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Autore: sarahrose    15/06/2014    1 recensioni
William Bruce Bailey, 17 anni.
Intelligente, sensibile e dotato.
Cresciuto a torte di mele, Sacre Scritture e cinghiate nei denti.
Figlio di Stephen L. Bailey, Pastore Pentecostale, Ministro del Culto della Lafayette Holy Roller Country Church, e di Sharon Bailey, casalinga frustrata e dedita agli antidepressivi.
Vittima di abusi dal padre-padrone e dell'indifferenza della madre.
Un unico amico su cui contare: Jeff Isbell.
E la Musica. Quella del Diavolo.
Il rock. Quello vero. Brutto, sporco e cattivo. E terribilmente proibito.
Questa è la storia di un mito. Di una leggenda.
William Bruce Bailey. Da Lafayette, Indiana, a Los Angeles in autostop.
Per diventare W. Axl Rose.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Axl Rose
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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WARNING: INCEST
Capitolo 8
 
 
AMANDA L. BAILEY (AMY)
Daddy’s goodnight kiss


Sono qui in camera mia. Nel mio letto. Al buio pesto. Sotto il piumone di Biancaneve.
La Strega mi tiene in pugno.
Tanto lo so che, alla fine, vince sempre lei.
Soprattutto quando sono sconvolta.
Quando –
LUI.
Ancora LUI.
(Maledetto bastardo! Tu non lo sai. No. Non ce l’hai una vaga idea, di quanto ti ODIO!)
 
Mi brucia da morire.
(Fra le cosce)
Sento quello schifo caldo e appiccicaticcio colare lento sul lenzuolo. E ogni goccia, giuro. Mi manca il respiro.
Mi manca il respiro.
So che dovrei andare in bagno e ficcarmi sotto una doccia così bollente da scorticarmi viva.
Cavarmi fuori tutta la porcheria che quel pervertito mi ha pompato dentro.
E’ solo che… io…
Non lo so. Non ho il coraggio.
Ho paura di svegliare qualcuno.
Del giudizio dello specchio.
Di trovarci i miei occhi e annegarci soffrendo come un cane.
Io… mi sento sporca. Lurida. Lebbrosa. APPESTATA. Come quella famigerata casa del Levitico.
(maledetto LUI e le Scritture! Se le ficchi dove dico io, una buona volta! E lasci in pace gli altri!)
Lui e le sue fantasie MALATE.
Travisa tutto quel che legge.  Prende la Bibbia. La gira e la rigira a suo piacimento.
Il Vangelo. Lo mastica e ce lo sputa in faccia senza problemi.
L’Apocalisse di San Giovanni. Se la riscrive da capo a piedi.
No. E’inutile.
Io non ce la faccio.
Non posso proprio andare in bagno, adesso. Non in questo momento.
Sarebbe come ammettere… e io non lo voglio fare.
Se adesso mi guardassi allo specchio, non è Amy che vedrei.
Nossignore.
Io… vedrei LUI.
Il suo sudiciume.
E non credo che potrei sopportarlo senza vomitare da qui all’eternità.
STAVOLTA mi ha fatto male.
Molto. Molto male.
Più dell’ultima volta.
Chissà. Forse allora era troppo ubriaco. Sa Dio.
(Merda)
Ecco. Lo sapevo. Ci avrei giurato.
Mi scappa la pipì.
No. No e poi no.
Piuttosto mi piscio sotto. Non me ne frega una mazza. Però adesso io in bagno non ci vado.
Ok?
LUI…
L’ho sentito da come saliva le scale. Era sbronzo.
(Tanto per cambiare)
E’ venuto nella mia stanza e-
-ha chiuso la porta a chiave.
Poi… si è seduto sul mio letto. E si è chinato su di me.
Io avevo il cuore che mi scoppiava. Pensavo di star per avere un infarto. Perché sapevo bene quello che voleva.
Inutile dire che fingevo di dormire, sperando che la mitragliatrice che avevo in mezzo alla cassa toracica non mi tradisse.
“Ciao, PATATINA!”
Mi ha alitato in faccia.
Puzzava di vino.
Mi faceva schifo. E mi facevo schifo anch’io, purtroppo. Altroché. Perché non avevo il coraggio di agire. Di fargli ingoiare quelli che lui,altezzosamente, chiama i COSIDDETTI.  Fargli del male. Orbitarlo per sempre al di fuori del mio microcosmo privato- e magari- già che c’ero- in un altro merdoso sistema solare.
Invece non ho fatto niente.
Mi sono irrigidita fino allo spasimo, come se avessi preso il tetano come Phyllis Stone. La mia vecchia compagna di banco. Morta per uno stupido graffio fatto con una limetta per unghie arrugginita. Pace all’anima sua. Almeno lei non ha più di questi problemi. Cioè. Voglio dire. Adesso che è sottoterra, non la tocca più nessuno.
Mi sono messa a pensare che non stava succedendo veramente. Che era solo un brutto sogno. Che stavo solo guardando un film.
“Anche le scene peggiori” mi dice sempre mio fratello Bill “sono solo finzioni. Trucchi. Effetti speciali. Insomma, illusioni. E le illusioni non possono farti del male.”
Sarà.
(Ne sei proprio sicuro? Voglio dire. Qui non siamo al cinema. Siamo in camera mia. E io non sto dormendo. Anzi. Sono anche troppo sveglia!)
Allora ho stretto i denti e l’ho lasciato fare.
LUI e la sua solita tattica. Trita e ritrita.
 
