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Autore: Wolf    30/12/2004    2 recensioni
"Nel braciere il fuoco si stava spegnendo a poco a poco. Rebecca, appisolata sul divano con un libro sulle teoriche dello spazio appoggiato ad una spalla non se n'era neppure accorta. Erano le ventuno e un quarto di uno spietato e freddo 15 dicembre, con la neve che ricopriva le tegole dei tetti e i bordi delle strade, spruzzava gli alberi ed i marciapiedi..." Due persone, separate dal tempo e dalle necessità, che hanno continuato la loro vita l'una senza l'altra, ma che hanno continuato ad amarsi, in un angolo profondo del loro cuore.
Genere: Romantico, Triste, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Premessa: Nella parte iniziale di questa FFic voi tutti non capirete qual'è il legame che la unisce ad Harry Potter. Vi assicuro che un legame c'è, anche piuttosto forte. Chi di voi avrà la pazienza di arrivare al secondo o terzo capitolo capirà tutto.

 

= Evergreen =

 

ATTO I - La Quiete Prima Della Tempesta

 

Nel braciere il fuoco si stava spegnendo a poco a poco. Rebecca, appisolata sul divano con un libro sulle teoriche dello spazio appoggiato ad una spalla non se n'era neppure accorta. Erano le ventuno e un quarto di uno spietato e freddo 15 dicembre, con la neve che ricopriva le tegole dei tetti e i bordi delle strade, spruzzava gli alberi ed i marciapiedi.

Dante alzò il colletto del cappotto, così alto da ricoprirgli le orecchie rosse e pizzicanti dal freddo. La sua borsa a tracolla pesava più del solito sulla spalla destra un pò infiammata dalla domenica appena trascorsa, quando lui era stato trascinato da Rebecca in una assurda escursione in montagna in cui aveva sentito un pò troppo il peso del suo zaino. I lampioni di Giants Street indossavano un piccolo cappello di neve sulla punta e continuavano diligenti a fare il proprio lavoro mentre la neve scendeva a piccolissimi fiocchi, ricoprendo gli scalini di casa delle abitazioni. Dante infilò una mano gelata nella tasca del cappotto marrone e ne estrasse un essenziale mazzo di chiavi, guardando intanto le scale dei suoi vicini, su cui erano appoggiati tre o quattro quotidiani ricoperti dalla neve.

Salì con un salto i tre scalini di casa sua e infilò la chiave nella toppa, girandola una volta soltanto. Si pulì le scarpe nel tappetino e poi se le tolse infilando le calze bagnaticce nelle sue ciabatte imbottite. Appoggiò la borsa e il cappotto sulla poltrona e guardò per un istante Rebecca con un sorriso sul viso. Dalla cucina proveniva odore di carne, forse arrosto, e patate che stuzzicò l'appetito di Dante.

Non appena era entrato in casa era stato accolto da una piacevolissima sensazione di calore e solidità che gli era sempre servita, che aveva faticato a costruirsi e che desiderava da sempre.

Si accucciò di fronte al camino, aprendo con una mano il cassetto alla sua destra ed estraendone due o tre fogli di giornale e un piccolo pezzo di diavolina. Cercò di ravvivare il fuoco, con poca pazienza, spostando i pezzi di legno in modo burbero, infastidito perchè non prendevano subito fuoco come lui avrebbe voluto.

Dei fruscii gli annunciarono l'arrivo di Rebecca, che si era alzata dal divano per aiutarlo, visto che lui ed il camino non erano mai andati particolarmente d'accordo. La ragazza gli appoggiò una mano gentile sulla spalla e l'altra sul torace, accostando la sua testolina al collo di Dante. Lui sorrise sentendo il caldo respiro di lei sulla nuca, il suo abbraccio così dolce e delicato. Girò il viso e catturò le labbra di lei in un piccolo bacio. Lei appoggiò la fronte sulla sua con ancora gli occhi chiusi.

Dante la sollecitò "Non capisco perchè non vuoi che usi la magia per questo fuoco..."

Rebecca aprì gli occhi e lo guardò severa "Credevo che ne avessimo già parlato Dante."

Lui fece una smorfia "Ma..."

"No. Mia sorella c'è quasi rimasta secca perchè suo marito ha voluto usare la magia per accendere il fuoco nel camino!" disse lei.

Lui cominciò a baciarle piano il collo e sentì lei sorridere, anche se non poteva vederla.

