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Autore: Tomocchi    13/06/2014    7 recensioni
Prendete un vampiro, il classico vampiro bello e tenebroso. Fatto?
Bene, ora lanciatelo via!
Niklas, vampiro per necessità, nerd a tempo pieno e con seri problemi d'immagine, è quanto di più lontano possa esserci dai vampiri scintillanti dei libri per ragazzine. Scontroso, musone e fissato con i giochi per pc.
Addizionate all'equazione Jackie, una bimbaminkia fan di Twilight, One Direction e testarda come un mulo.
Niklas vorrebbe conquistare la bella della classe e Jackie renderlo un "vero" vampiro.
Riusciranno nell'impresa?
"Niklas! Sei un vampiro! Dovresti essere un figo della madonna e invece guardati! Sei brutto, scusa se te lo dico, davvero brutto!"
"Ma a te cosa importa? Sarò libero di fare quello che voglio!"
"No! Cavoli, no! Non posso permettere che un vampiro con grandi potenzialità si butti via così!"
"Grandi potenzialità? Ma ti rendi conto di cosa stai dicendo? Vattene da casa mia subito!"
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Another Way- Un altro modo di essere vampiro'
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ANOTHER WAY
UN ALTRO MODO DI ESSERE VAMPIRO

 

Capitolo 33
Riunione

 

 

 

 

Innsbruck, Austria, Casa di Enrique Jorges Fernandez Aguilar, Venerdì pomeriggio.

