Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Ghost Writer TNCS    18/06/2014    0 recensioni
ATTENZIONE! REVISIONE IN CORSO
Mstislav è il secondo figlio di una famiglia ricchissima, vive in una villa molto lussuosa lontana dalla residenza dei suoi genitori e nel suo garage può vantare sei veicoli dei marchi più famosi, ma non è questo a renderlo speciale. All’improvviso qualcosa si risveglia dentro di lui e da un giorno con l’altro scopre di avere delle abilità innaturali, dei superpoteri che gli permettono di dare vita alla sua immaginazione.
Imparare a controllarli sarà il primo passo, poi però verrà il momento di prendere una decisione: diventare l’eroe prode e valoroso che aiuta gli innocenti o l’antieroe che fa sempre quello che vuole e di cui tutti hanno paura?
Domande? Dai un'occhiata a http://tncs.altervista.org/faq/
Genere: Azione, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

2. Uno scopo poco straordinario

«Vado a fare un giro.» fu la scusa che utilizzò con Anastasia per giustificare la sua uscita nella tarda serata «Non aspettarmi.»

Detto ciò fece aprire la saracinesca del garage e si allontanò dalla sua residenza con la sportiva nera. Aveva già indossato la tuta scura e anonima, gli mancavano solo i guanti e la maschera che aveva nascosto nello zaino posto sul sedile a fianco.

Guidò per tre quarti d’ora buoni e poi finalmente giudicò di trovarsi in una zona adatta per dare inizio al suo piano. Parcheggiò la sua auto, si tirò il cappuccio in testa e scese, quindi si allontanò con noncuranza portandosi dietro solo lo zaino. Dopo qualche minuto individuò una vecchia utilitaria parcheggiata in un vicolo e la giudicò perfetta per i suoi scopi. Diede un’occhiata in giro per assicurarsi che non ci fosse nessuno e poi si infilò i guanti per non rischiare di lasciare impronte digitali.

Appoggiò una mano sulla portiera. Si concentrò e attraverso il guanto fluì una lingua di fumo giallo limone che si insinuò nella serratura. Dopo alcuni istanti si udì uno scatto.

Sorrise. Stava rubando una macchina!

Salì a bordo e con lo stesso metodo mise in moto il veicolo. Aveva fatto pratica tutto il pomeriggio per riuscire ad utilizzare in quel modo i suoi poteri, ma la sensazione che percepì non aveva niente a che vedere con quella provata nel suo garage. Era a dir poco fantastica, il brivido di commettere un crimine era qualcosa di indescrivibile! Non si era mai sentito così vivo!

Premette dolcemente sull’acceleratore e lasciò il parcheggio. C’era pochissima gente in giro e nessuno fece caso a lui.

Una volta a destinazione, parcheggiò in una posizione strategica vicino all’ingresso e prestò attenzione a lasciare il muso verso la strada in modo da essere subito pronto a ripartire.

Prese un bel respiro e indossò la sua maschera con il teschio, quindi tirò nuovamente su il cappuccio e fece comparire una sorta di mitra giallo nella sua mano destra. Aveva provato e riprovato a farlo venire di un altro colore, ma evidentemente era in grado di creare solo cose di quel giallo limone che poco aveva da invidiare ad un evidenziatore. Beh, quello era l’ultimo dei suoi problemi.

Uscì dall’auto e con passo deciso raggiunse l’ingresso della banca. Mandò in frantumi un vetro della porta automatica e poi saltò dall’altra parte ignorando i cocci aguzzi sparsi ovunque.

«Provate a indovinare? Esatto, questa è una rapina!» Grazie ai suoi poteri era riuscito anche a falsare la sua voce, rendendola roca e spettrale.

Raggiunse lo sportello più vicino e si appoggiò al banco. Dall’altra parte del vetro sedeva un’elfa non più giovanissima, paffuta e molto truccata. «Ciao tesoro, sono qui per rubare la cosa più preziosa, indovina cos’è.» Attese qualche istante, quindi simulò il suono di un una campana. «Tempo scaduto!» Fece fuoco contro il vetro antiproiettile e quello andò in mille pezzi.

La commessa sgranò gli occhi e si coprì le orecchie urlando terrorizzata.

«La risposta esatta era: il tuo fascino ineguagliabile!»

Nella banca calò un silenzio di tomba e questo accentò il rumore soffocato che usciva dalla spaventosa maschera di Mstislav. «Pff… Scherzavo! Coraggio, apri subito la cassaforte!»

«Io… io non posso…» gemette l’elfa.

Mstislav si sporse in avanti. «Io dico che puoi.»