Rebecca "E' inutile sig. O'Hara, non ci casco. In cucina c'è la cena."

Dante la guardò per un secondo e poi le scoccò un veloce bacio sulla guancia liscia, si alzò e camminò fino alla cucina, mentre la sua ragazza rianimava con pazienza il fuoco.

Il tavolo era già apparecchiato per lui e dal forno arrivava un tepore che indicava che era appena stato usato. Si abbassò un secondo cercando di vedere dentro il forno, attraverso al vetro, ma l'unica cosa che vide fu il suo riflesso, una giovane figura dal viso ancora pitturato di lentiggini, con i capelli corti e secchi color zucca e due occhi azzurri tondi e grandi come perle. Abbassò lo sportello del forno, di fretta. L'odore del cibo fece allarmare la sua fame facendolo, per fortuna, abbandonare i suoi pensieri sul passato, che guardandosi allo specchio aveva ravvivato.

"Come è andata la giornata?" chiese Rebecca dall'altra sala.

Dante alzò le spalle ma, consapevole che lei non poteva vederlo, rispose un "Bene" senza pensarci; una risposta classica che mitigava le domande.

Il crepitio del fuoco riprese regolarmente mentre Dante si sedeva a tavola ed affondava i denti nella carne.

Rebecca si reimmerse nella lettura del suo pesante libro ma riuscì solo a leggere una misera parola che il telefono suonò. La ragazza allungò un braccio fino al tavolino della sala ed afferò la cornetta.

"Pronto?" disse.

"Ciao Reb, tutto bene?" disse una voce profonda dall'altra parte della cornetta.

"Sto bene Bob, grazie tu? Come sta Faith? E Adrian?"

La voce rise nella cornetta "Allora...Adrain non fà altro che piangere, Faith non fa altro che avere crisi isteriche post-parto ed io me la spasso ridendo di tutto ciò..."

"Ah..." rispose Rebecca

"Oh, Faith dice di salutarti. E' incredibile che sia riuscita a mettere in piedi una frase di senso compiuto." disse Bobby tra le risate.

Mentre Rebecca stava per rispondergli, Dante le tolse la cornetta dalle mani.

"Ehi!" protestò lei.

Lui si appogiò la cornetta sul petto "Non starai cercando di fregarti i miei amici eh?" fece il ragazzo ridendo.

Lei sorrise e cercò il ginocchio di Dante con una mano, con l'intento di fargli il solletico ma lui le afferrò il polso e la spinse sorridendo sul divano. Con un dito sulla bocca le fece segno di tacere.

Si schiarì la voce "Bobby?"

"Oh, Dante buona sera, come andiamo?" chiese l'uomo.

Dante alzò ancora le spalle senza essere visto "Non c'è male, che c'è?" fece, pensando che si erano visti appena quaranta minuti prima.

"Oh, Ho appena parlato con mio padre...Sai quella pittrice che stà sponsorizzando, quella Emma?"

Dante fece uno strano verso d'assenso.

"Beh, pare che il mio vecchio ne sia rimasto talmente ammaliato da volerle aprire una galleria. Ovviamente vuole che io e te andiamo all'inaugurazione come rappresentanti...Ha sottolineato che tu devi venire, sai per tenermi d'occhio ha detto." lo informò Bobby.

"Bah...a me sembra che questa Emma sia una specie di puttanella spillatrice di eredità..." disse Dante, come se avesse pensato ad alta voce. Sapeva già che Bobby condivideva il suo giudizio.

"Già lo penso anch'io. Ma mio padre non ne vuole sentire...Verrai?" chiese.

"Certo, certo..." borbottò Dante.

"Dì, glielo hai già chiesto?" Bobby cambiò argomento con la velocità della luce, tanto che Dante dovette pensare un secondo alla domanda dell'amico per capirne il significato.

"No, no...fammi fare le cose con calma, okay?" rispose.

"Va bene, ma muoviti!" rispose l'uomo. Dante alzò gli occhi al cielo "Buona notte Bobby."

L'altro sbuffò "Notte."

Dante riappese la cornetta e si girò a guardare Rebecca: era ancora seduta sul divano e faceva finta di leggere il suo mattone sulle teoriche spaziali, per non far apprendere che aveva in realtà ascoltato ad orecchio teso tutta la conversazione.

