Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: lunadelpassato    12/06/2014    1 recensioni
"Le urla disperate provenivano da sotto di loro, così abbassarono la testa nello stesso momento verso la dura terra che si estendeva oltre il cancello. Davanti, un piccolo fagotto informe si muoveva energicamente, mentre urlava a più non posso.
Elsa era paralizzata dal terrore. Anna, invece, si chinò lentamente a terra, inginocchiata proprio accanto al fagotto, e scostò un lembo di quello che sembrava un vecchio straccio scuro.
Intanto il cielo brillava più che mai."
"- Oggi fa più freddo dell’ultima volta delle luci- notò sussurrando tristemente al cielo.
- È quello che penso anch’io- le rispose una voce ignota.
Aprì gli occhi di scatto e si girò indietro, sorpresa. Dietro di lei, solo la stanza ghiacciata illuminata dalle luci mistiche.
-Anna?- chiese tremante frugando con lo sguardo ogni angolo della stanza in penombra.
-Mi senti?- riprese la voce meravigliata.
Elsa fece qualche passo indietro e si rigirò di scatto verso la finestra, le mani pronte a sferrare un’ attacco.
- E mi vedi?- sussurrò il ragazzo."
Jelsa con un bambino abbandonato e il suo fratellastro. presenza di Kristanna e accenni di altre opere.
Nata da una frase di Let it Go: I'm one with the wind and sky
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Elsa, Kristoff, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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-Dovremo esserci.

I cavalli si fermarono in mezzo ad una radura apparentemente spoglia. L'unica vegetazione che cresceva rigogliosa erano i numerosi tipi di muschio che invadevano le rocce nude.

Rocce straordinariamente tonde e molto simili tra loro.

Anna fu la prima a scendere, seguita da Kristoff e da Olaf. Elsa aiutò Damio e insieme arrivarono al centro di quella che – ad uno sguardo più attento- sembrava un'arena molto antica.

-Mamma?

Damio si aggrappò al vestito di Elsa.

La regina lo strinse a sé preoccupata. Durante il viaggio aveva avvertito una nausea crescente che non l'aveva abbandonata nemmeno per un secondo, e aveva paura di sentirsi male davanti a tutti.

Inoltre, l'ansia la divorava da giorni: non poteva spiegarsi da dove provenisse l'origine dei poteri di Damio.

Dopotutto, non si conosce nemmeno quella dei miei.

Allontanò da lei quel pensiero intruso e decisamente scoraggiante chiudendo gli occhi un attimo, e il groppo che aveva in gola si fece più difficile da ingoiare.

È solo un po' di nausea, passerà tra poco, si diceva per calmarsi.

Intanto Anna, Olaf, Sven e Kristoff si davano alla pazza gioia: chi salutava una pietra ricoperta di muschio verde, chi saltellava qua e là tra le rocce, chi scodinzolava come un cane davanti a un' osso (nel caso della renna).

Le trecce della principessa volavano al ritmo dei suoi passi leggeri quando questa si chinava ad accarezzare una roccia o a salutarne un'altra timidamente.

Elsa si trovava incredibilmente fuori posto in quell'ambiente così vivace, e la stessa cosa provava Damio, che non la smetteva di stringere la gonna del vestito della mamma.

Era così pallido sotto la luce della luna...

Le luci del cielo ora erano cessate, come se aspettassero qualcosa. Qualcosa che non arrivò mai.

 

Qualche metro più in là, dove il bosco era più fitto e terribile, una ragazza passeggiava sola e triste. Si guardava continuamente intorno per paura degli attacchi di animali feroci.

Indossava un mantello bruno, che lasciava intravedere due occhi spaventati e un viso pallido contornato da una massa di capelli neri. Negli occhi c'era la luce della follia.

Era stata scacciata da casa sua, il suo villaggio, e nel suo cuore albeggiavano le tenebre. Queste si andavano addensando sempre più.

-Tutto per colpa del potere. Hanno paura del potere.- continuava a ripetere come una cantilena.

Tutto era incominciato qualche anno prima. Era ancora una bambina quando Distrusse per la prima volta, e subito fu allontanata da tutti, obbligata a restare rinchiusa in casa dai suoi fratelli.

-Perché loro hanno paura. Hanno sempre avuto paura.

La ragazza scoppiò in una risata rauca, mostrando alla luna denti bianchi e perfetti.

Lei era nata per Distruggere, e avrebbe Distrutto.

-Loro vogliono una strega? E l'avranno, oh si se l'avranno!

Con un colpo di spalle fece scivolare il mantello per terra.

