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Autore: Emmy_Cr_    14/06/2014    0 recensioni
Bene, ragazzi, ne comincio una nuova! Quindi, sedetevi sul sofà, mettetevi comodi, chiudete gli occhi, abbracciate il gatto, il cane o anche solo il cuscino e lasciatevi trasportare dalla mia voce, nella speranza che vi faccia sognare almeno un po'.
Questa volta voglio portarvi nel 1729, tra la Nuova Zelanda e le Maldive, tra pirati e marinai.
Con un medico di bordo strano e un po' burbero, un capitano al quale piace pescare, un commodoro che dà la caccia a tale capitano, due quartier mastri che sanno ciò che non dovrebbero sapere e due fratelli completamente andati.
Seguitemi e non ve ne pentirete, date retta ad una persona che, questa storia... Bhè, l'ha vissuta!!
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Blue  Passion
 
 
Blue Passion, 12 febbraio 1729
 
- Jonah, potresti mettere via la canna da pesca e venire quaggiù? 

L'uomo alzò gli occhi al cielo nel sentire la voce della ragazza e, per prevenire uragani  e maledizioni, si affrettò a scendere sottocoperta. 
Entrò in una stanzetta che aveva tutta l'aria di essere il rifugio segreto di un bambino: strumenti chirurgici, tomi giganteschi e fogli scritti fitti fitti riempivano una specie di scrivania, sulla quale era posata una candela semi consumata e un calamaio chiuso, con l'inchiostro quasi finito. 
Un lettino, posto sotto un'apertura da cui entrava la luce sfavillante del sole, ospitava un uomo tozzo e dall'aria da brigante, che però stava contorcendosi sotto le mani abbronzate dal sole di Vanessa.

Quella ragazza aveva un aspetto d'angelo, che portava a pensare fosse anche dolce di modi ma, come Jonathan ben sapeva all'aspetto era contrapposto un carattere leggermente burbero che rischiava di farti staccare una mano con un morso.
Si appoggiò alla parete e attese che lei finisse di fasciare la spalla dell'uomo, o sfortunato, che le era capitato tra le mani. 

- Jonah, metti una mano qui, per favore? 

Si avvicinò e mise una mano, elegante, sulla fasciatura stretta. 
Lei finì di fissare la benda e si pulì le mani con un panno, facendo cenno all'uomo di uscire. 

- Cosa c'è? 
- Fammi vedere la cicatrice, voglio contollare a che punto siamo con l'infezione. 

Jonathan si tolse la casacca ed il camicione e permise alle mani di Vanessa di posarsi sulla scapola sinistra. 

- Come va con Dubhe? 

Chiese, consapevole del dolore lancinate che presto gli avrebbe distrutto la schiena. 
Detto fatto, la ragazza gli strizzò la ferita per far uscire i liquidi in eccesso e lui grugnì di dolore. 

- Guarda, chiediglielo, è dietro di te, doveva parlarti. 

Jonah si voltò e si trovò davanti il suo quartiermastro. 

- Perchè non mi hai chiamato tu anzichè lei?- domandò trasalendo leggermente per una fitta al taglio. 
- Perchè quando peschi solo Vanessa riesce a smuoverti.- fu la candida risposta. 

Stettero in silenzio dieci minuti buoni. 
Dieci minuti in cui Vanessa pulì e rifasciò perfettamente la ferita, Jonah pensava a chissà cosa con lo sguardo perso verso la parete e Dubhe si perse ad osservare le mani del medico che lavoravano veloci. 

- Cosa dovevi dirmi? 

Il ragazzo si svegliò di colpo e osservò il suo capitano. 

- Canterbury "Dubhe" Williams, avevi qualcosa di preciso da dirmi?
- Abbiamo avvistato una fregata. 
- E..?
- E aspettavamo tuoi ordini, Capitano. 

Vanessa, fregandosene totalmente di ciò che i due si dicevano, si sedette allo scrittoio e iniziò a scrivere sullo stesso foglio zeppo di appunti.

- Colori? 
- Inglese.