Le si sedette accanto e le sfilò il libro dalle mani, appoggiandolo sul tavolino. Lei protestò, cercando di riprendere il libro ma lui le prese i polsi.

"Usciamo?" chiese Dante.

La sua compagna lo guardò sorpresa "E dove andiamo?"

"Non so...ad Avenue Park..." propose lui.

Rebecca si strinse le ginocchia al petto "Con questo freddo?"

Dante si alzò ed infilò la mano nella tasca del suo cappotto; ne estrasse un piccolo oggetto quadrato che tenne stretto nella mano. Non era un uomo molto romantico e per questo gli bastava pensare di esserlo per stufarsene. Rebecca lo guardò incuriosita, con i suoi occhi verdi che luccicavano alla luce del camino; lui le lanciò la scatoletta che lei fermò con una mano, per poi rigirarsela tra le dita, cercando di capire cosa fosse.

Dante fece un passo verso il divano, ma poi venne fermato da un sentimento di attesa che gli strinse la gola, e ritenne meglio mantenere le distanze. Si sentiva un pò troppo impacciato ed avrebbe volentieri saltato quella parte.

Rebecca, compreso che quella che teneva in mano era una scatola, la aprì e gurdò l'oggetto all'interno come se fosse una stella da studiare al telescopio. Dante non si sorpese nel vederla impassibile, perchè la conosceva e sapeva che non era certo tipo da spalancare la bocca come un pesce lesso e piangere come una fontana; Rebecca era una studiosa, una con il cervello e perfino più palle di lui...era la Sua Rebecca.

Dante asciugò il sudore delle mani sui pantaloni, mentre ancora la ragazza fissava dentro la scatoletta come se vi avesse trovato un saggio da studiare attentamente. In realtà lui sapeva che l'espressione concentrata sul viso della sua compagna derivava probabilmente dal fatto che lei stesse cercando qualcosa da dire.

Alla fine Rebecca alzò il viso dall' anello e squadrò Dante come lo aveva guardato la prima volta che si erano incontrati, quando nessuno dei due immaginava che un giorno le loro vite si sarebbero unite fino a tal punto.

"Non è certo il modo migliore per chiedere ad una ragazza di sposarti non credi?" fece lei alzandosi dal divano e chiudendo la scatoletta con un "clac".

Dante si accarezzò una basetta, come faceva sempre quando era nervoso e non aveva più unghie da mordersi o le circostanze lo proibivano, e sorrise dolcemente come si sorride alla persona che ami, sentendo il cuore che scoppia da quanto amore provi.

Rebecca scosse la testa con fare rinunciatario, giocherellando con la scatoletta..

Dante si irrigidì per un secondo, anche se in cuor suo sapeva che lei gli avrebbe detto di sì, quella attesa lo innervosiva.

Rebecca si guardò i piedi, probabilmente più in imbarazzo di lui "Ti amo." Scandì bene le parole e solo dopo alzò gli occhi fieri per vedere la soddisfazione del futuro marito dipingerglisi sul viso giovale.

Dante non l'aveva mai sentita esprimere i suoi sentimenti così apertamente, anzi da quando si conoscevano lei non gli aveva mai nemmeno detto "Ti voglio bene." e per questo quelle due parole pronunciate con così tanta sicurezza gli disserro tutto ciò che aveva bisogno di sapere.

Il ragazzo la tirò verso di se e la abbracciò, stringendola forte.

 

********************

"Sentite questa: Un muratore al suo primo giorno di lavoro arriva nel cantiere dove deve lavorare. Si aggira nei dintorni fino a che non incontra il suo futuro capo e questo gli dice -Ragazzo! Attento a quel cemento!- Al chè il muratore risponde -E perchè?- E l'uomo -Perchè è armato!- " Xxyzx (che da ora in poi chiameremo Jahvé, così come il suo nome si legge) rise sguaiatamente alla sua storiella reggendo in mano un patatina che aveva accuratamente immerso nella maionese. Guardò le altre quattro persone sedute al suo tavolo con il suo bel sorriso un pò scemo stampato sul volto e gli occhi azzurri pieni d'aspettativa.

Ci rimase appena un pò male quando solo l'altro ragazzo del gruppo oltre a lui, Owen, ridacchiò a bocca chiusa mentre masticava un hamburger alto quasi una spanna. Le tre ragazze del gruppo lo guardarono con le sopracciglia inarcate come facevano sempre quando raccontava le sue barzellette assurde. Solo Maiter allargò le labbra in un sorriso gentile con le guancie color noce che si increspavano in due dolci fossette.

