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Autore: rolly too    10/08/2008    8 recensioni
[Partecipante al Storie Edite Contest indetto da Mokochan]
Il Villaggio della Sabbia sta attraversando una situazione critica; Gaara è stato deposto e condannato a morte, e il nuovo Kazekage sta trascinando Suna verso la rovina con una guerra contro Konoha.
Mentre Kankuro dovrà chiedere aiuto a Konoha, Temari e Shikamaru cercheranno di salvare Gaara...
Genere: Azione, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kankuro, Sabaku no Gaara , Shikamaru Nara, Temari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Dopo un lungo periodo di assenza (vi prego di perdonarmi!) sono finalmente tornata. La mia ispirazione era, infatti, andata a a farsi un giro, ma ora che è tornata sono riuscita a scrivere sia questo capitolo sia il prossimo, che sarà l'ultimo, e che pubblicherò a breve. Nel frattempo, vi ringrazio tutti per i bellissimi commenti che mi avete lasciato, e vi invito a farmi sapere cosa ne pensate di questo capitolo, che non è un granchè e che è anche oscenamente corto.

 

 Shikamaru guardò impassibile i corpi delle due guardie che cadevano a terra con un tonfo sordo.
Temari, accanto a lui, stringeva in mano un kunai insanguinato. Senza dire nulla, entrarono lentamente nel Villaggio, nascosti dall’oscurità della notte.
Sapevano che non potevano più fallire. Quella sarebbe stata la loro ultima occasione. Se avessero fallito, Gaara avrebbe pagato il loro errore con la vita. Sentivano la tensione crescere ad ogni passo, ad ogni minuto che passava.
Non erano sicuri che Kankuro sarebbe riuscito a tornare in tempo per aiutarli, e non sapevano neppure se Konoha gli aveva effettivamente dato aiuto. La situazione tra Konoha e Suna stava precipitando, e da qualche giorno a quella parte i ninja di entrambe le fazioni si stavano dimostrando quanto mai spietati e privi di scrupoli.

Temari si voltò verso il palazzo del Kazekage. Si accigliò.
Nonostante fosse notte fonda, c’era una luce accesa in una delle stanze dove, lei lo sapeva bene, il Kazekage riceveva il capo delle guardie.
Cry-baby” chiamò piano, e il ragazzo si voltò verso di lei, avvicinandolesi “Andiamo lì. Potrebbe esserci il Kazekage.”
Shikamaru la seguì. Non era certo che fosse una buona idea; se il Kazekage si fosse accorto della loro presenza, forse non sarebbero morti molto prima dell’esecuzione. Tuttavia, non protestò. Temari sembrava estremamente decisa e quasi imprudente, ma Shikamaru sapeva che era riuscita a ritrovare il senno e che non si sarebbe messa in pericolo inutilmente.
Si appostarono sotto alla finestra aperta, ringraziando il colpo di fortuna insperato. Forse, il Kazekage confidava talmente tanto nelle sue guardie da non curarsi di proteggere il palazzo, che, evidentemente, era ben custodito dall’interno.
Kazekage-sama, tutto è pronto per domani mattina. Come dobbiamo procedere?” la voce del Capo delle Guardie li raggiunse dopo qualche istante, più limpida e chiara di quanto non avessero mai sperato.
Fate in modo che tutti lo vedano.” replicò il Kazekage con voce divertita. “Voglio che il popolo sappia che anche lui è un essere umano. Picchiatelo, prima di impiccarlo. Davanti a tutti, che vedano. Cosa penseranno quando si accorgeranno che il grande Gaara non è nemmeno in grado di difendersi?”
Non credete, signore, che questo potrebbe scatenare una rivolta?” domandò preoccupata la guardia, ma per risposta si udì una risata falsa e malvagia.
No. Uccidete tutti quelli che si mostrano contrariati. Il popolo non deve intromettersi. Ma fate attenzione. Cercate fra di loro, potremmo trovare i traditori.”
Intendete... I due fratelli del ragazzo?”
Proprio loro.” convenne il Kazekage. A quelle parole, Temari e Shikamaru si fecero più attenti. “Se li vedete, catturateli.”
Che cosa dobbiamo farne?”
La ragazza è molto carina.” commentò malevolo il Kazekage. “Credo che alle guardie potrebbe piacere un bottino simile. Fatene ciò che volete, ma quando avete finito ammazzatela.”
Shikamaru guardò Temari e la vide impallidire paurosamente, eppure lei non si mosse, né diede segno d’essere spaventata da ciò che aveva sentito.
Il Capo delle Guardie schioccò la lingua, divertito.
Certo, Kazekage-sama. Siete molto generoso.” aggiunse, e Shikamaru sentì lo stomaco contrarsi dolorosamente all’idea di ciò che avrebbe atteso Temari se si fossero fatti catturare. “Ma se troviamo il fratello, invece, che cosa dobbiamo fare?”
Seguirono alcuni istanti di silenzio.
Uccidetelo, ma prima raccontategli di come avete torturato Gaara. Sono sicuro che gli farà molto piacere.” scoppiò a ridere. “So che c’è anche un ninja della Foglia con loro.” aggiunse dopo un po’. “Se lo vedete, uccidetelo senza esitazione. Siamo in guerra e sono certo che all’Hokage non interesserà più di tanto perdere un ragazzino che si è schierato contro il proprio Paese per aiutare tre fratelli di Suna.”
Sì, signore, certamente. L’esecuzione è fissata per domani mattina all’alba. Volete che vi venga a chiamare, quando saremo pronti?”
Avvertirono un rumore di sedie che si spostavano, poi dei passi pesanti sul pavimento.
No, chiamatemi prima. Voglio parlare con quel ragazzino prima che venga portato davanti al popolo.”
Shikamaru, sentendo che qualcuno si avvicinava alla finestra, afferrò Temari per un braccio e la condusse lontano, giusto qualche secondo prima che il Kazekage si affacciasse e guardasse fuori.