“Stoyán! Ti vedo bene, come sempre...”
“Grazie, Adelhild, sempre ben gentile…”
“E qui che abbiamo? Oh, il piccolo Niklas! Come si suol dire, il ritorno del figliuol prodigo!”
“Lŭzhliv! Il ritrovamento dello scansafatiche fuggito, vorrai dire!”
Il giovane austriaco ignorò le risate sguaiate dei due vampiri più anziani, sbuffando a destra e sinistra senza farsi alcun riguardo, irritato dalle battutine di entrambi.
Adelhild era una vampira svedese, bionda e longilinea, bellissima e crudele nei suoi occhi azzurro ghiaccio; insieme a Enrique, il proprietario della casa dove si sarebbe tenuta la riunione, era tra le creature più anziane che ci fossero, presenti ancor prima della caduta dell’Impero Romano.
Si comportavano come se fossero i capostipiti di tutta la specie, cosa che non era affatto vera… avevano solo avuto più fortuna di altri nel sopravvivere fino a quel momento.
Si guardò attorno nell’ampia sala dove era presente un bel tavolo di noce antico, completo di numerose sedie e di caraffe colme di liquido rossastro, scorgendo alcuni volti conosciuti e altri nuovi.
Charlotte fissava malissimo il proprio cellulare, che continuava a vibrare rumorosamente finché, a un certo punto, non la sentì esclamare con stizza: “Quel maledetto nano da giavdino biondo! Come ha fatto ad aveve il mio numevo di cellulave?!”. Per quello decise saggiamente di allontanarsi.
Mmh... era meglio stare ad una distanza minima di sicurezza – cento metri sarebbero andati bene.
Taylor stava chiacchierando con un ragazzone palestrato mai visto, alto quasi due metri, dai corti capelli biondo scuro e vestito elegantemente con un completo nero, sulla cui giacca era presente una spilla della bandiera americana. Era facilmente intuibile capire da dove provenisse…
“E quello chi è?”, grugnì Niklas al proprio maestro, che sorrise e si avvicinò a quel tale trascinando il suo allievo.
“Pupillo mio, il rappresentante degli Stati Uniti, Jordan Horatio Darling.”, presentò il bulgaro, mentre il ragazzone prendeva direttamente la mano del giovane per stritolargliela senza troppi complimenti.
“Piacere mio, chiamami solo Jordan! E così, il tuo nome è Pupillo, eh? Davvero singolare!”, domandò con un sorrisetto che prometteva di scoppiare in grosse risate a momenti.
“N-no… ma figuriamoci… Io mi chiamo…”
“Bazinga! È ovvio che il tuo nome non è Pupillo, andiamo, chi si chiama così? Un genitore che appioppa un nome simile al suo bambino deve volergli proprio male!” La risata alla fine scoppiò lo stesso, lasciando il povero nerd con un punto interrogativo sulla fronte.
Ma come diamine si comportava? E soprattutto…
“Che cavolo vuol dire Bazinga?”, domandò confuso il vampiro austriaco, cercando di togliere la propria mano martoriata da quella dell’altro.
Jordan sgranò gli occhi: “Sul serio? Non sai cosa… Non segui The Big Ben Theory? Quella serie Tv è uno spasso, dovresti guardarla, specie un tipo sfigatello come te! Bazinga è la parola che usa il dottor Sheldon Cooper quando si cimenta in qualche sua simpatica burla.” E detto questo strizzò l’occhio, prima di sentir riecheggiare nella stanza la voce del vampiro spagnolo, che richiamava all’ordine i presenti.
“Compagni, prendete posto, la riunione inizia.”, invitò Enrique, facendo cenno a tutti i vampiri di sedersi a tavola.
Tutti eseguirono l’ordine e, senza rendersene conto, Niklas si ritrovò seduto vicino a Vaishali, una vampira dell’India.
Vampirizzata nel 1703, era una ragazza normalissima come lui, dai gusti un po’ singolari; i corti capelli corvini e arruffati le sfioravano le spalle magre, gli occhi neri fissi sul vampiro spagnolo. Nik la conosceva molto bene: avendo pochi anni di differenza in tutti i sensi, si trovava molto bene con lei; all’inizio aveva avuto una piccola cotta, giovane com’era, quando l’aveva conosciuta, ma per fortuna gli era passata prima di fare qualche gaffe delle sue.
Entrambi si salutarono con un piccolo cenno e un sorriso timido, prima di voltarsi verso l’uomo dai capelli castani e mossi, gli occhi d’un verde brillante e piuttosto basso rispetto alla donna svedese.
Spesso Enrique era stato preso in giro per questo particolare, ma il suo innato autoritarismo sapeva rimettere al proprio posto chiunque avesse l’ardire di prenderlo per i fondelli.
Ma queste erano altre storie.
“Compagni! Miei cari compagni… Siamo qui, riuniti oggi…”
Sembrava stesse recitando un discorso per un matrimonio o un funerale…
“… per celebrare la fine…”
Ecco, appunto.
“… del nostro amico Nolan, il nostro amico d’Irlanda, perito per mano di un errore di distrazione! La sua domestica, Annabelle, una mattina ha aperto le tende pensando di rallegrare così la giornata al suo padrone e…”
In tutta la sala si levarono mormorii lamentosi e orripilati, metà del tavolo rabbrividì al solo pensiero della scena.
“So che è difficile, so di avervi propinato un’immagine non da poco, ma riprendetevi, vi prego… Io quindi, vi chiedo…”
Vai con la mazzata.
“… Chi vuol prendersi la briga di andare in Irlanda a trasformare qualche buona persona in un nuovo vampiro? Chi si fa avanti? Sappiamo tutti delle condizioni della maledizione…”
Un leggero borbottio annoiato serpeggiò tra i presenti, che evitavano di guardarsi gli uni con gli altri, ma Niklas deglutì a vuoto e, dopo aver preso coraggio, si alzò in piedi, ritto e composto.
“Mi offro io.”, disse con un filo di voce.
Tutti si voltarono verso di lui: chi divertito, chi sorpreso, chi riconoscente per averli risparmiati da un compito così gravoso che era crescere un nuovo cucciolo.
Sia Enrique che Adelhild lo guardarono con sospetto.
“Tu?”, esordì lo spagnolo, “Tu? Niklas, il ragazzino fuggito per poter essere libero, per poter fare ciò che voleva, senza preoccuparsi di nulla se non se stesso?”
Il tono in cui lo disse non gli piacque per nulla.
Deglutì ancora.
“Sì. Sarò io a… trasformare un irlandese.” Era la sua occasione, la sua occasione per dare a Jackie quella dannata vita eterna che voleva!
Adelhild scosse il capo, alzandosi in piedi a sua volta.
“ Non così in fretta. Hai già in mente qualcuno? Stoyán mi ha riferito che tu risiedi a Dublino, ma la faccenda mi puzza alquanto… sei fin troppo entusiasta per un lavoro che di solito il 99% di noi snobba.”
La donna aveva intuito in pieno il suo scopo, perciò lanciò un’occhiataccia al maestro che si strinse nelle spalle, innocente.
Aveva l’obbligo di riferire dove si trovava, purtroppo.
“Sì. Ho già… una persona.”, rispose a denti stretti, le mani chiuse in pugni rigidi.
Doveva riuscire ad avere quella possibilità. Per Jackie. Per lui.
Enrique sospirò, prima di chinarsi a rovistare in una valigetta, tirare fuori una cartellina porta documenti ed estrarre un foglio di giornale.
“Dovevamo discutere dopo di questo, ma…”
Mostrò la pagina, in cui campeggiava il nome del quotidiano e la foto di una buca, raffigurante dei poliziotti attorno ad essa con al guinzaglio un cane di razza pastore tedesco.
Niklas strizzò gli occhi, cercando di capire cosa intendesse, prima che un pensiero gli penetrasse il cervello come uno spillo.
Lo spagnolo girò la pagina del bollettino, si schiarì la voce e lesse: “DUBLINO - Questa mattina, al Saint Patrick Green Park, durante un giro di pattuglia, le forze dell’ordine hanno ritrovato, seppellito sotto una zolla di terra smossa all’estremità ovest del parco, il cadavere di un senzatetto non ancora identificato. Secondo il capo della polizia, le frequenti piogge di queste ultime settimane hanno provocato l’affioramento del corpo mutilato, fiutato da uno dei pastori tedeschi del corpo di polizia.