Finalmente libera, pensava, mentre la tenebra tesseva una ragnatela sempre più resistente nel suo cuore.

-Volevano incastrarmi, volevano bruciarmi vilmente! Stupidi vermi

sputò nella terra per rafforzare il concetto

-Mangiasassi!

Laddove aveva sputato, una sostanza vischiosa e puzzolente aveva preso il posto della terra. A vedere questo la strega rise di nuovo.

-Nessuno potrà fermarmi.

Con un fulmineo gesto del braccio si strappò un lembo del vestito. Quando era partita non era che un normalissimo vestito candido, che ancora profumava di bucato; ma ora non era che un cencio nero e ammuffito (i vestiti possono ammuffire? Ebbe sì.) addosso a lei.

In un secondo un pensiero le passò fulmineo per la testa. Un ricordo. Una storia.

L'anno prima era arrivato un cantastorie nella cittadina, e alla ragazza era stata concessa una breve uscita (scortata ovviamente da Gerard, il maggiore dei suoi fratelli).

La storia che aveva sentito le era rimasta nel cuore. Parlava di una regina... si!

-La regina di ghiaccio.

Sputò di nuovo per terra. Questa volta il grumo era di sangue.

La regina della storia aveva scelto il bene, l'amore (altra risata sguaiata) fraterno e altre cose imbecilli.

-Il bene! Quella stolta aveva tutto quello di cui c'era bisogno per servire il Male. Pessima scelta, cara. Il treno passa una volta sola.

Le cadde un dente dalla gengiva. Lo sputò via.

-Ma forse in questo caso avrà un'altra chance.

C'era un solo particolare che non conosceva: questa regina esisteva davvero?

Si strappò la manica destra del vestito. Ora cominciava a camminare zoppa.

Si sentiva stanca e potente, aveva voglia di passare dall'altra parte.

-Sono troppo potente per restare nel Bene.

Allungò una mano e sfiorò le foglie verdi di un fiorente corbezzolo; queste si polverizzarono all'istante. Il nero avvolse la pianta, diventò un'edera di polvere nera che la soffocò. Qualche minuto, e dell'albero non rimase che cenere. Ma la strega non aveva tempo da perdere. In una blanda imitazione della regina della storia, aprì il palmo verso la luna.

-Let it go, baby.

Dalla mano scaturì uno sbuffo di vapore nero come inchiostro, talmente fitto che si poteva palpare, che veloce si disperse nell'aria.

La strega rise di nuovo. La risata era sempre più gracchiante, ma il suo viso era sempre lo stesso.

I capelli si arricciarono leggermente.

C'era solo una cosa che la tratteneva ancora dallo sprigionare tutto il suo potere: la collana che aveva indosso.

Regalo di una fata, l'aveva sempre portata al collo, perché il potere della collana era quello di moderare il suo potere, fare in modo di alleviarne molto la presenza anche se non totalmente.

La strega avvolse le dita lungo la grossa pietra legata ad un filo di seta.

-Regno del Male, arrivo.

Con un colpo secco, straccio dal collo la collana, che cadde con un leggero tonfo nell'erba. La leggera luce che emanava si spense.

 

-Ma sei proprio sicura che siano...vivi?- domandò Elsa, sempre più preoccupata.

-Certo, hanno solo bisogno di un po' di tempo.- le rispose Anna.

Le rocce non si erano spostate nemmeno di una virgola.

Anche Damio si era unito all'allegra combriccola, e ora era tutto concentrato a bussare ritmicamente sopra una pietra con un piccolo ciuffo di fiori che spiccava al centro.

Le luci del cielo riapparvero.

-Guardate! Si è risvegliato!- esclamò Olaf di punto in bianco indicando verso l'alto.

Tutti alzarono il naso per ammirare le bellissime nuvole versi che ondeggiavano nel cielo.

Anche Elsa, nonostante il nodo alla gola, alzò lo sguardo.

Mentre tutti fissavano il cielo, qualcun altro -o qualcos'altro – incominciò a muoversi.

Le pietre ora tremavano forte, come se si fosse scatenato un'improvviso terremoto. Quelle posizionate ai margini dell'arena caddero verso il centro, ma nessuna colpì quelle personcine col naso per aria.

Una delle più piccole si spaccò in due, mostrando un viso paffutello e quattro arti antropomorfi completamente di pietra.

-è tornata Anna! E Kristoff!

A quella voce trillante, sei nasi scesero di nuovo sulla terra, dopo essere stati per così tanto tempo tra le stelle.

