Capitolo III - Scusa Rifiutate
Mario arrivò all'ospedale. Vide Peach uscire. Le si avvicinò per chiederle come stava Luigi, ma lei lo aggredì. 
- Tu! Tu lurido ipocrita! - gli gridò lei, in piena alla rabbia. - Non sai che Luigi adesso può lasciarci i baffi, eh? - 
Mario, sconvolto, la bloccò. - Insomma, Peach! Calmati! Che succede? - 
- Luigi, Luigi potrebbe morire! - le disse. Stava ancora piangendo.
- No! Stai mentendo! - disse lui.
- No, non sto mentendo, "eroe"! Luigi potrebbe morire, ed è tutta colpa tua! -.
Mario la lasciò, e corse all'interno.

L'ospedale era grande, e la sala d'entrata poteva ospitare molti pazienti.
Mario si avvicinò alla segretaria. - Scusi, dovrei visitare un paziente. -.
La segretaria rispose - Mi dispiace, ma l'orario di visite è finito, torni dopodomani a questa ora -. La signora le porse un biglietto, con su scritto date e ore delle visite.
- Non ha capito. Io devo vedere mio fratello subito. - disse Mario, in tono più serio.
- Lei non ha capito, io non posso farla entrare. - ribattè lei.
Allora Mario, disubbidendo, entrò nell'ospedale, mentre la signora chiamava la sicurezza.

All'interno si vedeva un ambiente di estrema tristezza. Persone malate, con gambe o braccia rotte, anche mancanti. 
Mario correva guardando in ogni stanza alla ricerca di Luigi, finchè non vide una porta chiusa. 
Sbirciò dalla fessura. 
Era lui. 
Aveva entrambi gli occhi chiusi, ed era sdraiato sul letto. 
Mario se fece coraggio, ed entrò.

Luigi sentì la porta aprirsi. 
Scrutò i passi. Non era Peach, e nemmeno l'infermiera. Li conosceva. Toad? No. Allora, non poteva che essere...
- Mario -, disse Luigi. 
- Luigi - rispose lui.
Si scambiarono un'occhiata, o meglio, Mario lo guardò, mentre Luigi fissò il punto da cui veniva la voce.
- Che ci fai qui? -
- Io, volevo... - Mario si interruppe. Cos'era venuto a fare? Scusarsi, ma in quel momento capì che Luigi non le avrebbe mai accettate in quella situazione. Doveva trovare un modo per scusarsi... - ... Parlarti, fratello. -.
- Ah, sì? E su, cosa, sul meteo? -  rispose freddo Luigi.
- No. - disse Mario deciso - ma sul fatto, che... mi dispiace.
- Sai che me ne faccio del tuo dispiacere... sono all'ospedale Mario! Ho un occhio che probabilmente mi dovranno estrarre, o forse domani non sarò in vita!
- Luigi, io...
- Mario, vattene. Via, sciò!
- Ma, io ti...
Luigi aprì un occhio, e con espressione feroce, ordinò a Mario di andarsene.
Mario, non potè che girare i tacchi.

Mi scuso per non aver pubblicato ques'episodio prima, ma ho avuto problemi di connessione.