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Autore: GreenCats    14/06/2014    5 recensioni
Dover scegliere quello che più ti fa star bene non vuol dire scegliere la cosa migliore.
E' questo che capita ai protagonisti: Harry e Louis.
Un amore sbagliato, che potrebbe distruggere tutto oppure aggiustare le loro vite, complete solamente dopo essersi incontrati.
Conosciuti in una chat, i due ragazzi avranno modo di scoprirsi, di iniziare ad amarsi, ma avranno mai il coraggio di andare oltre uno schermo?
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU, Lemon, Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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HARRY
 
20 MAGGIO – 12.35
 
«Harry svegliati! È ora di pranzare!» - Erano più di dieci minuti che sentivo strillare mia nonna. Avevo lasciato Los Angeles la mattina precedente, ma il Jet Leg non aveva abbandonato me. Mi ero addormentato poche ore prima sul divano, perso tra una televendita di coltelli e una vecchia serie inglese, quelle in bianco e nero che piacciono al nonno. La mia valigia era ancora vicino alla porta, lì dove l’avevo lasciata, quella di papà era già piena di nuovi vestiti, pronta per volare insieme a lui in un altro viaggio. Con aria assonnata e poca voglia di alzarmi andai in cucina per salutare la nonna, occupata a cucinare, erano tre settimane che non la vedevo. Tre settimane in cui avevo preferito scappare da una parte all'altra del mondo ma non affrontare ciò che avevo lasciato qui, in sospeso.
«Quanto è bello avere il mio nipote preferito di nuovo a casa.»
«Nonna non puoi avere nipoti preferiti!»
«Perché?» - rispose lei, mentre continuava a cucinare una delle sue zuppe.
«Sono il tuo unico nipote!» - ridemmo insieme. Mi era mancata così tanto, uno dei pochi volti familiari a cui non dovevo spiegare o chiarire qualcosa.
«Ti sono arrivate diverse lettere e in più stamattina è passato qui il tuo bell’amichetto, ha detto di accendere il telefono e che nel pomeriggio ripassa, non farti trovare addormentato ancora una volta.»
Nel dormire non mi ero accorto neanche che Zayn era passato a casa. Non lo sentivo dal giorno della mia partenza per Los Angeles, qualche giorno prima eravamo stati insieme a Dublino e lì mi aveva confessato il suo tradimento, sarei stato ipocrita a dire qualcosa, io avevo fatto anche di peggio, mi ero innamorato di un’altra persona. Per questo avevo fatto come Louis, anch’io avevo spento il telefono, mi ero goduto quei giorni con mio padre o meglio quei giorni nel nuovo ufficio di mio padre.
Avevo lasciato in sospeso tutto e tutti.
Niall, Liam, Zayn, Anne e Louis.
Louis.
Quella stessa mattina lo avevo sognato: una chiamata veloce, pensieri confusi, sembrava tutto così reale. Ma non c’era nulla di vero, Louis ed io non parlavamo da più di un mese, Liam i primi tempi mi teneva aggiornato su ciò che il suo migliore amico combinava, sui ragazzi che si portava la sera, tutti uguali, tutti diversi da me. Ma poi le mail di Liam si sono fatte sempre più sporadiche, l’argomento Louis era diventato off-limits. Mi ha provato a capire ed in un certo senso aveva compreso il mio punto di vista, ma non tollerava il male che io stavo facendo a Louis, male che non mi accorgevo di fargli. Quindi le nostre chiacchiere si erano limitate alla sua storia con Milly e al tirocinio con Tamara. Quando ho provato a chiedere come stesse Louis, lui non mi ha risposto.
«Nonna io vado in camera a riposare.»
«Va bene Harry, a dopo!» - afferrai la valigia, la posta che durante la mia assenza avevo ricevuto e andai in camera. Buttai il trolley pieno sul letto e iniziai a frugare tra i vestiti alla ricerca di una giacca di jeans, una camicia nera e il mio diario. Avevo voglia di scrivere, di sfogarmi con qualcuno da cui non avrei ricevuto critiche o risposte e avevo voglia di sentirmi addosso l’odore di Louis.
 
«20 maggio
Stringo in mano le lettere di Anne e di Louis, sono bagnate delle mie lacrime, ma hanno sapori diversi. Sulla lettera di Anne si sono alternate lacrime di odio, rancore, a tratti anche compassione per una donna che non ha saputo lottare, che non ha voluto. Io sarei stato solo la sua infelicità, lei voleva la sua libertà ed in questo la capisco, forse ho preso anche questo da lei, non solo i suoi occhi. Lacrime di rabbia, mi ha visto crescere da lontano, nascosta chissà dove, spaventata da un mio rifiuto, da questo odio che ho covato per diciotto anni nei suoi confronti, ma sai, se solo l’avessi vista, avrei abbattuto tutti i miei muri, seppellito l’ascia di una guerra che non ho mai combattuto e l’avrei solo abbracciata. Perché io non ho mai avuto l’abbraccio di una madre ed a pensarci non l’avrò mai. Questa lettera è la spiegazione che cercavo da una vita, ho smesso di lottare, di trovare giustificazioni, sono scritte qui ed a pensarci era meglio la storiella che mi raccontava nonna quando le chiedevo “Dov’è mia madre? Tutti ne hanno una, io no.”
Ha ragione papà, io non ho bisogno di lei, dei suoi sorrisi e di farmi offrire un caffè per scambiarci due chiacchiere. Io non ho nulla da dirle, dovrei raccontarle di un’intera vita in cui non c’è stata. Da dove dovrei partire? Mi ha scritto “Mi farebbe piacere vedere come sei diventato.” Sbaglia, non deve vedermi come sono diventato, deve vedere come sono. Sarebbe impossibile da raccontarle questo perché nemmeno io so cosa sono. Sono uno Styles, figlio di mio padre, della sua musica, del comprarmi il gelato dopo ogni partita di tennis e del viziarmi. Sono il sorriso di mia nonna quando le faccio un complimento per il cibo, quando cantiamo insieme una vecchia canzone di Peggy Lee oppure sentire la storia di come lei e il nonno si sono innamorati. Sono mio nonno e la passione per il pianoforte, i racconti di una guerra che ha visto da lontano e i film in bianco e nero. Sono delicato come il tocco di Niall sulla sua chitarra, confuso come i capelli di Betty, freddo come gli occhi di Louis. Sono pregi, difetti e vizi. Avrei preferito mia madre ad una bella macchina che non so guidare, lavorare il pomeriggio nel suo bar e saltare le lezioni al conservatorio. Ma poi sarei tornato sempre a casa mia, qui, dove io “sono”. Tutte le lacrime per lei sono finite, non ne ho più, come le domande che dovrei farle. Forse è strano ma sono felice perché adesso posso chiudere quella porta che ho sempre lasciato aperto per un suo probabile ritorno, io non la voglio nella mia vita.
La lettera di Louis non ha il suo odore, quello che invece ha la camicia che Liam mi ha inviato, quella che indossava in Francia la prima volta che ci siamo visti, studiati e amati, l’odore penetrante della sua camera adesso non più bianca. Dovevo aspettarlo lì steso sul suo letto e con la voglia di farci l’amore. Ho così paura di averlo perso, di essermi giocato l’opportunità della mia vita. Le sue parole sono confuse come il sogno fatto questa mattina. Se io fossi stato in lui, sarei già andato via, cancellato i miei ricordi ma lui non lo fa, lotta e mi aspetta. Ma per quanto tempo voglio farlo ancora aspettare? Lui non merita questo, merita amore, il mio, me. Mi ama ma io ho paura. E se poi anche lui scappa come ha fatto Anne? No, lui non scappa Harry. Lui è rimasto lì a vedere te scappare. Sono sempre fuggito io, lasciandolo lì ad attendermi ed è giunta l’ora di appropriarmi di lui, perché ci apparteniamo, perché lui ha il filo rosso che porta a me. Forse dovrei rispondergli a questa lettera, dirgli che io anche so di amarlo. Oppure correre, prendere il primo treno per Londra, invitarlo a cena e poi baciarlo, anzi no, lo bacerei prima. Portarlo a vedere le stelle e perdermi nel suo sguardo. Spiegargli l’emozione che il mio cuore prova ogni volta che la sua voce mi avvolge. Quella stessa voce che mi è entrata nell’anima riuscendo a colmare quel vuoto che tempo e spazio avevano creato con tanta facilità. Louis mi completa e difenderò con tutte le mie forze quest’amore che mi lega a lui. Ogni notte in cui scruterò il cielo in cerca di una stella, l’unica luce che mi illuminerà sarà quella dei suoi occhi. Non voglio perdere l’unica persone che mi fa stare bene con me stesso, che mi rende felice. Buttati Harry.»
 
