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Autore: BabyzQueeny    12/08/2008    4 recensioni
In quel momento, appena lei ripose la sua chitarra nella custodia i cancelli inaspettatamente si aprirono perchč forse uno o due o tre o quattro orecchie in pił di quelle duemila ragazze l'avevano sentita, e non avevano aspettato oltre perchč a tutti costi volevano iniziare, a tutti i costi dovevano suonare per un motivo non precisato, volevano farlo e basta e penso si sia capito chi l'avesse fatto...O no?......storia di una piccola Stella che brilla sempre di pił!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Doveva uscire! Era felice, finalmente non avrebbe più sentito quell’odore nauseante di disinfettante.

Il fratello le era accanto, la teneva d’occhio. Dopotutto portava le stampelle e poteva cadere.
Quello che nessuno però si aspettava era il cumulo di gente davanti alle porte dell’edificio.

Come una star, Stella era aspettata da tantissimi ragazzi, tutti lì solo per lei. In quel momento era davvero felice. Quasi non ci credeva, c’erano volti che conosceva bene, altri solo di vista altri ancora mai incontrati. Solo per lei. Era o no una cosa favolosa? Sicuramente si.

C’era chi la abbracciava, chi le baciava le guance, chi le dava pacche sulle spalle, chi le accarezzava le guance o altri che le arruffavano i capelli. Tanti, tantissimi ragazzi lì solo per lei.
Non si può descrivere l’emozione che in quel momento si prova. Lo si può capire solo se lo provi.

Lei in quel momento, mentre quella moltitudine di ragazzi erano lì, capì di non essere sola, di avere non una ma tante spalle su cui contare, su cui poter piangere.

Un sorriso però era più splendenti, due occhi però erano più felici e la osservavano da lontano, in attesa del momento giusto. Voleva andare da lei ma ora lei si doveva godere l’affetto di quei ragazzi. Avrebbe aspettato

Poi una ragazza, però, si girò verso di lui, e passò per pochi secondi gli occhi su quella figura che troppe volte lei aveva visto. Picchiettò sulla spalla della ragazza accanto a lei la quale fece si girò a sua volta e poi picchiettò sulla spalla di un’ altra persona. Fu una reazione a catena e piano tutti si girarono verso quella figura con le braccia conserte, coperta dall’ombra dell’albero cui era appoggiato.

Fu silenzio e l’attenzione di tutti in poco tempo fu solo per lui. La visiera del cappellino calata sugli occhi e i rasta che gli scendevano sulle spalle.

Stella in quel momento non capì nulla. Vide che tutti le davano le spalle, attenti nell’osservare quella figura così conosciuta ma così misteriosa.

Poi tutti le fecero spazio. Crearono una sorta di corridoio davanti a lei permettendole di vedere, finalmente, cosa aveva interrotto tutto o meglio Chi aveva interrotto tutto.

Era lui, lo avrebbe riconosciuto tra mille e gli occhi, dapprima sgranati, si addolcirono e osservarono la camminata lenta ma bellissima di quel ragazzo così splendido.

Le si stava avvicinando, non aveva fretta, o meglio, tra meno di mezz’ora doveva essere in aeroporto ma poco importava, perdere l’aereo era l’ultimo dei suoi pensieri.

Si guardarono negli occhi, ormai troppo vicini, naso contro naso, così tanto vicini, troppo vicini.

Gli occhi che si osservavano l’un l’altro senza mai distogliere lo sguardo. La testa di lei piegata verso l’alto, il capo di lui verso il basso.

Così maledettamente vicini.

Erano seri ma a rompere quella finta serietà fu lo stesso Tom. Sorrise nel modo più dolce e bello che si fosse mai visto. Niente malizia, solo dolcezza.

Lei fece lo stesso e in un attimo le labbra di lui si posarono sull’angolo della bocca di lei.

Così maledettamente vicini da poter fare qualsiasi cosa che, però, non fu fatta.

Erano felici.

Tutti fermi ad osservare ed ascoltare qualsiasi cosa potesse esserci tra i due. Mille domande, mille curiosità nella testa di ognuno. Perché? Come mai? Cosa ci faceva lì?….Nessuno lo sapeva apparte loro due che con un semplice sguardo capirono ogni cosa.

