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Autore: Switch    12/06/2014    4 recensioni
Sequel di "September in the rain." TMNT 2003
Sono passati otto mesi da quella lotta nel parco tra Gregor e Isabel-Raphael. New York è tornata alla normalità o forse no: che ne è dei Purple Dragons? Che cosa succede a Leo? E perché Raphael si comporta in quel modo?
A volte fare la cosa giusta è difficile e doloroso. A volte quando ti innamori capisci che un aspetto dell'amore è egoismo.
E la cosa più complessa è amare qualcuno così com'è.
Genere: Azione, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Nuovo personaggio, Raphael Hamato/ Raffaello
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo, Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'Heart's mutation'
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Isabel?” soffiò sconvolto Raphael davanti all'apparizione dell'inatteso ospite.

Era lì, davanti a lui, incorniciata dall'enorme porta del rifugio, in attesa delle loro reazioni, ma non riusciva ancora a crederci. Non poteva. Era andata via, anche se l'aveva pregata di restare, con tutte le sue forze.
Per quale motivo sarebbe tornata indietro? Per lui? Per vivere con lui nelle fogne per l'eternità? Ridicolo.
Eppure, anche nell'incredulità, nell'agitazione, nel tremore delle mille domande che gli affollavano l'anima, non riusciva a staccare gli occhi da lei.
E Isabel non era mai stata più bella. Col sorriso più splendido mai visto, che le illuminava il viso di felicità nel vederli.

Isabel!” strillarono sorpresi i suoi tre fratelli, correndo incontro alla donna, che spalancò gli occhi dalla sorpresa.
Si trovò stretta in un mega abbraccio, così appassionato che quasi faticò a respirare, mentre le voci si sovrapponevano l'una sull'altra, tra domande ed esclamazioni euforiche.
“Ragazzi... ragazzi, mi state soffocando!” strillò suo malgrado, seppure tra le risate. I ninja la lasciarono andare, ma ancora sorridevano.

Raph era l'unico che si era tenuto in disparte.
Lei era lì, a qualche passo di distanza. Era lì, in carne e ossa, non una fantasia della sua mente, non un misero sogno ad occhi aperti dei tanti che aveva avuto in quegli otto mesi da che si erano salutati.
Otto mesi. In cui la sua mancanza l'aveva quasi mandato alla pazzia, ma in cui non aveva fatto altro che ripetersi che lei se n'era andata per sempre, che non sarebbe mai più tornata.
E invece era davvero lì. Bella, radiosa, coi capelli lunghi raccolti in una coda, la figura snella eppure tonica, in forma e in salute, come se nell'ultimo tempo si fosse dedicata solo alla cura di sé stessa. E avrebbe voluto correre come un pazzo, abbracciarla e non lasciarla andare mai più, sussurrandole quanto gli fosse mancata, quanto fosse felice di vederla.
E tuttavia sollevò solo una mano in segno di saluto. Perché i suoi sentimenti si erano come bloccati tra il petto e la bocca, incastrati nella foga di volerli esprimere tutti assieme: erano troppi, erano troppo complessi ed enormi per riuscire facilmente a districarli.
Isabel gli sorrise, timidamente, abbassando lo sguardo mentre arrossiva. Come diamine poteva essere così bella?

Quando sei tornata? Perché sei tornata? Ti fermi qui? Cos'è successo? Sei diventata regina? Oh, cielo: sei una regina!?” continuò a strillare Mikey a pochi passi da lei, sempre più emozionato.
“Lasciala respirare! Se la asfissi di domande non saprà nemmeno da che parte è girata” lo rimproverò Don, tappando la bocca al fratello.
“Grazie mille, Donnie. Ho mille cose da raccontarvi! Ma prima... è un piacere rivederla, maestro.”