 
20 MAGGIO – 20.17
 
«Ciao Louis, sono Harry. Hai un momento per me?» - dopo un’intera giornata a pensare a cosa scrivere e come Louis avrebbe potuto rispondere ad un mio messaggio, decisi di affrontarlo. Non Louis ma me stesso. Dovevo farmi perdonare, ancora una volta e soprattutto sapere se quel sentimento, quel “Sono sicuro di amarti” era vero. Non sentivo Louis dal giorno in cui ero andato sotto casa sua per fargli il murales, avevo sperato con tutto me stesso che durante quei venti minuti di atto vandalico lui si affacciasse alla finestra e iniziasse ad urlare con quella sua voce che mi manca ogni giorno di più, ma niente. Non lo sento da quando mi ha scritto - «Cosa vorresti dimostrarmi con quella scritta?» - ed io non ho più risposto, perché io non avevo una risposta a quella sua domanda. Non avevo nulla da dimostrare, da rispondere.
«Dopo un mese che non ti fai sentire, direi che quello che deve avere un momento libero per contattarmi, sei tu.»
«Sono appena tornato da Los Angeles.»
«Eppure le mail a Liam le inviavi anche da LA.»
«Lascia stare Louis non capisci.»
«Lasciami stare tu Harry. Sei sparito per settimane e ora cosa vorresti sentirti dire da me? Mi sono sputtanato con una lettera alla quale non ho ricevuto neanche una risposta, poi ti fai sentire con un messaggio senza neanche spiegarmi il perché tu abbia fatto tutto questo! E poi sono io quello che dovrebbe lasciar stare? Tranquillo, ho iniziato già a farlo. Quindi se permetti, non ho voglia di sentire una persona per il quale sto male.» - “Una persona per il quale sto male.”, ripetei le ultime parole di Louis almeno un paio di volte nella mia mente.
«Io non ho mai voluto farti star male, spero che questo tu lo sappia.»
«Harold, davvero, era meglio se continuavi ad evitarmi e scappare come hai sempre fatto.» - non risposi neanche a quel messaggio, non ne avevo il coraggio. Presi il telefono e inviai un messaggio a Betty.
«Incontriamoci tra venti minuti al parcheggio della scuola.»
 
 
 
10 GIUGNO – 23.03
 
«Ciao Harry, scusami se rispondo solo adesso alla tua mail, ma per me sono appena iniziati gli esami e se vanno tutti bene, quest’inverno potrò laurearmi. Il tirocinio nell’ufficio di tuo padre è finito miracolosamente bene e con tanto di complimenti. Sono davvero contento e grazie ancora per la buona parola che hai messo a mio nome. Con Milly procede tutto a gonfie vele, mi ha fatto conoscere la sua famiglia e a Luglio partiremo per la Grecia, una piccola vacanza ce la pur meritiamo. Devo parlarti anche di lui vero? Louis ormai passa le sue giornate a studiare per gli esami di fine semestre, è tornato a fumare e ogni tanto suona, questa forse è l’unica nota positiva di tutta questa storia, si è rifugiato nel suo mondo, nella sua musica triste, ma almeno lì è al sicuro. Non parla quasi più di te, quando mi vede scrivere a qualcuno è sempre sul punto di chiedermi se sei tu la persona a cui sto inviando un messaggio, ma poi sopprime tutto e lascia stare. Suona e fissa quel murales, ti sta ancora aspettando.
Ora raccontami tutto quello che è successo con Betty e Niall. Il biondo l’ho sentito qualche giorno fa, mi ha chiesto delle informazioni riguardanti il college e anche lui su Louis, non capisco il perché.
Ci sentiamo presto,
Liam.
P.S Louis si è accorto che gli manca una camicia, non dirgli che sono stato io a inviartela.»
 
«Stasera tutto mi aspettavo ma non una tua risposta!
Qui va tutto bene, anch’io sto studiando come un pazzo per il diploma. Il 23 Giugno sembra ancora così lontano da me, mi piacerebbe davvero che tu, Milly e Louis foste presenti alla cerimonia della consegna dei diplomi o almeno alla festa che daremo la sera. Ma non credo che Louis accetterà mai una cosa del genere. Non gli scrivo più dal giorno in cui sono tornato a Holmes Chapel, fisso il telefono ore ma non ne ho il coraggio. Io lo faccio star male e se la mia assenza lo fa star meglio, continuerò a non esserci, anche se non ce la faccio più. Sono stato forte, ho represso tutti i miei sentimenti verso di lui, eppure adesso sto per esplodere, fermami dal venire sotto casa vostra e iniziare a cantare la nostra canzone, anche se a pensarci bene, io e Louis una nostra canzone non ce l’abbiamo. Mi manca.
Ma passiamo avanti, sono giorni che piango, stringendo a me il suo giacchetto di jeans. Sta perdendo il suo odore Liam, ora non sa quasi più di Louis. Tutto questo è così deprimente, così triste. Per quanto tempo dovrà andare avanti così? Rispondimi tu Liam, lo conosci meglio di me.
Sono contento che con Milly vada tutto bene, è una ragazza così dolce, quasi quasi non te la meriti. Sai bene che scherzo; tu e Milly meritate solo il meglio nella vita, come anche Louis ed io non sono sicuro di essere questo meglio per lui. Tra un mese invece parto ancora una volta per gli States, ho fatto richiesta di borsa di studio per alcuni college lì.
Una cosa positiva di queste settimane è che ho finalmente chiarito con Beth. All’inizio è stato difficile, l’ho vista per la prima volta piangere per colpa mia ed è impossibile descrivere come mi sono sentito. Il giorno in cui ci siamo incontrati, abbiamo parlato per ore, lì nel parcheggio della scuola. All’inizio nessuno dei due voleva affrontare l’argomento, ma sapevamo entrambi che doveva esser fatto. Ho iniziato io, chiedendole scusa, mi ero preparato un discorso che non sono riuscito neanche a finire, troppo occupato a cercare un motivo per farla sorridere. Le ho detto che non avevo mai pensato a Niall come qualcosa di più di un amico e non sapevo di questa cotta che lui aveva per me. I primi giorni sono stati difficili, parlavamo a malapena e solo di scuola oppure di Los Angeles, poi mi ha confessato che ha una cotta per Anthony Petrucci, il bullo della scuola che più di una volta mi aveva sbattuto davanti ad un armadietto e tutto sembra miracolosamente tornato al suo posto, quando non c’era nessun Niall o nessun Louis, ma solo io e lei. Mi ha perdonato, mi ha detto che - «il mondo senza il mio Harry Styles fa schifo e non devi più scusarti, io anche ho sbagliato.» - ma non è vero. Lei non ha sbagliato nulla con me, io ho smesso di scusarmi o meglio, ho smesso di dirle scusa ogni volta che potevo, ma ancora lo penso. Non mi guarda più con i suoi occhi tristi, ora sembra felice, ma questa volta il merito non è mio ma di quell’Anthony, si sta dimostrando l’uomo della sua vita ed anche se io e lui ci odiamo dalla terza elementare, sono felice, per entrambi. Salterei volentieri l’argomento Niall, nessuno dei due ha le palle e la voglia di affrontare l’altro, io cosa dovrei dirgli? Mi sono comportato come un pezzo di merda e non voglio peggiorare ancora di più la situazione. Spero solo che un giorno possano tornare i nostri mercoledì al campanile. Ora spiegami una cosa, perché Niall ha voluto sapere di Louis? Cosa ti ha chiesto? Non so cosa pensare.
Ora Liam vado, ho ancora un testo di letteratura inglese da fare, manda un saluto a Milly da parte sua e dille che leggo sempre il suo blog, è fantastico scoprire la vostra piccola routine di coppia ed è sempre un soffio al cuore leggere il nome di Louis. Saluta anche lui, forse uno di questi giorni risponderò alla sua lettera.
Comunque stai tranquillo, non dirò a Louis della sua camicia. Grazie ancora Liam.
Ci vediamo presto,
-H.» - Inviai l’email a Liam e rimisi la testa nel libro di letteratura. Fino a poche settimane prima era una delle mie materie preferite mentre adesso ogni parola sembrava pesante come un macigno e senza senso. Senza senso come l’immediata risposta di Liam.
«Sai, davanti a me ho Louis, legge “L’insostenibile leggerezza dell’essere”, lui non è da libri del genere, è più da Harry Potter per intenderci, ma ogni tanto si fissa e legge questi mattoni che sono sicuro che neanche gli piacciono. Ha seguito un consiglio di Milly, con qualcuno doveva pur commentare quel libro. Ecco, Louis sta leggendo quel libro che parla di artisti e scrittori e lui si sente uno di loro. Milly gli ha insegnato a sottolineare le pagine dei libri, a viverlo, ecco, lo vedevo sottolineare una delle tante pagine e ho chiesto quale frase questa volta fosse stata la sua vittima e me l’ha letta ad alta voce, ho accantonato la tua risposta e l’ho ascoltato: «Mi ama? Ha mai amato qualcuna più di me? Mi ama più di quanto lo ami io? Forse tutte queste domande rivolte all’amore che lo misurano, lo indagano, lo esaminano, lo sottopongono a interrogatorio, riescono a distruggerlo sul nascere. Forse non siamo capaci di amare proprio perché desideriamo essere amati, vale a dire vogliamo qualcosa (l’amore) dall’altro, invece di avvicinarci a lui senza pretese e volere solo la sua semplice presenza. Liam mi manca.» - Ed io mi sono messo a ridere perché penso che continuate a inseguirvi senza mai fermarvi, a mancarvi ma preferite comunque correre nel verso opposto. Scrivigli Harry, digli quello che lui è per te, perché magari un giorno si sveglia ed in mente ha un altro nome, il suo sorriso è per un altro ragazzo, l’odore addosso non sarà il tuo e cosa farai?»
«Grazie Liam.» - Ci mancava solo Liam e le sue frasi filosofiche, ma forse non aveva tutti i torti, forse per una volta potevo anche dargli ragione. Cosa avrei fatto se un giorno non sarei stato più tra i pensieri di Louis, l’oggetto del suo amore? Forse sarei morto dentro, forse era anche il momento di smetterla con i ‘forse’ ed iniziare ad agire.
 
