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Autore: D a k o t a    14/06/2014    11 recensioni
Incentrata su nessuna ship, solo sull'amore di un padre per sua figlia, molto fluff, dunque. Ovviamente sto parlando di Klaus, e.. chi ha letto "Who is the woman in the picture?", ha una vaga idea del temperamento di Rachel, la bambina, che nella fanfiction ha già otto anni, e che identifico come la figlia di Klaus.
[Fluff!Come in tutto ciò che scrivo]
"In quei momenti lo assaliva la consapevolezza di non meritare quella bambina, e lo uccideva il dubbio che potesse pensare di non essere degna del suo amore.
Perché Klaus sapeva che non era Rachel a non essere degna di lui , ma era lui a non meritarla.
Guardò Cappuccetto Rosso, La Bella e La Bestia, La Sirenetta.
Lui non avrebbe mai potuto essere nient’altro che l’antagonista che animava e seminava discordia nelle sue fiabe. Il cattivo.
Il mostro.
In fondo, c’erano cose che Elijah non sapeva, ma c’erano cose che nemmeno Klaus sapeva.
Elijah non gli aveva mai raccontato quanto Rachel desiderasse un lieto fine e una seconda possibilità, anche per il lupo cattivo."
[Vincitore del "Premio Fluff" al contest "I miei gusti e le vostre storie" di Fefy_07]
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Klaus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A quello spiritello a cui ho dato il nome di Rachel, che mi ha tartassato finché non mi decidessi a darle un lieto fine, a tutte e in particolare ad Elyxa85, Bfan e Angel51,AngelCruelty e Nicosia, che con le loro fantastiche recensioni, mi hanno motivato ad accontentarla.
Capitolo 6
Rachel quella mattina si svegliò e dopo essersi strofinata gli occhietti  si avvicinò al piccolo calendario personalizzabile che le aveva regalato Elijah, sorridendo nel vedere la data.
Il 15 giugno.
Una settimana esatta da quando Elijah era partito. Questo la fece sorridere perché il suo papà le aveva promesso che non l’avrebbe abbandonata, nemmeno quando lo zio sarebbe tornato. Lei era tanto felice di rivederlo, anche se forse non aveva letto quanto lui avrebbe voluto e dunque aveva paura che si arrabbiasse un po’ e che lo avesse deluso.
Ma non era, il 15 giugno, solo il giorno del ritorno di Elijah.
Era anche un giorno importante.
La festa del papà.
E lei aveva fatto un disegno bellissimo di lei e il suo papà. Però le sarebbe piaciuto tanto anche cucinare un dolcino.
Una torta al cioccolato per esempio per fargli una sorpresa. Lui era sempre così dolce con lei. Pensò di correre in cucina a cercare gli ingredienti, ma Elijah le aveva spesso raccomandato di non avvicinarsi ai fornelli da sola, perché avrebbe potuto farsi male e lei non voleva certo far dispiacere sia suo zio che il suo papà,  proprio quel giorno.
Si sedette sul letto, stringendo le ginocchia, imbronciata.
Chi avrebbe potuto aiutarla, allora?
All’improvviso le venne in mente un’idea. Avrebbe potuto chiedere a Caroline. L’aveva fatta un po’ arrabbiare quando aveva parlato male dei lupi e per un attimo aveva temuto che il suo papà, vista quella nuova presenza, l’avrebbe guardata un po’ di meno, ma poi si era calmata e non le era sembrata così male.
 Così pensò che avrebbe potuto chiederlo a lei, in modo da conoscerla meglio e andò verso il corridoio, fino alla porta della camera del suo papà.
Camminò in punta dei piedi, perché la cosa più bella di una sorpresa è quella di essere una sorpresa. La fortuna stava dalla sua parte, visto che la porta era aperta. Si avvicinò al suo papà e fu tentata a strappargli il suo solito bacino mattutino, ma non poteva rovinare tutto.
Andò dunque verso la vampira, e le tirò piano le coperte, finchè non aprì gli occhi.