L’identità di John Doe non è stata ancora confermata, ma alcuni passanti lo hanno riconosciuto come il clochard che girovagava per la via principale della città chiedendo elemosina. Intanto, gli investigatori procedono con le indagini. “Potrebbe essere stato un omicidio, non è il primo corpo che troviamo in questo stato: circa due anni fa ne trovammo uno con lo stesso modus operandi.” Ha dichiarato Darren O’Donnell (45 anni), rappresentante della sezione omicidi. Ma le opinioni dei poliziotti a tal proposito sono divergenti: secondo l’autopsia, il decesso è stato causato da un insufficienza cardiaca, dovuta alla totale assenza di sangue nel corpo del clochard. “Probabilmente le profonde ferite del cadavere hanno favorito la perdite da sangue, ma risulta quasi impossibile che un’emorragia di medie proporzioni possa aver causato una morte per dissanguamento.” Le parole di James McFarrell (54 anni), il medico legale, non garantiscono alcuna certezza riguardo a ciò che potremmo definire quasi con assoluta sicurezza un “omicidio”. Intanto, la procura e bla bla bla…”
Enrique alzò gli occhi verdi dalla pagina, puntandoli in quelli blu di Niklas.
“Curioso. Il Saint Patrick Green Park si trova in un paese in provincia di Dublino. E pensa… il decesso è stato causato da un insufficienza cardiaca, dovuta alla totale assenza di sangue nel corpo del clochard. Curioso, vero? Due vampiri abitano in provincia di Dublino e, fatalità, viene rinvenuto un corpo dissanguato. Sai, Stoyán lo conosciamo da anni, da secoli, e, tanto per precisare, millenni. – sottolineò l’uomo, riponendo la pagina nella cartellina – e di lui ci fidiamo ciecamente. I tempi in cui perdeva il controllo sono lontani, lontanissimi e, quando ci serve una mano per i nuovi arrivati, lui è sempre presente. Mentre di te, piccolo ingrato, non sappiamo proprio cosa pensare, se non male, malissimo.” , sibilò, intrecciando le dita in un gesto subdolo.