“Dormi?”
Io non l’ho cagato.
Sperando, com’è ovvio, che se ne andasse e mi lasciasse in pace una volta per tutte.
“Sono venuto a darti il BACIO della buonanotte.”
Viscido come un rettile.
Mi sale su per la gola.
Sì. Certo.
Non ho mica più due anni!
Davanti agli altri mi tratta come una lattante.
Nel segreto della mia stanza, invece, sono LA SUA DONNA.
Che bugiardo.
Non era il bacio della buonanotte che voleva.
Lui voleva strapparmi un altro lembo di anima. Lasciarmi lì nuda come un verme a piangere e a vomitare e a farmi schifo da sola fino alle prime stronze luci dell’alba.
Speravo che girasse sui tacchi e se ne andasse.
Lo speravo davvero. Con tutta me stessa.
Ma non è successo.
Anzi.
LUI-
-si è infilato sotto le coperte.
Scarpe e tutto.
E ha cominciato a toccacciarmi ovunque.
Con rabbia. Con fame. Con ODIO.
Mi leccava.
Mi mangiava.
Mi sputava.
Sbavandomi addosso. Blaterando cazzate. Che era una cosa SACRA. NATURALE. Un DONO di NOSTRO SIGNORE.
L’aspetto più AUTENTICO e PROFONDO- parole SUE- dell’AMORE FILIALE COSì COME DIO L’AVEVA INTESO. NELLA SUA FORMA Più SUBLIME E TOTALIZZANTE e un sacco di altre baggianate del genere.
Scommetto che, sotto sotto, se davvero gli è rimasto un briciolo sano di cervello, non ci crede neanche LUI. Perché diversamente è malato. Anzi. Di più. Da rinchiudere e sbatter via la chiave.
E così, alla fine, l’ha fatto di nuovo.
Bastardo.
Porco schifoso.
Depravato che non è altro!
Se ne approfitta perché sono piccola.
E pensare che una volta lo amavo. Era il mio eroe. Il mio Don Chisciotte della Mancia.
Avete presente?
Il libro l’avrò letto almeno cento volte. E ciononostante, continuo a rileggerlo.
Ne ho bisogno.
Un po’ perché mi piacciono le atmosfere cavalleresche. Gl’incantatori. I talismani. La magia.
Un po’ perché mi ricorda LUI com’era PRIMA.
Don Chisciotte si è creato un mondo su misura.
Parla di cose che vede solo lui. Travisa la realtà. La trasforma. La modella a suo piacimento contro tutto e tutti.
Vive di sogni e muore di realtà.
Come LUI.
Don Chisciotte è mio padre.
No. Anzi. E’ il contrario.
E’ mio padre che è Don Chisciotte.
Ah. Ecco. Così ha senso. Il favoloso Hidalgo della Mancha è mio padre. Che si ostina a negare la realtà e vede diavoli, incantamenti e sortilegi ovunque. Per non parlare delle maledizioni.
Come ho potuto non arrivarci prima?
Per questo, qualche volta, non lo nego, mi fa PENA.
E anche la mamma, che lo deve sopportare. Però, con tutta la buona volontà, non ci credo che non sa niente di quello che LUI ci fa, a me e Bill.
(Non che ne abbiamo mai parlato, non oseremmo! Però posso immaginare. Non credo di avere l’esclusiva. Ecco tutto. Figurarsi. Quel porco è insaziabile. Non gli basta mai!)
Ma sono convinta che anche mio fratello ha la sua bella gatta da pelare, con nostro padre. Io però non parlo. Bocca cucita. Perché sono convinta che, se solo Bill lo immaginasse, quello che va in onda qui, certe notti in cui QUELLO ttorna a casa col PRURITO dove dico io, lo strozzerebbe con le sue mani.
Oppure- che ne so. Si metterebbe nei guai per davvero. In pericolo. E via dicendo.
QUELL’ESSERE è capace di tutto. Credete a me, che ne sono la prova vivente.
Quanto a Stu, lui si salva. Per ora. E’ uva troppo acerba. E all’Uomo Nero non piacerebbe.  
Beato lui!
Quanto al CANE, invece, PER ADESSO lo lascerei fuori.
