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Autore: Sleepingalone    12/06/2014    5 recensioni
Attraverso i rami dei mandorli filtra una scia argentea, nella quale le stelle sostengono la luna bianca, cui luminosità illumina lo sguardo verde Parigi di Harry che, attirandomi a se con fare austero, mi cinge mediante braccia calde e protettive. ‹‹Concedimi questo ballo, Maria››, sussurra, comprimendo le labbra a forma di cuore sull’incavo del mio collo nudo.
Sussulto al tocco morbido e delicato.
‹‹Avresti dovuto dirmi la verità sin da subito, Harry››, sussurro, asciugandomi una lacrima con il dorso della manica.
Lui annuisce, ed esala un respiro candido. ‹‹Promettimi che ti ricorderai di me, anche se dovessi scomparire per sempre››.
‹‹Ma cosa dici?››.
‹‹Quello che temo, Maria››
[...]
Lui voleva solo riportarle i ricordi alla ragione,
ma lei si era innamorata perdutamente.
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 12 - Qualcosa di bello
 

Lungo il corso della vita s’impara a vivere.
Ci si spartiscono i sentimenti e le carezze e gli abbracci e i sorrisi proprio come fossero arnesi materiali da barattare con qualcuno che, magari, ha bisogno di una cosa, piuttosto che di un’altra.
 
Sciolgo il bacio che Harry mi ha offerto qualche secondo fa, dunque piego il capo verso il basso e mi lascio un flebile morso sulla lingua. 
‹‹Come è andata?››, chiedo ironicamente, cercando di non risultare patetica.
Sulla fronte del ragazzo al mio fianco si attenua un’espressione interrogativa, mentre le sue labbra gonfie e a forma di cuore si storcono quasi in un ghigno divertito. Scuote la nuca e la avvicina nuovamente alla mia, al fine di concedermi l’opportunità di assaporare un ulteriore bacio; questa volta deciso e parecchio peccaminoso.
Io, dal canto mio, porto entrambe le mani all’estremità dei suoi capelli ondulati e le infilo nella fessura venutasi a creare tra il beanie e i riccioli castani.
Harry approfondisce il bacio - facendo sì che diventi un vero bacio - e io mi lascio guidare dai suoi movimenti delicati che ai miei occhi semichiusi appaiono destreggianti. Ciononostante, mi muovo con difficoltà e imbarazzo, ma sono impacciata.
 
L’auto di Harry è posteggiata proprio dinnanzi casa mia e, mentre le dita del ragazzo palpitano sul suo ginocchio destro - forse per via dell’atmosfera nervosa esalata da entrambi -, dei vecchi lampioni grigi illuminano il sentiero e ingialliscono l’asfalto e le mura biancastre delle case.
Io guardo fuori dal finestrino, come se volessi defilarmi da quella macchina ovattata.
‹‹È stato bello››, bisbiglio quasi, maledicendomi mentalmente per aver appena pronunciato quelle simili banalità.
‹‹Sì››, emana Harry voltandosi verso il mio lato. ‹‹Lo aspettavo da tanto››, aggiunge, intrecciando poi delle ciocche dei miei capelli ebano alle sue dita prominenti e scolpite.
‹‹Io ti aspettavo da tanto››, confesso, ricambiando lo sguardo vetrato del ragazzo che si perde nell’argento delineato dalla notte. ‹‹Ora devo andare››, annetto, aprendo piano lo sportello destro dell’automobile nera.
‹‹Aspetta››, replica lui, simultaneamente i nostri sguardi s’incontrano con veemenza. ‹‹Maria, cosa siamo io e te, da oggi?››.
Il tono di voce con cui esala quella domanda così semplice e soffice mi intenerisce, dunque faccio spallucce e sorrido. ‹‹Cosa vorresti che fossimo?››.
‹‹Qualcosa di bello››, risponde, cogliendomi di sorpresa e baciandomi a occhi chiusi un’ultima volta, mediante presa leggera.
Io ricambio il bacio morbido, ma in seguito scendo definitivamente dall’auto, sotto lo sguardo vigile di Harry, il quale - attraverso fare protettivo - aspetta che entri a casa prima di ripartire.
Mi chiudo il portone di ingresso alle spalle e, cercando di far meno rumore possibile, mi reco in bagno con la mano destra sul volto arrossato e con la sinistra tra i capelli.
Lo specchio riflette un’immagine di me che prima non avevo neanche ipotizzato potesse esistere: gli occhi lucidi e colorati di bianco, la bocca tremante e un sorriso sul volto che non accenna a dissolversi.
“Non può essermi accaduto davvero” penso, pizzicandomi le labbra e riassaporando il gusto incantevole che quelle di Harry avevano; al contempo delle lacrime di gioia mi scivolano lungo le goti e si inaridiscono solo al dì sotto della mandibola.
 
