PROFUMO
DI AZALEA
Capitolo
2
Profumo
“Attenta
a quel demone, Heiwa!”
La novizia dea della pace si voltò, alzando una mano contro
quell’essere
orrendo dalle fattezze umane ma dai poteri maligni, bloccandolo con una
formula
magica insegnatale proprio dalla madre
durante il suo addestramento.
Il demone rimase fermo, immobile, finché Sensō non gli piantò
un pugnale nel cuore, buttandolo poi a terra con un calcio ben
assestato.
“Grazie dell’avvertimento, era di spalle
e…” l’albina tentò di
giustificarsi,
ma l’altra la bloccò, come faceva sempre:
“Di nulla. Siamo compagne, lo abbiamo
giurato. Ma ricordati che dobbiamo avere tutti i sensi sempre
all’erta e mai
concentrati solo un punto. Non te lo hanno insegnato?”
Heiwa strinse le labbra, mordicchiandosi il labbro inferiore con i
denti, prima
di annuire più volte.
“Mi è stato insegnato, solo che… mi
ero… distratta un attimo, ecco tutto.”
Era distratta perché aveva notato, con la coda
dell’occhio, un demone puntare
alla novizia della guerra, ma questi era riuscita a trafiggerlo prima
che lei
potesse urlarle qualche avvertimento.
Si erano stabilite da poco in un villaggio a nord della regione in cui
erano
arrivate da una quindicina di giorni e appena giunte in quel luogo lo
avevano
trovato assediato da un gruppetto di demoni di bassa lega.
Era stata una battaglia lunga, durata qualche giorno, ma quella mattina
ne
erano rimasti tre e finalmente avevano debellato la minaccia.
I paesani, baraccati nelle loro case, erano usciti per ringraziarle e
offrire
loro ospitalità e preghiere.
Perché una divinità viveva solo se invocato e
pregato regolarmente da un buon
gruppo di persone; se queste smettevano di credere, il dio moriva,
spariva
senza lasciare traccia e insieme a lui tutta la sua casata.
Per questo scendevano sulla Terra: per rassicurare e aiutare i fedeli,
per
dimostrar loro che c’erano, che erano lì per loro,
una volta ogni duecento anni
circa.
Erano passati già cent’anni da quel famoso
incontro per suggellare il patto:
Heiwa aveva compiuto da poco i centocinquanta anni di età,
ma ne dimostrava
solo quindici, così come Sensō
ne aveva
centosessanta ma ne dimostrava solo sedici.
Da quel giorno, in cui si erano conosciute nel giardino della casata
della
guerra, si erano viste di rado.
Heiwa era rimasta colpita dalla ragazza, dalla sua tempra, dalla sua
forza,
iniziando a provare una innata ammirazione e un sentimento che sembrava
bruciarla
dall’interno ogni volta che la vedeva.
Desiderava il suo contatto, sfiorarla, toccarla, sorprendendosi
più volte a
fissare quelle labbra sottili così rosse della compagna,
rosse come il vestito
che ora indossava.
Si era impegnata per non apparire più una lagnosa bambina in
cerca di
attenzioni solo per lei, solo per non vedere più quegli
occhi colmi d’invidia e
di odio.
Desiderava che quello sguardo si tramutasse in interesse, in ardore e
amore nei
suoi confronti.
Fu riportata alla realtà dalle parole della ragazza, che la
invitò a seguirla
all’interno della locanda per poter rassicurare i cittadini
che era tutto
finito.
Passò
qualche giorno in completa tranquillità,
in cui gli abitanti del paese ringraziarono e pregarono le due novizie
divinità, regalando loro vitalità e
longevità.
Ma accadde qualcosa di inaspettato.
La sera di due giorni dopo la vittoria, giunse alla locanda un gruppo
composto
da sei novizi, compagni che le due ragazze conoscevano fin troppo bene.
Heiwa li osservava sulla soglia della porta, uno ad uno, a bocca
semiaperta.
C’era Etheonoa, il novizio dio della cultura e
dell’intelligenza, un ragazzo
dalla pelle scura con i rasta castani, provvisto di occhiali e una
sacca piena
di libri su cui annotava sempre tutto, con la sua relativa compagna
Ueuecoyotl,
la novizia dea della natura selvaggia, una ragazza dalla pelle chiara,
lunghi
capelli di un rosa antico raccolti in una alta coda laterale fermata da
un
curioso fiore verde acqua, vestita, come sempre, il minimo
indispensabile per
non turbare eventuali pudici; vi era poi Bronte, suo cugino, il novizio
dio del
tuono e del fulmine, un ragazzo molto alto dagli elettrizzanti capelli
biondi
legati in una coda bassa, mentre
il suo
compagno, Ymir, il novizio del ghiaccio, stava al suo fianco
–e alla sua
altezza, soprattutto…-, un ragazzo apatico con un caschetto
azzurro chiarissimo,
tanto che sembrava sfumare verso il bianco; infine, ultimi ma non meno
importanti, si fecero avanti Zachi, il novizio dio del metallo,
protettore dei
fabbri, un ragazzo dai capelli grigio scuro lunghi fino a poco sopra le
spalle,
seguito dalla piccola Klodian, la novizia dea del legno, uno
scoppiettante
esserino sempre allegro dai capelli verde muschio acconciati in modo
curioso
tranne che per un ciuffo sempre fuori posto.