 
11 GIUGNO – 01.11
 
«Sai Louis non ti facevo uno da Milan Kundera.» - Inviai il messaggio senza pensarci due volte, alla fine tutta la nostra storia era iniziata con dei messaggi inviati senza pensarci.
«Di solito sono più il tipo da fumetti e da Tolkien, ma ogni tanto vado fuori dai miei limiti. Liam comunque parla sempre troppo.»
«Mi manchi Louis.» - scrissi di getto.
«Mi manchi anche tu, Harold.»
«Come va la vita da quando io non ne faccio più parte?»
«Fa schifo, ecco la verità qual è. Certo, prima non era la migliore ma almeno c’eri tu che rendevi tutto migliore oppure tutto estremamente peggiore, ma i momenti migliori vincono di gran lunga su quest’ultimi. A te invece come va con l’amore che hai trovato dopo di me?»
«Sai di Niall eh.»
«Qualcuno ha ben pensato di scrivermi tutto quello che avete fatto in un messaggio su Facebook e non solo con lui.»
«Mi dispiace Louis, ma ti assicuro che tra me e Niall non c’è più nulla e anche tra me e Zayn. Ho detto basta a tutti. Dopo il viaggio a Dublino ho capito che Zayn non faceva per me, è un ragazzo d’oro ma lui merita di meglio.»
«E tu cosa meriti?» - chiese.
«Te. Spero tanto di meritare te.»
«Niall è stato a casa insieme a Liam qualche settimana fa, avevo sentito così tanto parlare di lui e avevo un’idea tutta mia di quel biondino, una buona idea, sia chiaro. Siamo rimasti soli qualche istante, mentre Liam andava ad aprire a Milly e si scambiavano qualche bacio sulla porta e sai cosa mi ha detto il piccolo e dolce Niall?»
«No, dimmi.» - “Cosa diamine sta dicendo?” – pensai.
«Il tuo amichetto ha ben pensato di dirmi di starti lontano, raccontandomi la vostra bellissima scopata e come ben muovi la lingua durante un pompino.» - Era impossibile, Niall mai avrebbe fatto una cosa del genere, decisi di chiamare Louis. I soliti tre squilli ed eccola quella voce che tanto mi mancava.
«Harold, come mai mi hai chiamato? Non andavano bene i messaggi?»
«Devo sapere se è vero.»
«Cosa?»
«Quello che ha detto Niall.»
«Sui tuoi pompini?»
«Sul fatto che devi stare lontano da me.» - risposi quasi urlando.
«Si. Hai solo questo da chiedermi? Vorrei andare a dormire che tra un paio di giorni ho un esame e devo studiare.»
«Ho ancora un’altra cosa da domandarti.»
«So cosa vuoi sapere e non lo so, non so se sono ancora così sicuro di quel sentimento. Sei sparito nel vuoto ed io ho dovuto affrontare tutto questo da solo.»
«Mi dispiace Louis, io non volevo.»
«Non volevi ma l’hai fatto. Buonanotte Harold, sogni d’oro.» - Louis chiuse la chiamata augurandomi la buonanotte, sentire la sua voce dopo così tanto tempo mi fece tornare quel sorriso. Un sorriso vero che solo con Louis riuscivo a tirar fuori. Ma dovevo ancora dirgli una cosa che non riuscivo più a tenermi dentro.
«Ho sbagliato a scomparire, hai ragione, ma devo confessarti una cosa: io sono sicuro di amarti.» - inviai il messaggio, non pensando alle conseguenze e a cosa avrebbe potuto rispondere.
«Te ne sei accorto troppo tardi. C’è una persona nella mia vita e non ha paura di me.» - ed ecco un altro messaggio di Louis che non avrebbe avuto una mia risposta. Era impegnato con un ragazzo, forse uno di quelli che si era portato una sera ed aveva continuato a vederlo, un ragazzo che non ero io.
 
 
11 GIUGNO – 08.03
 
«Harry hai una faccia! Ma hai dormito?» - chiese Betty non appena mi vide entrare in classe.
«Secondo te, se avevo dormito, avevo questa faccia?»
«Simpatico, cos’è successo?»
«Louis mi ha detto che sta frequentando un ragazzo.»
«Harry per quanto tempo andrà avanti questa storia?»
«Voglio vederlo.»
«Passerà Harry, non dannarti l’anima! Tra qualche settimana saremo in America, lasceremo tutti qui. Sai ieri ho sentito Zayn, mi ha detto che siete rimasti amici, magari potresti portare lui alla festa del diploma.» - Il modo veloce di parlare e il suo fastidioso accento era l’unica cosa che non mi era mancata di Beth.
«Io lo amo Beth è questo che nessuno di voi capisce! Se me ne sono andato da lui era perché non volevo più rovinargli la vita. Qualche settimana fa, sono entrato in quella chat dove ci siamo conosciuti, avevo un altro nick, lui non sapeva di me. L’ho contattato e lui ha iniziato a parlarmi di amore a dire che stava soffrendo per un ragazzo che non lo meritava e che da quando l’aveva conosciuto, non era più felice. Quel ragazzo che gli ha rovinato la vita sono io.»
 
 
13 GIUGNO – 11.52
 
«In bocca a lupo per l’esame Boobear.»
 
 
13 GIUGNO – 15.00
 
«LouLou com’è andato l’esame?» - inviai l’ennesimo messaggio a Louis.
«Credo sia andato bene, era un esame scritto, saprò i risultati fra qualche giorno.»
«Credo in te.» - era vero, non credevo in nessuno se non in lui.
«Ora torna a studiare! Hai un diploma da prendere!»
«Dopo ci vediamo su Skype?»
«Va bene, ma ora torna a studiare!»
«A dopo LouLou!»
 
 
15 GIUGNO – 20.14
 
Mi era sempre piaciuta la matematica, come più o meno tutte le materie che in quelli anni avevo studiato, ma ora, era diventato tutto insopportabile e incomprensibile. Nel giro di pochi giorni avevo ancora sei test da affrontare, la mia media era ancora alta, ma la mia soglia di sopportazione a tutto era divenuta del tutto inesistente. Per fortuna c’era Louis e i suoi sporadici messaggi, le sue chiamate fredde e le videochiamate in cui aveva un sorriso che sapeva di rassegnazione. A pensarci tutto questo faceva schifo, un Louis non sorridente non vale la pena di esser visto, anzi Louis non dovrebbe mai essere triste, è uno spreco per il mondo.
«Boobear che succede?»
«Stiamo sbagliando.» - rispose, abbassando lo sguardo.
«Cosa stiamo sbagliando? A me sembra che l’esercizio sia riuscito.»
«A fare questa videochiamata, a sentirci ancora. Io mi sto frequentando con un ragazzo e non vorrei…»
«Non vorresti…» - la mia voce iniziò a tremare.
«Harold» - iniziò a mordersi le labbra e a balbettare qualcosa - «Ci ho messo settimane a reprimere la voglia di scriverti il buongiorno la mattina, di chiederti come stavi e pensare a cosa stavi facendo in California, se magari eri uscito con qualcuno, qualche bel ragazzo abbronzato e con gli occhi scuri. Ci ho messo settimane ad abituarmi a quel “Io sarò il tuo lieto fine, che tanto nemmeno l’oceano ci divide, a noi.” A pensare se davvero eravamo mai stati un noi e se lo eravamo ancora. Ho smesso di pensarti, di immaginarti al mio fianco e di cancellare le immagini di te e Niall insieme, ad essere invidioso di quell’irlandesino e anche di Liam, lui ha sentito il tuo odore, mentre io mi sono accontentato di una felpa che metto per dormire, mi arriva a metà coscia. Ho represso tutti i miei sentimenti nei tuoi confronti, ho lottato contro me stesso e contro il mio miglior amico che mi ripeteva “Aspettalo.” Mi ero accontentato di amarti da lontano, senza nessun tipo di pretesa, senza dirti che tutto questo fa male. Poi è arrivato David e pensavo di aver trovato qualcuno con cui sostituirti, ma poi sei tornato e hai avuto il coraggio e la faccia tosta di dirmi che mi ami ed io sono crollato un’altra volta. Ci sto provando, sto lottando con tutto me stesso, ma sei qui davanti a me ed io crollo davanti al verde dei tuoi occhi e mi dimentico di tutto e di David e penso solo ai mille posti in cui vorrei baciarti.»
«E secondo te stiamo sbagliando? Louis io e te, noi, siamo la cosa più giusta del mondo e non puoi negarlo. Dammi solo un’opportunità.» - risposi con voce tremante - «Vieni al mio diploma, iniziamo a vivere perché ci amiamo ed entrambi siamo stanchi, ha ragione Liam, basta correre. Ti aspetto qui.»
 
 
 
BETH
 
21 GIUGNO – 17.46
 
«Salve Signor Styles, come mai qui?» - era strano vedere il padre di Harry nel pub di mia zia, non era certo un tipo da bar, se non quelli raffinati di Londra.
«Ciao Elizabeth, posso parlarti in privato?»
«Mi dica.»
«Hai parlato con Harry?» - il padre di Harry era l’esatto contrario del figlio, diretto e sicuro di sé.
«Sì è quasi convinto a partire, mi dia qualche altra settimana e partiremo tutti insieme. Ma è sicuro che è la scelta giusta per Harry?»
«Ne sono più che sicuro, nessuno conosce mio figlio meglio di me. Ho fatto una leggera pressione in un college lì in California, al 90% sarà un loro studente. Grazie Elizabeth, ci vediamo presto.» - era qualcosa di insopportabile, sia la pronuncia del mio nome per intero sia il tradimento che stavo facendo ad Harry, ma più di tutto come si stava comportando il signor Styles nei confronti del figlio.
 