Metto piede in classe e prendo posto al solito banco, mentre nell’aula vige un silenzio quasi fastidioso alle mie orecchie, che vengono sfiorate dalla soffice melodia di ‘Hey Jude’ attraverso gli auricolari.
Piego le braccia e mi accoccolo a ridosso del banco color panna, oramai pasticciato dagli scarabocchi grigiastri di Birdy. Al contempo, dei rami aridi e spogli graffiano il vetro della finestra che fiancheggia gli ultimi posti. 
Oggi ho preso il primo autobus: per questo sono in anticipo.
Harry non era alla fermata e non perché fosse troppo presto, bensì perché non ha più bisogno di andare a Cromer ogni mattina, senza il pretesto dell’università.
‹‹Mar››, soffia Cher al mio orecchio destro, facendomi sobbalzare. ‹‹Oggi hai fatto prima, non è vero?››.
Annuisco, ancora assorta dai miei pensieri e dai baci che Harry mi ha rubato ieri sera.
‹‹Maria Morales, ci sei?››.
Mi mordo il labbro inferiore e avvampo in volto improvvisamente, poiché beccata in flagrante. ‹‹È successo, Cher››, confesso, scrutando le punte delle scarpe nuove della mia amica, che schiude gli occhi in un cipiglio confuso e incrocia le braccia al petto.
‹‹Doveva succedere qualcosa in particolare?››.
Mi alzo dalla sedia e tiro fuori dallo zaino il libro di chimica e poi il portapenne, cercando di mostrare nonchalance. ‹‹È successo che qualcuno mi ha baciata››.
Cher inarca le sopracciglia e porta le braccia al petto in segno di stupore. ‹‹Non ci credo››, urla quasi, illuminandosi lo sguardo celeste di meraviglia e incredulità.
‹‹Credici››, replico, intristendomi di colpo. ‹‹Poi ti racconto tutto dopo. Piuttosto, ieri Niall e B hanno discusso pesantemente››.
‹‹E per quale motivo?››.
Storco appena le labbra, quando d’improvviso una voce sottile subentra in aula come a volersi incorporare alle pareti. ‹‹Niall ha un’altra››.
È stata Birdy a rispondere alla domanda che Cher mi aveva posto, e ha il volto scavato da una inesorabile tristezza dovuta ai ricordi di ieri sera che le percuotono la testa.  
‹‹Ma, B, non è v-››.
‹‹Tu non sai niente, Maria. E, comunque, non ti avevo mica chiesto di spifferare questa storia ai quattro venti››, Mi interrompe una Birdy dal tono di voce fioco.
‹‹Cher non è “i quattro venti”››, cerco di giustificarmi, gesticolando e abbassando lo sguardo al fine di defilarmi da quella circostanza pressoché strana.
‹‹B, Maria non-››.
‹‹Cher, smettila anche tu, per favore! Smettetela tutte quante e lasciatemi in pace››, strepita lei lasciando erompere una lacrima a ridosso della gota sinistra e uscendo dalla classe in modo alquanto svelto, come avesse le ali al posto dei piedi.
Simultaneamente, l’aula si riempie con gli echi delle mie compagne, e il suono stridulo della campanella ci ricorda che una nuova giornata di scuola è appena cominciata. Tuttavia, la professoressa di chimica non è ancora entrata, quindi esco dalla stanza colma e mi metto alla ricerca della mia migliore amica col cuore spezzato.
Mi incammino lungo il corridoio, sfregando i palmi delle mani sulle braccia coperte da una giacca in lana blu, e, finalmente, ritrovo Birdy poggiata al termosifone posto accanto ai distributori automatici.
‹‹B››, mormoro appena. ‹‹Fa freddo oggi. Mi faresti posto accanto a te?››, aggiungo, con la speranza di recuperare un cenno dal suo viso spento.
‹‹Come è andata con Harry?››, irrompe improvvisamente lei, sorridendo a malapena e permettendomi, dunque, di posare al suo fianco.
‹‹Non è importante, adesso››, rispondo tranquilla, mentre gli occhi della mia migliore amica si riempiono di lacrime e i miei di comprensione.
‹‹Voi due, cosa ci fate ancora in giro? Andate in classe!››, ci urla la vicepreside Rey con un tono misto di rabbia e stizza.
‹‹Andiamo subito. Ci scusi››, pronuncio flebilmente, lanciando un sorriso di intendimento a una B più serena di prima e inoltrandomi all’interno della mia aula, nella quale la rigorosa professoressa Borrows sta già spiegando i vari legami atomici che io non riesco proprio a comprendere.
‹‹Beatrice, stai male?››, domanda la donna - alta un metro e una mela forse -, preoccupata nei riguardi di B poiché, nonostante tutto, è una delle poche insegnanti di buon cuore che io abbia mai avuto.
‹‹No, va tutto bene, professoressa››, dice la mia amica, sedendosi cautamente al suo posto e io al mio con altrettanta calma.
Cher, simultaneamente, mi invia uno sguardo malinconico e io faccio spallucce, dunque rivolgo la mia attenzione verso B che è intenta a scrivere qualcosa sulla superficie chiara del mio banco, con la matita spezzata che si ritrova tra le dita della mano destra.
“Niall mi ha respinta perché sono una parte di passato che non vuole ricordare”, prende la gomma e, dopo essersi accertata che io abbia letto, cancella quella frase e ne scrive un’altra.
“È parecchio difficile dirlo a parole perché io sono davvero innamorata di lui, e perché non è giusto rovinare i tuoi bei momenti con i miei”.
Estraggo dal mio portapenne grigio a righe nere una lapis ben appuntita, pertanto tento di dare una risposta plausibile alla confessione tanto attesa che B pensava di dovermi.
“Se sei la mia migliore amica è perché non devi mai temere di cercare il mio aiuto. Sono sicura che Niall tornerà”.
B cancella con la gomma le mie parole scritte in maniera alquanto disordinata, poi conclude.
“Se tornasse, io lo rifiuterei”.
 
