è di quello che si tratta, reputazione.  Basta un solo passo falso per rovinarla, e so bene quanto tu ci tenga ad entrare nelle grazie del re e dei principi.”
Quelle parole risuonavano di biasimo. Nanna sapeva quanto Sigyn detestasse l’idea di dover scendere a compromessi con la realtà per garantirsi un futuro, cosa che a lei veniva più che naturale.
Quello che lei desiderava era vivere, vivere per davvero, e per farlo doveva allontanarsi dalla Valle del Nord. Quel posto avrebbe finito per  succhiarle via tutta la linfa vitale.
Cosa poteva saperne Sigyn? In fondo lei aveva un avvenire chiaro e splendente davanti a se.
Nanna lanciò un’occhiata verso Theoric.
L’uomo era in piedi in fondo alla sala, circondato dalle altre guardie reali. Il corpo longilineo e prestante era racchiuso nella lucida armatura riccamente lavorata, il viso serio contratto in un’espressione concentrata. Era un bell’uomo, talmente bello e cortese da essere conteso da diverse nobildonne a corte, o almeno era ciò che si raccontava.  Ma la guardia aveva occhi solamente per una donna, sua sorella.
Nonostante facessero il loro meglio per fingere disinteresse, la tensione tra i due era tangibile. Era quasi doloroso assistere a quello spettacolo.
Dopo un momento di battibecco con Frey, Odino riprese il suo favellare con una storia che apparteneva a tempi sconosciuti. Tutti vennero subito catturati dalla profonda voce, tutti, tranne Loki.
Nanna lo vide contorcersi, visibilmente tediato. Ogni tanto lanciava sguardi verso Sigyn, troppo presa dalla storia del re per accorgersene. Nanna non seppe come interpretare il comportamento del cadetto, con quel suo fare beffardo sembrava quasi desideroso di innervosire la sorella. Chissà cos'era successo durante l'incontro tra i due, Sigyn non aveva avuto il tempo di raccontarle nulla.
Nanna invece aveva avuto il suo bel da fare con il primogenito della famiglia reale. Rispondere rispettosamente le sue occhiate ardenti senza mostrare inopportuno interesse si era rivelato difficile.
Il principe era radioso come il sole. Gli occhi cerulei, il sorriso accattivante, tutto in lui irradiava gioia.
Era proprio come la fanciulla l’aveva sempre sognato.
Il suo destino viveva in quell’uomo, ormai ne era certa.





ANGOLO DELL'AUTORE:
Eccoci qua con un nuovo capitolo. Da cui in poi ci proietteremo direttamente nella storia che voglio raccontare, per ora spero che questo proseguimento possa interessarvi.
Le mie ragazze inizieranno ben presto il loro sentiero di crescita che riserverà, speriamo, delle sorprese per tutti. 
Per ora non ho altro da dirvi, per qualsiasi commento o critica non esistate a lasciare una recensione.
A presto!
Frostsliver

 
   
 
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