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Autore: Ghost Writer TNCS    13/06/2014    0 recensioni
ATTENZIONE! REVISIONE IN CORSO
Mstislav è il secondo figlio di una famiglia ricchissima, vive in una villa molto lussuosa lontana dalla residenza dei suoi genitori e nel suo garage può vantare sei veicoli dei marchi più famosi, ma non è questo a renderlo speciale. All’improvviso qualcosa si risveglia dentro di lui e da un giorno con l’altro scopre di avere delle abilità innaturali, dei superpoteri che gli permettono di dare vita alla sua immaginazione.
Imparare a controllarli sarà il primo passo, poi però verrà il momento di prendere una decisione: diventare l’eroe prode e valoroso che aiuta gli innocenti o l’antieroe che fa sempre quello che vuole e di cui tutti hanno paura?
Domande? Dai un'occhiata a http://tncs.altervista.org/faq/
Genere: Azione, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1. Un potere straordinario

Data: 4121 d.s., prima deca[1]
Luogo: pianeta Ashez, sistema Imydar

Mstislav sospirò tra sé. «Ok, adesso proverò a fare qualcosa di molto stupido, quindi… si potrebbe voltare?»

Anastasia riuscì a celare la sua diffidenza. «Come desidera.» Si mise di spalle e attese.

L’elfo tornò a osservare la finestra rotta e scosse il capo. Non avrebbe funzionato, non poteva funzionare, però c’era qualcosa dentro di lui che lo spingeva a provarci…

Si diede lo slancio con le braccia e con un balzo si trovò sul davanzale della finestra. Non riusciva a credere a quello che era appena successo, e quando sentì la forza di gravità, dovette aggrapparsi agli infissi per non cadere. Il gesto istintivo gli costò delle fitte ai palmi causate dagli affilati pezzi di vetro rimasti al loro posto, ma se non altro riuscì a rotolare all’interno della villa.

Si osservò le mani e vide dei rivoli di fumo giallo che uscivano dai profondi tagli insanguinati: nel giro di pochi istanti la pelle si era già rimarginata del tutto e il liquido rosso era tornato all’interno del corpo. Ora che ci faceva caso, anche i taglietti sulle braccia erano guariti.

Si sporse dalla finestra facendo attenzione a non tagliarsi di nuovo. «Vada al portone!» disse alla ragazza «Adesso le vengo ad aprire!»

L’elfa annuì e si incamminò con passo misurato.

Mstislav corse dall’altra parte del corridoio e recuperò le sue pantofole, quindi si involò giù per le scale e si trovò davanti all’ingresso. Si sentiva tutto teso e aveva il timore che aprendo la porta non avrebbe trovato nessuno. Se fosse stata una cameriera brutta non gliene sarebbe potuto importare di meno, però quelle giovani e carine non erano facili da trovare!

Aprì il portone e con suo grande sollievo trovò l’elfa che attendeva con pazienza di fianco al suo trolley.

«Eccomi. Prego, entri.»

«Permesso.» disse la ragazza mentre varcava la soglia. Gli interni eleganti e il prezioso lampadario la colpirono subito, tuttavia mantenne la sua espressione imperturbabile.

Mstislav chiuse il portone. «Le dirò la verità, per un attimo ho temuto che se ne sarebbe andata.»

«Non l’avrei mai fatto.» ribatté lei con voce misurata «Sarebbe stato scortese allontanarmi senza prima averglielo comunicato.» Rimase in silenzio, ma i suoi occhi blu notte erano molto eloquenti.

L’elfo sospirò. «Ok, non ho idea di cosa mi stia succedendo. Le assicuro che è la prima volta, e sono confuso esattamente quanto lei. Se vorrà rinunciare al lavoro, non avrò niente da biasimarle.»