-Trimi?- esclamò Kristoff.

Il piccolo troll annuì felice e saltò in braccio al venditore di ghiaccio, che lo prese prontamente al volo.

Altre mille facce si erano aggiunte a quella di Trimi, e migliaia di occhi fissavano i nuovi arrivati con curiosità.

Una troll di mezza età corse ad abbracciare Kristoff: era lei che l'aveva allevato fin da bambino. A quel gesto, tutti gli altri incominciarono a gridare e ballare intorno al gruppo, cantando una canzone di bentornato e di benvenuto per i vecchi e nuovi arrivati. Ma la canzone si spense prima della fine: Damio emanava qualcosa che li faceva sentire a disagio, così si fermarono sconsolati dopo poco, creando un cerchio intorno ai sei viaggiatori.

Dal gruppo di troll stranamente zitti emerse una pietra enorme, la più grande di tutte quelle presenti intorno.

Si fermò al centro dell'arena, davanti al piccolo Damio e ad Elsa stupefatta.

La roccia si aprì, mostrando un vecchio troll dall'aria saggia e stanca.

-Elsa, è un'onore incontrarti di nuovo.

La regina fece un piccolo inchino con la testa, rimanendo seria, mentre Damio si riattaccò alla gonna del vestito.

-E noto che non siete sola.

Elsa si ritrovò a stringere involontariamente la mano del bambino. L'ultima volta che era stata lì aveva ricevuto solo brutte notizie.

-So che hai domato il potere, che ne hai il controllo.

-Io... è stato tutto merito di Anna.- disse la regina.

La persona sopracitata scattò in avanti a quell'affermazione:

-Non è vero! Io l'ho solo aiutata, ma ha fatto tutto da sola.

Granpapà sorrise.

-Vedo che non siete affatto cambiate, e questa è una cosa bella. Ma sento che non è per una visita di piacere che siete venuti fin qui.

Elsa guardò verso la sorella, che capì immediatamente.

-Kristoff, Sven, Olaf! Andiamo a giocare con i troll, non vorremo disturbare proprio adesso!

Subito i tre accorsero, seguiti dai troll bambini divertiti.

Appena si furono allontanati, Granpapà allungò le mani, e prese quelle di Elsa tra le sue.

La regina avvertiva il nodo alla gola sempre più forte. Per un miracolo, riuscì a deglutire in tempo.

-So perché siete venuti qui. È per il bambino, non è vero?

Elsa annuì senza aprire la bocca.

L'attenzione del troll si posò sul bambino.

-Piccolo Damio, tu possiedi un potere immenso, molto più grande di qualsiasi potere esistente. Tu possiedi il dono che Crea.

-È un potere che di solito è dato solo alle creature magiche e agli elfi, e nel tuo caso è ereditato da una persona che non ti è stata, purtroppo, molto vicina.

Damio abbassò gli occhi, rattristato.

-La mia vera mamma.

Il cuore di Elsa perse un battito. Granpapà invece non fece una piega.

-Esatto, piccolo. Vedo che la tua mente è molto saggia. Ma vedi, il tuo dono, se usato nella maniera sbagliata, può distruggere. Devi fare in modo che questo non accada mai. Intesi?

Damio sbatté gli occhi sorpreso.

-Come posso distruggere... creando?

Il troll chiuse gli occhi e si concentrò. Alzò le mani al cielo e da queste si formarono delle immagini di luce che vagavano nella notte.

-Semplice: creando qualcosa in grado di distruggere. Nella tua vita dovrai controllarti e (ripeto) fare in modo che questo non succeda. Dovrai agire per conto del Bene, ma la strada per questa via non è sempre priva di ostacoli.

Ricorda: l'Ira è la scelta peggiore; segui il vento, e inseguirai i tuoi sogni.

Il bambino annuì concentrato.

-Cosa...farò con lui?- disse Elsa. La voce le tremava.

Granpapà sciolse la visione di luce e le rivolse lo sguardo.

-Fai quello che ti dice il cuore, ma ricorda gli errori del passato. Non dovranno ricapitare.

La regina capì: i suoi genitori non erano stati di certo d'aiuto con il suo potere, rinchiudendola in una stanza da sola ad aver paura di tutti e tutto.

-Lo farò.

Granpapà non tolse gli occhi da quelli di Elsa: aveva notato un bagliore strano, l'ultima scintilla che avrebbe mai pensato di trovare negli occhi della regina.

Mi sarò sbagliato, pensò per tranquillizzarsi. Finalmente rivolse lo sguardo verso il bambino dai capelli di grano.

