Titolo raccolta: E se poi te ne penti?
Titolo della one: Un problema di nome.
Rating: Verde
Betareader: //
Avvertimenti: Spoiler sulla seconda
stagione!
Capitoli: 3/7
Prompt: 'Un giorno
scriverò un libro!'
Genere:
Generale, Comico.
Personaggi: Amerigo Vespucci e Yana
Disclaimer: Non possiedo la Starz o Da
Vinci’s Demons, i suoi personaggi, o le sue storyline. Non possiedo nemmeno i
nomi dei personaggi o le loro storie.
E se poi te ne penti?
Un
problema di nome.
{Amerigo & Yana.}
“Nuovo mondo? Siete
stato nelle Americhe, maestro?”
“Questa, Francesco, è
una storia davvero lunga…”
Marzo 1479, terzo mese
di navigazione.
Da qualche parte
nell’oceano Atlantico.
“Maestro? Non mi torna
la data.”
“Non fare domande,
Salai. Davvero non farle.”
“Ma Colombo non ha-”
“Ascolta il tuo
mastro, ragazzo, e fammi raccontare!”
La ferita
alla gamba del conte si stava infettando sempre più; Leonardo non aveva davvero
tempo per le lamentele di Vespucci riguardo l’attendibilità del loro viaggio.
“Non
abbiamo prove!” stava sbraitando, mentre Girolamo stringeva i denti, sentendo
l’artista rimuovere uno ad uno i punti che aveva messo in via provvisoria solo
un paio di giorni prima, per poter lavare la ferita.
Il tanfo di
marcio che li investì appena essa fu riaperta li zittì tutti e tre.
“Amerigo,
credo che dovreste trovare le vostre risposte fuori di qui.” Disse nemmeno
troppo paziente il fiorentino, mentre Nico gli porgeva un secchio pieno di
acqua di male.
Il sale
avrebbe disinfettato più del poco vino rimasto.
“E dove?
Nell’oceano?” chiese piccato il navigatore, mentre Leonardo iniziava a versare
l’acqua.
Riario non
ci vide più. Sputò il legnetto che aveva messo in bocca per sopportare il
dolore, guardando con occhi furenti Vespucci “Uscite, o giuro su quanto ho di
più caro in questo mondo che vi ficcherò in mio bastone in posti che nemmeno
immaginate.”
“Forza,
fuori!”
A prendere
in mano la situazione fu Yana. Con una forza che
nessuno le avrebbe mai attribuito, spinse verso la porta della cabina Amerigo,
che decise di non cedere fino alla fine “Da Vinci, me lo dovete!”
“Scrivete
un libro sul viaggio! Chi potrà confutarlo, se lo arricchirete di dettagli?!”
“Questa sarebbe una
delle sciocchezze che ho commesso? Perdi colpi, Zo.”
“Non ho finito, Leo.
Zitto e ascolta.”
Mentre il
caro artista se ne stava chiuso nella cabina del duca Alfonso insieme al conte
Riario per tutto il viaggio, sfuggendo così al male, gli altri del gruppo
dovettero subirsi Vespucci in tutto il so furor creativo.
“Il conte Riario è da
aggiungersi all’elenco delle vostre conquiste, maestro?”
“Per quanto ci abbia
provato, anche Leonardo da Vinci ha fallito nel far divertire il caro Girolamo;
quella puttana cattolica non si sarebbe calato le gonne nemmeno se gliel’avesse
domandato la Madonna in persona.”
Giorno dopo
giorno, per i mesi di navigazione che li tennero sopra a quella maledetta
barca, non fece altro che parlare della sua maledetta Vespuccia.
“Nome
ridicolo” sottolineò Yana, incrociando le braccia sul
seno.
“Come
dovrei chiamarlo, questo nuovo mondo?” domandò il navigatore piccato,
seriamente offeso dal fatto che quel nome che lui sentiva così musicale fosse
oggetto di derisione da parte della circassa.
“Nemmeno a
me piace, se posso dir la mia” si intromise Zoroastro, passando di lì con una
canna da pesca sotto al braccio. Quel giorno non tirava vento, ergo la nave si
spostava molto lentamente; il momento adatto per qualche provvista.
Il cibo
iniziava a scarseggiare, rendendo tutti nervosi. Naturalmente, Amerigo non
aiutava.
“Nessuno ha
chiesto la tua perizia, Zo.” Rilanciò quindi
Vespucci, tornando a leggere gli appunti che aveva scarabocchiato in quasi due
mesi al centro esatto del nulla.
Quanto
meno, si era tenuto impegnato.
“Un giorno
scriverò un libro, su questa Vespuccia; terra ospitale e dalle grandi
opportunità.”
“Se foste
sceso a terra con noi, la pensereste diversamente.” Disse con tono ironico
Nico, prendendo una delle canne da pesca per inseguire poi il tartaro su per le
scalette che conducevano al timone.
Il silenzio
calò nuovamente sul ponte, interrotto ogni tanto da qualche mozzo di Sidonia, che inveiva contro le vele statiche e il mare
piatto.
Solo
allora, la circassa si alzò in piedi dal suo cantuccio sotto alle scale,
raggiungendo Vespucci. Appoggiò le mani sulle sue spalle, assottigliando i
grandi occhi blu zaffiro verso l’orizzonte.
Con un
sospiro, diede poi alito ai suoi pensieri “America.”
Senza
capire, Amerigo alzò lo guardo verso di lei, guardandole il mento “Uhm?”
“America.
Dovresti chiamarla America.”
“State cercando di
farci credere che è stata una donna circassa che nemmeno sapeva leggere, a dare
il nome alle Americhe?”
“Non avrà saputo
leggere ne scrivere, ma in Yana vi era una mente fin
troppo fine. È stata in assoluto la donna più forte e arguta che io abbia mai
avuto il piacere di conoscere. Tornando però a quel disastro che è il vostro
maestro.”
Amerigo
perse così tanto tempo, a scrivere quel maledetto libro, che il suo caro amico
Cristoforo rubò la sua scoperta, portandola astutamente alle attenzioni della
regina Isabella di Castiglia.
Grazie a
Leonardo, Amerigo verrà ricordato per il nome, certo, ma non per il merito di
averla trovata.