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Autore: lin_    11/06/2014    6 recensioni
Non credere nell’amore, non credere in ciò che si fa, non credere in Dio, non credere nelle proprie capacità, eppure essere consapevoli del fatto che credere sia l’unica soluzione. La soluzione a tutti i mali. Ma se credere diventa l’unica cosa da fare e loro non ci riuscissero? Se credere fosse davvero l’unica soluzione e, allo stesso tempo, fosse incredibilmente difficile?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ATTENZIONE: Prima di iniziare a leggere volevo solo avvertirvi che questo capitolo presenta scene forti.
 Perciò se foste facilmente impressionabili vi pregherei di saltare la parte prima citata.



Writer..

Avere paura, avere paura di sbagliare, di commettere errori irreparabili, paura di cedere, paura di restare e contemporaneamente maturare la paura di fuggire, avere paura di amare, di aprire il proprio cuore ad un’altra persona, avere paura di tutte queste paure ma allo stesso tempo conviverci ed abituarsi. Tutte queste paure i due giovani le conoscevano bene ma finalmente avevano provato a sperimentare un nuovo sentimento, più forte della paura e della convinzione di non essere abbastanza, più forte di qualsiasi altro sentimento, più forte di qualunque altra cosa al mondo. Zayn sapeva che tutti questi muri li aveva abbattuti lei, con il suo sorriso, con il suo sguardo e con la sua innocenza; mentre Alyssa sapeva che i suoi, di muri, li aveva abbattuti il battito del cuore di Zayn, quel battito che adorava tanto ascoltare e che ormai le apparteneva, oramai quel battito era il suo: si addormentava, delle volte, con il suono di quel battito e stupidamente aveva pensato che quella fosse proprio la sua melodia preferita.
Zayn ed Alyssa quella mattina stavano passeggiando mano nella mano nel parco dove si erano conosciuti alcuni mesi prima, faceva caldo e i ragazzi stavano raggiungendo la quercia dove avrebbero trovato sollievo con un po’ d’ombra.
“Stasera ceniamo insieme?” Le chiese il ragazzo speranzoso, non cenavano insieme da un po’ così avrebbe approfittato dell’assenza momentanea dei suoi genitori per prepararle qualcosa di romantico.
“Non posso, prima vado in palestra e poi devo cenare con i miei. Abbiamo ospiti.” Ammise la ragazza con tono triste. Avrebbe davvero voluto passare del tempo con lui ma i suoi genitori le avevano detto che non poteva mancare a questa cena.
“Chi?”
“Amici di famiglia, hanno un figlio della nostra età e una bambina di appena due anni.” Gli confessò entusiasta con gli occhi che le brillavano. Aveva sempre avuto una cotta per i bambini, specialmente quelli molto piccoli. Le facevano tenerezza, con quelle guanciotte rosa morbide e quelle manine così piccole con le quali potevano circondare, al massimo, un pollice.
“Un figlio della nostra età?” Chiese il moro con un pizzico di gelosia nella voce, di certo non gli andava a genio il fatto che la sua ragazza passasse una serata con un ragazzo che non era lui.
“Si amore, si chiama Andrew. È simpatico.” Cercò di convincerlo e nascose anche un sorriso, le piaceva quando era geloso. Dimostrava che a lei ci teneva davvero.
“Non mi interessa se è simpatico.” Assunse un espressione infastidita..
“Ed anche carino.” Voleva farlo morire dalla gelosia e ci stava anche riuscendo visto che il viso del ragazzo aveva assunto un colore porpora.
“Allora salutamelo.” Le disse mentre si alzava, era furioso. Come poteva dirgli che era carino? Come aveva potuto? La ragazza lo guardava divertita e mentre lo vedeva alzarsi, afferrò il suo polso e lo spinse per terra facendolo ritornare nella posizione di prima.
“Amore, sarà anche carino ma tu sei perfetto.” Gli sussurrò sulle labbra, sorridendo e sentendolo sospirare.
“Non mi addolcisci così.” Le disse afferrandola per i fianchi e avvicinandola di più cercando maggiore contatto.
“Sei geloso, amore?” Chiese ingenuamente la ragazza, voleva sentirselo dire da lui.
“Si, sono geloso di chiunque ti si avvicini.” Ammise vergognandosi subito dopo per la frase detta. La verità era che lui non era geloso, lo era molto di più. Si sentiva morire quando lei sorrideva ad un ragazzo che non era lui, sentiva il fiato venir meno quando lei abbracciava un altro, forse era ossessivo ma la amava e non voleva perderla.
“Non devi esserlo, sai che amo solo te. Sai che quando ti guardo vedo il mio futuro, sai che con te è tutto più bello. Perciò smettila di vedere cose che non ci sono, siamo io e te.” Disse lei stringendolo in un forte abbraccio e accarezzandogli dolcemente i capelli.
“Amo quando me lo dici.”
“Lo so, per questo lo faccio.” Gli disse lei lasciandogli un bacio sulla guancia. Era vero, lui amava alla follia quando Alyssa gli confessava quello che provava per lui, gli faceva capire quanto fosse importante e quanto lo amasse. Perdeva un battito quando la sentiva ridere e ingenuamente pensava che al mondo cosa più bella non c’era.

