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Autore: Greeneyes74    13/06/2014    1 recensioni
"Quanto tempo era trascorso da quando era sceso nel sotterraneo e aveva eseguito l’incantesimo che avrebbe dovuto far apparire Crowley di fronte a lui, lo stesso fatto da suo fratello il giorno precedente? Sam non ne aveva idea ed era ancora li, inginocchiato sul pavimento di pietra, aspettando qualcuno che, ormai era chiaro, non sarebbe venuto ad aiutarlo."
La storia inizia subito dopo la fine della nona stagione. Riusciranno Sam e Castiel a riportare indietro Dean? A renderlo di nuovo umano?
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Crowley, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
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Quanto tempo era trascorso da quando era sceso nel sotterraneo e aveva eseguito l’incantesimo che avrebbe dovuto far apparire Crowley di fronte a lui, lo stesso fatto da suo fratello il giorno precedente? Sam non ne aveva idea ed era ancora li, inginocchiato sul pavimento di pietra, aspettando qualcuno che, ormai era chiaro, non sarebbe venuto ad aiutarlo. Se solo si fosse sbarazzato del re dell’Inferno quando ne aveva avuto l’occasione. Ma adesso aveva un motivo in più per farlo, ucciderlo era tra le prime voci nella lista delle cose da fare prima di morire. Sarebbe stato così facile dare tutta la colpa a Crowley per quello che era successo a suo fratello, ma dentro di se era consapevole che anche lui aveva le sue responsabilità. Si, Dean aveva sbagliato a ingannarlo e a permettere ad un angelo di possederlo, aveva sbagliato a mentire, per settimane, non solo a lui ma anche a Castiel e Kevin. Si era arrogato il diritto di decidere della sua vita, senza curarsi delle conseguenze ed ora Kevin era morto e lui avrebbe avuto per sempre davanti agli occhi l’immagine delle sue mani che lo uccidevano. Aveva tutto il diritto di essere arrabbiato con Dean, che non si era neanche reso conto di quanto la sua decisione fosse sbagliata. Non si era scusato ma, anzi, era convinto di aver fatto la scelta giusta e aveva detto che l’avrebbe fatta di nuovo se si fosse ritrovato nella stessa situazione. Sam era arrabbiato con suo fratello, ma questo non giustificava le cose orribili che gli aveva detto, solo per ferirlo, per fargli male come gliene aveva fatto lui. Aveva scelto di colpirlo in quello che aveva di più caro, gli aveva detto che non potevano essere più fratelli, che giocava a fare l’eroe ma che in realtà era un egoista che non pensava a tutto il male provocato dalle sue scelte sconsiderate, che essere una famiglia era stata la causa di tutte loro disgrazie e che, nelle stesse circostanze, non l’avrebbe salvato. L’aveva spinto via, senza provare a spiegargli quello che provava, senza neanche tentare di fargli capire che aveva sbagliato a volerlo salvare a tutti i costi, che non poteva più sopportare che altri soffrissero a causa sua, che altri morissero perché lui potesse vivere. La sera in cui si era liberato di Gadreel aveva lasciato andare via Dean, convinto di essere veleno per le persone vicino a lui, ed in quello stato d’animo il fratello aveva preso su di se il marchio di Caino, ancora una volta senza pensare alle conseguenze, convinto di non avere più nulla da perdere. Sam con le sue parole non aveva fatto altro che rafforzare questa convinzione e alla fine il marchio aveva vinto, trasformandolo in qualcosa che Dean non avrebbe mai voluto essere, come lui gli aveva confessato negli ultimi istanti di vita. Ora suo fratello giaceva immobile, senza vita, nel suo letto, nella sua stanza, e Sam non aveva idea di come fare per riportarlo indietro. Mentre pensava tutto questo, con il viso rigato di lacrime, si alzò e si diresse verso la stanza di Dean. Appena arrivato nel corridoio sentì un odore familiare e sgradevole, zolfo. Affrettò il passo e quello che