Vanessa alzò lo sguardo e indicò, con un gesto secco, il calamaio di scorta posto vicino al ragazzo che si affrettò a passarglielo, poi si rimise a scrivere, visibilmente contrariata dalla situazione. 
 
Jonah sospirò pesantemente, guardò la figlia negli occhi e poi li riportò sul ragazzo. 

- Attacca Canterbury, individua il cucciolo Fernandes e portamelo.

Il ragazzo fece un saluto veloce e se ne andò. 

- McVan… 
- Cerca di non fargli troppo male, se conosco bene suo padre a lui ci tiene... preparo il tavolo. 

La ragazza andò verso un armadietto e tirò fuori un grosso telo di lana grezza e degli strumenti chirurgici che si premurò di disinfettare fin da subito con della vodka.
Intanto Jonathan aveva trasportato dei grossi sacchi di sabbia e li aveva messi sotto al tavolo sulla quale lei aveva posato il telone.
Appena ebbero finito si abbracciarono e stettero così, fino a che il primo colpo di cannone non scosse la nave. 

- Vado su. 
Si guardarono negli occhi, tacito saluto. 
- Stai attento. 
 
 

Gibilterra 12 Febbraio 1729
 

Ewan stava giocando a scacchi con Gabriel quando la palla di cannone si portò via il suo quartiermastro.
Rimasero così shoccati da non rendersene neanche pienamente conto, un attimo prima stava bisticciando amorevolmente con Cale, un attimo dopo di lui non rimaneva che un cadavere. 
Le azioni che seguirono il fatto furono dettate da rabbia e istinto giovanile. 
La Gibilterra rispose al fuoco nemico andando a bucare le vele della Blue Passion e rompendo il cordame.
Ewan, con calma quasi glaciale e furia cieca negli occhi, comandava il contrattacco con maestria. 
Cale invece, che era ancora scioccato dalla morte del padre, si avvicinò a lui in lacrime. 

- Ewan! Hanno appena colpito il timone, dannazione, siamo...

Ewan lo interruppe lanciandosi addosso a lui e spostandolo bruscamente dalla linea di fuoco di una bordata. 
Girando la testa Cale potè vedere distintamente il vescello nemico e la bandiera che vi sventolava sopra. 

- Ewan! La Blue Passion, è... è la nave di Jonathan Thorne! 

Il ragazzo dagli occhi verdi si alzò di colpo e guardò la nave avvicinarsi a vista d'occhio, la bandiera a colori cupi sventolava libera sul pennone e gli uomini a bordo urlavano la vittoria ormai già in tasca.
Girò lo sguardo al suo ponte di comando e vide solo pochi superstiti, molti dei quali gravemente feriti, cercò con gli occhi il medico di bordo e lo vide sdraiato scompostamente tra due barili. 
Stava per dire qualcosa a Cale ma il rollio improvviso che scosse la nave lo vece desistere. 
Si voltò in tempo per vedere Gabriel perdere l'equilibrio e volare in mare. 

Poi un boato. 
Poi solo acqua. 

Aveva perso la mano di Cale che istintivamente aveva stretto nella caduta. 
Aveva perso il senso dell'udito, attorno a lui solo cordame, vele, cannoni che andavano rapidamente verso il fondo dell'oceano e corpi dei suoi uomini che rimanevano inermi accanto a lui. 

La consapevolezza della morte lo prese nello stesso momento in cui lo fece la mano che lo tirò per la casacca verso la superficie, verso l'aria. 
A guardarlo erano un paio di occhi azzurro cielo in un viso sfregiato. 

- Sei tu Ewan Fernandes? 

Troppo esausto per pensare annuì debolmente. Il ragazzo che lo aveva salvato lo tirò nella scialuppa ed ordinò agli uomini di cominciare a vogare quando d'un tratto un lamento di voce conosciuta lo fece voltare verso il mare. 

- Cale... sal..vatelo, vi prego...

Canterbury guardò gli occhi verdi offuscarsi verso l'incoscienza, ancora rivolti verso il ragazzo che stava annaspando verso la scialuppa e, in un moto di qualcosa che non seppe ben definire, acchiappò anche lui e lo tirò su.