 
22 GIUGNO – 10.20
 
«Sei pronto per questo ultimo test? Sai cosa vuol dire? Domani io e te ci diplomiamo e manderemo a fanculo tutti qui dentro. Ed il primo sarà Turner, poi Niall, poi la professoressa grassa di letteratura e anche quello di ginnastica che è un porco. Harry, mi stai ascoltando?» - lo sguardo del riccio era fisso sul telefono, inutile chiedere chi fosse, si notava dal mezzo sorriso delineato sul volto di Harry che dall’altra parte c’era Louis - «Cosa ti ha scritto?»
«Tienimi un posto per la cerimonia di domani» - rispose Harry, si vedeva che era felice.
«Quindi domani vi vedete?»
«Sembra di sì. Spero davvero che venga, non voglio ricordarmi il giorno del mio diploma come il giorno in cui un londinese mi ha spezzato il cuore.»
«Anche se te lo meriteresti.» - Harry mi guardò con aria perplessa.
«Non mi riferisco a Niall» - dopo l’accaduto con Niall, dovevo sempre ben calcolare le parole - «Intendevo, tu l’hai lasciato più volte e quel ragazzo non se me lo meritava.»
«Ma stai anche dalla sua parte?! Ti ho detto perché l’ho fatto.»
«Harry io sto dalla mia parte, non voglio che tu stia male, illuderti che lui venga qui domani e invece non si presenterà, ci tengo a te e non voglio che tu stia male. Tutto qui. Poi se viene, sarò felice per entrambi.»
«Lui verrà, ne sono sicuro.»
«E tu sei sicuro di farcela? Di non farti prendere un’altra volta dall’ansia e dalle tue paranoie? Sei sicuro che questa volta non scapperai?»
«Non lo so.» - Dopo quel suo “Non lo so” l’avrei volentieri ucciso, facendo anche un immenso favore a Louis, ma purtroppo fui interrotta dalla professoressa e dal test, l’ultimo compito che mi divideva dal diploma.
 
 
22 GIUGNO – 16.41
 
«Ci credi Harry che è finita?»
«Per te è ancora troppo presto per parlare.» - in effetti per me era ancora presto, non avevo passato un test e in un altro il mio punteggio era stato molto basso, la mia salvezza era nel test fatto quella mattina o in qualche santo protettore. Il giorno dei test diventiamo tutti molto religiosi, mentre per il resto dell’anno al massimo li bestemmiamo. Non sono mai stata molto credente, se vivi a Las Vegas poi, Dio lo vedi solo ritratto in qualche pubblicità per matrimoni organizzati all’ultimo minuto.
«Spero davvero che vada tutto bene.»
«Ehi Beth, stai tranquilla, andrà tutto bene. Domani saremo tutti felici, io con Louis e tu con Anthony.» - “Io con Anthony.”, già peccato che il ragazzo non si faceva vedere in giro con me. Io non ero popolare, non ero bella come tutte le sue ex e non facevo parte del circolo dei suoi amici.
«Lui non viene alla festa, almeno non con me.»
«Betty cosa stai dicendo?»
«Ieri ci siamo visti a casa mia, dopo aver scopato mi ha detto che lui domani va con i suoi amici ed io con i miei. Poi la sera tardi se voglio posso passare a casa sua, ma questo ultimo punto me lo farà sapere. Non sono nulla per lui, se non una bambolina con cui giocare.» - Harry mi abbracciò, infilai la mia testa nell’incavo del suo collo e mi strinse ancora più forte.
«Ci parlo io con Anthony.» - mi diede un bacio sulla fronte, il nostro bacio ed uscì dal locale di zia.
 
 
22 GIUGNO – 23.31
 
In serate come queste vorrei aver qualcosa di meglio da fare che pulire il bagno del locale di mia zia. Dovrei festeggiare, dovrei essere felice, ma non ci riesco. Negli ultimi mesi ho avuto pochi momenti felici, i momenti non-belli avevano superato di gran lunga quelli belli, ma sono sempre stata una persona troppo positiva per farmi bloccare dalle persone, dai momenti no, da tutto quello che mi circonda. Ma questi ultimi mesi hanno messo in difficoltà anche la mia innata positività. Ho fatto fatica a diventare quella che sono ora, negli ultimi tre anni sono cresciuta, maturata, sono diventata una nuova Elizabeth che mi piace. Ma poi è arrivata la notizia della morte di Sarah, è arrivata la notizia del divorzio dei miei, i no delle varie università a cui ho fatto richiesta, Niall che mi lascia e la sua scopata con Harry. È la cosa che più mi ha ferito, mi ha abbattuto, erano le uniche persone di cui io mi fidavo ciecamente ed invece ho sbagliato. Sto sbagliando anche ad approfittarmi dell’ingenuità di Harry e dei soldi del padre. Prima lo facevo solo per quelli, ora invece è perché davvero voglio andare in America con Harry, lui è la mia ragione di vita, anche con gli errori che ha fatto. Anthony non si è fatto sentire, per lui sono solo sesso. Una donna usa e getta. Ma tutti i pensieri su di lui furono interrotti proprio da una sua telefonata.
«Anthony, che succede?»
«Perché Styles era a casa mia?»
«Harry? Ma cosa diamine stai dicendo!»
«Ha voluto parlarmi di noi due e che tu sei triste perché io non ti calcolo abbastanza. È così?»
«Forse» - risposi.
«Sì o no?»
«Sì, ci sono rimasta male. Non posso neanche salutarti per i corridoi, baciarti per strada perché non devono vederci, perché io non sono nessuno.» - dissi con le lacrime che ormai mi rigavano il viso senza sosta.
«Domani vieni alla festa con me?»
«Lo stai dicendo solo per accontentarmi?»
«No, preferisco farmi vedere ad una festa con la mia ragazza e non con un frocio a casa.»
«Anthony…»
«Dimmi tesoro.»
«Non parlare così di Harry, l’ha fatto per me.»
«Lo so, io torno a giocare all’x-box, ci vediamo domani. Buonanotte baby.»
 
 
22 GIUGNO – 02.00
 
«Grazie Harry per quello che hai fatto con Anthony.» - inviai un messaggio al riccio, ero davvero fiera di quel ragazzo. Lo avevo conosciuto appena quindicenne, i capelli ancora più ricci e quell’aria da bambino cresciuto. Ora invece è un uomo. Come risposta ricevetti una chiamata in entrata.
«Grazie a te per tutto e spera solo che il bellissimo livido che ho sul collo passi prima di domani.»
«Harry! Ti ha fatto tanto male?»
«Stai tranquilla, passerà velocemente, come tutti. Però l’ho affrontato, sono riuscito a tener testa ad Anthony Petrucci, lui che ha reso la mia vita liceale un inferno.» - disse con voce orgogliosa.
«Sei pronto per domani?»
«Per Louis o per i quadri a scuola?»
«Mentirei a dirti i quadri.»
«Mi ha inviato un messaggio prima di andare a dormire e diceva questo “So che dobbiamo vederci tra poco, ma te lo scrivo, sapendo che domani non avrò mai il coraggio di dirtelo. Così non avrai neanche il tempo di controbattere, di dire che non ho ragione, avrai solo il tempo di baciarmi e di dire che con me sei a casa, perché io sono il tuo posto. Io non ce la faccio, sto cadendo a pezzi, crollo più velocemente della borsa, dei sogni spezzati l’11 settembre, un peso impossibile sulle mie spalle, in bilico. E se crolliamo anche noi? Io non posso farmi un po’ più in là. La verità è che ho paura. Ho paura di non farcela da solo, tutta questa calma apparente, questa quiete tra di noi, fattelo dire, non sai quanto amavo la tempesta che eravamo. I nostri giorni no, quelli di pioggia, di vento e quelli sì, dove anche il sole ci sostiene. Sono nel letto e penso a tutti i mille modi per festeggiare la fine del liceo, senza scappare, come ho fatto io. E sai una cosa amore? Tra tutti i motivi che ho trovato, nessuno regge il confronto con il mio preferito: ci sei tu, ci siamo noi e questo basta. Il perdersi nel profumo di limone della tua pelle, giocherellare con il riccio che ti cade sulla fronte, fare l’amore sopra il tetto di casa tua. Sorriderci e viverci a vicenda. Sono autorizzato a prenderti in giro per le adorabili fossette che ti si creano quando sorridi e tu puoi ridere perché sei almeno dieci centimetri più alto di me. Ma l’idea che mi piace di più è quella di viverci. Io sono a conoscenza del mio caratteraccio, di essere una cosiddetta testa di cazzo, un casino, permaloso, geloso, fragile, menefreghista, puoi buttarci dentro tutti i difetti che vuoi, ma sono la stessa persona che senza di te, si sente vuota e sola.” Non è la cosa più dolce che qualcuno possa dirmi? Beth?»
«Scusami, ero impegnata a sentirti sorridere ad ogni parola che lui ti ha scritto. Ora vado a dormire, ci vediamo domani a mezzogiorno. Ah, ricordati che devi passare da Zayn a prendermi quel pacco che ti ho chiesto. Buonanotte Haz!»
«Va bene tesoro, passerò a scuola e poi da Zayn, avvertilo. Notte piccola.»
 