“Sicura che non puoi mancare a questa cena?” Chiese Zayn e Alyssa sorrise, per l’ennesima volta.
“Non posso amore, te l’ho detto.”
“Se questo Andrew ti da fastidio, chiamami.” .. e lo prendo a pugni. Evitò di continuare quella frase, non voleva che la sua ragazza si arrabbiasse ma lo avrebbe fatto, l’avrebbe anche ucciso con le sue stesse mani se solo osasse sfiorarla.
“Amore lo conosco da dieci anni, non ha mai alzato un dito.” Ammise sospirando la ragazza.
“Sarà meglio per lui che non decida di farlo adesso, sai non mi alleno da un po’ potrei usarlo per tenermi informa.” Rispose iniziando a fischiettare una canzone dei simple plan, il suo gruppo preferito.
“Non ce ne sarà bisogno, ti chiamo quando esco dalla palestra.” Gli disse salutandolo con dolce bacio sulle labbra.
“Ti amo piccola.” Le disse lui dopo averle dato un altro bacio sulla fronte.
“Anche io piccolo.” Gli sussurrò lei sulle labbra, entrando successivamente in casa.
“Alyssa questa sera ti voglio a casa alle sette e mezza. Devi fare la doccia e prepararti per la cena, non voglio ritardi.” Sua madre e la mania per la puntualità si fanno sentire ogni giorno di più, voleva solo andare in palestra.
“Mamma alle sette sarò qui, promesso.” La rassicurò con un dolce sorriso, iniziando così a prepararsi.
“Perché non dici anche a Zay di venire?” Sua madre che abbreviava il nome del suo fidanzato era una cosa normale, no? Comunque non ci pensò due volte e compose il numero del ragazzo.
“Piccola ci siamo salutati due minuti fa, senti già la mia mancanza?” Una voce metallica e incredibilmente sensuale arrivò al suo orecchio dopo appena due squilli.
“No… cioè si, anche per questo. Che ne dici se stasera vieni anche tu alla cena?” Propose lei dopo essersi ripresa da quello stato di trans apparente.
“Dico di si, se non è un disturbo per tua madre ovviamente.” Quel ragazzo strabordava di gentilezza ed educazione, erano quelle le prime cose che colpirono i genitori della ragazza.
“A dire il vero me l’ha proposto lei, ti ha anche chiamato Zay. Capisci?” Chiese lei quasi nel bel mezzo di una crisi nervosa.
“Mi ama, che cosa posso dire?”
“Non quanto ti amo io.” Mise il broncio lei e incrociò le braccia sotto il seno.
“Sei gelosa anche di tua madre, amore?” e Alyssa poté notare il tono divertito del ragazzo.
“Sono gelosa di chiunque ti si avvicini.” Disse lei ripetendo le stesse parole usate dal moro qualche ora prima.
“Non copiarmi le frasi, vado a scegliere cosa mettere. Tu non indossare niente di scollato, ti amo da impazzire.”
“Anche io.” Chiusa la chiamata prese il borsone e iniziò a camminare verso la palestra con le cuffie all’orecchie e Bruno mars a farle compagnia.


