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Autore: Shandris    12/08/2008    3 recensioni
Alexander scopre un drow prigioniero e sofferente, decide di scoprire cosa sta succedendo
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stava passeggiando solitario nel bosco. Era rilassato e sereno. Da quando Drizzt aveva rotto il ghiaccio con la popolazione locale e aveva cominciato ad integrarsi, anche lui si sentiva più tranquillo. Da qualche settimana gli permetteva di lasciare l’accampamento da solo, con l’unico obbligo di rientrare per la notte.

Alexander assaporò i tiepidi raggi caldi del sole crepuscolare che penetravano tra le fronde degli alberi. Camminava senza una meta precisa, voleva semplicemente stare solo con se stesso, lasciar vagare i suoi pensieri e ascoltare il fruscio della natura.

 

D’un tratto percepì più che sentirlo un grido soffocato, seguito da rumori di lotta.

Alexander si affrettò in direzione dei rumori che parevano giungere da un punto poco lontano nei pressi dell’argine del fiume. Una volta uscito dal limitare della foresta,  nella tenue luce della sera, spiccò ai suoi occhi il bagliore di un falò, all’ombra del quale due figure si contorcevano e dimenavano. La prima era esile e gracile, non era un umano, assomigliava di più ad un elfo.. L’altra  invece era decisamente un uomo: un uomo robusto e forte che presto prese il sopravvento sull’altro. Non ci mise molto a riconoscerlo: era Roddy McGristle.

Alexander si sentì avvampare di collera.

 

Roddy aveva ormai bloccato l’elfo a terra immobilizzandolo sotto il suo peso. Una luce folle brillava negli occhi del cacciatore; mentre il grosso petto si alzava e si abbassava affannosamente per via dello sforzo, sul viso sporco di terra e sangue si dipinse un’espressione di crudele esultanza.

Le sue mani scesero verso il collo dell’elfo e chiusero la gola sottile in una morsa d’acciaio.

L’elfo si dimenava disperatamente nel vano tentativo di divincolarsi da quella stretta mortale.

 

Ma era finita, sapeva che era così. Era chiaro che non aveva alcuna possibilità di sfuggire dalla presa del cacciatore, eppure una parte irrazionale di sé gli impediva di cedere.. doveva continuare a combattere, doveva spingerlo via, doveva…

Nonostante i suoi sforzi non riuscì a liberarsi… Roddy strinse ulteriormente la morsa attorno alla sua gola.

Annaspò alla ricerca di aria, mentre la bocca si apriva e si richiudeva convulsamente.

In quelle che all’elfo parvero ore intere, una lunga serie di immagini balzò alla sua mente: rivisse la sua infanzia, vide sua madre che lo accudiva, sua sorella, vide gli abitanti del suo villaggio natio, vide sé stesso in viaggio con dei guardaboschi… poi la vista si oscurò e non vide più nulla.

La carnagione dell’elfo si fece bluastra e le forze pian piano lo abbandonarono. Mentre la sua lucidità sfumava, sentì la vita che lentamente scivolava via…

 

Ma un potente calcio ben assestato colse di sorpresa Roddy, facendolo ruzzolare di lato. Mentre ancora cercava di capire cosa fosse accaduto, un altro calcio lo colpì nello stomaco, costringendolo a raggomitolarsi in una posizione difensiva.

“Lurido bastardo”, gridò Alexander accecato dall’ira, mentre con il pesante stivale sferrava un terzo colpo.

Allungò il braccio a pugno chiuso, puntandolo verso il basso. Dal mezzo guanto che indossava sulla mano destra scaturì un fiotto di luce rossa. Si trattava di un laser ad alta frequenza che colpì Roddy alla testa. Alexander si concentrò: il fascio di luce divenne più intenso e prese a vibrare. Prontamente l’uomo perse i sensi, i suoi muscoli contratti si rilassarono senza preavviso e la testa cadde sull’erba con un tonfo sordo.