vide una volta arrivato sulla soglia lo lasciò senza parole. Il letto era vuoto e non c’era nessuna traccia di suo fratello. Corse nella biblioteca, andò in cucina e nel garage, chiamando suo fratello, senza ottenere risposta. L’Impala era lì, dove l’aveva lasciata e tutte le cose di Dean erano al loro posto. Sam aveva portato il corpo senza vita di Dean tra le sue braccia e lo aveva deposto sul suo letto. Era morto, per davvero, ed ora era sparito senza lasciare traccia. Sam si sentiva davvero perso, aveva bisogno di aiuto e non poteva che rivolgersi all’unico amico che ancora gli rimaneva, Castiel. Provò a chiamarlo sul cellulare, ma invano. Quindi tentò con l’unica alternativa possibile, la preghiera. “Cas, mi senti? Sono Sam. Amico ho bisogno che tu venga qui, ho bisogno di aiuto. Dean è morto, è stato ucciso da Metatron, ma il suo corpo è sparito e non ho la minima idea di cosa sia successo. Sto impazzendo qui da solo, per favore vieni il prima possibile. Per favore.”. Cas ed Hannah stavano cercando di ottenere qualche informazione da Metatron, ma lo scriba non aveva alcuna intenzione di parlare. “E’ finita Metatron, tutti i tuoi piani di dominio sono andati in fumo, tanto vale che tu ci dica come restituire le ali agli angeli e riaprire le porte del paradiso. In questo modo il tuo lungo soggiorno in questa cella potrà essere meno spiacevole”. Lo scriba guardo Hannah con disprezzo e disse: “Non vi aiuterò, siete un branco di pecore, incapaci di pensare con la vostra testa e bisognosi di qualcuno che vi guidi. Non meritate di tornare in paradiso ne di riavere le vostre ali”. Cas lo guardò con disprezzo, “Il fatto che tu sia qui, rinchiuso in questa cella contraddice quello che hai appena detto. Gli angeli hanno sentito i tuoi vaneggiamenti dopo che la tavoletta era andata in frantumi e hanno deciso che non meritavi di essere la loro guida. Metatron, troverò il modo di disfare quello che hai fatto e di far tornare il paradiso ed essere quello che nostro Padre aveva concepito. Con o senza il tuo aiuto”. “Beh, buona fortuna Castiel. Credo che dovrai fare in fretta, però. Non ti rimane molto tempo prima che la tua grazia rubata ti consumi”, rispose Metatron con un ghigno malvagio. Cas ed Hannah lasciarono la prigione e, nel momento in cui stavano per entrare nell’ufficio di Metraton Cas udì la voce familiare di Sam nella sua testa. Quando Metatron gli aveva detto che Dean era morto non gli aveva creduto, aveva sperato che fosse solo un modo per distrarlo e ferirlo, ma nel profondo sapeva che era vero. Da quando aveva salvato Dean dall’inferno, da quando aveva toccato la sua anima per riportarlo indietro poteva sentirne la presenza, nonostante i sigilli che aveva inciso sulle sue costole e su quelle di Sam per nasconderli agli angeli. Non poteva sapere dove fosse ma poteva avvertire la sua anima. Ora non più, e ascoltare la preghiera di Sam non fece che confermare quello che già sapeva. “Hannah, devo andare.” “Cosa? Non puoi andartene proprio ora. Non puoi lasciarci così”. Castiel la guardò con dolcezza e le disse, “Ascolta, c’è qualcosa che devo fare, ma tornerò. Tu e gli altri cercate tra i libri di Metatron, tra i suoi scritti. Forse nella sua megalomania avrà lasciato qualche indizio, qualche traccia per capire come agire. Magari può aver lasciato scritto l’incantesimo che ha usato per farci cadere e da lì potremmo partire per creare un contro incantesimo. Dobbiamo provare qualsiasi strada e sperare che ci conduca nella giusta direzione”. “Stai andando ad aiutare i tuoi amici umani non è vero?” Cas annuì. “Beh, in fondo era questa la nostra missione. Proteggere ed aiutare gli umani. Se non lo avessimo dimenticato tutto questo non sarebbe successo. Vai, allora. Noi faremo tutto quello che possiamo qui”. “Grazie Hannah. Tornerò il prima possibile”.
   
 
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