Caroline d’altra parte fu sorpresa. Era ancora sconvolta dalla svolta che la sua vita stava prendendo, senza nemmeno chiederglielo. Eppure quella svolta- dormire al fianco dell’Ibrido, baciarlo, respirare la stessa aria, e portarlo sull’orlo di un esaurimento nervoso - era ciò di cui sapeva intimamente di avere bisogno. Poi portò gli occhi su quella bambina dagli occhi color puffo, che in realtà, le sembrava un piccolo puffo.
“Cosa stai facendo, Rachel?”
La bambina spalancò gli occhi. Si stava impegnando perché tutto andasse bene e lei non poteva alzare la voce così, non con il suo papà, che stava ancora riposando, accanto.
Le posò delicatamente l’indice sulle labbra, mentre la vampira la fissava, sconvolta. Rachel le fece cenno di alzarsi ma quella inclinò la testa, riapoggiando la testa sul cuscino. Ma non conosceva ancora abbastanza bene il temperamento di Rachel che cominciò a tirarla - delicatamente, ma decisamente - per la mano.
Aveva deciso che avrebbe fatto una torta e aveva deciso che Caroline l’avrebbe aiutata a fare quella torta, e così sarebbe stato.
In fondo, era pur sempre la figlia di Klaus.
“Rachel, perché mi hai svegliata e portata in cucina a quest’ora?”
La bambina disegnò un cerchio immaginario con il piedino per terra, esibendosi in un sorrisino imbarazzato. Forse avrebbe  potuto svegliarla in un modo più dolce, ma era così entusiasta.
”Perché oggi è la Festa del Papà e io voglio preparare una torta buona per lui visto che è tanto dolce con me, ma zio Elijah non vuole che tocchi il fuoco da sola e tu puoi aiutarmi. Sei brava a fare le torte, Caroline?”
Caroline, la guardò perplessa. Non aveva mai cucinato in vita sua e sapeva a malapena accendere un forno, ma sapeva che quella buffa ragazzina non le avrebbe dato via di scampo.
“Non sono capace, Rachel … Forse potresti chiedere a qualcun altro…”
La bambina increspò le labbra, un po’ offesa. L’atteggiamento reticente della vampira la stava cominciando a far arrabbiare. In fondo il suo papà, le faceva  sempre tanti bei disegni, perché lei non la voleva aiutare?
“Papà mi sembra tanto solo a volte, non credo che abbia tanti amici e poi non posso andare fuori a cercarli, perché sennò lo faccio arrabbiare e io non voglio farlo arrabbiare oggi… Perfavore , Caroline.”
Congiunse le manine e allargò gli occhi. Caroline sorrise e quello sguardo dolce, ma allo stesso tempo buffo e monello, non poteva che ricordarle l’Ibrido, quella sera che le aveva chiesto di trovarle il vestito per il ballo.  Alzò un lato nella bocca e poi portò gli occhi al cielo.
Incredibile, teneramente insopportabile e semplicemente assurda.
Insomma, uguale al padre.
“Mi accuserà di averlo avvelenato, Rachel, e vorrà uccidermi.”
Rachel inclinò il capo, un po’ perplessa ma sorridente, perché sapeva che glie l’ aveva data vinta.
“Non mi lascerebbe sola con te, se pensa che vuoi farmi o fargli  qualcosa di brutto. Lui non mi lascia mai da sola con nessuno, tranne che con la zia e lo zio.”
Caroline gesticolò nervosamente, deglutendo. La bambina stava per entrare in un discorso spinoso, un discorso che le avrebbe fatto perdere il controllo e che credeva –o forse non credeva, dopo aver già testato la testardaggine della bambina, di poter evitare.
“Andiamo a fare questa torta, Rachel.”
E la bambina, sorrise.
La vampira non si era nemmeno accorta della profondità di quelle parole semplici.