“Hai forse qualcosa da dirci? L’hai scampata bella: stolti e ciechi come solo gli esseri umani sanno essere non ci arriveranno mai che è un vampiro il colpevole, e sei stato furbo a scegliere qualcuno la cui vita valeva ben poco. Ma una vita è pur sempre una vita!”, dichiarò solenne, battendo un pugno sul tavolo, “e da un paio di secoli abbiamo deciso di non uccidere più, e di cibarci solo quanto e quando serve, senza esagerare e senza abusare.”
Per la seconda volta in pochi giorni, Niklas si sentì mancare la terra sotto i piedi, perciò si sedette, improvvisamente debole.
Vaishali gli porse un bicchiere di sangue, invitandolo, sottovoce, a bagnarsi appena le labbra, tanto per riprendere un minimo di colore in quel viso completamente cinereo.
“E così tu vuoi trasformare qualcuno… Quel qualcuno che magari ti ha provocato quell’attacco di rabbia e fame vorace? Sei ancora troppo giovane per poter creare. Ancora incontrollabile!”, continuò Enrique, rigirando il coltello nella piaga, mentre Adelhild e altri vampiri annuivano con parole d’assenso.
Niente da fare, non c’era niente che potesse fare.
Aveva perso già in partenza per quello sbaglio che ora pesava come un macigno e che lo schiacciava senza pietà.
Chinò il capo e così tutto il corpo, sentendosi sempre più privo di energie.
Ma a un tratto accadde qualcosa.
Vaishali si alzò in piedi di scatto, proprio davanti a lui, come a proteggerlo.
“Niklas non era in sé, quella notte! Non farebbe mai qualcosa del genere di propria volontà. Certo, è fuggito, ma noi lo conosciamo bene! Andiamo, un secolo basta per conoscere qualcuno, e sono certa che anche Stoyán sa che il suo allievo non sia tipo da certe azioni sconsiderate!”
“Lŭzhliv… Veramente, un po’ stupidino lo è…”
“Quello che intendo dire…! – riprese l’indiana, con una voce più acuta per la vergogna, certa com’era di avere il supporto del suo mentore che invece le aveva dato picche – è che non farebbe mai qualcosa di così sconsiderato… in termini malvagi. Non ucciderebbe per piacere, insomma! È stato solo uno sbaglio, giusto?”, domandò poi, voltandosi verso l’austriaco.
Quell’improvvisa difesa parve dargli una piccola speranza, come una piccola, intermittente lucciola nel bel mezzo della nebbia più fosca.
“Sì.”, disse, con un tono dapprima basso. “Sì, è così.”, confermò sicuro, ancora, aggrappandosi al quella piccola ripresa.
La vampira si voltò di nuovo verso gli altri: “ Ecco! Un po’ di fiducia è necessaria!”
Prese fiato, prima di continuare: “La maledizione di noi vampiri è quella di essere cadaveri ambulanti che si possono nutrire solo di sangue, quel sangue che, a seconda del rapporto più o meno intenso che abbiamo con la persona da cui beviamo, può essere la nostra fine. Se ne siamo innamorati, quel sangue ci è sempre più dolce, sempre più indispensabile, fino a portare il nostro amore alla morte!”, chiuse gli occhi, prendendo un altro respiro: “Non possiamo affezionarci a nessuno in ogni caso in questa vita eterna. E come se non bastasse, quella maledizione ci impone di avere un rappresentante per ogni nazione del mondo, pena la morte di tutti noi. Abbiamo già provato la morte sulla nostra pelle, tutti abbiamo provato la morte e non desideriamo riviverla, giusto? E non è come morire l’essere privati della persona che più amiamo, che più desideriamo? Colei o colui che vorremmo fosse nostro per sempre, stretto fra le nostre braccia; ma ciò è impossibile per la nostra natura crudele e cacciatrice, che ci porta a stringere, a sgozzare il nostro amante, presi da una folle frenesia, proprio davanti ai nostri occhi … proprio a causa nostra. Nulla ci rimane se non rendere come noi la persona che amiamo.”
Altri cenni d’assenso.
“Niklas vuole trasformare qualcuno. Un irlandese. Così l’equilibro sarà ristabilito e tutto sarà tranquillo come al solito. Insomma, come ha detto Adelhild, nessuno di noi ha tempo né voglia di occuparsi di un nuovo adepto, quindi… perché non dargli una chance? Chi è con me? Chi vuole dare la possibilità a Nik?” La ragazza guardò i presenti uno ad uno, con cipiglio severo.
“Tutti inciampiamo, a volte ci lasciamo trascinare dalle emozioni, ma è la nostra maledizione. Solo con il tempo possiamo riuscire a controllare il tutto. E dobbiamo fare esperienza! Chi è con me?”
Alcuni alzarono timidamente la mano, altri sembravano più sicuri.
“Io sono con Vaishali.”, esordì Roberto, l’italiano, lanciando poi un’occhiata languida alla vampira: “A patto che esca con me.”, continuò con un sorrisetto.
“Non se ne parla!”, sbottò la corvina, arrossendo appena, complice il sangue bevuto di recente.
“Ti offro una vena. O una arteria, come preferisci. Io e te, per le strade di Verona…”, mormorò a bocca chiusa una musichetta romantica, muovendo l’indice a tempo.
“Tralasciando uscite varie, anche io voto per lasciare che Nik trasformi Ja… ehm, l’irlandese.” Taylor si alzò in piedi a sua volta, con le mani sui fianchi.
“Anche io. Niklas mevita questa oppovtunità.”, si aggiunse Charlotte, con un sorriso tronfio sul volto, decisa a dare il suo sostegno. “Non si è mai compovtato male, in fondo.”
L’austriaco era quasi commosso. Quasi.
In realtà pensava che glielo dovessero, quel sostegno, dopo aver approfittato della sua ospitalità per due mesi e mezzo.
“Mi aggiungo anche io. Sono pur sempre… suo padre.”, disse Stoyán, alzandosi in piedi serio e composto, come mai prima d’ora.
Pure lui, gli doveva parecchio eh.
“Ci sto anche io. Perché no? Su Enri, fidati una buona volta.”, lo spronò Jordan, l’americano, con un sorriso divertito.
Com’è che anche quel tipo si schierava dalla sua parte? Beh, comunque gliene era grato.
Deglutì, portando lo sguardo su Adelhild che guardava lo spagnolo.
“Allora, che facciamo?”, domandò la svedese, seria.
Enrique, con le mani sotto il mento che sostenevano la testa, fissò i presenti davanti a sé, senza realmente vederli.
Stava riflettendo.
Dopo un minuto che parve un secolo, lo spagnolo posò le mani sul tavolo, lentamente.
Erano tutti con il fiato sospeso.
“Ci penserò. Io e altri – si riferiva evidentemente a quelli più vecchi – ci penseremo e ti faremo sapere. Intanto, vorrei comunque scegliere un sostituto.”, concluse, mentre si alzavano altre lamentele.
Niklas si lasciò andare ad un sospiro di sollievo, che sapeva di speranza, prima di voltarsi verso Vaishali.
“Grazie mille.”, mormorò, mentre la vampira sorrideva incoraggiante.
“Suvvia, ci conosciamo da un sacco! Poi quando sei sparito mi sei mancato. Magari ti va un concertino come ai vecchi tempi?”, sussurrò, complice.
L’austriaco annuì, ignorando la confusione attorno a sé e sorridendo a sua volta a quella che poteva considerare un’amica a tutti gli effetti.