 
23 GIUGNO – 10.20
 
«Ciao mamma sono Beth, scusami per il fuso orario, ma volevo solo avvertirti che tua figlia dopo anni è riuscita a prendere il diploma con un punteggio di 71/100, non ci credo nemmeno io! Ti voglio bene mamma, mi mancate!»
Mia madre era la prima persona che volevo avvertire, che doveva esser avvertita. Ero ancora incredula per l’incredibile risultato, forse pregare tutti quei santi era servito a qualcosa. No, era merito mio.
«Zia Agnes! È confermato per stasera, alle sei a prendere il diploma ci sarò anch’io!»
«Sono contenta per te ragazzina, te lo sei meritato.» -Zia Agnes è sempre stata una donna fredda, è per questo che in pochi la sopportano, ma sotto sotto so che è fiera di me e che almeno un po’ mi vuole bene. È che da quando è morto lo zio Phil, lei non si è legata più a niente e nessuno. Com’è perdere per sempre l’amore della propria vita? - «Beth adesso vai al bancone c’è un ragazzo da servire, io vado a chiamare un fornitore e prendere un appuntamento dal parrucchiere, non vorrei sfigurare al diploma di mia nipote!»
Infilai il grembiule ed andai in sala. Il pub era vuoto, troppo presto per bere o mangiare qualcosa, c’era solo un ragazzo, l’aria distrutta di chi ha visto il mondo crollargli addosso qualche attimo prima. Occhi tristi, occhi che avevo visto già da qualche parte.
«Hai degli occhi familiari.»
«Parli con me?» - Rispose alzando lo sguardo dal suo thè al limone. “Louis!”, il ragazzo di fronte a me era lo stesso ragazzo di cui io avevo sentito anche troppo parlare, il ragazzo di cui era innamorato il mio miglior amico. Ma perché non è con Harry? Perché ha quella faccia?
«Scusami, ho il vizio di parlare troppo e a vanvera, ma giuro, i tuoi occhi li ho già visti.»
«Non credo, non sono di qui. Ero venuto per un mio amico, ma adesso non importa più. Lavori qui?» - rimuginò sulla parola ‘amico’ ma continuò a parlare. “Cosa cazzo è successo?” – continuavo a pensare.
«E’ il locale di mia zia! E’ così stronza che non mi ha voluto dare nemmeno le ferie per la festa del mio diploma.»
«Fresca di diploma quindi, congratulazione! Già deciso cosa fare in futuro?»
«Se mia zia mi lascia andare voglio lavorare con i bambini, vorrei fare la pedagoga oppure la maestra, è una cosa che devo ancora decidere. Tu invece studi?» - chiesi curiosa.
«Legge. Ho accontentato le aspettative dei miei genitori. Posso chiedere una cosa?»
«Dimmi tutto! Mi piace sempre aiutare qualche bel ragazzo sconosciuto incontrato qui, anche se di solito sono tutti ubriachi fradici!»
«Conosci un certo Harry Styles?» - “Ci sei arrivato subito eh!”, legai le treccine in una coda confusa e mi avvicinai a lui; ora capisco perché Harry era così ossessionato da questo ragazzo.
«Chi non lo conosce? Qui non siamo certo a Londra, Louis»
«Come fai a sapere il mio nome?» - quasi urlò.
«Sento parlare di te da mesi, ho visto le tue foto dal telefono di Harry e quando mi hai chiesto di lui, ho avuto solo la mia conferma. Lui è il mio migliore amico. Che stronzo, non ha mai parlato di me quel coglione, dopo mi sentirà!»
«Ero venuto qui per lui, ma l’ho visto con Zayn e ho pensato che non fosse il momento adatto. Volevo solo dargli questo» - mi allungò un piccolo pacchetto che custodiva nella tasca del suo giacchetto - «Puoi darglielo al mio posto? Tra una ventina di minuti ho il treno per Londra e qui non voglio rimanere ancora per molto» - ma non ebbi il tempo di controbattere, provare a fermarlo che Louis era già sparito. L’unica cosa che potevo fare era chiamare Harry e chiedere cosa fosse successo.
«Betty! Sto venendo al pub, potevi dirmelo che era un vestito quello che dovevo passare a prendere.»
«Zitto, non mi interessa! Mi spieghi cos’è successo con Louis?»
«Nulla, perché?»
«Come nulla? E perché aveva un’aria sconvolta?»
«Betty che cazzo stai dicendo?»
«Louis è andato via dal pub due minuti fa, ha detto che ti ha visto con Zayn e che adesso torna a Londra!»
«Ma doveva arrivare alle quattro! Sei sicura che era lui?»
«Sì Harry credo che stia andando in stazione, muoviti.»
 
 
 
HARRY
 
 
23 GIUGNO – 10.40
 
«Zayn devo andare in stazione, mi daresti un passaggio?»
«Sì, fammi mettere una maglia.»
«Grazie.» - in meno di cinque minuti la macchina di Zayn era in viaggio verso la stazione, non mi era mai sembrata così lontana.
«Harry mi spieghi perché devi andare in stazione? E perché sei così agitato?»
«In stazione c’è Louis, ha voluto farmi una sorpresa, ho visto solo adesso il telefono con la sua chiamata ed il messaggio che mi ha inviato. Non so per quale motivo Beth l’ha visto e le ha detto che sta tornando a Londra perché ci ha visto insieme e io non ci sto capendo più nulla.»
«Forte ti sto accompagnando da quello per cui tu mi hai lasciato.» - commentò sarcasticamente Zayn.
«Scusami, so che non è una bella situazione per te.»
«Se questo serve a renderti felice lo faccio con piacere, basta che poi non venite a limonare sotto la finestra di casa mia. In quel caso sarei felice di dargli un pugno sulla faccia.»
«Siamo arrivati, grazie Zay, ma da qui vado da solo.»
«Giusto, ci ha già visto una volta insieme.» - disse con tono di rammarico prima di partire.
Presi il telefono e composi il numero di Louis, ma l’unica risposta che ricevetti era dalla sua segreteria telefonica, lasciai un paio di messaggio.
 
«Mi scusi, il treno per Londra è già partito?» - chiesi ad uno dei controllori.
«Sì è partita quasi dieci minuti fa.»
«Qual è il prossimo?»
«Il prossimo è in serata, ci sono stati dei problemi e per questa settimana hanno deciso di sopprimere alcuni treni.» - “Ecco perché era qui già alle dieci!”
«Grazie mille.» - ed ora cosa faccio?
 
«Ciao Liam, dove sei?»
«A casa, perché?»
«Hai sentito Louis?»
«Sì Harry, l’ho sentito.»
«Ti prego almeno tu dimmi cos’è successo. Non mi risponde ai messaggi, alle chiamate, io non sapevo che fosse qui!» - cercai di spiegare tutto a Liam, ma fui interrotto.
«Non c’erano treni per questo pomeriggio, ha deciso di farti questa sorpresa. Ti ha visto uscire fuori dalla scuola ed andare a casa di Zayn, ho provato a farlo ragionare, a dirgli che magari eri andato da Zayn per altri motivi, ma è stato inutile, sta tornando a Londra.»
«Devo venire a Londra.»
«Hai visto con i mezzi? Non ce ne sono e tu questo pomeriggio hai la cerimonia di diploma, non puoi mancare» -Liam cercò di farmi ragionare, ma ormai il mio unico pensiero era trovare un modo per arrivare a Londra.
«Voi non c’eravate alla vostra cerimonia e non è successo nulla. Mezzi non ce ne sono, prenderò la macchina, anche se odio guidare, però Liam, ti prego, tieni Louis occupato finchè non arrivo. Ci vediamo a casa vostra tra un paio d’ore o qualcosa di più»
«Harry a malapena sai guidare per Holmes Chapel e vorresti farti due ore di macchina per venire qui?»
«Ti tengo aggiornato. A dopo Liam.»
 
Tornai correndo a casa, non avevo mai corso così tanto e così veloce. Nonna era in salone, leggeva un libro e appena mi vide, mi salutò con un sorriso. Non era per educazione o perché era sua abitudine sorridere a tutti ma perché a lei piace sorridere e quando mi vedeva era felice.
«Nonna io vado da Beth, ci vediamo direttamente alla cerimonia, alle sei, mi raccomando!»
«Harry ma sei tutto sudato! Almeno vai a cambiarti prima di andare da Betty.»
Seguii il consiglio di mia nonna e mi infilai nella doccia – “Non posso perdere troppo tempo” – ripetevo in continuazione. Scelsi una maglietta bianca, dei jeans neri, una giacca dello stesso colore e colonia in abbondanza così da essere già pronto per la cerimonia.
«Nonna prendo la macchina!»
«Per l’amor di Dio, stai attento!» - inviai un messaggio a Beth per avvisarla dell’accaduto e a Liam per tenerlo aggiornato di ogni mio spostamento. Mi rispose di stare attento e di chiamarlo non appena imboccata l’autostrada per Londra e così feci circa mezz’ora dopo.
«Liam, per il momento tutto bene. Voi dove siete?»
«Io e Milly siamo a casa» - sentii Milly urlare qualcosa dall’altra parte del telefono - «Louis arriva tra quaranta minuti in stazione. Pensavamo di andarci a prendere un caffe noi tre insieme e aspettarti davanti la caffetteria. Forse è anche meglio di vedervi qui a casa. Che ne pensi Harry?»
«Va bene, hai ragione. Meglio così. Ci sentiamo non appena arrivo e prendo la metro. A dopo Liam e grazie.»
«Grazie a te Harry, mi ero stancato di vedere Louis come un morto vivente.»
 