Alexander sputò con sdegno sul corpo disteso, poi si voltò, recandosi dall’elfo per accertarsi che stesse bene.

 

L’elfo era ancora disteso a terra, immobile ma vivo. Alex si inginocchiò al suo fianco. Constatò che aveva ripreso a respirare autonomamente, così prese a massaggiargli il collo livido e dargli dei colpetti sulle guance per farlo rinvenire.

“Ehi, svegliati”, gli disse, “il peggio è passato”.

L’elfo lentamente riaprì gli occhi ed il suo sguardo corse subito alla figura massiccia accasciata al suolo a pochi passi da loro.

“Non si riprenderà tanto presto, credimi.”, disse Alexander rassicurante, “Ma faremo meglio ad andarcene. Non vorrei essere nei dintorni quando tornerà in sé.”.

L’elfo non disse nulla, ma i suoi grandi occhi verdi luccicarono eloquentemente di gratitudine.

 

“Qual è il tuo nome, elfo?”, chiese Alexander quando furono abbastanza lontani, al sicuro nel folto del sottobosco.

“Mi chiamo Linuviel*, e a dire il vero sono elfo soltanto per metà”, rispose l’altro con una punta di amarezza nella voce.

“Hai rischiato molto aiutandomi poco fa. Ti ringrazio davvero”.

“Non preoccuparti, è stato un piacere”, rispose Alex sincero.

Un sorriso malinconico comparve sulla bocca del mezz’elfo.

 

Mentre procedevano Alexander lanciò di tanto in tanto delle occhiate furtive alla creatura che camminava accanto a lui: il corpo smunto del mezz’elfo era scosso da tremiti, si stringeva le braccia convulsamente e camminava mesto nella penombra.

Era sicuramente molto provato dall’accaduto, ma c’era anche dell’altro… Tentò di scandagliare la sua mente per cercare di afferrare qualche sfumatura importante, ma ciò che percepì fu solamente un grande caos. Percepì un groviglio di emozioni e pensieri ingarbugliati che facevano soltanto presagire la complessità di quella persona. L’unica cosa che gli fu chiara, fu che Linuviel aveva un animo molto sensibile. Un animo che portava i segni indelebili di una lunga e duratura sofferenza, e Alexander ne ebbe compassione.

Non riuscì a leggere nulla di più dettagliato; avrebbe dovuto scoprire ulteriori informazioni nella maniera tradizionale.

 

“Cos’è accaduto poco fa giù al fiume?”, domandò con garbo.

“Mi stavo preparando a passare la notte lì. Sono stato colto alla sprovvista..”

“Già, ma perché il cacciatore ti ha attaccato? Perché ti voleva uccidere?”, insistette Alexander.

Il mezz’elfo esitò..

“Perché… ho aiutato la sua preda a fuggire”, disse infine laconico.

“La sua preda? Spiegati meglio”, chiese Alexander socchiudendo gli occhi in un barlume di sospetto.

Linuviel sospirò. “Mi hai salvato la vita, non ho motivo di mentirti. La sua preda era un drow fuggitivo.”

“So che sembra pazzesco”, si affrettò ad aggiungere, “ma quell’elfo non è affatto malvagio come si potrebbe pensare e…”

Linuviel si interruppe, rendendosi conto che l’uomo era rimasto indietro di diversi passi, con un’espressione stralunata sul volto. “Che c’è?”, domandò allarmato.

D’un tratto Alexander si sciolse in una genuina risata.

“Vieni con me amico mio, immagino che ti farà piacere conoscere quel drow di persona!”.

 

 

 

 

 

* Per il personaggio di Linuviel mi sono ispirata, seppur molto vagamente, a Kellindil, il ranger elfo che ha aiutato Drizzt ed è poi stato ucciso da Roddy McGristle in “L'esilio di Drizzt”. Non ho mai digerito questa morte!! Attenzione: Linuviel è un personaggio psicologicamente molto interessante. Gli dedicherò una storia a parte dopo i capitoli incentrati prettamente su Drizzt. J

  
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