Isabel si inchinò davanti al saggio ratto, chinando la testa più che poté in segno di rispetto; Splinter allungò una mano e la afferrò sotto il mento, sollevandole il viso perché potesse guardarla, poi, inaspettatamente, l'abbracciò.
“Bentornata” le sussurrò sentito, mentre Isabel si commuoveva, per l'impensato slancio d'affetto.
“Devi essere stanca. Vieni a sederti e raccontaci come è andata e cosa ti ha ricondotta da noi” propose saggiamente il maestro, facendole strada verso l'angolo relax.

Isabel sorrise con gratitudine e si lasciò guidare, osservando con nostalgia e dolcezza il rifugio, fin nei suoi più piccoli angoli; era stata lei a rimetterlo a nuovo, con l'aiuto delle pietre della luna di cristallo degli Y'Lyntian, ma ritrovandosi nuovamente lì per la prima volta dopo così tanto tempo, era come se lo vedesse per la prima volta. E non era solo perché nel frattempo che lei se n'era andata, loro avevano arredato con mobili nuovi, con una complessa postazione multimediale e uno spazio tv decisamente esagerato. Era perché si era dimenticata quanto fosse grande e spazioso, e luminoso; come l'aria fosse pulita e senza odori, nonostante fossero nelle fogne, come tutto sapesse di casa.
Forse perché era lì con loro. E loro erano casa, per lei.

Il suo sguardo scivolò ancora una volta su Raphael, fugacemente, ma si scostò in un istante quando lui voltò gli occhi verso di lei, forse perché si era accorto di essere osservato. Sentiva che c'era qualcosa che non andava, ma sperò che fosse solo una sua impressione dovuta alla stanchezza del viaggio o all'emozione per averlo rivisto dopo tutti quei mesi.

Si sedette sul divano, con Mikey alla sua destra e Don alla sinistra, e il maestro le portò una tazza di tè, con cortesia. Attesero che bevesse, in rispettoso silenzio, senza pressarla con le domande che volevano farle. Isabel sorrise, dolcemente.
“Sono andata nel regno dei maghi. Non è stato facile trovarlo, ma dopo un paio di settimane e un'indagine nella mente di Gregor ho scoperto l'ingresso” iniziò a raccontare davanti ai loro visi curiosi.

Non hanno creduto subito alla mia storia. Una mezza strega, che aveva vissuto per tutta la vita fuori da regno, seguita e torturata dal reggente? Mi hanno riso in faccia, la prima volta che ho parlato davanti al concilio. Ma non ho vacillato. Ho presentato le mie memorie come prova. Tutte. Da quelle coi miei genitori, per provare la mia ascendenza, a quella battaglia a Central park. È stato veramente lungo ed estenuante, con interrogatori giornalieri, dibattiti e contro prove. La voce si è diffusa presto tra il popolo e la loro curiosità mi ha impedito di mettere piede fuori dal castello. È durato cinque mesi. Cinque mesi per dimostrare che razza di infido e vigliacco Gregor fosse, per dipanare tutte le sue trame, i suoi omicidi. Ma sono stata aiutata: Michelle, Jervis e tutti coloro che lo avevano servito minacciati dal suo potere si sono fatti avanti, comprovando la mia testimonianza. E così li ho convinti. Il concilio ha riconosciuto Gregor colpevole di tradimento, omicidio, Regicidio e persecuzioni e torture nei miei confronti, ed è stato condannato.”

La sua voce suonava così leggera, così felice, come se tutti i fantasmi del passato fossero scomparsi nel momento in cui quel fantomatico concilio dei maghi aveva dichiarato il suo aguzzino colpevole. Non potevano sapere delle lacrime silenziose che la notte aveva lasciato cadere, sentendosi sperduta e sola, lontano da loro.

Allora è morto?” domandò con voce bassa Mikey, come se fosse timoroso di svegliare qualcosa se lo avesse chiesto con un tono più alto.
“No. I maghi non hanno la pena di morte. Non è una punizione morire, perché le tue pene terminano e non puoi evolvere. È stato trasformato.”
“Trasformato?” ripeterono più voci, con lo stesso tono sorpreso.
“Sì. In un lombrico di terra. In questo modo potrà essere utile all'ecosistema e nello stesso tempo rimuginare sui suoi errori, fino alla fine della sua vita. Sperando che possa così migliorare.”