Sfilo le scarpe dai piedi senza slegare i lacci e mi getto a peso morto sulla dondola che mio padre ha sistemato in veranda, massaggiandomi con le dita delle mani le tempie che pulsano per via della pesante giornata di scuola appena trascorsa.
‹‹Maria››, urla qualcuno con il tono di voce abbastanza familiare al di sotto. ‹‹Maria››.
Sobbalzo dalla mia posizione e mi affaccio dal terrazzino. ‹‹Harry?››.
Il ragazzo dagli occhi verdi Parigi risiede dinnanzi il retro di casa mia e indossa un giubbotto di pelle nero che gli dona parecchio. I suoi ricci sono mossi da una fredda folata che proviene dal mare - dacché casa mia è situata proprio dietro la spiaggia - e le sue labbra rosate sono storte in un solito ghigno involontario.
‹‹Cosa ci fai qui, a quest’ora?››, aggiungo, portandomi una mano al petto.
‹‹Volevo vederti››, confessa lui arrossendo.
‹‹Beh, mi hai vista››, scherzo, lanciandogli un’occhiata maliziosa dall’alto.
‹‹C’è qualcuno a casa tua? Qualcuno che possa sentire quello che dirò?››, mi domanda sorridendo in modo alquanto veemente. Io scuoto il capo in segno di negazione, con la stessa espressione divertita in volto.
‹‹Sono qui perché avevo voglia di baciarti››, dice tutto ad un fiato, facendomi avvampare in volto come mai prima era accaduto. ‹‹Passeresti del tempo con me?››.
Mi mordo il labbro inferiore. ‹‹Ora?››.
‹‹Proprio ora, Marie››, risponde, aprendo entrambe le braccia in senso di accoglienza.
‹‹Aspetta giù››, dico, per poi avanzare sino al bagno e darmi una sistemata veloce: lavando i denti, pettinando i capelli vaporosi e staccando i residui di trucco che mi marciavano sulle occhiaie.
Rimetto le scarpe e la giacca in lana blu che poco prima avevo tolto, dunque mi precipito all’ingresso ed esco da casa con impazienza e frenesia.
Harry mi aspetta seduto sullo scalino che conduce all’appartamento del signor Olsen - il mio vicino di casa - e, non appena scorge la mia figura, dischiude le labbra in una smorfia felice. Pertanto si alza e si avvicina a una me parzialmente imbarazzata.
‹‹Maria››, accarezza il mio nome con la voce roca, accoccolando la sua mano desta a ridosso della mia guancia sinistra e accostando il suo volto al mio in maniera impercettibile.
‹‹Har-››, vengo interrotta da un bacio fugace, ma incantevole e delicato, che mi lascia sulla bocca con fare quasi disperato, intanto che il suo respiro s’intreccia al mio e i suoi capelli mi sfiorano a stento il naso.
‹‹Vieni con me››, mi sussurra a fior di labbra, portandosi avanti mediante la mano sinistra che è poggiata sulla mia schiena e permettendo, quindi, al suo bacino di sfiorare il mio.
Io sciolgo quel contatto e annuisco timidamente, posando la mia fronte sulle sue labbra bagnate in precedenza dalle mie.
‹‹Oggi non eri alla fermata››, bisbiglia lui, circondandomi la vita con il prominente braccio sinistro, mentre io m’incupisco, pensierosa.
‹‹Vuoi dire che eri alla fermata, stamattina?››, domando sorpresa e camminando a passi soffusi, intanto che lui annuisce con fare naturale. ‹‹Sei folle››
‹‹E per quale motivo?››, replica, sistemandosi il foulard bianco che utilizza per tenere fermo il ciuffo con la mano destra. ‹‹Sarei disposto a svegliarmi presto tutte le mattine, pur di vederti con gli occhi gonfi a causa del sonno››.
Faccio la linguaccia di proposito, al fine di indispettirlo. ‹‹Ripeto: sei folle. Non voglio che tu lo faccia, davvero››, dico, portandomi le braccia al petto.
‹‹Perché no?››, mi chiede lui con una nota di dispiacere, mentre le sue dita mi comprimono in modo lieve il fianco sinistro.