«La… la serratura è a tempo…»

Il rapinatore parve fermarsi a riflettere. «Mmh, dici? Poco male, in tal caso aprirò io. Sarebbe così gentile da mostrarmi la strada?»

La commessa venne scossa da un tremito nel vedere la canna del mitra puntata contro il suo naso e si affrettò a mostrargli la strada per la cassaforte.

Una volta a destinazione, Mstislav le fece cenno di allontanarsi. «Bene, ora puoi tornare a fare… quello che stavi facendo prima.»

L’elfa non se lo fece ripetere e corse a ripararsi dietro il banco.

Il rapinatore non ci fece caso e continuò ad osservare la cassaforte. Lanciò uno sguardo alla tastiera per digitare la combinazione, al vano per inserire la scheda elettronica e al lettore di impronte digitali, quindi li distrusse tutti e tre con una raffica del mitra. «Stupidi sistemi di sicurezza! Mmh, quale sarà la parola d’ordine…?» Si mise a rimuginare per alcuni secondi e poi di colpo gli venne un’illuminazione. «Apriti, sedano!»

Non accadde nulla.

Il rapinatore soffocò a fatica un moto di stizza.

«Apriti, carota! Zucchina! Cipolla!»

Mstislav diede fondo a tutte le sue conoscenze agricole, tuttavia nessun ortaggio sembrava in grado di smuovere la cocciuta porta blindata.

«Dannato mucchio di ferraglia!» imprecò tirando un calcio al pesante battente.

Una scossa di terremoto fece vibrare l’intero edificio e dei preoccupanti scricchiolii risuonarono sul soffitto e nelle pareti. L’imponente lastra metallica cominciò ad inclinarsi e con un botto assordante frantumò le piastrelle del pavimento.

«Si è aperta.» notò Mstislav, quasi stupito.

Senza perdere altro tempo, trasformò il mitra in una sorta di compatto aspirapolvere giallo, quindi corse all’interno della cassaforte. C’erano moltissime cassette di sicurezza e di sicuro non aveva il tempo di insultarle tutte per convincerle ad aprirsi, così decise di fare ricorso ad una tecnica meno diplomatica: tirò indietro la mano destra e di colpo la portò avanti schioccando le dita. Immediatamente tutte le serrature scoppiarono e le lastre metalliche che chiudevano le cassette saltarono via all’unisono, spargendo banconote in tutto il locale.

Il rapinatore sorrise sotto la maschera e cominciò ad aspirare tutto il denaro che gli capitava a tiro. Il sacco giallo cominciò a riempirsi e continuò ad allargarsi fino a quando la cassaforte non fu del tutto svuotata.

L’elfo lasciò dissolvere l’aspirapolvere e passò un dito guantato su un ripiano. «Meglio di un’impresa di pulizia.»

Senza perdere altro tempo si mise il sacco pieno di soldi in spalla e corse fuori. «È stato un piacere, siete un pubblico fantastico!»

Uscì sfruttando l’apertura che aveva prodotto poco prima, ma due pattuglie comparvero a sbarrargli la strada.

«Polizia, mani in alto!» gridò un agente puntandogli contro una pistola.

«Chi ti credi di essere?!» ribatté Mstislav in tono presuntuoso «Io faccio quello che mi pare!», e con la mano libera mostrò il suo gesto-simbolo del medio e dell’anulare.

I poliziotti rimasero un attimo interdetti e tanto bastò all’elfo per mettere in atto il suo piano di fuga: prese un bel respiro e poi buttò fuori tutta l’aria. Ma quella che usciva dalla sua maschera non era più aria: quello era un denso fumo giallognolo che si addensò intorno alle due volanti e bloccò completamente la visuale alle forze dell’ordine.

«Li ho fregati!» esclamò tutto contento mentre raggiungeva l’auto che aveva rubato poco prima.

Saltò a bordo e partì, infilandosi subito in un intricato dedalo di stradine per far perdere le sue tracce. Ben presto il rumore delle sirene della polizia si affievolì, e quando fu certo di non essere seguito, ridusse la velocità. Si tolse la maschera e prese un bel respiro. Era tutto sudato, ma era così contento che non gliene poteva importare di meno.

Dopo aver fatto un lungo giro tornò al punto in cui aveva rubato il veicolo e lo rimise nell’esatta posizione in cui l’aveva trovato. Trattenne a stento un’esultanza. Il piano stava andando bene, però non era ancora al sicuro.