Le facce sconvolte dei suoi amici erano davvero ilari. Si era aspettata che non capissero appieno la cultura dei maghi; perfino lei si era trovata stranita, la prima volta in cui si era imbattuta in quella o quell'altra tradizione o forma di pensiero, così diverse da quelle degli umani. I maghi erano così eterei, più spirituali che fisici e materiali e non sempre aveva capito immediatamente i loro comportamenti o le loro parole o le loro dottrine. Ma poi, con pazienza, le aveva accettate come proprie, perché erano una parte del suo essere, tanto quanto la cultura umana.

Trovo che sia un'ottima dottrina di vita” mormorò colpito Splinter, sorridendole incoraggiante.
“Sì, ma poi? Cos'è successo dopo?” domandarono Mikey e Don assieme, che si erano appassionati al racconto.
“Dopo hanno iniziato a studiare i miei poteri, perché sono un po' differenti dai loro. Forse a causa della mia natura doppia. E mi hanno pazientemente insegnato ad usarli a mio piacere, senza farli più scoppiare fuori in caso di pericolo. E quando ho capito come padroneggiarli appieno, mi hanno chiesto di aprire la camera del tesoro, se ne fossi stata capace.”

Si interruppe in una pausa ad effetto, che non fece altro che accrescere la curiosità nei suoi interlocutori, che si struggevano per sapere.
“Allora? L'hai aperta?”
La voce di Michelangelo era appena un sussurro.
Lei bevve un altro sorso di tè, prima di rispondere.
“Sì, la camera si è aperta” rivelò con un sorriso enigmatico. I più trattennero il fiato, colpiti.
“Sei diventata la regina” continuò Donnie, con un sospiro.

Isabel annuì, poggiando la tazza di tè sul tavolino.
Raphael seguì ogni sua mossa, con una pressante angoscia acquattata sullo stomaco, che gli inacidiva l'animo e ogni cellula. Era davvero diventata la regina del regno dei maghi. Riusciva ad immaginarla benissimo, fasciata in sontuosi abiti e con una corona a cingerle la fronte, bella e potente, al comando di un regno. Allora cosa diamine era tornata a fare? A sbattere loro in faccia la sua felicità?

Allora non sei tornata per restare” esalò un po' affranto Mikey, che ci aveva sperato davvero.
“In realtà... sono la regina, ma solo di nome. Non governo io il regno” rivelò Isabel, con un sorriso che prometteva grandi rivelazioni.
“Cosa?” chiese Mikey, basito.
“Tu non sei... cosa?” seguì a ruota Don, confuso.
“Sono stata nominata regina, ma ho rifiutato di rimanere a governare. È il mio reggente ad occuparsi delle parti burocratiche, nonno Jervis.”
“Eh?”

Ad ogni secondo passato, e ad ogni parola che pronunciava, non faceva altro che creare caos e confusione nelle loro menti, che ormai non erano altro che un turbine di domande.
“Non è davvero mio nonno, è il nonno di Michelle. Ed era uno dei consiglieri di mio padre. Gli ho parlato e gli ho espresso i miei dubbi. E lui ha acconsentito alla mia richiesta di governare al posto mio.”

Ma... perché?” domandò Leo.
“Perché non ho mai desiderato essere una regina. Mio padre sarà anche stato il loro re, ma per me era solo mio padre. E non mi ha cresciuta come una principessa, ma come una bambina normale, con sogni normali. E adesso ho sogni solo miei e non mi importa di avere tutto il potere o il denaro che possono offrirmi, se devo rinunciarci.”
Si era infervorata ad ogni parola, perché di sicuro quell'argomento le era caro e le era stato chiesto anche laggiù, in quel fantomatico regno nascosto, al momento in cui aveva scelto di non rimanere a regnare.