***

Innsbruck, Austria, Venerdì pomeriggio –quasi sera, veramente –.

Jackie stava aspettando, davanti ad una casa lussuosissima, che i vampiri sciogliessero quella riunione.
Ma quanto durava? Aveva mandato un sms a Nik per sapere come raggiungerli e tra quanto avrebbero finito, e lui l’aveva aggiornata da poco che sarebbero usciti entro un paio di minuti.
Batté a terra il piede, impaziente, prima di gettare un altro sguardo al cellulare.
Cavoli, il tempo sembrava non passare mai! Sconsolata, guardò Jo accoccolata sulla sua spalla, che buona buona se ne stava ad aspettare Nik.
Jo… che nome stupido! Non poteva chiamarla con un nome diverso? Tipo Henrietta o Louise. Doveva informarsi sui nomi degli One Direction al femminile.
“Jo, poi… perché Jo? Mica come Johanna Mason? Prima critica Accaggì e poi chiama la furetta con il nome di uno dei personaggi… mah!”
Che poi, Niklas conosceva Hunger Games quando aveva preso Jo? No. E allora, perché l’aveva chiamata così? Quel vampiro rimaneva sempre un mistero, sotto certi aspetti…
Guardò ancora l’ora e sbuffò sonoramente, prima di notare un folto gruppo uscire in massa da quella casa enorme.
Eccoli!
Si sbracciò per salutare Niklas con un sorriso, prima di vederlo ridere mentre camminava al fianco di una ragazza indiana.
Lo sapeva che doveva portarsi dietro la mazza da cricket, ma non era riuscita ad infilarla in valigia.
Digrignò i denti, gelosa, aspettando che l’austriaco la notasse con le sue guance gonfie criceto style.
Solo dopo un paio di minuti il vampiro la degnò di attenzione e, con un sorriso che la fece arrossire, le corse incontro e la abbracciò forte, tanto da strapparle un gemito di sorpresa.
“Niky! M… ma che… perché..?”, balbettò, confusa da quell’attacco di affetto improvviso.
“Ci penseranno. Forse potrò trasformarti in vampiro!”, esclamò il ragazzo, mentre l’indiana si avvicinava ai due divertita.
“Ah, Jackie, lei è Vaishali, dall’India. Vaishali, lei è Jackie.”, presentò, tornando improvvisamente impacciato.
La vampira la guardò curiosa, prima di domandare al moro: “E così, è lei la ragazza che vorresti trasformare? È così tenera! Sembra un dolcissimo cupcake.”
“Cupcake? Stai dicendo che sono grassa?”, ribatté indignata la brunetta, con le mani sui fianchi e di nuovo le guance gonfie.
Vaishali portò le mani avanti, in un gesto di scuse: “No, no! Intendevo dire che da come me ne ha parlato Nik, hai un buon profumo, sei molto dolce e… colorata.”, disse, riferendosi al suo abbigliamento, composto da una maglietta rosa con scritte rosse, jeans azzurri e stivaletti rossi. Uh.
“Capito…”, borbottò, fissandola di sottecchi.
Nik faceva un’enorme fatica a parlare con altre persone… come poteva essere così a suo agio con quella ragazza? Forse si conoscevano da parecchio.
E poi… beh, stava con lei. Era a lei che lui aveva sorriso, comunicandole quella possibilità di passare l’eternità insieme.
Sorrise appena, confortata da quei pensieri, prima di sentire di nuovo la presenza rasserenante del braccio del suo ragazzo attorno alle sue spalle.
Così si ragionava.
“E ora?”, domandò, speranzosa di poter fare quel benedetto giretto romantico per la città.
Speranza che sfumò alla frase: “Eh, ora nulla, si torna in albergo.”