Se lo conosco bene, Seth non è il suo tipo.
E poi, non lo so, non credo che avrebbe il coraggio di provarci con lui. Non è mica ancora così disperato!
Senza contare che, secondo me, Seth sarebbe capacissimo di strappargli via i GIOIELLI di FAMIGLIA con un morso.
Tra parentesi, sente molto la mancanza di Bill, sapete?
E adesso che lui si è trasferito dalla nonna, a dargli da mangiare siamo quasi sempre io e Stu.
Papà e mamma non lo cagano di striscio.
Anche lì, bello l’esempio che ci danno!
Quei due sono da neuro. Da ricovero coatto prima di subito.
Cioè. Io non ci capisco un acca. Giuro.
Se papà è un libro aperto- di un genere che, francamente, n leggerei mai- la mamma è un’eroina uscita da una delle sue soap opera  argentine o brasiliane- o quello che sono.
LA DONNA DEL MISTERO.
E’ esattamente così che la vedo.
Piatta. Bidimensionale come una figura della geometria euclidea.
Come una caspita di proiezione ortogonale.
La mamma è come uno di quei fondali di cartone degli spaghetti western di Sergio Leone. Quelli con Giuliano Gemma che mi piacevano tanto da bambina.
Avete presente?
ANCHE GLI ANGELI MANGIANO FAGIOLI.
Ecco.
La mamma è di cartone.
Come quelle bamboline da staccare che trovi nei giornaletti coi vestitini di carta da ritagliare.
Cioè. Vista da davanti sembra vera. Come la volti, ti accorgi che è di CARTA.
Quanto a quello che succede in casa, credo che in realtà non le sfugga niente. Lei tace e si trascina ostentando indifferenza, ma io SO che lei SA.
Per forza.
Non può essere altrimenti.
Mi ha sentito. Mi ha visto piangere. Non sarà un’aquila, ma non può mica neanche essere così scema!
(E difatti non lo è, poveraccia anche lei, solo che- come dicevo prima- si caga sotto dalla strizza.)
La odio per questo suo non intervenire e lavarsene le mani, ma d’altronde, in fondo, cos’altro potrebbe fare? Andare alla polizia? Sì. Come no. Si fa presto a parlare! E se poi la situazione si aggravasse? Voglio dire. Magari gli sbirri peggiorerebbero solo le cose. Chissà.
Voglio dire.
La mamma non mi piace.
So che dovrei vergognarmi a scrivere queste cose su di lei, caro Diario dei miei Segreti più Sconvolgenti, ma è la pura verità.
La mamma è un’ameba.
Con noi e con papà.
Io non ci voglio diventare così come lei. Mai e poi mai.
Sono certa che, al suo posto, difenderei mia figlia con le unghie e con i denti. A costo della mia stessa vita.
Lei invece niente.
Ha paura.
Si caga sotto dalla strizza.
Per questo ci dà giù con quella merda di ansiolitico.
No, dico.
Ma che bella famiglia!
Siamo messi bene, eh?
Benvenuti in VIA DEI MATTI NUMERO ZERO!
L’atmosfera in casa è così densa e intossicante che ti intacca il cervello. Dopo un po’, dai fuori di testa. E’ matematico.
(LSD nelle tubature? Sa Dio.)
Ad ogni modo, quando saranno vecchi mi vendicherò. Li lascerò crepare da soli. Giuro. Tutti e due. Tanto si meritano l’un l’altro.
Ma adesso è ancora presto. In fondo ho solo tredici anni! Non ho ancora avuto nemmeno le mie cose! E questo è un bene, per il PORCO. Perché immagino lo sappia anche lui- se non si è scopato il cervello- che DOPO la musica cambierà di brutto.
E come, se cambierà!
DOPO dovrà starci attento!
Andarci con i guanti di velluto, come si dice, se non vuole buttare in piedi uno scandalo di proporzioni BIBLICHE- tanto per restare in tema!
Ma per adesso, ancora niente.
E lui ci va giù piatto.
 