E come l'hanno presa?”
“All'inizio male. Hanno cercato di convincermi con tutte le argomentazioni possibili e immaginabili. Ma alla fine si sono dovuti arrendere. E la mia presenza non è davvero necessaria, devo solo tornare una volta l'anno per un rito di potere; nonno Jervis continuerà a mantenere il regno prospero e in ordine al posto mio, con l'aiuto del concilio, con la clausola che mi permette di rientrare in caso di abuso di potere o di necessità. Ma so che entrambi i casi sono fuori questione.”

Ma allora... sei tornata per restare?”
“Sono tornata per accettare l'offerta che mi fece il maestro e diventare una sua discepola, se lo vuole ancora.”
Splinter le rivolse uno sguardo affettuoso.
“Certo che lo voglio. Ti ho giurato che ti avrei insegnato e ti avrei amato come una figlia, se mai avessi accettato. Perciò puoi anche iniziare a darmi del tu, Isabel.”
“Oh sì! Avrò una sorellina tutta mia? Ho sempre sognato di avere una sorellina!” strillò fuori di sé Mikey, sporgendosi per abbracciare Isabel con uno slancio caloroso.
“Una sorellina da abbracciare, con cui giocare, da proteggere, con cui parlare...”

È questo che vuoi essere? È questo il tuo sogno? Essere una kunoichi?” domandò interessato Don, interrompendo i vaneggiamenti di Mikey.
Lei sollevò un angolo della bocca, in un mezzo sorriso di soddisfazione, ancora stretta nell'abbraccio di Michelangelo. Sembrava trovare divertente la loro sorpresa.
“Quello è solo una parte. Voglio studiare medicina e diventare la prima dottoressa specializzata nel curare mutanti” rivelò nel silenzio attonito che la sua affermazione suscitò.

La faccia di Leo era sorpresa. Quella di Don piacevolmente attonita. Quella di Mikey, che ancora la teneva stretta, era scioccata. Quella di Raph completamente sconvolta. Il maestro invece continuò ad osservarla con i suoi occhi saggi e penetranti.
Lei voltò gli occhi da uno all'altro, aspettandosi che qualcuno dicesse qualcosa e che spezzasse l'innaturale silenzio, che la stava mangiando viva per l'agitazione.
“Non volevi aprire un negozio di fiori?” riuscì a dire Mikey, lasciandola finalmente andare per guardarla in viso.
Isabel aggrottò la fronte, spiazzata, poi cercò lo sguardo di Raphael, con rimprovero per aver rivelato quel suo segreto. Non sapeva che lo avevano visto nel viaggio tra i suoi ricordi, quando l'avevano aiutata a tornare in sé.
“Quello era solo un sogno di una bambina. Di tanti anni fa. La Isabel di adesso vuole altro” attestò convinta, muovendo come sempre le mani attorno a sé per l'agitazione.
“Perché proprio una dottoressa per mutanti?” le chiese Splinter, con semplice curiosità.
“Perché so guarire. E nessuno più di me sa cosa voglia dire essere ferito e non avere nessuno che possa curarti. Posso imparare a curare coi metodi tradizionali e unirli alla mia magia, offrendovi finalmente ciò che non avete mai avuto e che meritereste: la sicurezza di ricevere le cure adeguate, soprattutto dato il genere di vita pericolosa che vivete.”
“Ma... non possiamo chiedertelo. Vorrebbe dire sacrificare tutta la tua vita dietro a noi. Non vuoi vivere normalmente, ora che puoi?” esclamò Leo, lusingato dall'idea di Isabel, ma anche preoccupato per la sua scelta.
“No. Questa è la normalità, per me.”