-Forza Damio, sono curioso: mostrami quello che sai fare.

Il bambino lo guardò senza capire. Pensava fossero andati fin lì per reprimere i poteri, non di certo per mostrarli.

Granpapà lo invitò di nuovo:

-Tranquillo, qui non puoi creare qualcosa di distruttivo. Questo posto è stato costruito tanto tempo fa, dalle creature incantate che abitavano in questa regione. Non temere.

Damio prese sulla fiducia le parole del vecchio troll. Si chinò a raccogliere una piccola pietra da terra, e la rimirò alla luce della luna: aveva un colorito pallido e slavato, levigata per anni dalle forze della natura.

Strinse il pugno sul sasso, si concentrò, e dopo pochi secondi aprì il palmo di scatto.

Dalla mano uscì un piccolo insetto candido, simile ad uno scarabeo ma di dimensioni più ridotte.

Granpapà osservò la procedura estrefatto.

-Notevole. I tuoi poteri sono completi e molto più potenti di quello che pensavo. Il potere di dare la vita non è molto comune nemmeno tra i più magici degli esseri.

Elsa guardava tutto questo immobile. Si sentiva sempre peggio, e il suo stomaco era completamente rivoltato.

Non sapeva spiegarsi il motivo del suo male: era contenta per Damio, non aveva nessun motivo per essere... così.

Incominciò a fantasticare sulle possibili cause del male. Forse l'avevano avvelenata, e solo in quel momento il veleno faceva effetto; oppure il suo sesto senso la avvisava di un pericolo.

Optò per la seconda. Si girò di scatto, ma alle sue spalle non c'era nessuno. La platea era vuota.

Sentì un' altro conato avviarsi su per la gola, troppo veloce per essere ingoiato. Senza pensarci due volte (anzi, nemmeno una) iniziò a correre verso l'esterno. Purtroppo non riuscì mai a raggiungere il bordo in tempo.

A metà percorso il conato le arrivò alle labbra.

Mentre accadeva questo, Granpapà teneva la testa del bambino tra le sue braccia, impedendogli di girarsi e di ammirare il dramma che si consumava alle sue spalle.

Non mi ero sbagliato.

Purtroppo aveva una cosa importante da dire ad Elsa. Perché la storia non era ancora finita.

-Damio, è meglio che tu vada con gli altri. Devo parlare con tua mamma.

Il bambino lo guardò scettico.

-Non so dove sono andati. Come faccio?

Il troll avvicinò la bocca all'orecchio del piccolo, e gli sussurrò:
-Non sono lontani. Sono alla Fonte Cristallo, a pochi minuti da qui. Basta andare sempre dritti per questa direzione -indicò il sud- , e si arriva in un baleno.

Damio annuì pensoso, poi incominciò la camminata senza nemmeno guardarsi indietro (per sua fortuna; non c'era uno spettacolo interessante), cercando di sentire qualche voce a lui nota per seguirla.

Appena il bambino fu ad una distanza di sicurezza, Granpapà prese a zoppicare verso la regina, che era accasciata a terra senza forze. Si sentiva svuotata da ogni cosa, e un leggero malditesta andava avviandosi tra i suoi pensieri. Alcuni ciuffi le erano sfuggiti dall'acconciatura e il respiro era ancora affannoso, ma la nausea sembrava temporaneamente svanita.

Provò a rialzarsi e le gambe non cedettero.

So che non era veleno, pensava leggermente sollevata; se lo fosse stato, adesso sarei in agonia già da un po'.

-Elsa,- la chiamò da dietro Granpapà,

-C'è una cosa importante di cui dobbiamo parlare.

La regina si girò, negli occhi uno sguardo disperato, la bocca socchiusa.

-Dimmi tutto.

 

Il suo nome? Ormai non se lo ricordava più. Ogni cosa che precedeva la sua fuga non era che un cumulo di nubi nere che si susseguivano nella sua testa.

Continuava a camminare, più lentamente adesso.

-Quella luce nel cielo...- sussurrò.

Era ricomparsa la Nuvola di Colore; la foresta ne era inondata.

Da quanto camminava? Ore, forse giorni, ma non importava. L'importante era l'essere libera.

Libera da tutti quelli che la volevano uccidere, bruciare come una di quelle insulse streghe di cui sentiva tanto parlare dai suoi fratelli.

I suoi occhi erano rossi come il fuoco e neri come la tenebra, e scrutavano tutt'intorno in cerca di qualcosa. O meglio, qualcuno.

-Sento odore di magia.