-Ti voglio bene Stella, come a nessuna.

-Anch’io Tom, Anch’io.

Stesse parole. Coincidenza, forse si, forse no, non si sa, nemmeno Stella lo sapeva. Vedeva Tom allontanarsi per le strade.

Era osservato dallo sguardo curioso di chiunque tranne di una persona che osservava con occhi carichi di un amore puro, che può unire due semplici amici, come può unire, anche qualcosa di più. 



Mesi passarono da allora, i due continuavano a sentirsi e quando Tom poteva si incontravano, lui prendeva il primo aereo in partenza e arrivava da lei.

Tutti, ormai, in quella città, sapevano la loro storia, cosa li aveva uniti e cosa li aveva separati. Quando erano insieme erano solo loro due.

Capitava spesso che qualcuno invidiasse, che qualcuno addirittura odiasse quel magnifico rapporto ma poco importava.

Stella era anche finita sui giornali. Beccata mentre passeggiava con Tom. C’era chi diceva che stavano insieme, altri invece che pensavano ad una semplice amicizia. Mille erano le ipotesi ma una sola era vera. Erano amici, più che mai. Solo loro due. Sempre insieme appena si poteva.

Stella era felice, tanto, troppo felice, tutto andava bene.

Era dicembre ormai, il mese del Natale, un mese magnifico, dove incomincia davvero a fare molto freddo, che ti gela ma che ti avvolge.

Stava nevicando, la città ricoperta di neve era ancora più bella, ancora più magica. Una sola settimana mancava alla festa più attesa da ogni bambino.

Non avrebbero passato la notte di Natale insieme, di lì a pochi giorni Tom sarebbe partito per il tour. Poco importava però, dopotutto era stato con lei per un’intera settimana, esattamente la prima di dicembre.

Tutti e due avevano trovato una felicità che da tempo non provavano, avevano trovato nell’altro la gioia di un’amicizia stupenda.

Purtroppo, però, quello non fu un periodo tutto rose e fiori come tutti avevano immaginato. Prima di quanto ci si potesse aspettare si ripresentò tutto il male, più forte e cattivo di prima.

Ora era davvero più difficile sopprimerlo.

Era un martedì freddissimo e Stella stava male, molto male . Respirava a fatica . Si era svegliata così, durante la notte e ormai, nonostante fossero le tre del mattino non aveva terminato. Le faceva male, tanto male la gamba. Il fratello più volte aveva cercato di calmarla, invano però.

Alle quattro poi, arrivò il medico.

Entrò in camera, solo loro due, mentre il fratello si stava quasi per mangiare il gomito per come era nervoso. Era come una crisi quella di Stella. Non era mai stata così. Sudava anche freddo. Stava male e lui aveva paura.

Accanto gli stava Gaia che tremava come una foglia, nessuno poteva e aveva il coraggio di parlare, aspettavano come se da lì a poco sarebbe arrivato il verdetto che li avrebbe portati al patibolo.

L’uomo, sulla cinquantina, con la valigetta da lavoro nella mano e gli occhiali sul naso dopo circa venti minuti uscì dalla camera. Richiuse la porta dietro le sue spalle e abbassò lo sguardo. Da lì si capì tutto, ogni cosa. Un semplice gesto aveva chiarito la loro condanna.

-Mi spiace ma… Portarla all’ospedale sarebbe inutile. Non immaginate quanto mi dispiace.

In quel momento al ragazzo crollò il mondo addosso. La sua piccola, la dolce e bellissima Stella. Non poteva essere, era solo un brutto, terribile sogno. Non era vero. Niente era vero.

Voleva essere svegliato e imprecare contro la sveglia
Si era questo che voleva in quel momento più di ogni altra cosa.

Purtroppo, però non era un sogno, tutto era vero, ogni cosa. Fu abbracciato da Gaia, ma in quel momento era pietrificato, in piedi osservando dove poco prima c’era il medico.
Tutto quello che succedeva era davvero la realtà? Difficile da ammettere ma si.

