Cap. 3
-Carlisle Cullen.-
ed ecco la seconda pugnalata del giorno. Ecco. Edward hai sbagliato: i
Cullen
non si possono dimenticare e non se ne possono andare via dalla tua
vita se
sono entrati. Ecco perché dopo neanche tre ore che tu mi hai
lasciata c’è
qualcuno che chiede di voi. Non ce la feci a resistere; le lacrime
volevano
uscire a tutti i costi perché qualcuno aveva osato
pronunciare il nome di
quella famiglia. Mi alzai di scatto e gli diedi le spalle: -i Cullen-
quanta
fatica per pronunciare un nome!- se ne sono andati via. Mi dispiace che
tu
abbia fatto un viaggio così lungo per nulla.- mi incamminai
verso il pick up
quando una mano prese la mia e mi costrinse a voltarmi.
-Aspetta. Sta
iniziando a tuonare…non è che, per caso, mi
daresti un passaggio con la
macchina?-
-Ok.- salimmo in
auto; il viaggio si rivelò silenzioso, ognuno perso nei
propri pensieri.
“Quant’è
cambiata
la mia vita dall’ultima volta che ti ho visto, Matt.
All’epoca eri un adolescente
in piena crisi ormonale, desiderato da quasi tutte, posseduto da poche.
Io non
ero né in quelle tutte né in quelle poche. Ti
odiavo per il tuo egoismo, per
quanto eri egoista e vanitoso. E ora ti sto dando un passaggio fino a
casa. Come
sono cambiate le cose… Se ci fosse Ed qui con me, saprebbe
cosa dire, cosa fare
e..” una lacrima sfuggì agli occhi e
scivolò, lenta, sulla mia guancia. “Stupida,
non devi pensare a lui”. La asciugai rapidamente con la
manica, sperando che
lui non la vedesse; ma non gli era sfuggita, purtroppo.
-Perché
piangi? Anche
prima, alla spiaggia, stavi piangendo. Come mai? Se posso saperlo,
ovviamente.-
Fermai la macchina, non ce la facevo a guidare in quello stato.
-Mi sono appena
lasciata con il mio ragazzo.-
-Ah, capisco. E tu
ne sei innamorata?-
-Sì…
Forse anche
troppo.-
-E come mai ti ha
lasciato? Se ne vuoi parlare con qualcuno penso che questo si il
momento buono…-
-Siamo stati
insieme sei mesi circa, e io lo amavo, Dio quanto lo amavo. E quanto lo
amo
ancora. Sta mattina è arrivato e mi ha lasciato, mi ha detto
che non mi voleva
più e che, in pratica, sono stata solo un giocattolo per
lui; poi se n’è
andato.- Ormai ero diventata una fontana. Piangevo e non pensavo ad
altro se
non ad Edward. Volevo sentirmi stretta a qualcuno, a LUI, ma non
potevo, volevo
un abbraccio, sentire che qualcuno i voleva bene, che tutto sarebbe
andato
bene, ma non ne ero certa, anzi.
-Abbracciami.- mi
scappò un sussurro; lui non se lo fece ripetere due volte,
mi abbracciò, io
ricambiai la sua stretta, appoggiai la faccia sul suo petto: era caldo,
aveva
un buon profumo. Ma io volevo sentire il SUO di profumo, volevo LUI.
Pensare a
tutte quelle volte mi aveva abbracciato, era uno strazio, mi faceva
sentire una
nullità, sembrava che lo stavo tradendo perché
stavo abbracciando un altro, ma
non era così, lui mi aveva lasciata, lui mi aveva fatto
sentire un giocattolo,
lui aveva trovato la risposta alla mia domanda che non mi faceva
dormire la
notte: “sono alla sua altezza? È vero che per lui
sono meglio di Rosalie e di
Alice?” ora queste domande avevano trovato una risposta. Ed
era quella che
faceva più male, quella più brutta, quella
negativa.
Matt sciolse
dolcemente l’abbraccio, mi prese il mento con una mano e fece
sì che io lo
guardai negli occhi.
-Non piangere, ti
prego. Odio quando le persone piangono, soprattutto quando lo fai tu.
Mi dispiace
veramente tanto.- Era vero, lo leggevo nei suoi occhi che stava male
per me.
-Posso chiederti
come si chiamava?- Un nome e un cognome equivalgono a due pugnalate al
cuore:
una dritta nel cuore e l’altra nello stomaco.
-E…
Ed…- Ma quando
cavolo era difficile dire un semplice nome!? Un bel respiro, conta fino
a tre:
uno, due, e… tre –Edward Cullen.-
-Oh. Mi
dispiace…
Mi dispiace dirlo, ma questo Edward Cullen non doveva essere tanto
intelligente
per averti lasciato solo perché il padre si trasferiva. Non
sa cosa si perde…- Sorrido.
Perché sto sorridendo? Perché il ragazzo
più popolare del mio vecchio liceo mi
sta facendo un complimento? No… Sorrido perché
non ho più lacrime da versare.
- Te la senti di
guidare?- No, non me la sento. Non mi sento di fare nulla. Solo una
doccia
calda e andarmene a letto, per stare da sola.
-No…
Scusa…-
-Allora guido io.-
Mi sorride; ha un bel sorriso, ma io preferivo quello di Ed;
chissà perché tutto
di Matt mi ricorda lui; ma io non devo ricordare, non voglio.
-Ti porto a
casa…
Tanto ha smesso di piovere… Tu dove abiti?- gli dissi numero
e via. Poi iniziò
a parlare di sé, dei suoi studi, dei suoi sogni, del
perché si era trasferito
qui. Parlava molto, la sua voce non era monotona, non sentivo tutto di
quello
che diceva, ma capivo dei pezzi. Riuscii a distrarmi e a non pensare un
po’ a
quello che era successo nella mattinata.
Parcheggiò
la
macchina nel cortile: c’era la volante della polizia, quindi
anche mio padre. Non
lo volevo vedere, mi avrebbe fatto solo domande e basta. Non volevo le
domande,
volevo solo dormire e starmene in pace. Volevo una stanza dove starmene
da
sola, anche una imbottita o vuota mi sarebbe andata bene lo stesso.
Sospirai. Matt
guardò la macchina della polizia, poi me e poi
l’orologio:-…E se ti portassi
fuori a pranzo?- meglio sentire Matt che parla di sé,
piuttosto di sentire le
prediche di mio padre.
-…Ok…-
…CONTINUA…
Ciao ragazze!! Eccomi
qui… con un altro capitolo… forse
l’ultimo della stagione, o forse no… Boh!...
questo
capitolo è più lungo rispetto all altro [hai
ragione ka
chan, l’altro era un po’ troppo corto…
però mi sono fatta riscattare con questo…
no?! ^^” ]… Ringrazio ka chan che ha commentato
[l’unica buona, qui ;P ], alle
63 persone che hanno letto [qualcuno poteva commentare… o
no?!] e alle 4
persone che hanno messo la storia tra i preferiti [ka chan tu sei
dappertutto..
xD]… Bacioni by
Blood
P.S.:
a chi interessa se riesco aggiorno anche l’altra
oggi… Baci..