- Remate veloci ragazzi, questi due crepano se McVan non ci mette le mani subito. 
 
 
Gabriel, malamente aggrappato ad un pezzo di legno, probabilmente un tavolo, vide un'altra scialuppa ed un'altra nave venirlo a prendere prima che le forze lo abbandonassero del tutto.

Anche lui si trovò davanti a due occhi azzurri ma non caldi come quelli che si era trovato davanti Ewan, bensì glaciali e pentranti, anche se, e di questo non ne fu sicuro poichè era quasi svenuto, appena lo riconobbero si spalancarono di proccupazione.

- Capitano ma non è il figlio di Mastro Master? 

Non aveva bosogno di conferme ma quella che gli arrivò lo convinse a tirare a bordo il ragazzo, stringerlo nella sua casacca, ordinando seccamente di tornare a bordo. 
Vide gli occhi di Gabriel splendere di gratitudine prima che la ferita alla schiena lo costringesse a svenire. 
 

Blue Passion, 13 febbraio 1792

 
Appena Dubhe era andato a dirgli che aveva catturato Ewan Fernandes alla prima, non ci aveva creduto. 
Quando era andata da lui Vanessa, leggermente alterata, dicendogli che il suo prigioniero si rifiutava di essere curato, allora ci aveva creduto eccome. 

Adesso, mentre guardava la figlia adottiva litigare con un ragazzo di neanche venticinque anni che non voleva che lei si avvicinasse alla ferita sulla gamba, si rendeva conto che Ewan somigliava in maniera incredibile al padre, che aveva avuto l'onore di scortare in numerosi viaggi, facendo amicizia con la piccola figlia di quest'ultimo.
Prima che il Commodoro diventasse Ammiraglio e scappasse a Wellington abbandonando amante e figlia; prima che lui diventasse il leggendario Jonathan Thorne, il traditore.  

- Sei un testardo, lo capisci che si infetta se non la curo subito?
- E tu sei più testarda di me, se ti dico che non voglio cure tu non insistere. 

Jonathan si staccò dallo stipite e andò verso il letto ridendo sommessamente. 

- Credo che in quanto a testardaggine entrambi siate da considerarvi al primo posto. 

Osservando il modo con cui entrambi si girarono verso di lui potè constatare che entrambi avevano preso dal padre l'aspetto, i capelli castano chiaro, un po' più scuri in Vanessa, e gli occhi verdi, molto chiari in Ewan; e il carattere orgoglioso e battagliero, a tratti leggermente burbero. 
Vanessa aveva otto anni quando Jonah ne aveva diciotto, suo padre, l'allora Commodoro Fernandes viaggiava spesso tra Nuova Zelanda ed India.
 Proprio qui aveva incontrato una ragazza, la figlia di uno degli suoi uomini, alta, bella e ricca, inglese trasferitasi nelle colonie. 
Si era innamorato e l'aveva messa incinta all'insaputa della moglie che lo aspettava in Nuova Zelanda e Jonathan, allora semplice comandante, aveva rispettato il segreto più per quel fagotto con gli occhi verdi, orfana di madre, che per il proprio Commodoro. 

Quando il Governatore aveva annunciato che il Commodoro Fernandes sarebbe diventato Ammiraglio, quest'ultimo lasciò la bambina nelle braccia di Jonah, e scappò dalla moglie. 

In seguito Jonah fu tradito dagli amici e accusato dell'omicidio di un ammiraglio e fu costretto a scappare, cosa divenne poi, lo sappiamo. 

- Jonathan dì al ragazzino di farsi curare.
- Jonathan dì alla ragazzina di andarsi a farsi benedire. 

Entrambi si guardarono furenti poi guardarono lui, ancora più arrabbiati. 

- Che ne dici se ti curo io sotto la sua supervisione? 
- Col cavolo. 
- Il ragazzino però ha fegato! 

Jonathan guardò Vanessa che, dopo l'ultima affermazione, si fece da parte cedendogli ago e filo e facendo un buffo inchino. 

- Non... non toccarmi. 