‹‹Perché devi dormire e riposare, e perché sono inguardabile la mattina››, rispondo, sorridendo e mostrando la fossetta sinistra che mi impreziosisce, anche se di poco, il volto.
‹‹Ci siamo conosciuti alla fermata d’autobus, Marie. So già che aspetto hai a quell’ora del giorno››, mi sussurra lievemente a un orecchio.
‹‹E come sarei?››, mi volto verso di lui, facendo sfiorare la punta del mio naso con la sua, per via della vicinanza che ci accosta. 
‹‹Bellissima››, mormora tanto piano da non far sembrare quella parola realmente detta, e lasciandomi un bacio veloce alle estremità delle labbra.
Il mio viso sorbisce una tonalità imbrunita e, pertanto, dire che sono nervosa, o imbarazzata, o felice è un eufemismo: dal momento che Harry mi rende malleabile in tutto e per tutto, anche solo con l’utilizzo di una parola banale.
‹‹Non essere sciocco››, dico infine, accarezzandogli una guancia, mentre i nostri occhi colorati di pace s’incontrano e s’intrecciano in un gioco a cui mai vorrò smettere di partecipare.
Mi stringo a lui in un abbraccio affettuoso, e vengo ricambiata da un sottile bacio sulla nuca.
‹‹Togliti le scarpe››.
‹‹Che cosa?››.
‹‹Non hai ancora capito dove volevo portarti?››.
‹‹No››.
Harry indica la spiaggia con l’indice destro, e io allargo le labbra, stupefatta.
‹‹Ma fa freddo››.
‹‹Non dobbiamo mica tuffarci in acqua››, replica, scuotendo il capo. ‹‹Voglio fare una passeggiata con te dove il mondo non può interromperci››.
I miei pensieri si riempiono di tenerezza, e sorrido in modo alquanto scontato perché le sue parole sono così soffici e ingenue e colme di sentimento.
‹‹Non ho intenzione di togliere le scarpe››, spiego maliziosa, per poi cominciare a correre verso la spiaggia di Wells con fare spensierato.
Harry m’insegue e mi afferra per le anche, quasi immediatamente. ‹‹Ma cosa avevi in mente di fare? Sei sempre stata una tartaruga››, strepita in una risata coinvolgente, mentre io mi irrigidisco, tutto ad un tratto.
‹‹Sono sempre stata una tartaruga?››, ripeto, confusa.
Il ragazzo dagli occhi verde Parigi diventa all’improvviso serio, e il ghigno che aveva sul viso si storce in un’espressione rigida, e io non ne capisco il motivo.
‹‹Nel senso che sei troppo bassa e io troppo alto, e, di conseguenza, i tuoi passi sono molto più piccoli dei miei››, risponde in modo nervoso, accarezzandosi il capo con la mano. Io, da parte mia, sorrido e annuisco.
‹‹E quindi sono troppo bassa››, constato, fingendomi offesa. ‹‹Ogni ragazzo alto ha una ragazza bassa che lo fai impazzire››.
‹‹Tu saresti la mia?››, mi domanda, attorniandomi la vita con le mani e lasciandomi un bacio soave e delicato sulla fronte.
‹‹No››, mi allontano, sorridendo. ‹‹Sono la ragazza bassa di Zayn Malik››, aggiungo, riprendendo a correre lungo la spiaggia e permettendo alle mie braccia di librare attraverso l’aria torbida con la stessa leggiadra che una rondine adopera al fine di spiccare il volo. Tuttavia, Harry mi attira ancora una volta a sé e, con fare immediato, mi scosta i capelli dietro le spalle e mi lascia un morso morbido sull’incavo del collo nudo.
Io sussulto, mi volto e piego il capo all’indietro, come a volergli concedere l’opportunità di giocare con la mia pelle tersa. Chiudo gli occhi, ma li riapro e lascio loro incontrare l’azzurro del cielo che s’infrange contro il bianco delle nubi.
Riprendo coscienza delle mie azioni e, aiutandomi con entrambe le mani, sposto il viso di Harry dal mio collo alle mie labbra, come per elargire l’opportunità di baciarmi, dal momento che lo desidero disperatamente. 