Subito l’aveva odiato.
Quel capoccione! Tornare in albergo anziché visitare la sua patria, farle conoscere le sue origini!
Ma poi, quando lo aveva visto con il violino in mano e Vaishali con una armonica di color rosso mattone fare a tutti gli effetti un concertino per lei, aveva davvero apprezzato tanto la cosa.
Nik aveva un fascino tutto suo quando suonava. Era coinvolgente, passionale, sembrava tutt’altra persona. Si ritrovò ad arrossire, al pensiero che tutto quello era quasi meglio di un concerto degli One Direction o di Justin Bieber, doveva ammetterlo. Ma non lo avrebbe detto ad alta voce.
Accanto a lei c’erano anche Stoyán, Taylor e Charlotte, che apprezzavano a loro volta quel concertino della durata di circa mezz’ora, che concluse in bellezza la serata.

La mattina dopo era il momento della partenza.
Stoyán, Niklas e Jackie sarebbero tornati in Irlanda, Charlotte in Francia, Vaishali in India e Taylor in Liechtenstein. Mai avrebbe pensato che quella fighetta appartenesse a quella nazione che contava sì e no trentamila abitanti…
“Guarda che mi devi ancora degli aneddoti.”, dichiarò Niklas rivolto proprio all’altro vampiro, che sbuffò divertito e gli diede qualche pacca: “Quando vuoi, quando vuoi… una telefonata, e io racconto. Tu non mi hai più chiesto, io non ho più raccontato!”
“Ed è meglio così.”, borbottò il vampiro più anziano, roteando gli occhi verso il cielo, scocciato.
Ci fu una risata generale e, dopo qualche lacrimuccia, pacche sulle spalle e abbracci, tutti si salutarono.


 
 

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Parla Tomocchi: ….diamine, l’ho scritto davvero :°D e ognuno tornò a casa propria! Sembra una frase da racconto di serie Z per i bimbi dell’asilo. Diamine, sparatemi, vi prego. (corretto, grazie a dio.)
Capitolo premio per Blackrose_96… lei è Vaishali, la vampira indiana che difende Niklas! Il capitolo ci sarebbe stato sempre e comunque, perché prima o poi Nik doveva confrontarsi con gli altri per il suo atto del capitolo 18 (il barbone ucciso, ve lo ricordate?)… qua poi salutiamo anche Charlotte e Taylor: non so se ricompariranno ancora, chi lo sa, non lo so. Vedrem, vedrem…
Lassù in alto abbiamo un bannerino fatto per l’occasione! A sinistra Jordan (Chris Evans) e a destra Adelhild (Portia de Rossi) i vampiri comparsi in questo capitoletto. Come vi sono sembrati? Simpatici? Antipatici?xD ditemiiiii
Piccola precisazione poi: John Doe è il nome che viene dato agli sconosciuti, sia chiaro. (Jane Doe per le femmine xD) che non pensate che abbia scritto “non ancora identificato” e poi il nome tanto perché sono stupida lol. Anni e anni di CSI son serviti…
Oggi uppo in anticipo perché stasera e domani lavoro yap. Finalmente.
Che altro dire… i ringraziamenti, certo! :D
Un grazie a PinkyRosie, Mojita_Blue, Bijouttina, Soheila, Kleis, Up_me_memories, DarkViolet92, annina76 e Shiver414(anche se ha spammato la sua storia… >___> ), davvero molte grazie :3
Alla prossima! :D
p.s. i racconti dei contest spero di valutarli in settimana! E spero anche di riuscire a passare a leggere storie e capitoli in arretrato çwç’’

 

 

   
 
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