Si rimise il cappuccio in testa, quindi compresse il sacco pieno di soldi e lo infilò nello zaino insieme alla maschera. Con passo svelto si allontanò e senza che nessuno lo vedesse, raggiunse la sua auto. Salì a bordo, quindi si allontanò senza fretta per fare rotta verso casa. Aveva una voglia matta di infilarsi nel garage per dare sfogo alla sua gioia, ma non poteva abbassare la guardia proprio in quel momento. Guidò con la massima prudenza e senza fretta raggiunse la sua villa. Fece aprire il cancello automatizzato e poi si infilò nel garage. Parcheggiò la sua auto e scese portandosi dietro lo zaino.

«Ce l’ho fatta!» esultò «Sono un mito!»

Tirò fuori il sacco e quello si gonfiò con uno schiocco allegro per riprendere le sue fattezze originali. Ora che nessuno poteva vederlo si concesse una danza tribale intorno al suo bottino per celebrare il suo successo. Non si era mai sentito così felice! I poteri che aveva scoperto di possedere erano qualcosa di assolutamente fantastico, lo facevano sentire invincibile! Gli bastava pensare una cosa e quella accadeva, era come se la sua abilità fosse di rendere reali i suoi desideri! Non era ancora riuscito a capire fino a che punto potesse spingersi, e questo non faceva che entusiasmarlo ancora di più!

«Bentornato a casa.»

Mstislav per poco non fece un salto fino al soffitto. Si voltò di scatto cercando di coprire col corpo la sua refurtiva. «Quale sacco pieno di soldi?!»

Il volto di Anastasia non tradì alcuna emozione. «Mi perdoni se ho contravvenuto alle sue disposizioni, tuttavia sua madre mi ha fatto esplicita richiesta di ricordarle che non può andare a letto troppo tardi se il giorno dopo ha lezione perché il suo rendimento ne risentirebbe.» Rimase un attimo in silenzio. «Vuole che metta via quel… sacco?»

«No!» rispose subito Mstislav, come se ne andasse della sua vita. «Eeh… no, grazie… Sarai stanca, hai lavorato tutto il giorno, perché non vai a riposare?» le suggerì prendendola per le spalle e facendola voltare «Adesso sistemo un paio di cose e poi vado subito a letto, promesso!»

«Lei non è un bravo bugiardo, vero?»

«In realtà io sono un ottimo bugiardo!» ribatté l’elfo in tono convinto «È colpa tua che mi prendi alla sprovvista! E comunque non ho nulla da nascondere.» Raggiunse il bottino della sua rapina e vi sedette sopra con fare soddisfatto. «Vedi? È una poltrona sacco. Mai sentito parlare di design moderno?»

La cameriera annuì lentamente. «Capisco… Vuole che ripongo quella poltrona sacco in uno sgabuzzino nascosto e magari anche poco accessibile?»

Mstislav fece finta di pensarci su con scrupolosa attenzione. «Te l’ho già detto che ammiro molto il tuo spirito d’iniziativa?»

«Credo che questa sia la prima volta.» rispose la cameriera «La ringrazio per il complimento.» aggiunse con un leggero inchino.

Tra i due si sollevò un velo di silenzio.

Mstislav si alzò e si mise di fronte ad Anastasia. Ogni traccia di umorismo era scomparsa dal suo volto. «Stai aspettando il momento buono per andare a chiamare la polizia o l’hai già fatto e stai cercando di tenermi occupato fino al loro arrivo?»

Anastasia non parve minimamente turbata dalla provocazione. «Ha per caso ucciso o causato lesioni di rilevante entità a qualcuno?»

«Ovviamente no. Non sono il tipo di persona che trae godimento dal dolore altrui.»

«In tal caso allora non intendo informare nessuno della sua… “impresa”. Non mi interessa se qualcuno rapina una banca, sono cose che succedono ogni giorno, e poi se la denunciassi avrei solo da perderci. Con ogni probabilità i suoi avvocati riuscirebbero a scagionarla da qualsiasi imputazione e a quel punto verrei licenziata, viceversa se l’accusa riuscisse a dimostrare le sue colpe lei verrebbe arrestato e io mi ritroverei senza lavoro. È nei miei interessi lasciare le cose come stanno, non le pare?»

Mstislav sorrise e sentì come se gli avessero tolto un grosso peso dallo stomaco. Quasi non riusciva a credere a ciò che aveva sentito, però non avrebbe potuto immaginare una spiegazione più soddisfacente. «È in momenti come questo che mi viene voglia di darti un aumento.»

«Un’idea interessante, adesso però nasconda la poltrona-sacco e vada letto.»

Il sorriso scomparve dal volto dell’elfo. «Ok, il momento non c’è più.»

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Ghost Writer TNCS