Gaia dopo poco chiamò l’unica amica di Stella di cui avesse il numero. Presto la voce girò e tutti i ragazzi che quella bellissima mattina erano fuori l’ospedale, ora erano lì, davanti al portone del palazzo, con lo sguardo verso l’alto, osservando il piccolo balconcino a cui spesso Stella si affacciava, il balcone della sua camera. Chi piangeva, chi parlottava, chi recitava preghiere, chi semplicemente osservava senza proferir alcuna parola.

Non era giusto In quel momento niente era giusto.

Il fratello seduto accanto al letto, Gaia in piedi accanto a lui e i ragazzi che conoscevano Stella da vicino, erano tutti intorno al letto mentre lei, era stesa e respirava a fatica.

Poche ore, solo poche ore.

“Nessuno sa come ti senti”

Gaia aveva avvisato anche lui, aveva preso il telefonino della ragazza e, in inglese, aveva scritto testuali parole: “Stella sta per morire, se vuoi vieni”.

In Francia un ragazzo dormiva beato in camera sua, disteso supino sul letto. Un vibrare sotto il suo cuscino, però, lo svegliò all’improvviso. Era lei, perché gli mandava un messaggio a quell’ora?

La risposta però fu raccapricciante. Non poteva essere, era uno scherzo? Non c’era tempo per capire, non c’era tempo per domandarsi, doveva partire la DOVEVA raggiungere, ad ogni costo, cascasse il mondo.

Si vestì e bussò alla porta di Saki, violentemente, incazzato nero, perché lui non usciva.

-Tom ma che…
-Saki devo andare in Italia ORA!
-Ma sei pazzo? Sono le quattro e mezza di notte!
-Non mi importa, devo andare, ti prego Saki.

Le ultime parole furono un sussurro, però, lieve ma udibile e l’uomo in quel momento, telefono in mano incominciò a chiamare più numeri possibili.

-Tom se è per un gioco passi i guai lo sai?
-Non è un gioco!

“non c'è nessuno lì che vorresti vedere”

Tante, troppe chiamate, mentre Tom, mani in tasca aspettava, impaziente. Non c’era un secondo da perdere, doveva andare da Stella, vederla viva e con i suoi magnifici occhi aperti.

-Tom ho spiegato che è urgente e abbiamo a disposizione un elicottero della polizia, sai che a quest’ora non ci sono aerei. Non chiedermi come ho fatto perché sinceramente non lo so nemmeno io.

Nessuna parola, lui annuì semplicemente.

-Sono qui tra dieci minuti sul tetto dell’hotel, andiamo?

-No Saki, scusa ma vado solo.

-Non posso non venire con te.

-Ho detto SOLO!

Aveva capito che era per Stella, lo si leggeva nei suoi occhi, aveva fatto di tutto e Tom in un’ora e mezza massimo sarebbe stato in Italia.



“scrivi "aiuto" col tuo stesso sangue”

Stava male, respirava male, era quasi in incoscienza, mancava poco, davvero poco, tutti lo sapevano ma nessuno osava ammetterlo.

“perché la speranza è tutto ciò che hai”

L’ elicottero arrivò puntuale e un poliziotto era al volante, abbastanza scocciato ma si sa quando si hanno i “mezzi” si può convincere chiunque e poi dopotutto era fatto tutto a fin di buono.

Era per Stella.

“spalanchi gli occhi ma niente è cambiato”

Attesa, erano tutti in un’attesa che rasentava l’inferno e Stella? Stella ormai era incosciente del mondo che aveva intorno ma comunque non perdeva la speranza, non voleva, combatteva con se stessa ma era stanca, tanto, troppo stanca.

“sono venuto qui per dirti di voltarti
sono qui, se vuoi sono io, vedrai”

Volava nel cielo buio della notte, impaziente tremava e muoveva le gambe, era accanto al pilota. Troppo impaziente.

“non importa se lontano o vicino
io posso stringerti
quando tu mi raggiungi”

“Arrivo Stella, Arrivo”, era questo che pensava e intanto il tempo camminava inesorabile, faceva tic-tac nelle orecchie di tutti i ragazzi seduti vicino Stella.