 L’esserino fragile, quel piccolo alieno non era nient’altro  che la cosa a cui Klaus teneva  più al mondo, che custodiva gelosamente, perché Rachel andava protetta e nessuno l’avrebbe mai dovuta toccare, se non per farle una carezza.
Lo aveva promesso a sé stesso il giorno in cui era venuta al mondo e gli aveva teneramente stretto il dito, per non lasciarlo mai più.
E il fatto in quel momento lei fosse sola con Rachel era semplicemente la manifestazione di fiducia più grande, per quanto indiretta, che Klaus potesse farle.
 
***
Rachel raccolse i capelli biondi in una coda, e indossò un grembiulino bianco con le ochette sul bordo prima di sedersi al tavolo e finire di stirare con il mattarello quell’impasto dal colore indefinito che stava venendo  fuori.
Studiò silenziosamente l’altra bionda mettere nervosamente a posto lo zucchero, le uova e tutto ciò che avevano usato per quella torta e poi la chiamò, avvicinandosi a lei con la teglia e quella strampalata torta al cioccolato.
“La mettiamo nel forno? Però fa attenzione, Caroline. Se si brucia, non è buona e io voglio che sia perfetta”
Caroline si chinò, sorridendo e incrociando le braccia sul petto. Rachel non la conosceva ancora abbastanza bene.
Lei faceva tutto in maniera perfetta.
Prese la teglia dalle mani della bambina e la infilò dentro il forno.
“ Sarà pronta fra una mezz’oretta, puffo. “
Entrambe andarono verso il divano della sala più grande per ingannare il tempo.
Rachel sorrise e poi si mise a sedere incrociando le gambe, e la vampira si sistemò affianco a lei, giocherellando nervosamente con il braccialetto.
La piccola era un po’ indecisa, pensando all’ argomento di cui parlare.
Ma un sorriso birbo e adorabile comparve sulle sue labbra, quando si ricordò  la conversazione lasciata in sospesa, poco prima.
“Sai, il mio papà sarà contento quando saprà che mi hai aiutata anche tu. Lui è innamorato di te, e prima era tanto triste. Sono contenta che ora state insieme.”
Bum.
Il suono del bracciale della vampira che cadeva a terra , ma che non si infrangeva.
Quel braccialetto era quello che lei aveva gentilmente tirato dietro all’Ibrido, ma che dopo una certa notte –la  loro notte- le  aveva restituito dicendole che se proprio non avesse voluto tenerlo, avrebbe potuto portarglielo a New Orleans.
“Non è innamorato. E non stiamo insieme, Rachel.”
La bambina la guardò, contrariata.
Come poteva dire che il suo papà non era innamorato di lei?
La disegnava così tanto, e lui sceglieva bene i suoi soggetti.
E perché non stavano insieme? Insomma, lui era innamorato di lei.
“Come si chiama una persona sta tanto male e disegna un’altra persona per così tanto tempo, Caroline? E’ così romantico
Caroline inarcò le sopracciglia, arrossendo.
Ma quella capacità di metterla in difficoltà e di prenderla in contropiede, i Mikealson, ce l’avevano nel sangue?
“No, non è romantico. E’ inquietante e folle pensare alla stessa persona per otto anni! “
Rachel rifletté un po’ su quelle parole.
Le era sembrato così carino vedere tutti quei bei disegni e le sarebbe piaciuto che un giorno qualcuno facesse una cosa così dolce per lei.
“Però Caroline sei un po’ inquietante e folle anche tu. Non solo il mio papà”
La vampira batté le sopracciglia due volte.
Il puffo le stava dicendo che era pazza?
“Perché, Rachel?”
E Rachel sorrise, un sorriso buffo e sdentato, anche se aveva un po’ paura che Caroline si offendesse e se ne andasse per colpa sua, dopo tutto quel tempo che il suo papà aveva passato ad aspettarla.
“Perché hai detto che pensare alla stessa persona per così tanto tempo è folle, però hai pensato per tanto tempo anche tu al mio papà sennò non saresti qui. Vero, Caroline?”