Non dobbiamo farci prendere, Mendekouze.” mormorò guardandola negli occhi. “Cerca di ricordartelo. Salveremo Gaara, ma non dobbiamo farci prendere. Niente di affrettato, dunque. Interverremo solo quando saremo sicuri che non ci saranno rischi.”
Se lo tortureranno, non puoi chiedermi di rimanere a guardare.” replicò pianissimo lei. “Non puoi. Gaara non sopporterà un’altra cosa simile, morirebbe. Se quelli si mettono a picchiare mio fratello, io con che coraggio posso restare ferma ad aspettare che finiscano? Porterei via un cadavere, e non è quello che voglio. Se devo dare la vita per salvarlo, allora lo farò, cry-baby.”
Shikamaru rimase in silenzio, contemplando lo sguardo deciso della ragazza. Lo capiva, certo, ma lui non le avrebbe mai permesso di compiere un simile, folle, gesto. Non avrebbe sopportato di saperla prigioniera tra uomini privi di morale che le avrebbero recato ogni tipo di offesa, prima di ucciderla.
No, Mendekouze. Niente vittime, in questa missione. Nemmeno Gaara. Lo salveremo, costi quel che costi, ma non ti permetterò di sacrificarti così. Adesso ci conviene andare. La guardia che parlava con il Kazekage uscirà da lì, suppongo” e indicò con la mano la porta principale del palazzo del Kazekage “e sarebbe un bel guaio se ci trovasse qui.”
Si allontanarono di corsa, facendo attenzione a non fare rumore.
Arrivarono sino alla piazza del Villaggio, e lì, seminascosta dall’oscurità, si trovava una struttura che non avevano mai visto prima.
Distinguendola meglio, si accorsero che si trattava del patibolo su cui Gaara sarebbe stato impiccato, all’alba del giorno seguente.
Shikamaru osservò Temari. La giovane era immobile, e fissava inorridita la corda che il giorno dopo avrebbe ucciso suo fratello.
Andiamo via.” mormorò d’un tratto, voltandosi verso Shikamaru. “Cerchiamo un posto dove nasconderci. Ci conviene restare all’interno del Villaggio, o potremmo non fare in tempo, domani, ad arrivare. Dobbiamo sistemare il nostro piano, e riposare.”
Shikamaru annuì.
Sì, hai ragione.”
Non credo che la mia casa sia ancora sorvegliata. Ormai l’hanno distrutta, penseranno che non ci torneremo più.” Senza attendere una risposta del ragazzo, imboccò una strada laterale, la stessa che Shikamaru aveva percorso, giorni prima, cercando l’entrata del carcere.