“stai cercando l'arcobaleno
ma è morto non tanto tempo fa
ha provato a splendere solo per te
fino alla fine”


Mezz’ora, un’ora….Il tempo era inesorabile e il respiro sempre più affannoso.

“sono venuto qui per dirti di voltarti
sono venuto qui per dirti di voltarti
sono qui, se vuoi sono io, vedrai”

Bussava freneticamente alla porta, due ore erano passate da quando era partito, due ore di attesa, di nervosismo: Due piccole ma infinite ore.

-Where’s she? (dov’è lei?)
-Come on with me (vieni con me)

Gaia lo stava portando in camera, non era una bella vista ma ormai era lì e le sarebbe stata vicino fino alla fine.

Piano aprì la porta e quello che Tom vide gli spezzò il cuore, ormai era in frantumi.
Il viso pallido, i capelli sciolti sul cuscino, il respiro pacato e lento, quasi inesistente, gli occhi chiusi: Le mani però, le mani erano strette a pugno, le nocche quasi bianche.

Era cosciente? Forse.

Le si sedette accanto, proprio alla sua destra. Non doveva piangere, lui era Tom, lui era forte. Non poteva piangere.

“non importa se lontano o vicino
, solo per un po' ”

Nessuna parola, nessuno parlava, tutti erano in silenzio. Un silenzio infinito lugubre interrotto solo dal respiro di una ragazza che ormai di forze ne aveva poche.

“voltati, voltati, sono qui, voltati”

Piano le mani si schiusero, e il respiro ormai non ci fu più. Un sospiro fu l’ultimo.

“io sono al tuo fianco”



C’erano tantissime persone quel giorno in chiesa, ragazzi, uomini donne e bambini.
Tutti lì, tutti lì solo per Stella. La piccola Stella.

Un cuoricino piccolo ormai non batteva più, chiuso nel buio che noi chiamiamo morte ma che morte non è perché c’è sempre una via d’uscita, ad ogni cosa, anche alla morte.

Una piccola chiesa che accoglieva centinaia di persone.

Dal fratello della piccola stella assieme a Gaia fino a zio Dino. Dai semplici compagni di classe al giornalaio da cui lei comprava i fumetti. Dalle semplici persone che magari l’avevano vista qualche volta o forse mai a quattro figure in lontananza nel buio.

Tutti lì, solo per Stella.

Tutti lì, anche Tom.

Il cappellino nero calato sul viso e le mani in tasca. Sulla spalla la mano del gemello che seguiva con la testa le parole del prete mentre con il cuore era con Tom. Come lui anche gli altri dei Tokio Hotel erano lì per Stella ma anche per Tom.

Non aveva pianto, Tom non aveva mai pianto. Nemmeno quella sera, quella maledetta sera non aveva pianto. Per rabbia e forse per tristezza aveva strappato involontariamente una piccola parte della sua maglietta ma niente pianti. Nemmeno una piccola lacrima.

In quel momento, proprio come quella sera provava rabbia. Verso quel male che gliel’aveva portata via, ma soprattutto verso se stesso perché si dava colpe inesistenti. Colpe che non stavano né in cielo né in terra ma che in quel momento erano tormento per Tom.

Non gliene fregava niente di quel prete che diceva le sue solite preghiere e che buttava quel fumo, chiamato incenso, sulla bara di Stella. Non serviva perché nella sua mente Stella non era lì. Il suo cuore però sapeva, sapeva che in quella “cosa” bianca c’era una ragazza bellissima e dolcissima.

Il suo sorriso non c’era più, la sua voce non c’era più, la sua dolcezza non c’era più. Stella non c’era più.



Avevano cancellato il tour, si erano scusati ma per motivi personali non potevano continuare il tour.

La scusa ufficiale ma la verità era che Tom non si concentrava più, in quei giorni non era stato più lui, non si concentrava, non pensava più a nulla. Non era più Tom.

Ingiusta, la vita era ingiusta.

Le aveva dato il più bel regalo nel modo più dolce e gliel’aveva portato via nel modo più brutale.

Stronza, la vita era stronza.



Non gli erano mai piaciuti i cimiteri. Erano grigi, silenziosi, vuoti di tutto, anche del più piccolo sorriso. In quel momento però era il suo inferno.