"Jahvé..." borbottò Emma guardandolo dritto negl'occhi "...Ma che razza di barzelletta è questa?" gli occhi color nocciola della ragazza si soffermarono sull'espressione buffa di Jahvé per poi abbassarsi in imbarazzo sul piatto.

La terza ragazza, una venticinquenne dai capelli biondi raccolti in un coda e gli occhi chiari corrucciati in un espressione severa, stava fissando Jahvé in tralice mentre scribacchiava su un blocco note alcuni appunti per il lavoro. "E' la barzelletta più stupida che io abbia mai sentito..." il verde smeraldo degl'occhi della ragazza brillò minacciosamente mentre incontrava l'azzurro limpido e offeso degl'occhi del ragazzo. "Beh, non era peggio di quella del limone..." cercò di difenderlo Maiter. Al ricordo di quella barzelletta Owen scoppiò di nuovo a ridere mentre i lunghi ciuffi biondi gli scivolavano sopra gli occhi.

"Maschi..." sibilò Verena, l'acida bionda del gruppo. Sfortunatamente per lei Jahvé la stava guardando, con il suo tipico sguardo da cucciolo ferito, e anche se lei aveva parlato piano lui la capì benissimo. Spazientito sospirò e si alzò dalla sedia afferrando molto lentamente, come se fosse indeciso, la giacca di pelle dallo schienale della sedia ed indossandola sopra il maglione a girocollo. Barcollante si avviò alla cassa mentre Verena gli urlò dietro "Jahvé! Non fare il cretino...Jahvé?" poi la bionda scrollò le spalle e si rigettò nel suo blocco note. Emma si era già alzata ma Owen aveva afferrato la sua giacca da football e tranquillizzato la ragazza indicandogli con una mano di sedersi.

"Certo che sei proprio..." borbottò Owen "Cosa?" gli ringhiò contro Verena. Owen la fissò minaccioso con la fronte increspata e gli occhi blu stretti in due fessure.

"Una stronza."sbottò Emma scrollando la testa per enfatizzare le proprie parole.

Owen assentì in modo buffo mentre Verena spostava gli occhi sulla ragazza che l'aveva a parer suo, "irrimediabilmente insultata".

"Come hai detto scusa?"

Emma la guardò con fare serio, mentre si portava una ciocca di capelli dietro l'orecchio "Hai sentito benissimo. Non meritava di essere trattato in quel modo. Non lo merita quasi mai per essere sinceri." scandì con tono diplomatico.

"Oh, a parlato la puttanella qui...credi che non ci abbia fatto caso che sbavi dietro al MIO ragazzo? Guarda...finora sono stata zitta perchè sono brava e tu sei una mia amica ma questa faccenda non la reggo proprio: Jahvé è il MIO ragazzo mi sono spiegata? E il MIO ragazzo lo devi lasciar stare!" Verena si era alzata in piedi gesticolando, la sua faccia era diventata rossa di rabbia e un vena aveva cominciato a pulsare sul suo collo. Non appena finì la frase respirò profondamente e fissò Emma dritta negl'occhi.

L'altra ragazza, dopo aver guardato per qualche secondo Verena che tirava il fiato, si alzò in modo diplomatico afferrando la sua cartella di cuoio.

"Credo che sia meglio che me ne vada..."

"No, no, se hai qualcosa da dire dilla cara!"

"Beh...in verità penso che tu non tenga a Jahvé più di quanto tieni al tuo orsacchiotto...anche nella frase che hai detto prima, hai sottolinaeto mille volte il fatto che Jahvé fosse il TUO ragazzo, come se più della persona in se t'importasse del fatto che sia di tua propietà. Beh, le persone che, come te, giocano con i sentimenti degli altri non le posso nemmeno vedere...per cui..."

Verena la fisso fino a quando non sparì dietro la porta del locale.

 

****************************

Ta-dan! Grazie vivamente a tutti per essere arrivati fino a qui!

Sarò sinceramente lieto di sentire le vostre prime impressioni e magari di ascoltare anche chi volesse sbilanciarsi a fare un pronostico sulla storia.

Ad esempio: Cosa c'entrano Dante O'Hara ed Emma Boyle con Harry Potter? E qual'è il forte legame che li unisce a loro volta???

Grazie mille a chiunque volesse recensire.

  
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