Sensō
inarcò un sopracciglio, osservando i suoi compagni con aria
contrariata, certamente non contenta della loro ingombrante presenza.
“Cosa ci fate qui?” domandò subito la
corvina, alzandosi per piazzarsi di
fronte al gruppo con fare autoritario.
Etheonoa parlò per tutti, evidentemente eletto capogruppo
per il suo innato
acume: “ Abbiamo deciso di formare un’alleanza tra
di noi, in modo da
proteggerci meglio le spalle l’un l’altro. Il
viaggio sarà più lento, ma la
cosa importante è la sicurezza dei nostri fedeli. Seguendo
le voci, vi abbiamo
raggiunto qui, per chiedervi di unirvi a noi.”
Heiwa lanciò un’occhiata alla novizia del
conflitto, che ponderava la cosa. Era
sempre lei a decidere per tutte e due, si fidava delle sue scelte che
si erano
sempre rivelate migliori delle sue proposte. Ma quella volta voleva
poter
esprimere il suo pensiero.
“Secondo me dovremmo accettare. Mi sembra un’ottima
soluzione: nel caso
capitassero altri attacchi e occupazioni come questa che abbiamo
affrontato
pochi giorni fa, loro ci aiuterebbero a debellarla più in
fretta.” Disse,
mentre il novizio dio dell’intelligenza annuiva, senza
dimenticarsi del parere
dell’altra ragazza, che fissò la compagna albina
e, dopo quello che parve un
interminabile minuto, accettò la cosa a sua volta.
L’alleanza era suggellata, il gruppo formato.
“Lo faccio solo per te.” Sussurrò la
corvina all’orecchio di Heiwa, che
rabbrividì appena per il suono di quella voce tagliente che
allo stesso tempo
amava sentire. Apprezzò molto quella gentilezza, sorridendo
piena di gioia
all’indirizzo di Sensō,
che borbottò poi
altri vantaggi che in effetti avevano più che senso alla
luce dei fatti.
I novizi déi si sistemarono nell’ostello per
quella notte, riprendendo il
viaggio il giorno successivo.
Tutto
sembrava funzionare correttamente e
sempre meglio. Dopo aver unito le forze, era più semplice
sconfiggere demoni di
forza superiore, anche se non mancavano i tagli, le ferite, ma nulla
che non si
potesse risolvere con un’ottima fasciatura o con una piccola
magia di
guarigione di Heiwa o Etheonoa.
Il vero problema era la notte.
Accampandosi in gruppo nelle varie pensioni, ogni coppia aveva una
stanza per
sé, mentre Sensō
ed Heiwa erano state abituate a dormire in letti separati, mai
nello stesso.
La vicinanza dell’altra metteva la novizia della pace in uno
stato di tensione,
privandola spesso e volentieri di molte ore di sonno.
Anche quella nottata, la novizia della guerra dormiva pacifica,
contrariamente
alla sua natura, ancora più vicino alla compagna per la
presenza incessante di
una forte tempesta fuori. Bronte era riuscito a controllare i fulmini e
a
tenerli lontani dall’edificio, ma la burrasca fuori era
comunque molto grave,
tanto da spaventare un po’ la ragazza corvina che Heiwa
considerava tutta d’un
pezzo.
Non l’aveva mai vista così agitata, prima che
l’altra si stringesse a lei e si
rasserenasse, alimentando così i costanti e sempre
più forti battiti del suo
cuore, tanto da risuonarle perfino nelle orecchie.
La guardava, distesa al suo fianco, mentre il petto si alzava e si
abbassava
con regolarità, tempi dettati dal respiro sicuro; guardava
la sua pelle liscia,
morbida, come constatò nel toccarla con i polpastrelli delle
dita; guardava i
suoi fluenti capelli neri, in cui passò una mano per farle
una carezza.
Guardava le sue labbra, quelle labbra così vicine, le sarebbe bastato
avvicinarsi di poco per
poterle sfiorare… E il suo profumo. Oh, il suo profumo!
Quella particolare
fragranza di cui la ragazza odorava la mandava fuori di testa.