Caroline fece per ribattere e pensò che la sua sensazione di pochi minuti prima era corretta.
Klaus le faceva di per sé perdere il controllo, ma Rachel rendeva tutto impossibile.
L’avrebbero portata alla follia.
Ma forse semplicemente, come diceva Rachel, non ne correva più il rischio.
***
“Si è bruciata!”
Uno strillo acuto riempì l’aria, mentre la vampira e la bambina fissavano desolate la torta, ormai annerita.
Come era potuto succedere?
“Mi dispiace, Rachel. Forse possiamo…”
Voleva fare una proposta e aggiustare la situazione, ma non sapeva proprio cosa dire.
Quando una cosa era così rovinata non si poteva aggiustare.
“No, non possiamo fare niente! Volevo fare una torta bella e questa è brutta!”
Ovviamente quei rumori persistenti non potevano che allertare l’Ibrido, che ben presto aprì la porta del salotto e trovò davanti uno scenario –quasi- perfetto.
Perfetto, perché avere intorno la sua bambina e la donna che amava, contemporaneamente era qualcosa a cui doveva ancora abituarsi.
O meglio: avere intorno tutto quell’amore, quello che gli era stato negato per mille anni, era qualcosa a cui doveva abituarsi.
Ma c’era quel quasi a fare la differenza e quel quasi erano le lacrime di Rachel.
“Cosa sta succedendo, amore?”
Era una domanda cauta, mentre lanciava un sorriso a Caroline, per poi tornare a guardare sua figlia e accoglierla fra le sue braccia.
“Mi dispiace tanto, papà. Forse dovresti trovare davvero una bambina più carina che ti faccia una torta buona per la “Festa del papà”. La mia è brutta.”
Klaus l’accarezzò dolcemente, tenendola in braccio,  poi posò gli occhi sulla torta sicuramente non appetitosa che gli si poneva davanti.
Perché poteva anche essere bruciacchiata e non troppo buona, ma era semplicemente la cosa più bella che qualcuno avesse fatto per lui.
“Nessuno ha fatto una cosa così bella per me, Rachel. E avevamo già parlato del fatto che non voglio altre bambine, signorina.”
Le posò piano un bacio sulla fronte, che sembrò un po’ calmarla, e sostituire un sorriso furbo alle lacrime.
“Nessuno ti ha mai fatto una torta meno brutta, papà? Nemmeno per il tuo compleanno? E’ una cosa triste “
Rachel poggiò piano la testa sul petto di Klaus, un po’ triste. Lui meritava tanto cose dolci, anche più di quelle che riusciva fare lei, e tutto ciò le dispiaceva.
Klaus sorrise amaro.
Compleanno.
Ricordare il giorno in cui il figlio bastardo di suo madre era venuto al mondo non era mai stata che una disgrazia per la sua famiglia.
E rimase  in silenzio, perso in un nuovo vortice di dolore muto
Vortice in cui Rachel non avrebbe mai permesso che venisse risucchiato.
“Non ti preoccupare, papà. Tanto adesso ci sono anche io e ti farò tante cose carine, perché ti voglio bene. E anche Caroline ti vuole bene. Vero, Caroline?”
L’Ibrido sorrise beffardo  alla bionda che aveva seguito quel siparietto familiare con malcelato interesse e che era ora alle strette.
Stava ancora risalendo dallo shock per quella domanda scomoda, indecisa sul da farsi, mentre l’Ibrido ridacchiava, prendendola in giro.
Ma non aveva scampo, perché altrimenti Rachel sarebbe rimasta male davanti a una risposta negativa.
O almeno, volle convincersi di rispondere affermativamente, solo per compiacere la bambina.
“Sì, gli voglio bene, Rachel.”
La vittoria aleggiava nel sorriso furbo della bambina. Nessuno avrebbe osato dire che quei due non fossero parenti; non solo per le fossette o per il lampo inquieto che a volte balenava negli occhi di entrambi, ma anche per quel  loro essere ostinati e volerla sempre vinta.