Il discorso era chiuso. Si poté capire dal tono asciutto e secco che Isabel aveva usato. E se non fossero stati così scioccati da tutte quelle rivelazioni si sarebbero accorti certamente che Raph non era mai intervenuto, nemmeno una volta. Che si era tenuto in disparte, mentre i più disparati e conflittuali pensieri gli invadevano la testa e il cuore.
Avrebbero dovuto accorgersi dell'aura spessa e densa che emanava. Avrebbero dovuto accorgersi che c'era qualcosa di strano, dell'oscuro e torbido sguardo che aveva in quel momento. Ma non lo fecero. Troppo assorti nell'interessarsi a lei non si erano accorti della mancanza di reazioni in lui, che non faceva presagire nulla di buono.

L'alba era ormai sorta da ore, anche se lì sotto non potevano vederla. Il maestro suggerì a tutti loro di riposare, per ritemprare le membra e la mente: i suoi figli erano spossati dal giro di ronda e Isabel per il lungo viaggio. E tutti per l'emozione.
Fu Mikey ad accompagnarla fin al piano di sopra e a mostrarle la camera, tra la sua e quella di Leo, e non Raphael, come si era immaginata. Finita la discussione lui si era voltato ed era sparito nella sua stanza, senza un cenno o una parola, ghiacciandole il sangue nelle vene per la freddezza e il suo atteggiamento distante.

Ecco qui” le disse Mikey con allegria, aprendo la porta e mostrandole l'interno della camera: era molto più spaziosa e luminosa di quanto pensasse ed era già arredata con un mobilio essenziale e spartano. C'era perfino una finestra magica che rifletteva il tempo della superficie.
Stava osservando assorta il letto ad una piazza, quando Mikey le passò un cambio di lenzuola per poterlo rifare.
“Se hai qualche cosa da chiedere, io ci sono. Benvenuta in famiglia” le mormorò con un grosso sorrisone entusiasta, prima di stringerla in un nuovo e frettoloso abbraccio affettuoso.
Rimase attonita, anche quando lui se ne fu andato e a lei non rimase che guardare la porta, con un misto di gioia e imbarazzo.
Ecco, quella era una reazione che le faceva piacere. L'affetto e la premura di Michelangelo la sconvolgevano, era vero, ma erano mille volte meglio della totale freddezza di Raffaello.
Non si era certo aspettata che la baciasse davanti a tutti, urlandole quanto l'amasse e gli fosse mancata, ma nemmeno l'assenza di emozioni che aveva mostrato. Sembrava quasi che lui non la volesse lì, che il suo ritorno non fosse gradito.

Strinse nella mano la pietra viola della collana, sospirando.
Possibile che Raffaello avesse smesso di amarla? Nonostante lei non avesse fatto altro che pensare a lui, ogni istante? Anche se aveva sentito la sua mancanza come una pressione costante sul cuore per tutto quel tempo ed era quasi morta di felicità nel rivederlo?
A ben pensarci Raffaello non aveva mai detto di amarla. Lei lo aveva presunto, dedotto, dal suo comportamento nei suoi confronti, da quella notte assieme, ma lui non le aveva mai detto un “ti amo”. Però, quando stava per lasciarlo, lui l'aveva stretta con forza, supplicandole di non andare, chiedendole di restare con lui per sempre.
Allora cos'era cambiato in quegli otto mesi?
Forse aveva fatto male a tornare. Forse avrebbe dovuto informarlo dei suoi progetti, chiedere il suo parere.
Si affrettò a rifare il letto con le lenzuola fresche di bucato e poi si lasciò cadere sopra, appallottolandosi su sé stessa, confusa e molto meno felice di come si era aspettata.
Non sapeva che non era l'unica a pensare al suo ritorno e che non era l'unica a non esserne felice.




La notte era scesa presto, inghiottendo domande, pensieri ed emozioni. I quattro ninja erano scivolati via dal rifugio presto, per varie e diverse ragioni, e non avevano visto Isabel che per pochi istanti.

Hey!” esclamò Mikey raggiungendo i fratelli sul tetto del palazzo su cui avevano appuntamento.
“Eccoti qui! Era ora, ritardatario” lo sgridò Don, scuotendo la testa con disapprovazione.