 
 
LOUIS
 
 
23 GIUGNO – 13.10
 
«Ehi Louis siamo qui!» - Milly urlava e agitava in alto la mano per farsi vedere.
«Non ti aspettavamo così presto.» - disse Liam con tono sarcastico e aggiunse - «Ho già ordinato del thè per te, ora spiegami cos’è successo.»
«Volevo fargli una sorpresa, mandargli un messaggio per dire che ero sotto la sua scuola, ci ho messo quasi mezz’ora per trovarla, poi è uscito correndo e io non ho più avuto il coraggio di fare nulla, l’ho seguito, si è messo a scherzare con una bambina era così amorevole, con quei suoi ricci e il modo in cui ride. Ho pensato che quello era il momento perfetto, si era fermato davanti un palazzo e da una delle tante finestre è uscito Zayn. Si sono sorrisi ed Harry è salito a casa sua. È successo tutto così velocemente, ho incontrato la sua migliore amica e dieci minuti dopo ero su un treno. Ed ora sono qui a mettere la parola fine a tutta questa storia. Era la nostra ultima opportunità.»
«Riprendi fiato Louis. Forse non è ancora troppo tardi.» - rispose Milly ma fu interrotta da Liam.
«No ha ragione Louis, basta! Ora basta, comunque Milly sta aspettando un suo amico»
«A proposito, dov’è?» - Milly sussurrò a Liam, mentre quest’ultimo controllava nervosamente il telefono.
«Ma che avete fatto voi due oggi? Sembrate così strani.»
«È che a Liam questo mio amico non piace, sai com’è geloso questo testone qui.»
«Mentre voi aspettate, io vado a farmi un giro nel negozio di dischi qui vicino.»
«Ma dai resta qui, quando arriva non voglio fare il terzo incomodo.»
«Ma sarò qui di fianco, appena arriva mandami un messaggio e torno. Ti serve qualche nuovo cd? Ho visto che è uscito il nuovo dei ‘Train’, non volevi prenderlo?»
«Tranquillo LouLou, Frank di cd che piacciono a me non ne ha.» - prima di uscire dalla caffetteria buttai un’occhiata a quei due, Liam era al telefono, dal movimento veloce delle sue labbra era qualcosa di importante, Liam parla sempre velocemente nelle occasioni importanti oppure quando è in ansia per qualcosa, la maggior parte delle volte le due cose coincidono. Ma questa volta che stava succedendo? Non avevo voglia di pensare, dopo tutto quello che era successo quella mattina, l’unica cosa che davvero volevo era non pensare e abbandonarmi a della buona musica.
Secondo me le persone buone hanno lo stesso odore dei vinili, lo stesso odore di quel vecchio negozio. Ci ho passato così tanti pomeriggi qui dentro, Liam facevo il filo ad una delle commesse della caffetterie ed io mi infilavo qui dentro, ho scoperto canzoni, artisti, perfino generi musicali. Metà della mia cultura musicale me l’ha donata mio nonno, l’altra metà questo posto. È poco più grande della mia camera da letto, ma dentro c’è un intero mondo.
«Ciao Frank, come va oggi?» - Frank era il proprietario di quella magia, tutto barba, capelli e pancia, ma conosceva tutto sulla musica, una Wikipedia musicale dentro ad un uomo di un metro e sessanta.
«Da quanto tempo, cosa cerchi?» - esitai nel rispondere - «Ti vedo assente oggi, io ti consiglierei questo.»
Mi mise in mano un vinile dei ‘3 Doors Down’, precisamente ‘Away from the sun’. Avevo già sentito questo cd, ma il bello di Frank è che aveva tutto in formato vinile. Per lui la musica era raccolta in quei pezzi di plastica neri, musica non prodotta sul vinile, per lui non valeva essere ascoltata.
«Io ti consiglierei ‘Dangerous Game’» - Frank indicò sul cartone una delle ultime tracce.
«No, lui è più uno da ‘Here without you’» - una voce conosciuta si intromise tra me e Frank.
«La conos…Harold!» - Ma non mi diede neanche il tempo di pronunciare il suo nome che le sue braccia erano attaccate al mio collo, i nostri corpi uniti e il suo respiro su di me.
«Scusami Louis, io non lo sapevo che eri a Holmes Chapel, sono andato da Zayn per prendere un pacco per Beth, aspettavo così tanto di vederti, di stringerti forte a me che adesso mi sembra solo un sogno. Scusami di tutto Louis, di tutto il dolore che ti ho procurato, io ho sempre voluto la tua felicità. Ti prego perdonami.»
«Sei qui, non hai bisogno di farti perdonare più nulla.» - ricambiai la sua stretta, assurdamente non lo avevo ancora visto negli occhi, si era letteralmente fiondato su di me subito dopo aver pronunciato le sue prime parole. Stretto forte a me avevo un Harry singhiozzante, fragile dopo aver detto quelle che dovevano essere scuse. Ancora più forte era la stretta al mio stomaco, al mio cuore. Si era fermato tutto, era successo tutto così velocemente che dovevo ancora metabolizzare quello che stava succedendo anzi no, dovevo iniziare a concretizzare il fatto che Harry Styles, il ragazzo di cui ero innamorato era finalmente al mio fianco, stretto in un abbraccio. Coincidevamo perfettamente, due pezzi di un puzzle adesso completo, le nostre vite complete. Harry si staccò da me, non lasciandomi però andare la mano, quella era perfettamente intrecciata alla mia. Ci studiavamo, scrutavamo ogni minimo dettaglio, ogni piccolo particolare che ci era sfuggito in quei mesi. Gli occhi di Harry erano di un verde splendente, anche se gonfi per le lacrime che aveva versato durante l’abbraccio. Passai una mano per asciugare quell’ultima lacrima partita dai suoi occhi - «Spero che questa sia di felicità.» - Harry annuì ed io tornai ad accarezzargli la guancia, mentre il più piccolo sorrideva, giocherellando con la mia mano.
Mi mancava il respiro, dopo così tanto tempo lui era lì, reale, a tenermi la mano e tutte le mie paure si fecero sentire.
«Harry, non vai più via vero?» - balbettai alla pronuncia di quella frase.
«No Louis, sono qui!»
«Perché io non sopravvivrei ad un altro tuo abbandono.»
«Louis, sono qui. Non me ne vado questa volta e se faccio qualche cazzata sei legittimato ad uccidermi.» - Harry mi attirò a sé e mi strinse per una seconda volta. Tra le sue braccia tutto andava bene - «Però usciamo di qui perché la gente inizia a vederci male!»
Harry comprò il vinile ed uscimmo dal negozio, avviandoci verso la caffetteria dove Liam, Milly ed il loro amico ci stavano aspettando, con le nostre mani intrecciate l’una all’altra.
«Liam!» - Harry quasi urlò il nome del mio miglior amico.
«Hazza! Da quanto tempo, vedo che ce l’hai fatta a venire» - Liam iniziò a ridere, intanto Milly studiava ogni nostro movimento.
«Voi sapevate che sarebbe venuto?» - chiesi.
«Ciao Harry è bello conoscerti finalmente di persona.» - Harry si avvicinò e diede due baci a Milly
«Vale lo stesso per me, Liam mi parla sempre di te, seguo anche il tuo blog»
«Ops, forse era meglio se non lo dicevi.»
«Perché?»
«Come fa a sapere del mio blog? Anzi! Come fai a sapere tu del mio blog!» - Milly iniziò ad urlare contro Liam.
«Ecco perché» - risposi divertito alla domanda di Harry - «Ma dov’è il vostro amico?»
«Ma ancora non l’hai capito? Gli stai stringendo la mano.» - rispose Liam.
«Sei un fottuto ragazzo morto!»
«L’ho fatto per te e dovresti ringraziarmi per non averti rimandato a casa sua a calci in culo! Già è tanto che siamo qui a parlare e che Harry sia arrivato vivo fin qui, lui e la guida non vanno molto d’accordo. Ma come farai per la cerimonia del diploma? È tra qualche ora!»
«Semplice, non andrò! Non succederà nulla.»
«Tu invece ci vai.» - Mi intromisi nel discorso tra Liam ed Harry
«Ma amore, dovrei partire tra un’ora per essere lì alle cinque ed è una perdita di tempo a cui non voglio assistere, in più non mi va di guidare per due ore, mi è bastato già il viaggio d’andata.» - il mio cervello si era fermato alla parola “Amore”, Harry non mi aveva mai chiamato così, se non in un messaggio, ma sentirlo a voce era stato totalmente diverso. Amore, io ero il suo? Lui era quell’amore che io avevo sempre cercato, per cui avevo lottato e mi ero ferito, ma non avevo mollato, o meglio, nel momento in cui avevo smesso definitivamente di rincorrerlo, lui è arrivato da me e mi ha stretto in un abbraccio. Harry e l’amore avevano decisamente lo stesso volto, Harry era per me l’amore.
«Louis, perché non lo accompagni tu? Alla fine dovevi comunque andare, quindi fai un piacere a tutti.» - propose Liam.
«Mi accompagni?» - Harry puntò i suoi occhi verdi su di me - «Devi portare la mia macchina.»
«Va bene tesoro.» - provai a tentennare ma era una proposta troppo difficile da rifiutare.
«Grazie a te.» - Il riccio mi stampò un bacio sul collo, prima di appoggiarmi la sua testa sulla spalla e iniziare a raccontare a Liam del nuovo tirocinante di Tamara.
 
 
«Prima di partire possiamo passare a casa mia? Vorrei cambiarmi, Liam mi ha buttato del caffè sui pantaloni.»
«Come preferisci tu, io ti seguirò.»
 