Rachel non era nient’altro che la parte che Klaus aveva perso in angolo oscuro di un passato che ormai non sembrava più così lontano.
L’Ibrido baciò piano la fronte della bambina con attenzione e premura, quella che usava sempre con lei. Rachel dopo aver ricambiato teneramente quel bacino scese dalle ginocchia dell’Ibrido e guardò la vampira mentre beveva un caffè.
“Dai un bacino anche a Caroline, papà. Mi ha aiutato  lei a fare la torta.”
La vampira arrossì, presa in contropiede e quasi si strozzò con la bevanda che stava sorseggiando. L’Ibrido nel frattempo scoppiò a ridere, divertito dalla reazione della bionda.
“Grazie, amore”
Era un “Grazie” beffardo, accompagnato da uno dei sorrisini arroganti dell’Ibrido. Rachel incrociò le braccia sul petto. Lei gli aveva detto di darle un bacino e lui non poteva far finta di non averla sentita.
Sbuffò leggermente e l’Ibrido sorrise, andando verso Caroline.
Quella, quando lui si avvicinò, azzerando le distanze, dopo aver alzato gli occhi al cielo, dischiuse piano le labbra.
E quale non fu la sua sorpresa quando Klaus  depositò invece un casto bacio sulla sua guancia. La ragazza alzò un soppracciglio e l’Ibrido rise leggendo la confusione sul suo volto, mentre Rachel seguiva interessata quanto curiosa quel battibecco che stava per nascere.
“Sembri delusa,amore. Desideravi forse altro?”
Lei scosse la testa, irritata. Era bastata un solo secondo di disagio nei suoi occhi , e lui era riuscito a leggerlo
 “In realtà stavo pensando al fatto che ho risparmiato del disinfettante”
Klaus aspirò. Era acida e sostenuta, sapeva fargli perdere la pazienza come solo lei sapeva fare.
Avrebbe dovuto ucciderla.
Insomma, se l’avesse contraddetto un’altra volta, l’avrebbe uccisa.
Lo aveva detto, otto anni prima.
D’altra parte, l’Ibrido non gliel’avrebbe data vinta; abbassò la voce perché Rachel, che era attenta e curiosa e non voleva certo perdersi niente, - nemmeno una parola - non sentisse.
“In fondo, è esattamente quello che hai fatto ieri sera, amore.”
Caroline avvampò e fece per tirargli la tazzina dietro, anche se in fondo l’intenzione era quella di emulare solo il gesto.
Non aveva considerato però lo spirito protettivo della bimba nei confronti del suo papà.
Rachel si parò fra loro due, furiosa.
“Non voglio che fai male al mio papà, Caroline. Lui scherza, ma ti fa tanti disegni dolci e ti vuole bene. Voglio che gli dai un bacino anche tu e fate pace.”
E l’Ibrido scoppiò a ridere, passando una carezza sulla testa della bambina.
La bionda squittì per il nervosismo, sapendo che difficilmente avrebbe persuaso la bambina.
Lì guardò, quei due insieme, mentre si lanciavano un’occhiata di intesa: l’avrebbero portata alla follia, ne era sicura.
Klaus depositò dolcemente Rachel sul letto. Anche quella  giornata, fra un bisticcio e l’altro si avviava alla conclusione.
Rachel fece un rapido conto, e una ruga di preoccupazione cominciò a increspare la sua fronte.
***

“Papà, oggi non doveva tornare zio Elijah? E’ tardi. Non è che si è fatto male?”
Klaus si irrigidì. Non era uno che prendeva alla leggera il tradimento e l’assenza improvvisa e strategica di Elijah era qualcosa che non riusciva a tollerare.
“Il mio nobile fratello tornerà stasera, Rachel. Così avremo occasione di scambiare due paroline.”
Rachel però non poteva far finta di non aver sentito quella punta di acidità, che il suo tono tradiva.