Ad ogni modo, adesso che Billy sta dalla nonna, mi rendo conto quanto io e lui fossimo legati.
Mi manchi tanto, Billy.
(Mi mancano i nostri giochi. I pomeriggi OZIOSI imboscati su in soffitta a strafogarci di Fonzies, rotelle di liquerizia e di quelle stupidissime caramelle gommose a forma di fragola che mi piacevano tanto. Ti ricordi? Tu me le compravi sempre, dopo una lite. Un cartoccio in segno di pace. Sì. Come no! Prima le compravi. Poi te le facevi fuori TUTTE! Una dopo l’altra. E mi lasciavi lì come una scema a bocca asciutta. DELINQUENTE!)
Te ne approfittavi. Tanto sapevi che ti perdonavo sempre.
Morirei senza di te, Billy. E tu lo sai.
Non dimenticarti di me. Non farlo. Sei la mia unica speranza. L’unica salvezza. Perché quando leverai le tende e scapperai nella Città Degli Angeli, dovrai portarti appresso una valigia con ME dentro.
Se no’ finisce che io qui ci faccio i vermi.
E non nel corpo. Nel cervello
(come in quel film splatter che ci siamo sparati insieme di nascosto. Te lo ricordi, Billy? Avevi puntato la sveglia. FANCULO LA SCUOLA, avevi detto. Ci siamo alzati in piena notte e l’abbiamo guardato. E’ stato bello. Molto bello. La prima volta che ho fatto qualcosa di proibito alla faccia SUA. E che mi sono sentita GRANDE.)
Qui l’Assurdo è perfettamente normale.
Tanto che a volte mi chiedo: e se tutto questo, poi, alla fine dei conti, fosse NORMALE?
E se davvero il Vecchio Trombone avesse ragione?
Cioè. Lo so che non è così. Che non può essere. Che LUI è malato e tutto il resto. E’ solo che… insomma. Sono confusa, ecco. Voglio dire. Che ne so. Magari sono io che lo istigo. Che lo PROVOCO- come dice lui
(riuscendo sempre a farmi sentire in colpa)
Questo sì che è GIRARE LA FRITTATA!
LUI dice che io vedo tutto nero e mi faccio dei film tragici per niente. Può essere. E, in fondo, è un mio diritto.
La mamma invece fa la gnorri. Per carità. Magari ha ragione lei. Magari è tutto più facile se fai la finta tonta. Se non dai nell’occhio. Voglio dire. E’ questo quello che fa lei. Si limita a tenere un basso profilo e lascia che quello che deve accadere, semplicemente, accada.
Lei ha smesso di opporre resistenza.
Di lottare.
E forse, visto che è grande, sa davvero quello che fa.
Che poi, pensandoci bene, in fondo, è quello che ho fatto anch’io stasera. L’ho lasciato sfogare. Fare i suoi porci comodi su di me. Usare il mio corpo in boccio come se lui fosse un pittore ed io la sua tela. Mi ha firmata a fuoco. E quello che ha dipinto sulla mia pelle, se posso osare un’opinione, è molto peggio del RITRATTO DI DORIAN GRAY.
Uffa, che palle!
Ci mancava anche la pipì!
Non ne posso proprio più. E- volente o dolente- mi sa che a questo punto devo farla.
Getto via il piumone di Biancaneve e i Sette Nani e mi catapulto verso il bagno senza accendere la luce.
Non guardo. Non vedo. Non sento.
Non tiro neanche lo sciacquone.
E poi mi fiondo a capofitto nell’oscurità e trovo riparo al caldo sotto gli occhi compiaciuti della Strega, che mi fissa tendendo verso di me la scura granfia rattrappita. La sua risata mi trapana il cranio mentre mi offre una che stilla letale veleno.
Anche papà mi ha offerto una mela.
L’ho morsa e sono caduta.
L’ho morsa.
(Non dovevo! Pagherò con la vita!)
Ho camminato IN UNA VALLE OSCURA.
(E mi sono PERDUTA.)
 
   
 
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