 
 
HARRY
 
 
23 GIUGNO – 15.12
 
La casa di Louis e Liam non era cambiata dalla mia prima ed ultima vista, disordinata come sempre. Solo che questa volta non c’era Liam con me, ma Louis che era sparito in camera sua a scegliere cosa mettere per il mio diploma, Louis che dopo qualche minuto si presentò davanti a me in mutande e con due camicie in mano.
«Camicia bianca o blu?»
«Eh?» - avevo già visto Louis in quelle condizioni ma dovetti comunque tenere a freno tutti i miei istinti animaleschi - «Camicia bianca»
«Almeno chiudi la bocca!» - sentii Louis urlare dalla sua stanza
«Tu ti presenti in mutande! Vorresti dare la colpa a me?»
«Certo, potevo sempre spogliarmi davanti a te, lì sarebbe stato bello vedere la tua faccia!»
«Muoviti che faccio tardi al mio diploma!»
«Sto finendo di stampare una cosa e sono da te.»
«Cosa stai stampando?» - entrai in camera ma Louis fu più veloce di me.
«Possiamo andare!» - Louis mi stampò un bacio sulla guancia, prese la giacca blu e si incamminò verso la porta. Dopo la chiacchierata alla caffetteria, avevamo lasciato Milly e Liam perdersi tra le vetrine dei negozi, mentre Louis ed io avevamo optato per qualcosa di più tranquillo. A pochi passi da lì c’era un piccolo parco, uno dei pochi punti verdi di Londra. C’eravamo distesi lì, sull’erba ancora bagnata per la pioggia della mattina ed eravamo rimasti lì, così a fissarci, senza muovere un muscolo. Al massimo avevo fatto scivolare la mia mano sul suo viso e sentivo i suoi muscoli facciali contrarsi in un sorriso e sorridevo anch’io.
 
«Qual è la tua macchina?»
«La macchina nera lì infondo!» - Louis mi guardò un momento con aria perplessa.
«Mi spieghi perché uno che ha appena preso la patente ha già una macchina del genere?»
«Ehi, sono un figlio di papà!» - dissi scherzosamente.
«È così alta che non so se riesco nemmeno a salirci!»
«Lou è un Range Rover, poi è normale, sei basso!» - Louis fece una finta espressione offesa e mise in moto la macchina, inserendo la marcia e partendo. Il suo modo di guidare era totalmente differente dal mio, era sicuro, una mano sul volante e l’altra che si spostava in continuazione tra la marcia e le tracce di un cd che Louis non amava particolarmente. Lo osservavo, le mani piccole ma decise, i capelli sistemati perfettamente, tranne per quel piccolo ciuffo che li spunta da dietro l’orecchio destro. I tatuaggi come segni di una vita, anche su di lui era visibile quella L e quella A di cui Liam mi aveva spiegato la storia quasi due mesi prima.
«Louis…»
«Dimmi Harold.».
«Siamo arrivati?»
«Siamo appena partiti.»
«Con David è finita?»
«Con lui non è mai iniziata.»
«Mi ami?»
«Sì.» - e dopo quel sì io ero pronto a girare il mondo, dopo quel sì ero felice come non lo ero mai stato nella mia vita.
 
 
23 GIUGNO – 17.50
 
«Louis vieni ti presento tutti!» - lo trascinai per la manica della giacca fin davanti alla mia famiglia e a Betty - «Lei è nonna Styles, mentre lui è mio nonno ed ecco a te Betty, ma voi vi siete conosciuti già questa mattina! Io vado un momento a salutare una persona e torno.» - mentre mi dirigevo verso l’entrata della palestra, addobbata e profumata per l’occasione, vidi Louis e Beth scambiarsi un pacchetto. Ma tutto passò in secondo piano, persino Louis, quando vidi Niall.
«Ciao Niall, congratulazioni per il diploma!» - quella fu la frase più intelligente che il mio cervello riuscì a formulare.
«Auguri anche a te e non solo per il diploma.» - indicò Louis.
«Niall, io e te abbiamo sbagliato. Se vuoi potremmo essere amici, ma non puoi impedirmi di stare con lui e nemmeno minacciare Louis.»
«Non voglio nulla da te e da lui. Buona serata e ancora tanti auguri.»
 
La cerimonia passò in fretta, al mio fianco avevo una Betty tremante ed emozionata. Eravamo così cresciuti da quel giorno di Gennaio in cui lei fece irruzione nella mia vita. Ora è una donna che stringe il suo diploma in mano, il primo ostacolo superato ed ero così fiero di lei, era riuscita a buttarsi tutto alle spalle e superare tutto. Le ho sempre invidiato la sua forza nel rialzarsi e continuare a correre. A qualche fila di distanza, a fare il tifo per me c’era mia nonna, mio nonno che aveva passato tutto il tempo a dormire e Louis. Era più emozionato di me. L’assenza di papà si era fatta sentire, mi aveva promesso una cena in qualsiasi ristorante io volessi, ma era stato trattenuto da un impegno a Londra. Ormai ero diventato troppo grande da esser considerato più importante del suo lavoro.
 
«Amore mio sono così orgogliosa di te!» - la nonna mi strinse a sé in una di quelle morse che, nonostante i miei venti centimetri e altrettanti chili di differenza, non me ne riuscii a liberare. Il nonno invece mi strinse la mano, da vero uomo. Ma poi si lasciò scappare anche lui un abbraccio. Come tutti del resto. Mi abbracciò persino la madre di Beth, venuta dal Nevada solo per il diploma, era la prima volta che la conoscevo, ora mi era chiaro da dove la figlia avesse preso il suo caratterino. Tra le varie conoscenze ci fu anche Anthony Petrucci, presentato a tutti come fidanzato di Beth, mi diede anche gli auguri per il diploma, lui non ce l’aveva fatta. Louis invece rimase in disparte, lontano dalle due famiglie. Lontano da me. Avevo provato ad avvicinarlo, ma fu tutto inutile.
«Cos’hai?» - gli chiesi non appena la famiglia di Beth andò via.
«Non mi piacciono le riunioni di famiglia, mi ricordano la mia.» - rispose secco - «Non parlo con nessuno di loro, le mie sorelle mi disconoscono dalla famiglia. Mia madre preferisce parlare con Liam ma non con me, mio padre ha perso due figli in quell’incidente, io per lui non esisto più.»
«Tesoro non è il momento di parlare di cose brutte, stasera dobbiamo festeggiare! E soprattutto devo sfoderare la mia nuova conquista con tutti.» - Louis fece un mezzo sorriso, ma i suoi occhi mentivano, come aveva scritto Milly, i suoi occhi parlano per lui ed ora avevo capito cosa voleva dire quella frase. - «Ma a pensarci bene, abbiamo da fare una cosa migliore, prima di andare alla festa.»
«Che cosa?» - chiese curioso
«È un segreto Boobear.»
«Ti odio.» - gli afferrai la mano e lo trascinai fino al parcheggio.
«Aspettami qui, devo dire una cosa a Beth.» - corsi verso di lei, per avvertirla del mio cambio di programma - «Io e Louis non veniamo alla festa! Stiamo un po’ da soli a casa, da soli, hai capito?»
«Perché hai così tante volte detto da soli?»
«Per farti capire che non ti voglio tra i piedi! Ti voglio bene piccola!» - le stampai un bacio sulla fronte, il nostro solito sigillo d’amicizia e corsi da Louis, abbracciandolo. Era così stupido, ma dovevo stringerlo a me, per ricordarmi che non era una mia fantasia, che lui era lì davvero e che io ero davvero così schifosamente felice. Lo strinsi a me ed iniziai a sussurrare - «Ho bisogno di te, di tutto quello che ti appartiene, di quello che tu hai, di quello che tu sei, che mi fa star bene.»
Louis non rispose, mi strinse solo più forte a sé e solo dopo qualche istante disse - «Mi hai fatto conoscere l’inferno, ma ora sono a casa.»
Iniziai a ridere, senza un apparente motivo, sarà che io sono totalmente incapace di contenermi quando c’è da rovinare un momento - «Ti scoccia se non andiamo alla festa?»
«In realtà non ci volevo andare, lo facevo solo per te.»
«Dove andiamo?»
«Nel nostro posto.»
 
 
23 GIUGNO – 20.12
 
«Lo so che magari non è un ristorante raffinato o non so cosa, ma in questo posto ti ho inviato la mia prima foto, mi hai detto il tuo cognome così da poter iniziare a stalkerare il tuo profilo e qui mi hai detto che vorresti essere il mio posto ed ora questo posto ci vede diventare noi.» - tolsi la bandana che oscurava la vista di Louis e gli feci vedere quel poco che ero riuscito a combinare sul tetto di casa. Su una piccola tovaglia poggiavano diverse pietanze giapponesi, una bottiglia di vino bianca e una rosa dello stesso colore.
«La rosa l’ho rubata dal mazzo di fiori che Anthony ha regalato a Beth, spero che il sushi ti piaccia.»
«Mi piace tutto. Dal cibo alla compagnia, ma ora iniziamo a mangiare che sto morendo di fame.»
«Sai usare le bacchette?»
«Non avrò avuto tanti ragazzi come te, ma almeno le bacchette cinesi so usarle!»
«Risparmia queste frecciatine!»
«Apri la bocca!» - seguii il suo ordine, Louis avvicinò un Horumaki, imboccandomi. Asciugai la goccia di salsa di soia che cadeva dal mio labbro con il dito e sentii Louis borbottare qualcosa sul mio essere impacciatamente sexy con quel movimento.
 