Anastasia attese alcuni istanti prima di rispondere. «Beh, ammetto che non era così che mi ero immaginata il nostro primo incontro, tuttavia…» eseguì un misurato inchino «ho sempre sentito parlare molto bene di lei e della sua famiglia e sarei onorata di prestare servizio in questa villa.»

Il giovane sorrise quasi con gratitudine. «Anch’io sarei felice se accettasse di restare. Venga, le faccio fare un giro per la casa.»

«Mi saprebbe dire dove posso lasciare il trolley?»

«Beh, se vuole può anche lasciarlo qui, così le faccio vedere le stanze e poi decide quale usare.»

«Come desidera.» annuì l’elfa, quindi si tolse gli stivali e li depose con ordine di fianco al suo bagaglio.

«Qui dentro dovrebbero esserci delle pantofole, aspetti che guardo…» Il ragazzo aprì l’anta di un piccolo mobile posto a fianco all’ingresso e tirò fuori un paio di calzature uguali a quelle che portava anche lui.

Anastasia le indossò e poi si accodò a Mstislav. Il giovane le mostrò per prima cosa il blocco centrale della villa, quindi le fece fare un giro nell’ala destra, quella in ferro e vetro dedicata ai ricevimenti, e per ultima l’ala sinistra, quella in cemento e mattoni che costituiva la parte abitativa.

«Se per lei va bene, potrei prendere una delle stanze della servitù.» propose Anastasia una volta che ebbero terminato il giro.

«Sicura? Nelle stanze al piano di sopra sarai più comoda.» le fece notare Mstislav facendo riferimento ai locali più confortevoli dedicati ai membri della famiglia. «Ah, mi scusi, sono passato al tu.»

«Non fa niente, il tu va benissimo.» lo tranquillizzò la ragazza «E comunque credo sia più consono che resti al piano inferiore. Se non ha altre richieste, potrei cominciare a sistemare le mie cose.»

«Certo, fai pure con calma. Adesso vado a cambiarmi, se ti serve qualcosa sarò nel blocco centrale, oppure chiamami con uno dei videocitofoni.»

«Come desidera.» annuì l’elfa.

I due tornarono insieme all’ingresso e Anastasia prese il suo trolley, quindi si separarono. La ragazza imboccò il corridoio che conduceva ai locali del piano terra dell’ala sinistra, Mstislav invece salì la scala che portava al piano superiore e andò nella sua stanza per togliersi i vestiti ancora sporchi di terra. Indossò un completo pulito e poi si chiuse nello spazioso studio situato nel blocco centrale. Fino a quel momento si era sforzato di non pensarci, ma ora che era solo, il ricordo di quanto era successo tornò con prepotenza nella sua mente. Non aveva idea di quello che era successo e questo non faceva che aumentare la sua curiosità.

Si passò la lingua sulle labbra e con diffidenza aprì una mano. Provò a pensare intensamente a quello che desiderava e dopo alcuni secondi una scintilla giallo limone comparve sul suo palmo. Passarono alcuni istanti e cominciò ad aumentare di volume, tramutandosi in una sfera gialla e luminosa grande come un’arancia. «Uauh…»

Provò a passarla sull’altra mano e ci riuscì senza difficoltà. La fece saltare da un palmo all’altro e anche questo gli risultò estremamente naturale. La lanciò sul pavimento e un’esplosione improvvisa fece tremare l’intero blocco centrale. Pazzesco, quella sfera gialla aveva sfondato il pavimento e per poco non aveva raggiunto il piano inferiore! Magari una persona normale si sarebbe spaventata, ma lui no. Lo seccava un po’ di dover chiamare qualcuno per riparare il pavimento, ma cosa più importante aveva scoperto di possedere un potere assolutamente fuori dal comune! Era rimasto illeso dopo una caduta da sei metri, le sue ferite si rigeneravano in un attimo, poteva spiccare salti di svariati metri e per di più era in grado di creare sfere esplosive… Chissà cos’altro poteva fare? E non doveva dimenticarsi che era riuscito a trovare una cameriera giovane e carina che sembrava anche diligente, disponibile e discreta!