“Ciao Madelaine, ci vediamo la prossima settimana.” Disse la ragazza passando dal bancone dove si trovava la proprietaria della palestra.
“Ciao Al, sicura di non voler un passaggio? È già buio.” Le disse la ragazza con un velo di preoccupazione.
“Sono sicura, stai tranquilla che appena arrivo a casa sarai la prima ad essere avvertita.” Disse sorridendo la ragazza, uscendo dal locale subito dopo aver salutato.
La strada era completamente vuota e al buio e Alyssa iniziava ad avere paura, quella paura che hai quando stai per essere interrogata, quella paura che ti fa tremare le gambe e venire la pelle d’oca, paura: una parola che porta migliaia di sensazioni, ti fa battere il cuore ma non come quando è un ragazzo a farlo battere, proprio no, il cuore che batte per la paura fa quasi male, un male psicologico ma anche fisico. La ragazza aveva iniziato a guardarsi intorno sentendo dei passi dietro di lei, prese il telefono e compose il numero di Zayn nella speranza che parlare la aiutasse a distrarsi.
“Amore.” Balbettò non appena il telefono smise di squillare. Zayn era sotto la doccia e non aveva sentito il telefono che squillava con insistenza.  La ragazza riprese a camminare e puntualmente sentì dei passi farsi sempre più vicini, sempre di più fin quando qualcuno non la prese per i fianchi fece aderire il suo petto con la schiena della ragazza e si avvicino al suo orecchio.
“Ciao bambolina, prova ad urlare e sei finita.” Le disse trascinandola in un vicolo cieco, sporco e mal ridotto con cassonetti della spazzatura pieni di siringhe e bottiglie di vodka liscia. La ragazza sentì le lacrime rigarle le guance ma non urlò, sarebbe stato inutile: quel posto era abbandonato a se stesso e lei era stata una stupida a scegliere quella strada. Intanto l’uomo la toccava, la toccava con insistenza, le leccava il viso, le mordeva il lobo dell’orecchio e la desiderava, un uomo di trent’anni desiderava una ragazza di appena diciannove anni. Era uno solo il pensiero della ragazza, pensava che quella fosse la sua prima volta, l’aveva sempre sognata con il ragazzo che amava ed era pronta  a concedersi a Zayn ma quest’uomo le stava portando via l’unica cosa di qui andava fiera. La sua purezza. Ebbe la certezza che quell’uomo l’avrebbe fatta sua quando vide che le strappò, completamente, il maglioncino e continuò a toccarla, dappertutto: il ventre, il collo, le braccia, il seno. Armeggiò con il reggiseno riuscendo poi a liberarsene ed avere la visione di tutto il suo petto, iniziò a lasciare baci umidi dal collo, scese poi al seno dove iniziò a mordere e a farle male ma non quel male piacevole che si prova quando fai l’amore, no questo era dolore vero e proprio, scese poi a baciare il ventre e le sbottonò i jeans. Alyssa si dimenava, cercava in tutti i modi di fuggire dalle grinfie di quel mostro ma la teneva salda, ancorata tra il muro e il suo corpo. Iniziò a dimenarsi ancora di più quando l’uomo le lacerò le mutandine, ebbe la visione totale del corpo della ragazza e si leccò le labbra. Si abbassò anche lui i pantaloni e penetrò la ragazza, con rabbia, con furia, con disprezzo, con ribrezzo: andava sempre più veloce, acquisiva velocità ad ogni urlo di dolore della ragazza. Lei piangeva, urlava ma erano urli che venivano coperti dalla mano sporca di quell’essere, piangeva sempre di più ed ebbe il suo primo orgasmo, con uno stupratore, aveva perso la sua verginità con un mostro e adesso lei giaceva per terra, sfinita, e vedeva l’uomo che si rivestiva ghignando e la abbandonava lì. Ad un certo punto il telefono squillò e lei con le sue ultime forze lo prese e rispose.
“Amore, è un’ora che provo a chiamarti. Che stavi facendo?” La voce profonda e rassicurante del suo ragazzo la fece calmare.
“Vienimi a prendere.” Rispose balbettando ancora traumatizzata da ciò che era accaduto poco fa. Balbettava e piangeva.
“Dove sei? cosa è successo?” Si allarmò Zayn che iniziò a correre verso la sua auto e partire a tutta velocità.
“Nel vicolo vicino la palestra, ti prego vieni.” Disse sospirando, lasciando libero sfogo alle lacrime.
“Arrivo amore, arrivo.”  
E dopo cinque minuti era lì che stringeva il corpo nudo della sua ragazza con gli occhi pieni di rabbia, era furioso, avrebbe potuto ucciderlo se solo l’avesse tra le sue mani. Ma per adesso era lì che stringeva quell’esserino che si era chiusa in se stessa per non farsi vedere in quello stato: lividi, succhiotti, graffi, tagli.
“Andiamo amore ti porto in ospedale.” Le disse prendendola in braccio come fosse una sposa, tono duro, un tono di chi aveva paura, un tono di chi aveva appena visto l’amore della sua vita nuda, per terra in un vicolo cieco sicuramente frequentato da prostitute e drogati.
“No, portami a casa tua. Chiama i miei digli che quando sono uscita dalla palestra stavo poco bene e ti ho chiamato. Non voglio farmi vedere così.” Disse lei infilandosi il reggiseno, i jeans e quello che rimaneva del maglioncino.
“Amore, mi dispiace.”
“Di cosa?” Chiese lei sentendo le lacrime continuare a scendere, sentendo il cuore spezzarsi per il tono dispiaciuto utilizzato dal suo fidanzato.
“Non ho risposto al cellulare, se ti avessi risposto adesso non staresti così.” Iniziò a piangere anche lui, parcheggiando l’auto nel giardino di casa sua, grazie al cielo i suoi non c’erano ed avevano la casa libera per i prossimi tre giorni.
“Non è stata colpa tua, piccolo. Non è colpa di nessuno se non di quel mostro.” Alyssa ricominciò a piangere, ricordando le mani di quell’uomo sul suo corpo, ricordando il dolore e la sua impotenza.
“Andiamo dentro piccola, ti fai un bagno, ti do qualcosa da mettere e vai a letto.” Le disse dolcemente lui aprendo la porta di casa e lasciando libera la ragazza, andò in cucina, chiamò i genitori di Alyssa e pensò di essere stato bravo visto che avevano creduto alla scemenza appena inventata.