Lui era arrabbiato con lo zio e lei non voleva che fosse arrabbiato con lo zio.
“Papà, non arrabbiarti con lui. E’ buono  e mi vuole bene.”
Klaus sorrise mentre le dava tenero una carezza sulla guancia.
Non aveva dubitato mai di Elijah, non in quel senso.
“Non sarebbe dovuto partire, Rachel. Avrebbe dovuto dircelo. ”
Rachel strinse le spalle e prese la mano di Klaus fra le sue manine, per attirare la sua attenzione. Anche lei era  triste perché Elijah era andato via, ma poi aveva capito perché l’aveva fatto.
“Papà, lui ci vuole bene, a tutti e due. Non voleva farti arrabbiare, solo che ero triste quando non mi guardavi papà, e  lui non vuole che io sia triste. Io credevo che tu non mi volessi bene ma lui mi diceva di sì, e io non gli credevo. Voleva farmi vedere che aveva ragione, ed è per questo che se ne è andato, papà. Quindi papà, al limite è colpa mia, ma non ti arrabbiare con lo zio.”
Klaus inarcò le sopracciglia, impressionato dall’enfasi di quel racconto.
Era davvero riuscito a farla soffrire così tanto, per otto anni?
Il rammarico e lo sconforto lo presero, mentre cercava le parole giuste per spiegare quella situazione. La prese in braccio, in modo che il contatto emotivo che si stava creando fra loro eguagliasse quello fisico.
“Vorrei poterti dire tutto, Rachel, e ti prometto che un giorno lo farò. Saprai tutta la verità amore e mi odierai per questo. Non volevo che accadesse, tesoro. Non volevo che tu ti affezionassi a me, perché poi avresti scoperto chi realmente ero e saresti rimasta delusa e  disgustata nello scoprirmi un mostro. E io non volevo deluderti e nemmeno prenderti in giro, facendoti  credere di essere una persona migliore. Sapevo che un giorno, saresti scappata da me e che quel giorno avrei sofferto. Io non volevo soffrire, tesoro, e sono stato così egoista dal non accorgermi che stavo facendo soffrire te. Puoi scusarmi, per questo?”
Rachel lo guardò, mentre la teneva stretta fra le sue braccia e leggeva nel suo sguardo tutto l’amore che poteva offrire e che allo stesso tempo non credeva di poter offrire. Lei non lo avrebbe mai odiato, ne era sicura.
E quegli otto anni, se adesso poteva stargli accanto e goderselo, non le importavano più.
“Io non ti odierò, mai e poi mai. Stavo male, quando non c’eri papà, ma adesso che ci sei sto bene, quindi ti perdono, però devi farmi una promessa.”
Klaus la guardò, stupito da come facilmente, avesse ottenuto quel perdono e di come ne avrebbe fatto tesoro. Si sarebbe preso cura di lei, sempre. Non l’avrebbe ferita mai più, e chiunque cercasse di ferirla se la sarebbe vista con lui.
“Cosa vuoi che ti prometta, tesoro?”
Lei gli prese il dito, proprio come aveva fatto la prima volta, quel giorno di otto anni prima, e come aveva fatto quando guardavano “Lilo e Stich”. Lo guardò con decisione.
“Promettimi che non mi lascerai più sola, papà. Non mi importa se pensi di essere cattivo, io so che non è così. Come i lupi. Nemmeno loro sono cattivi.”
Klaus sorrise, stringendola con la sua solita delicatezza impacciata, mentre una strana sensazione di calore gli riempiva il petto. E se solo avesse avuto più fiducia nei sentimenti, avrebbe chiamato quella sensazione “amore”.
“Promesso, Rachel. Buona notte, tesoro.”
Fece per lasciare la bambina al suo lettino e ai suoi dolci sogni, ma lei lo fermò un’ultima volta azzardando un sorrisino timido.
Klaus la conosceva troppo bene per non pensare che le stesse per chiedere qualcosa.