Sorrise. Le cose non potevano andare meglio!


***


Era primo mattino e Mstislav stava sonnecchiando nel suo letto quando Anastasia venne ad aprire le tende della stanza per fare entrare la luce del sole. Era passata quasi una settimana dal suo arrivo e fino a quel momento si era dimostrata impeccabile in ogni cosa. Come sempre indossava la divisa da cameriera e i capelli biondi erano raccolti in una pratica crocchia.

«Buongiorno, signore. Mi permetto di ricordarle che oggi iniziano i corsi all’università.»

Mstislav sbadigliò sonoramente. «Come fai a saperlo?»

«Sua madre è stata così gentile da inviarmi una mail in cui mi ha spiegato dei sui impegni e mi ha anche dato qualche consiglio su come comportarmi con lei.» rispose l’elfa «Ad esempio mi ha suggerito di non farla poltrire a letto.»

«Non devi mica fare tutto quello che ti dice mia madre.» le fece notare il ragazzo stropicciandosi gli occhi.

«Forse ha ragione, tuttavia sono del parere che sia buona norma alzarsi di buon ora, specie quando si hanno delle lezioni da seguire.»

Mstislav si tirò su riparandosi con un braccio dalla luce del sole. «Devo ricordarmi di cambiare stanza questa sera. Devo sceglierne una che dia sul tramonto…»

«Se lo desidera, posso trasferire le sue cose nella camera di fronte a questa.» si offrì Anastasia.

«Te ne sarei molto grato.» annuì l’elfo uscendo dal letto. Andò in bagno, quindi fece colazione e si vestì. Una volta pronto scese nel garage insieme ad Anastasia. Si era fatto portare nella villa sei veicoli, quindi aveva solo l’imbarazzo della scelta: c’erano tre auto sportive, di cui una fuoriserie e una decappottabile, un SUV, un fuoristrada e una moto.

Senza pensarci troppo scelse una delle sportive, la due posti nera non decappottabile. Era il modello meno costoso dei cinque a quattro ruote e non la utilizzava da un po’, quindi gli sembrava l’occasione giusta per farla uscire dal garage. E poi non gli andava di fare il pacchiano che arrivava con la fuoriserie già al primo giorno.

«Se devi andare in giro, prendine pure una.» disse ad Anastasia prima di salire sull’auto.

«Non posso, non ho la patente.» rispose lei «E comunque devo occuparmi della villa. Pensa di tornare per il pranzo?»

Mstislav ci pensò un attimo. «Credo di sì, caso mai ti mando un messaggio. Ci vediamo dopo allora.»

«Le auguro una buona giornata.» annuì la cameriera.

«Grazie, e buona giornata anche a te.»

L’elfo premette il pulsante di apertura sul telecomando della saracinesca, quindi rivolse un ultimo cenno di saluto ad Anastasia e imboccò la rampa che lo avrebbe portato al livello del giardino. Fece aprire il cancello automatizzato e poi si immise nel traffico. Aveva già fatto un paio di volte il tragitto villa-università per imparare la strada e quando arrivò a destinazione trovò subito un posto libero nel parcheggio della facoltà.

Seguì i cartelli sparsi qua e là e riuscì a raggiungere l’aula giusta senza problemi, quindi si sedette e attese con pazienza l’arrivo del docente.

Una volta cominciata la lezione cercò di seguire e di prendere qualche appunto, ma di tanto in tanto non riuscì a trattenersi dalla tentazione di fare ricorso ai suoi poteri. In quei giorni aveva imparato a conoscerli meglio e soprattutto a controllarli meglio, però allo stesso tempo aveva cominciato a sentirsi vagamente frustrato. Lui era in grado di fare cose straordinarie, ma l’unica che lo sapeva era Anastasia, e cosa ben peggiore non aveva modo di sfruttare la sua abilità.