Jonathan non diede ascolto alle parole di Ewan, prese il coltello di Vanessa e ruppe la gamba del pantalone attorno alla ferita così come gli diceva la ragazza, seduta accanto al ragazzino sul letto. 

- Stai fermo, non la toccare! 

Jonathan guardò per un secondo gli occhi verdi di Ewan poi sorrise. 

- Siete identici.

Vanessa scattò, lo trascinò fuori dalla cabina e lo sbattè al muro.

- Lui non deve sapere! Non dovrà mai sapere! 
- Perchè? In fondo è suo padre, è giusto che sappia che è un bastardo che si è lasciato figli in giro per il mondo.

Si rese conto troppo tardi dell'aspra affermazione, solo quando sentì il pugno della ragazza centrare, con precisione chirurgica, la sua mascella. 
Vide gli occhi offuscarsi e i piccoli pugni battere sul suo petto a ritmo dei singhiozzi, fino a che non le prese le mani e la abbracciò forte. 

Si cullarono a ritmo della nave fino a che gli occhi di Vanessa non smisero di lacrimare e oltre.
Canterbury, sceso per controllare che Cale stesse bene, li trovò accasciati contro la parete del vascello. 
Senza guardarlo, Jonathan sollevò Vanessa tra le braccia e la pose tre quelle di Dubhe.

- Portala nella mia cabina e falla stare calma, per favore. Mettila a letto.
- Si Jonathan.

Rientrò nell'infermeria e si sedette davanti ad Ewan, riprendendo a cucirgli la ferita. 

Una mano si artigliò al suo braccio.

- Shh, so che fa male, abbi pazienza Ewan.

Un gemito gli rispose proprio mentre tirava l'ultimo punto. 

- Allora, sai chi è Lloyd Clark? 

Ewan lo fissò serio ma non rispose.

- Avanti su, devi solo dirmi si o no.
- Così appena te lo dico mi ammazzi?

Jonathan alzò lo sguardo su di lui e lo trovò a fissarlo con rabbia. 

- Non sono quel tipo di persona. 

Ringhiò a bassa voce, perchè quel ragazzino non lo temeva? Solo Dubhe e Vanessa non avevano paura di lui, gli altri tremavano al suo solo passaggio! 
 
Dannazione era Jonathan Thorne, il rinnegato, il traditore, l'assassino! 

- Perchè non mi temi? Devi tremare davanti a me! 
- Perchè ti conosco, sei solo un assassino, io non ho paura di quelli come te!

Una furia cieca si impadronì di Jonah, prese Ewan per le spalle e lo sbattè sul lettino, mettendosi sopra di lui. 
I polsi bloccati sopra la testa facevano sì che i punti sull'attome del ragazzo tirassero dolorosamente e le gambe del pirata gli bloccavano le sue strusciando malamente sul taglio fresco. 
Ewan non seppe impedirselo e, reclinando il capo all'indietro, gemette di dolore. Subito il peso del Capitano venne meno e lui si ritrovò libero di alzarsi e stirare gli arti. 

- Mi conosci? Sei stato abbastanza tempo in contatto con me per sapere come sono? Come mi
comporto? 

Prima che Ewan potesse rispondere sentì le labbra di Jonathan Thorne premere con rabbia sulle sue. 
Non seppe che fare mentre la lingua calda del Capitano invadeva la sua bocca.
Rispose con altrettanta rabbia fino a che, aprendo gli occhi, entrambi si resero conto del gesto. 

Jonah schizzò all'indietro sulla sedia, lo guardò shoccato e uscì dalla stanza sbattendo la porticina. 
Ewan, invece, rimase fermo a sedere interminabili minuti a fissare il vuoto poi il dolore all'addome lo fece ridistendere sul letto fissando il cielo oltre l'oblò.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

No sul serio, questa cosa mi sta prendendo troppo, sono flippatissima!! 
Ringrazio che ha letto questa storia anche se nessuno ha commentato!! 
Grazie di cuore veramente!!
Per favore commentate e fatemi sapere cosa ne pensate!!! 

Bacioni M&Cr
  
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