“Mi porti a dormire con te e Caroline, papà? Hai promesso che non mi lasciavi sola!”
Klaus pensò che invece quella capacità di scegliere le parole fosse di Elijah, e si ritrovò a sorridere. Quella bambina aveva preso le caratteristiche migliori di tutti loro.
“Mi sembra che avevamo deciso un bel po’ di anni fa che devi dormire da sola, signorina.”
Lei gli lanciò un’ occhiata da cucciola e lui scosse la testa, ridendo. La bambina sospirò, girandosi di spalle e facendo per mettersi a dormire.
Klaus però aveva letto il lampo di delusione nei suoi occhi e si avvicinò al letto, prendendola in braccio. Non l’avrebbe lasciata così avvilita, non quella sera.
L’aveva involontariamente punita per otto anni e non c’era alcun bisogno di non accontentarla e protrarre ancora quel crudele castigo che in fondo la lontananza era per entrambi.
La bambina aprì un occhio, quando si accorse di essere in braccio a lui, e capì velocemente dove l’Ibrido la stava per portare. Gli stampò un bacio su entrambe le guance e poi mormorò una frase con tono assonnato, destinata a sciogliere Klaus.
“Sei il papà più dolce del mondo.”
***
New Orleans era la sua casa ed Elijah lo sapeva bene. Era la città che avevano costruito insieme, promettendosi un destino e un futuro.
Un destino che non era stato esattamente la trasposizione dei sogni di Elijah, ma che il vampiro dagli occhi color inchiostro non aveva mai smesso di cercare di rendere tale.
Spesso - o forse sempre - a sue spese. Mai, neppure una volta, si era arreso all’idea che non ci fosse più nulla da salvare.
Elijah sorrise mentre apriva la porta di casa sua, anzi della casa della sua famiglia.
Si chiese se doveva già pensare al tentativo successivo per tentare di ricostruirla o se invece l’avrebbe trovata quella famiglia.
“Zio Elijah, sei tornato! Mi sei mancato tantissimo!”
Si sbracciava Rachel per arrivare a lui, e questo era abbastanza per riscaldare il suo cuore antico, che aveva già patito più di quanto potesse sopportare. Ma vedere che la bambina era in braccio a un Klaus che si stava avvicinando a lui senza nessun pugnale in mano e senza apparenti cattive intenzioni era tutto ciò che gli faceva sentire di aver fatto la scelta giusta.
Klaus si avvicinò al fratello, con la bambina in braccio, che strinse Elijah, unendo i due fratelli in un abbraccio unico.
“Mi sei mancata anche  tu, Rachel.”
“Ho conosciuto la fidanzata di papà. Si chiama Caroline, poi te la faccio conoscere. E anche la zia. E’ stato bello, zio Elijah. Caroline mi fa arrabbiare ma non è cattiva, e avevi ragione sulla zia e anche su papà.”
Elijah sorrise.
La storia di Caroline le era del tutto nuova e pensò al fatto che avrebbe dovuto pensarci prima, se era davvero quello il motivo per cui suo fratello era così rilassato.
Per Rebekah però gli dispiaceva. Non la vedeva da otto anni e sapere che la sua unica sorella avesse deciso di tornare a New Orleans, proprio quando non c’era non poteva non creargli un po’ di dolore.
La bambina poi, senza staccarsi dalle braccia di Klaus, avvicinò la mano all’orecchio del suo elegantissimo zio.
“Avevi ragione tu. Papà mi vuole bene e anche la zia.”
Klaus, che ovviamente aveva sentito tutto, alzò gli occhi al cielo ed Elijah sorrise rivolgendosi alla bambina, facendole una carezza.
“Noi tutti ti vogliamo bene. Non dimenticarlo mai, Rachel.”
La bambina annuì vigorosamente. Era bello stare con il suo papà, ma era ancor più bello stare con il suo papà e lo zio insieme.
Quello sì, che era davvero sublime.
Ora papà mi porta a fare la nanna con lui, così non sono sola. Ti racconto tutto domani, va bene, zio Elijah?”