Si era interrogato più volte se fosse una buona idea rivelare anche ad altri dei suoi poteri, ma in linea generale non gli sembrava molto saggio. Svelare agli altri i propri assi nella manica era sempre un rischio, e poi non gli andava a genio l’idea di diventare una cavia da laboratorio o di essere scambiato per un fenomeno da baraccone.

Un altro dilemma era l’uso che doveva fare dei suoi poteri. Avrebbe dovuto indossare un costume giallo limone con tanto di mantello per fare l’eroe prode e valoroso che aiutava gli innocenti e combatteva il crimine?

Un sorriso sprezzante gli incurvò le labbra al solo pensiero. Ovviamente no. Ormai aveva deciso, lui sarebbe diventato l’antieroe che faceva sempre quello che voleva e di cui tutti avevano paura. Ma doveva agire in maniera attenta o rischiava di finire nei guai. Innanzitutto gli serviva qualcosa per celare la sua identità. Una maschera sarebbe stata perfetta, ma doveva scegliere quella giusta…

Tirò fuori il suo smartphone e utilizzò la rete dati dell’università per cercarne una adatta ai suoi scopi. Doveva coprirgli completamente il volto, magari anche i capelli, però non doveva limitargli troppo la visuale. Navigando fra i vari siti trovò quello di un grosso centro commerciale che aveva messo in saldo le maschere avanzate dall’ultimo Festival della Paura. Fece scorrere le immagini disponibili e dopo averne scartate un paio ne scoprì una che faceva proprio al caso suo. Copriva completamente la testa, aveva delle lenti scure in corrispondenza degli occhi e rappresentava un teschio dai tratti diabolici che spalancava la bocca in un feroce sorriso.

Era perfetta!

Per quanto riguardava i vestiti, poteva indossare una classica tuta nera col cappuccio, guanti leggeri ma resistenti e scarpe da ginnastica. Preferiva puntare sulla mobilità più che sulla resistenza, tanto con i poteri che aveva sarebbe stato in grado di rigenerare anche il buco provocato da un proiettile… o per lo meno era quello che sperava.

E poi gli serviva un simbolo. Non aveva nessuna intenzione di indossare una ridicola calzamaglia, quindi aveva bisogno di qualcosa di semplice, ma allo stesso tempo originale che lo rappresentasse… E che fosse in grado di accomunare tutti i suoi futuri fan antieroici naturalmente.

Si mise a giocherellare con una penna nel tentativo di farsi venire un’idea e di colpo venne colto da un’illuminazione. Lasciò andare la penna e chiuse il pugno, quindi sollevò il medio e l’anulare. Ma certo! Quello sarebbe stato il suo gesto-simbolo! Era qualcosa che potevano fare tutti e poteva ripeterlo tutte le volte che voleva!

Bene, ora non gli restava che trovare un palcoscenico dove dare prova delle sue capacità… Ma sicuro! Una rapina in banca! Era il più classico dei crimini e in città c’erano un mucchio di banche importanti, avrebbe di sicuro guadagnato tutte le prime pagine! Prima però era meglio fare una prova con una piccola filiale, giusto per prenderci la mano…

Utilizzando nuovamente lo smartphone navigò tra i vari siti delle banche per informarsi sulla collocazione e sugli orari di chiusura delle filiali in città. Gliene serviva una piccola, possibilmente isolata e che chiudeva tardi. Ce n’erano diverse che soddisfavano tali requisiti e quando terminò l’ultima lezione, aveva già in mente un piano d’azione. Doveva solo fare un po’ di pratica per assicurarsi di essere in grado di fare alcune cose…


[1] La sigla d.s. indica la datazione spaziale (detta anche datazione standard). L’anno spaziale ha una durata di circa 1,12 anni terrestri e si divide in 10 mesi chiamati “deche”.
Le età vengono comunque indicate secondo la durata dell’anno terrestre.

   
 
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