 
 

 


Angolo autrice
Salve, care lettrici, come state? Io sto benissimo e il merito di ciò va alle vacanze estive, all'aria condizionata e all'otto e mezzo che ho preso in chimica - ancora non ci credo - per concludere l'anno scolastico.
Mi piace pensare al fatto che 'Maria' sia nata all'inizio di questo mio terzo anno di liceo e che, ciononstante,  ora la scuola è terminata, ma la storia è ancora in mezzo a una strada. 
Sapete, sono ispirata da qualcosa di nuovo e se dovessi pubblicare una storia nuova - ma penso non lo farò a breve - cercherò di non rallentare l'andamento degli aggiornamenti. Purtroppo, questa settimana darò l'esame per la certificazione 'first' e da lunedì prossimo comincerò a lavorare nel panificio dei miei; senza contare che poi andrò a Milano per il concerto degli One Direction e quindi penso che comincerò a scrivere il nuovo capitolo solo a Luglio.
Vi siete sorbite questo mio luuuuungo angolo autrice, pardon! 
Non mi soffermerò a parlare delle recensioni dato che uno dei capitoli più belli della storia è stato calcolato solo da 6 persone :( però, insomma, se siete arrivate fino a qui, perché non lasciate un parere? 
Un bacio, vostra Sleep <3

 
   
 
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