Elijah annuì, e poi guardò suo fratello, che fino a quel momento era rimasto in silenzio e non lo aveva aggredito come si aspettava solo per non deludere Rachel, e sorrise.
Perché, finalmente, lo vedeva.
“Bentornato, fratello”
Ma non era stato Klaus a parlare.
Era stato Elijah.
E no, non era Elijah che diceva “bentornato” a Klaus.
Era Elijah che diceva “bentornato” a Nik.
 
***

 
E dopo i saluti, quelli più imbarazzati con Caroline, che sembrava nervosa e piuttosto tesa, forse per la scarsa conoscenza che avevano, Elijah era di nuovo per le vie di New Orleans.
Non che lo avessero fatto sentire un intruso, perché mai si era sentito più a suo agio, ma quell’atmosfera così intima  era un ultimo regalo che voleva fare a suo fratello, prima di tornare alla normalità.
Guardò le stelle, fermandosi nel giardino di un locale ormai chiuso.
Chissà forse Hayley era fra quelle; forse era davvero lì a guardarli, come ripeteva a Rachel.
Chissà cosa avrebbe pensato e cosa avrebbe detto.
“Lei sarebbe orgogliosa di te, Elijah.”
Ed era quello che voleva sentirsi dire in fondo a prenderlo in contropiede. E sorrise nel riconoscere la voce e la sagoma dell’anima che le stava offrendo quella carezza lenitiva su qualcosa che bruciava e non avrebbe smesso di bruciare.
“Sorella?”
Rebekah sorrise gettandogli le braccia al collo, come Rachel aveva fatto pochi minuti prima e annuì.
“Non sarei mai ripartita senza salutarti, Elijah. Mi offende che tu l’abbia pensato.”
Si guardarono attorno in silenzio, persi in un vortice comune.
Felici come da tempo non erano stati.
“Nik è tornato. Hai vinto, Elijah.”
Ed era vero.
Nik era tornato.
Ma no, Elijah non concordava sulla seconda affermazione.
“E’ stata la promessa che ci siamo fatti mille anni fa a vincere, sorella”
Rebekah fece per controbattere, ma tacque. L’always and forever aveva vinto, proprio come nelle favole.
Ma quella - Klaus lo aveva ripetuto tante volte - non era una favola. Nelle favole il lupo, le streghe e il male venivano abbattuti e il bene trionfava sempre.
Nella loro storia, quella che Rachel stava lentamente scrivendo e ricomponendo, c’erano solo vincitori.
E tutti - nessuno escluso - avevano un lieto fine.
 
 
Note dell’autrice.
Ecco a voi l’ultimo capitolo. Come potevate immaginare, questa storia non poteva che finire così. Mi sarebbe piaciuto protrarla ancora un po’, e non escludo qualche futura OS su Rachel ( ai dire il vero ne ho già una in corso, ma non oso dire di più),ma è infondo completa così. Era la storia di Rachel che aveva bisogno di essere amata, e di Klaus che poteva amarla, e finalmente se ne è reso conto.
Per quanto riguarda le mie storie future, c’è tutto e non c’è niente. Avevo iniziato una storia, ma ho deciso di interromperla (senza un motivo preciso. Pensavo che avrei avuto il debito in matematica, e ho semplicemente dovuto modificare le mie priorità, senza immaginare che in realtà non l’avrei avuto xD)
Spero di farmi snetire presto, perchè scrivere è una delle ocose che più mi piace fare…e grazie.
Grazie per aver dato a Rachel la possibilità di farsi conoscere, e averla imparata ad amare come io e anche il mio Klaus, abbiamo fatto.
Per avermi fatto sentire I vostri pareri, le vostre opinioni, le vostre perplessità.
Grazie anche a chi ha letto in silenzio, grazie davvero a tutti.
E come sapete, una recensione in quest’ultimo capitolo, non guasta mai.
Un forte abbraccio,
Desy
   
 
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