Tutti erano andati via ormai, non c’era più nessuno tranne due ragazzi, due coetanei di Stella che avevano il capo chino verso quel marmo ancora bianco che da lì a poco avrebbe avuto inciso data di nascita e morte di Stella con una sua foto. La più bella di tutte perché Stella era davvero la più bella.

Bill era lì per Tom. Tom era lì per Stella.

Silenzio tra i due, nessuna parola, in quel momento le parole non servivano perché la malinconia fa da padrona e non ti lascia nemmeno il fiato per parlare.

Tom poggiò il più delicatamente possibile il giglio bianco che aveva in mano su quella tomba così fredda e così brutta ai suoi occhi.

Era morta? Difficile da ammettere, difficile da credere ma sì.

-Sai Bill? Credo di essermi innamorato.

E in quel momento, solo in quel momento una lacrima solcò la guancia del rasta, una sola piccolissima lacrima.

Credetemi se vi dico che Tom da allora non fu più lo stesso.

La vita è bellissima ma allo stesso tempo è stronza.

E questo Tom lo sa più che bene.

Di chi era il mazzo di fiori? Sapete che ancora non l'ho capito?

Scusate se ora siete tristi e scusate se pensavate che finisse in modo diverso. Mi dispiace di avervi deluso ma questa è una storia, come tante altre che meritava di essere raccontata perché il mondo non è tutto rose e fiori.

So che non è magnifica ,a sono contenta di avervi reso partecipi di questa storia. Della mia storia.
La storia di una Stella che troppo tardi ha imparato a brillare.

Ma dopotutto c’è un tempo per ogni cosa e anche se da lontano, anch’io posso brillare e guardare come l’amore della mia vita adesso abbia di nuovo un sorriso.

Ma questa è un’ altra storia.

**********************************

Beh cosa vi posso dire? Mi dispiace se l'ho finta così, scusate se qualcuno si aspettava qualcosa di diverso ma dopotutto io avevo cominciato a farla balenare nella mia mente immaginando per prima la fine.
E poi una storia è una storia e non mi andava di fare la solita cosa dove lei incontra i Tokio Hotel e vissero tutti felici e contenti, volevo fare qualcosa di un pò diverso e spero di esserci riuscita. Le parole in corsivo tra le virgolette ono delle strofe di "by your side" dei Tokio Hotel. 

Spero che ora che è l'ultimo chap recensiscano molte delle persone che hanno letto, perchè son tante, anche per sapere se vi ha fatto schifo, cosa pensavate mentre la leggevate tutta, le vostre emozioni o se non ho scritto bene il tutto. Qui si accetta ogni cosa senza problemi quindi spazio alla fantasia se vi va. Ora passo ai ringraziamenti.

Ringrazio SusserCinderella che mi ha seguito dall'inizio alla fine insieme a Virginia91 (è sempre stato bello leggere le vostre recensioni dolcissime e simpaticissime). Grazie anche a cris94 che anche se a saltelli so che mi ha sempre seguita. Grazie anche alle persone che hanno recensito poco ma vi giuro che ho adorato anche le vostre recensioni:
babakaulitz, Feel17, lululu1993 e Sisi. Grazie davvero a tutti anche a chi ha messo la storia tra i preferiti (sperando che anche se piccola dicano qualcosa [per chi non ha mai recensito] =P):

1 -
babakaulitz (grazie #2 =D)
2 - BADMXRECORD
3 - cris94(grazie #2 =D)
4 - felpy
5 - Ladynotorius
6 - lebdiesekunde
7 - lululu1993(grazie #2 =D)
8 - sole a mezzanotte
9 - SusserCinderella(grazie #2 =D)
10 - Virginia91(grazie #2 =D)

Grazie anche a chi ha semplicemente letto.
VVB
Vi mando un abbraccione grandissimo ma continuate a seguirmi nelle altre storie se vi va anhe se non so davvero quando continuerò perchè sono nel pieno delle vacanze. (questo chap lìho scritto così di getto vedendo una candela spegnersi, vedete un pò come sono pazza =P)
e ora i miei soliti baci, bacioni baciotti Regina (per l'ultima volta qui :'( )
Ciauuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu! XD



  
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