La casa, come si aspettavano, era stata completamente distrutta. Metà del tetto era crollata, e la porta, scardinata, era stata posta in malo modo davanti all’ingresso, che era stato sbarrato, simbolicamente, con due travi di legno.
Shikamaru e Temari riuscirono ad entrare senza difficoltà.
La ragazza si guardò intorno per un po’, le mani riverse poggiate sui fianchi.
Ci sarà da lavorare un bel po’, prima di riuscire a vivere qui dentro.” sussurrò, non del tutto certa che al di fuori non li avrebbero sentiti.
Vuoi tornare in questo posto, Mendekouze?” chiese Shikamaru, stupefatto. Lanciò un’occhiata sbieca alle pareti, su cui facevano bella mostra di sé delle scritte oscene e dei disegni altrettanto immorali il pavimento era coperto di legno, sabbia e pezzi di mattone e vetro; le finestre erano state murate e ogni mobile era stato dato alle fiamme. Sui muri si vedevano ancora le macchie scure lasciate dal fuoco, che evidentemente era stato appiccato volontariamente e controllato meticolosamente, perché, in caso, contrario, Shikamaru dubitava che l’incendio avrebbe risparmiato gli arredamenti più costosi e quel tappeto pregiato che, arrotolato, era stato appoggiato al muro.
Sì, ci tornerò quando avremo salvato Gaara.” replicò la ragazza sedendosi per terra. “Ma per il momento non è questa la mia preoccupazione, cry-baby. Dobbiamo decidere che cosa fare domani, tenendo in considerazione che Kankuro potrebbe non arrivare in tempo.” sospirò, afferrando il ragazzo, che era in piedi accanto a lei, per un braccio e costringendolo a sedersi.
“Sì, Mendekouze.” mormorò, convinto che se avesse osato dire una sola parola di più la ragazza l’avrebbe ucciso.

La guardò di sottecchi. Anche se Temari era tornata a comportarsi come sempre, con il suo carattere ostile e scontroso, Shikamaru le leggeva negli occhi l’ansia e la preoccupazione di non riuscire a fare nulla per Gaara.
Accigliandosi, pensò che in fondo le probabilità di portare a termine quella folle missione che avevano intrapreso erano infinitesimali.
Loro erano soltanto in due, e le guardie del Kazekage, se non aveva sbagliato i conti, erano nove, più un intero esercito al suo servizio. La guerra in corso rendeva tutto ancora più complicato. Se Konoha avesse deciso di attaccare Suna proprio quel giorno, lui sarebbe stato fatto passare per traditore, mentre Temari, probabilmente, sarebbe stata uccisa o catturata.
Sapeva che i suoi amici non l’avrebbero maltrattata, ma non era certo di ciò sarebbero stati in grado di fare gli altri ninja, in particolare quelli che appartenevano alla squadra Anbu e che facevano fatica a comprendere il significato della parola ‘pietà’.
Cry-baby? Mi stai ascoltando?” la voce di Temari lo riportò improvvisamente alla realtà.
La ragazza sbuffò, lanciandogli un’occhiataccia seccata.
Stavo dicendo, cry-baby, che dovremmo aspettare che lo portino fuori. Se entrassimo nel carcere combineremmo un disastro.”
“Sì.” approvò Shikamaru, che aggiunse: “Dobbiamo uccidere il Kazekage, Temari. Dobbiamo ucciderlo per primo, e lo farò io. In questo modo, le sue guardie mi attaccheranno e tu avrai tutto il tempo che ti serve per salvare Gaara. Contro un tal numero di ninja, credo di non poterti offrire più un minuto e mezzo, a meno che tuo fratello non si faccia vivo insieme ai rinforzi. Ce la puoi fare, vero?”

Non ho il mio ventaglio.” soffiò la giovane, chinando il capo, e il seguente sguardo che lo shinobi intercettò era di rassegnata ovvietà.
No, non ce la puoi fare.” disse lentamente il ragazzo, facendosi pensieroso. “Dobbiamo ammazzarlo, però, e la mia forza non può aumentare da oggi a domani. Se ci mettessimo troppo, farebbero in tempo a ucciderci prima che riusciamo a salvare perlomeno lui.”
Dobbiamo tentare, quindi?” lo interruppe lei, fissandolo seria.
Sì.” annuì Shikamaru, serio. “E avremo una sola possibilità. Dobbiamo farcela, Temari, dobbiamo farcela al primo colpo, o siamo tutti morti.”
Manca un solo giorno, cry-baby. Ed ho come l’impressione che non ce la faremo.”