Fissò il cielo in cerca di un' aiuto, e lo trovò senza nemmeno pensarci tanto.

-Le Luci confluiscono tutte in un punto ben preciso. Un punto che conosco bene, per la disgrazia di quelle creature.

Scoppiò nell'ennesima risata. Sentiva sempre più vivo il suo potere, sempre più forte la sua rabbia.

Ci vollero pochi minuti per scalare le ripide rocce che la separavano dall'arena dei troll.

-Se venissi da nord o sud sarebbe più facile, e invece no! Il mio villaggio doveva essere costruito ad ovest!

Imprecò forte. Nella fretta si era ferita con gli speroni di roccia, e ora brandelli del vestito le pendevano inutili dalle braccia, contornati da sangue coagulato.

Non si era preoccupata delle ferite: per lei contava trovare la cosa che emanava tanta magia e ucciderla. Perché?

-Perché devo dare una prova di quanto posso essere cattiva. Tutti devono sapere da che parte ho scelto di essere. Tutti!

Mentre digrignava tra i denti l'ultima parola, si aggrappò all'ultima roccia e la scavalcò rabbiosamente.

Da quella posizione poteva avere una visuale completa dell'arena. Non c'era la quantità di pietre che si sarebbe aspettata, e nemmeno la marea di troll intenti a ballare e insudiciarsi per qualche loro disgustosa festa. Di troll ce n'era uno solo, e parlava con una donna.

Aveva i capelli molto chiari ed era vestita di azzurro. Altro la strega non poteva vedere, per via della distanza.

Lentamente si spostò, nascosta dai radi arbusti e dalle pietre vere, finché non riuscì a carpire le parole di quelle due figure.

 

-Elsa, tu sai a cosa è dovuto il tuo malessere?

La regina abbassò gli occhi tristi, scervellandosi per darsi una risposta.

-No. Non ne ho idea.

Il troll la fissò con uno sguardo indecifrabile, e la ragazza cercò di spiegarsi meglio.

-I-io, io non... ho provato a capirlo, ma non ci sono riuscita. So solo che non è veleno.

Granpapà corrugò la fronte.

-In questo momento dentro di te porti una delle più grandi magie esistenti. Non è un maleficio, né una cosa negativa; tutt'altro. Elsa, presto diventerai madre.

Fu un duro colpo per la ragazza. Sentì qualcosa spezzarsi dentro il suo cuore. Non riusciva a pensare, a darsi un perché.

-è impossibile- mormorò tremando, -io non ho mai fatto niente!

Il troll le prese le mani delicatamente, come farebbe un padre con la propria figlia.

-è possibile, invece. Vedi, quando due anime simili si incontrano e sono del sesso opposto, può succedere che anche un semplice bacio dia il suo frutto. Purtroppo questo succede assai raramente nel nostro mondo; sei la sesta che conosco personalmente, ed io sono in vita da oltre diecimila anni.

Elsa tremava vistosamente, e questa volta il groppo che sentiva in gola era di pianto. Non riusciva a pensare, e le parole le uscirono involontarie dalla bocca.

-Avrà i miei stessi poteri?

Granpapà si irrigidì.

-Elsa, questo bambino è destinato a fare grandi cose; avrà la forza di un bucaneve. Non avere paura, la paura è il tuo peggior nemico, e lo sarà sempre. Sono sicuro che sarai un'ottima madre, ma ricorda: non devi trattare il tuo figlio di sangue in modo diverso da come tratti Damio o viceversa. Se accadesse, sarebbe la fine per tutti.

-Non hai risposto alla mia domanda.

Il vecchio troll percepì la tensione di Elsa. Conosceva bene che cosa potevano creare le sue emozioni nell'ambiente circostante, ma decise di rischiare. Doveva sapere.

-Figlia dell'inverno, lui erediterà i suoi poteri da te e dalla persona che gli farà da padre.

Non ci fu molto da capire per la regina.

-Jack...- sussurrò.

Elsa scoppiò a piangere.

 












Angolo autore

Ciao a tutti! Questa è la prima volta che scrivo direttamente sulla storia.. è un capitolo più lungo rispetto agli altri perché bisognava spiegare molte cose.
Come avete visto, la storia durerà ancora per un bel po' e contiene in sé un accenno di molte altre storie disney (no, il villain di questo capitolo è un personaggio inventato da me).
I capitoli, ora che posso finalmente scrivere in pace, usciranno ogni quattro giorni circa, anche a seconda della lunghezza e dell'ispirazione. Grazie a tutti coloro che la seguono ;) ci vediamo al prossimo capitolo

  
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