“Amore, hai fatto?” Entrò in camera e la vide piangere, indossava i suoi vestiti che le lasciavano le gambe visibili e quindi anche tutti quei lividi, era una scena orribile ma lui si sedette accanto a lei, la prese in braccio e iniziò ad accarezzarle i capelli lasciandoci qualche bacio di tanto in tanto. La ragazza parve calmarsi perché trascinò sotto le coperte anche il ragazzo e lo strinse forte, lo strinse a se cercando conforto che gli venne subito dato. Appoggiò l’orecchio sul petto del ragazzo, dove sentiva battere il suo cuore, e si lasciò cullare da quella melodia che la spinse a chiudere gli occhi e ad addormentarsi e mentre chiudeva gli occhi senti il suo ragazzo canticchiarle una canzone, la loro canzone.
How many times do i have to tell you, even when you’re crying you’re beautiful too?” 

 
Terrified until I stared into your eyes made me start to realize the possibilities.


———————————————————————————————————————————
Hey guyyyys! 
Eccoci al 6° capitolo! Chiedo immensamente scusa per il ritardo ma sono stata poco bene e non ho potuto scrivere molto.
Questo capitolo è molto forte, tant'è che mi sono angosciata parecchio mentre io stessa lo scrivevo.
Vediamo due nuovi lati del carattere di Zayn: in primis la gelosia, la sua gelosia molto tenera nei confronti di Alyssa.
In secondo luogo vediamo il suo essere premuroso e anche, se vogliamo, paterno.
Vediamo un lato nuovo anche di Alyssa, ovvero un lato debole in cui prova molta paura.
Ringrazio, come sempre, chi ha recensito e chi ha inserito la storia tra i preferiti/ricordati e seguiti.
Love you loads,
Lin.


 
 
 
  
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