«Sono pieno!» - esclamò Louis alla fine della cena - «Hai preso cibo per un esercito»
«Non sapevo cosa ti piacesse e cosa no!»
«Mi basti tu.»
«Cosa?»
«L’unica cosa che davvero mi piace, sei tu.»
«Cos’è tutto questo romanticismo? Non sei mai stato così» - Louis divenne rosso.
«Non lo so cosa mi sta prendendo questa sera, sarò che sono qui con te, sarà l’atmosfera oppure il fatto di sentirmi davvero bene non solo con te ma anche con me stesso. Scusami se ti sto sembrando troppo sdolcinato, fermami quando vuoi.»
«Non ti fermerò mai. Sai ricordo le nostre prime conversazioni, parlavi sempre con il “contagocce” come dice mia nonna, eri così freddo e lontano. Non ti sbilanciavi mai su nulla e mai troppo, quanto tempo ci ho messo a scoprire il tuo nome? Qualche settimana, giusto? Ed ora mi sembra così strano pensare a ‘Inutilmente’ e poi vederti qui accanto a me.» - Louis mi interruppe, si alzò e si allungò accanto a me, poggiando la sua testa sul mio torace.
«Hai ancora bisogno d’amore?» - mi chiese.
«No. L’ho trovato.»
«E sei felice con lui?»
«Sì e tu con lui sei felice?» - ecco, quella era la risposta che più contava per me. La felicità di Louis per me valeva più di qualsiasi frase fatta, qualsiasi pensiero. Sentirmi dire da Louis “Si con te sono felice” per me, era anche più importante di un “Ti amo.”
 «Ho avuto sempre un concetto tutto mio di felicità, Alex me lo rinfacciava sempre. “Essere felice per cose stupide, è da stupidi”, ma io lo ero, mi bastava un giorno di sole ed io ero felice, una bella canzone passata alla radio ed io ero felice. Ed Alex continuava a rinfacciamelo. Ora mi basti tu ed io sono felice.» - Il tono di Louis cambiò radicalmente alla pronuncia di quel nome.
«Non mi hai mai raccontato cos’è successo a tuo fratello.» - dissi, mentre continuavo ad accarezzargli i capelli e giocherellare ancora una volta con la sua mano, era così piccola rispetto alla mia, eppure insieme combaciavano alla perfezione. Louis prese coraggio e iniziò a parlare.
«Mia madre rimase incinta di me ed Alex non appena ventenne, non era tutto questo stinco di santa che adesso vuol far credere di essere. Il nostro vero padre non l’abbiamo mai conosciuto o meglio, l’abbiamo visto una volta a quattordici anni, ma né io né Alex, abbiamo voluto rivederlo. Mamma conobbe subito un ragazzo, è quello che chiamavamo ‘Papà’, l’uomo che ci ha insegnato ad andare in bicicletta e trasmesso l’amore per il calcio. Ma non ci è stato spesso, quando ha iniziato a lavorare, si è quasi scordato di avere due figli e un’altra in arrivo. Ci lasciava dalla nonna e per lui andava tutto bene, grazie al cielo abbiamo conosciuto Liam e la sua famiglia, ci hanno trattato sempre come due figli. Mamma tra una gravidanza e l’altra è riuscita a laurearsi in psicologia, ma non ha mai capito nessuno dei suoi figli maggiori, ci ha provato ma con scarsi risultati. Siamo cresciuti con i nonni o con la famiglia di Liam, io cercavo di tenermi fuori dai problemi, mentre Alex c’è entrato fin sopra la testa. Così da un giorno all’altro ha smesso di parlare con me e con Liam, iniziando a frequentare la peggior gente di Doncaster. Quelli che ti auguri di non beccare mai in metropolitana o sul marciapiede. Ha abbandonato l’università di ingegneria e si è dedicato a tempo pieno alla droga e all’alcol. Era diventato irriconoscibile, il bel ragazzo di un metro e ottanta, con il sorriso smagliante e gli occhi azzurri aveva lasciato il posto ad uno scheletro di brutto aspetto. Papà ha cercato tutti i modi per tirarlo fuori da quello schifo, rinchiudendolo in cliniche o associazioni, ma lui firmava e andava via. Io e Liam abbiamo passato intere notti a cercarlo buttato chissà dove. Si era deciso a pulirsi, aveva capito che quella non era roba per un ventenne che aveva ancora la voglia di vivere. Ma la droga ha lasciato il posto alla depressione che ha solo peggiorato il tutto. La voglia di vivere che aveva, di scoprire il mondo è andata a farsi fottere. L’estate scorsa mi ha visto piangere per la prima volta, sono sempre uno che si è tenuto le cose dentro, ma sono scoppiato. Volevo fare coming-out, dire alla mia famiglia cos’ero in realtà. Ho iniziato con Alex, ma appena finito di parlare le sue prime parole sono state “Mi fai schifo. Mio fratello non può essere frocio.”, ed io me la sono presa con lui, rinfacciandogli tutte le cose che nonno oppure mamma e papà facevano per lui e non per me, di quanto lui fosse il figlio adorato, mentre io ero solo la pecora nera. Gli ho detto che mi aveva rovinato la vita e che se sarebbe morto di droga o di tutte le pasticche che prendeva per la depressione unite all’alcool, io sarei stato felice. La mattina seguente avevamo la polizia dentro casa, cercava di far capire a mio padre le dinamiche dell’incidente-suicidio. Si era sdraiato su una strada trafficata in piena notte e l’hanno investito. Io non ho mai pensato le cose che gli avevo detto quella sera. Alex era sempre stato il mio eroe, il mio punto fermo ed ora invece è solo cibo per la terra. Dovrei esserci io lì sotto, lui non meritava niente di tutto questo, nemmeno le mie parole ed ora vorrei solo dirgli che mi manca da morire e che sono fiero di aver avuto un fratello accanto come lui.» - Il viso di Louis ormai era in preda alle lacrime, ad ogni parola si stringeva più forte a me - «Sono sicuro che quelle parole lui non le pensava, non gli facevo schifo. E lui dovrebbe sapere che io non pensavo le mie, è il mio più grande rimorso, è per questo che mi incolpo di tutto, che non ho il coraggio di vedere i miei genitori in faccia. Tu gli saresti stato simpatico, da piccolo aveva i tuoi stessi capelli. Me lo ricordi così tanto, avete un carattere simile, forse questo mi sprona a lottare per te. Ho già perso Alex, non posso permettermi di perdere anche te.»
«Louis io sono qui, non me ne vado. Guardami, sono stretto a te!» - Louis alzò lo sguardo verso di me, iniziai a fissarlo negli occhi, quell’azzurro così bello, così pieno, ancora più splendenti perché c’era un pizzico di verde, un pizzico di me riflesso nei suoi occhi. Gli asciugai le ultime lacrime, come lui aveva fatto con me quella mattina. Sfiorai con le dita le sue labbra fino a poggiare la mia mano sul suo collo, portando la testa ancora più su e avvicinandomi così tanto da unirci in un bacio. Dopo mesi ero venuto a conoscenza del sapore delle labbra di Louis, sapeva di zucchero e avocado. Il più bel bacio che avevo da sempre ricevuto e non mi sorprendeva il fatto che quel bacio perfetto mi era stato dato da Louis, era un sapore nuovo, un sapore bello, il sapore di un’intera vita passata ad aspettare quell’amore che mi era stato inviato sotto forma di Louis.
«Harry, devo confessarti una cosa.» - Louis si staccò da quel bacio perfetto.
«Dimmi Louis.»
«Me ne vergogno, ma io non ho mai baciato un ragazzo. Nessuno di quelli che mi sono portato a letto o che frequentavo. Non ho mai baciato un ragazzo all’infuori di te. E adesso mi sento come un ragazzino al suo primo bacio.» - Louis ammise il tutto con vergogna.
«Tu sei il mio primo bacio ad una persona che amo davvero.»
«Mi ami?»
«Louis, devo dirti una cosa prima di risponderti.»
«Dimmi Harold.»
«Sono stato preso in un college.» - Louis non perse occasione per stamparmi un secondo bacio.
«Sono davvero contento per te piccolo mio.»
«È a Los Angeles.» 




Non potevo farla finita, la storia durerà ancora una decina di capitoli, mi dispiace per voi. 
Sono rimasta coerente al mio aggiornare sempre in orari decenti, ma la colpa questa volta non è mia, ma della bellissima wi-fi che è tornata a funzionare solo ora. 
Cosa dire del capitolo? LARRY! Finalmente i nostri piccioncini si sono incontrati, so che il capitolo è abbastanza lungo ma ho dovuto farlo. Vorrei precisare alcune cose:
1. Ho deciso di raccontare l'arrico di Louis a HC direttamente da Beth, perchè i punti di vista dei nostri protagonisti, già si sapevano (inizio del primo e del secondo capitolo) 
2. Possso uccidere Harry? alcune volte odio come si comporta e la cosa strana è che io stessa ho creato questo personaggio. 
3. Se avete dubbi di qualsiasi genere, chiedete pure. 
Spero davvero che vi sia piaciuto il capitolo e come mio solito vorrei ringraziare: 
- AURORA E LA SUA PAGINA: https://www.facebook.com/pages/Larry-Stylinson-Wont-Stop-Till-We-Surrender- 
- MILLY: La storia è per te, è tua. 
- PREZIOSA: Perchè è sempre la prima a leggerla e a recensire.
- LINDA: Questa storia oltre tante soddisfazioni mi ha portato un'amica come te. Grazie per tutto.

 
  
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