L’aveva sentito anche nel giardino della casata della guerra,
era certa che
fosse profumo di Azalea.
Tremante, si sporse, incapace di trattenersi, fino a premere le proprie
labbra
contro quelle di Sensō,
un muto bacio
desiderato e pieno di aspettativa, un’aspettativa che
soddisfò i suoi pensieri.
Quel bacio sembrò farle esplodere qualcosa nel petto,
sentì le guance
scaldarsi, il suo intero corpo pareva in fiamme, spingendola ad un
contatto
maggiore che la novizia della pace si negò, nel tentativo di
controllarsi.
Si staccò con un sospiro mal trattenuto, voltandosi
dall’altra parte mentre il
cuore continuava a battere ad una velocità spropositata,
tanto da impaurirla e
farle temere che l’altra lo sentisse.
Ad occhi sgranati fissava il muro senza realmente vederlo, con un
turbine di
pensieri che affollavano la sua mente sconvolta.
Desiderava ancora baciare Senso. Desiderava il suo tocco, la sua bocca
su di
sé, il suo corpo intrecciato al proprio, il suo calore e la
sua fermezza.
Desiderava la sua voce sussurrarle, come aveva fatto alla locanda,
parole
d’amore, parole che, era certa, non sarebbero arrivate, o
almeno, era quello
che credeva.
Sensō
a quel contatto si era svegliata, ma aveva aspettato parecchio
tempo prima di aprire gli occhi.
Fissava la schiena nivea della novizia dea pacifica, sorpresa a sua
volta da
quel gesto inaspettato.
Rimase interdetta per qualche attimo, prima di darsi un tono e
richiudere gli
occhi per riprendere sonno, fallendo miseramente.
La
mattina erano tutti pronti per partire di
nuovo: Etheonoa dirigeva le azioni dei compagni, esortandoli a muoversi
e a
lasciare tutto perfettamente in ordine, come lo aveva trovato.
Heiwa
faticava a
lasciare il letto, stava seduta sul bordo con il naso affondato nel
lenzuolo
che stava stringendo al petto, come un pupazzetto; se era tanto audace,
era
perché Sensō
si
era recata al bagno per darsi una rinfrescata e la novizia ne aveva
approfittato per bearsi ancora di quell’odore tanto buono e
inebriante.
Non lo voleva dimenticare…
Il ragazzo con i rasta le si avvicinò, con uno sguardo
interrogativo e
scocciato.
“Si può sapere cosa stai facendo?”
Heiwa sobbalzò, alzando appena la testa ma senza staccarsi
da quel lenzuolo,
rossa come un pomodoro. “A… annuso.”
Sussurrò.
“Annusi?” il compagno sembrava sconcertato e lei si
maledì internamente per
aver rivelato cosa stava facendo veramente. La sua maledetta
sincerità!
Annuì appena con un leggero cenno, fuggendo con lo sguardo:
“Io… c’è questo
profumo buono che non voglio dimenticare…”
spiegò, cercando di restare vaga.
Etheonoa la fissò ancora per qualche minuto, ma poi le
batté un libro sulla
testa, autoritario.
“Poche storie, potrà anche essere profumo di rose,
ma io voglio partire al più
presto e con i letti rifatti! Perciò alzati, preparati e
cammina!” le ordinò,
prima di voltarsi e andare ad occuparsi di altri eventuali pigroni.
Heiwa sospirò, lasciando a malincuore quel pezzo di stoffa
così prezioso.
L’attimo dopo Sensō rientrò nella stanza e le due
si fissarono negli occhi per
qualche istante, prima di volgerli altrove, colte da un grande
imbarazzo.
Heiwa non si accorse che anche la compagna aveva dissuaso quel contatto
da lei,
perciò rimase ferma nei suoi pensieri non corrisposti e si
preparò in silenzio,
pronta a riprendere il viaggio.
Il
gruppo
Facebook
La
storia principale
Parla
Tomocchi:
Nuovo
capitolo! Messo il bannerino su, così vedete le due
ragazze… qui c’è il pezzo
che c’è nell’intro :D Vedo che la storia
piace e ne sono contenta *-* qui il
tempo è passato, come è scritto, e presento un
po’ anche i loro compagni… ci
sono disegni anche di loro sul mio Deviantart!
Ma passo ai ringraziamenti! Un grazie a Soheila per avermi segnalato
sviste
tremende lol, un grazie a Nomura, Nemainn e Veritaserum00 per aver
messo la
storia tra le seguite, a maria_sharapova per averla messa nelle
preferite e a
Manny_chan, Soheila e Hanna Lewis per aver recensito! <3
Grazie grazie grazie e alla prossima! :D <3