                                                                                                                                                                ***
Kankuro! Kankuro, ti prego, rallenta!” Sakura incespicò su una radice, ma si rialzò in fretta e cercò di raggiungere lo shinobi di Suna, che correva quanto più veloce glielo consentissero le gambe e la volontà. “Kankuro! Se corri così ti sfinirai prima ancora di arrivare al Villaggio, e non sarai in grado di aiutare Gaara!”
Non ti sta ascoltando.” la interruppe Naruto, che l’aveva raggiunta. “Ha ragione! Non possiamo lasciare Gaara da solo. Morirà, se quello che Kankuro ha detto è vero.”
Lo so.” si adirò la ragazza. “Ma non è questo il modo di...”
Non è questo il modo di salvare Gaara?!” Kankuro, che si era fermato di botto, si portò davanti a lei, pallido di collera, gridando. “Io non lo so qual’è il modo di salvare Gaara, ma so che devo salvarlo. E se non ce la fai a correre, se ti vuoi fermare, allora fallo. Ma non cercare di fermare me, perché non ci sto. Devo essere al Villaggio entro domani mattina all’alba.”
Manca ancora un giorno di viaggio...” mormorò scoraggiata la ragazza, chinando il capo.
Il combattimento a cui erano stati costretti il pomeriggio prima li aveva rallentati non poco, e lei si rendeva perfettamente conto che, di quel passo, sarebbero arrivati a esecuzione conclusa.
Tuttavia, l’istinto le diceva che la rabbia e la disperazione di Kankuro li stavano conducendo in una missione suicida, e nessuno sembrava essere in grado di farlo tornare in sé.
Devi cercare di calmarti, Kankuro!” sbottò, consapevole del fatto che non era affatto semplice come voleva far credere. “In questo modo ci farai ammazzare tutti.”
Lo so che dovrei calmarmi” ringhiò il ragazzo, puntandole il dito contro, minaccioso. “Ma tu hai una vaga idea di come mi sento? Mio fratello in questo momento è prigioniero, ed io non so dove l’hanno portato né cosa gli hanno fatto o cosa gli hanno detto. E Temari? Tu sai dov’è Temari, o come sta? So che c’è quell’idiota col codino con lei, ma non mi fido di lui, e per quanto ne sappiamo potrebbero già essere morti tutti quanti, e noi, in questo caso, correremmo soltanto per fare la loro stessa fine.
Quindi, mi dispiace, ma non sono disposto a fermarmi. E non farmi più perdere tempo!”
Ricominciò a correre, più veloce di prima, con la rabbia che gli cresceva in corpo e la disperazione che aumentava ad ogni passo. L’ultima traccia di speranza che aveva avuto sino a quel momento era scomparsa nel nominare i fratelli.
E mai come in quel momento si era reso conto di quanto potessero mancargli, di quanto li amasse in realtà. Se l’idea che Gaara era prigioniero lo atterriva, il non sapere dove fosse né cosa stesse facendo Temari lo faceva impazzire.

Sentì gli occhi inumidirsi, un po’ per la corsa, un po’ per la rabbia e per la disperazione, ma non aveva nemmeno il tempo di piangere; doveva arrivare al Villaggio, e il più in fretta possibile. Avrebbe ucciso tutti quelli che si fossero messi in mezzo, si fosse trattato anche di donne e di bambini.
Nessuno avrebbe potuto fermarlo. Per la prima volta nella sua vita, sentiva che la sua famiglia, o quello che restava di essa, veniva prima di ogni cosa.
Sollevò leggermente gli occhi al cielo, che stava già cominciando a schiarirsi. Accelerò fino a che non sentì che non gli sarebbe stato possibile aumentare ancora l’andatura, e proseguì tra le dune sabbiose che finalmente erano comparse attorno a lui.
La stanchezza parve passare, e le forze parvero tornargli.
Gaara, Temari, sto arrivando.

 

Bene, ecco qui. Fatemi sapere cosa ne pensate, mi fa sempre molto piacere ricevere i vostri pareri.

Baci,

 rolly too

   
 
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