Il fratello gli rilanciò un sorriso di scuse.
“È che Carl è così carino! Non puoi smettere di giocarci solo perché hai altro da fare!”

Che dice Casey?” si informò Leo.
“Dice che si informerà da alcuni suoi vecchi amici che sono stati nel giro dei Purple Dragon. Ha detto che non crede nemmeno lui alla sparizione di Hun e che vuole essere informato se scopriamo qualcosa” riportò Mikey, con insperata velocità e senza fronzoli.
Leo acquisì le nuove informazioni con un sospiro, meditabondo.

Oh, ehy, Casey mi ha detto di dirti che il ragazzino ha ottenuto il lavoro e che si comporta bene, per ora” continuò Mikey rivolto verso Raphael, che si limitò ad alzare leggermente le spalle per fargli capire che lo aveva sentito.
Se il piccolo di casa si fosse accorto o no del suo essere strano non era certo. E non gli importava.
“Sarà meglio che continuiamo a pattugliare” ordinò Leo, iniziando a correre verso il cornicione.

Non credevano che sarebbe successo niente di così strano come la sera prima, ma era evidente che si sbagliavano. Quando mai avevano ragione su questioni del genere?
Fu vicino a Chinatown che si imbatterono nella prima stranezza della nottata. Un convoglio di uomini che uscivano dal retro di un take away, con facce circospette e un sacco nelle mani ognuno, che tenevano stretto al petto come se fosse il loro figlio primogenito.
“Ok. Diamo un'occhiata?” propose Don con in mano uno Shuriken a quattro punte.
Lo lanciò nella notte con un sibilo morbido.
Il sacco del primo uomo si ruppe con uno strappo secco, che si sentì fin lassù, seguito dall'imprecazione del possessore.

Mikey rise, esattamente come la sera prima.
“Che c'è? Altre Pucci?” chiese svogliatamente Raph, piuttosto contrariato.
“Sapete, credo che ci sia una connessione tra la stranezza di ieri e quella di oggi. Ma che io sia dannato se ho capito quale sia” esclamò incredulo Don, continuando ad occhieggiare di sotto.
“Questa volta sono dei gioielli 'Toffani'” ridacchiò Mikey, che trovava la cosa esilarante.
“Oh, andiamo! Non mi batterò contro un altro gruppo di idioti!” ringhiò Raph allontanandosi da lì.

Il rumore di una mitragliata gli arrivò alle orecchie, facendolo voltare: Mikey, Don e Leo si erano allontanati dal bordo giusto in tempo per evitare le pallottole.
“Mh, forse posso farlo, invece.”

Si gettò in una corsa, pronto a gettarsi di sotto.
“Aspetta, Raph!” strillò Leo, anche se troppo tardi ormai. Il fratello era già in discesa, bersagliato da continui colpi che per fortuna riusciva ad evitare.
“Sì, come se potessi fermarlo! Deve scaricare l'emozione di riavere la sua ragazza a casa!” esclamò Mikey con una risata, affrettandosi a seguire il fratello.

Leo osservò lui e Don che saltavano nel vuoto, con un sospiro e un ghigno obliquo. Ma era davvero l'unico ad essersi accorto che c'era qualcosa che non andava?






Note:

Salve!

Scusate il ritardo nell'aggiornare, il mio pc mi sta abbandonando. Non so quanto continuerà a resistere e ne sono spaventata. Non mi abbandonare, pc!

Comunque, voglio ringraziarvi. Tutti quei commenti e i preferiti, in un solo capitolo! Wow, che fiducia! Non vi deluderò, lo prometto.

Allora, c'è un perché per tutte queste contraffazioni e questi gruppi di idioti? Sì, c'è. Più avanti si scoprirà perché spuntano fuori come funghi.

Scommetto che vi aspettavate che Raphael stringesse Isabel in un abbraccio e le declamasse il suo imperituro amore, ma purtroppo non fa mai quello che ci sia aspetta da lui, perciò...

Vi mando un mega abbraccio!



  
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