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Autore: AlexRae00    15/06/2014    3 recensioni
Questa sarà l'ultima long della serie. Siamo quindi giunti alla fine, o quasi.
Ringrazio chi mi ha seguito fin ad ora e continua a farlo, sperando che la FF sia all'altezza delle aspettative.
"Il cuore accelerò i propri battiti, facendo temere al mago che lei potesse udirli.
Il desiderio di correre verso di lei e stringerla tra le braccia superò ogni cosa, ma facendosi forza si avvicinò lentamente.
Occhi negli occhi. Rosso nel verde. Jake non potè che perdersi in quello sguardo rubino, più incandescente del fuoco stesso.
Nessun colore sarebbe mai riuscito a rendere perfettamente la sua essenza come quello.
Nessuna tonalità al di fuori di quella avrebbe potuto appartenerle.
Paragonandolo all’azzurro, sfruttato per mascherare quegli occhi, avvertì chiaramente la differenza.
Alexandra era il rosso. Incarnava il fuoco. Ed era tutto ciò che desiderava.
E quando le loro labbra si unirono Jake avvertì quanto tutto fosse perfetto con lei."
Buona lettura. AlexRae00.
Genere: Azione, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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- Questa storia fa parte della serie 'Through the years'
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Ehi ! Non scannatemi ^-^" Lo so che sono mesi che non scrivo nulla ma ho dovuto dedicarmi alla scuola ! Domani inizia l'ultima settimana di esami per me DX Sono riuscita a buttare giù questo capitolo tra ieri e oggi. Ma sono abbastanza orgogliosa di queste 12 pagine !
Vi lascio alla lettura !




Quando quella mattina Paolo aprì gli occhi, scattò in piedi all’istante, dirigendosi in fretta verso il bagno per lavarsi il volto.
Quel giorno sarebbe stato molto particolare. Aveva aspettato che arrivasse con ansia. Bramando il momento in cui con la sua moto avrebbe corso sull’asfalto, in cui avrebbe gareggiato e vinto contro il vento.
Immaginava già il momento in cui avrebbe sollevato il trofeo, sorridendo verso i suoi fratelli.
Allegro corse giù per le scale, afferrando la bottiglia del latte e bevendone qualche sorso.
- Ehi calma ! Come mai tutta questa agitazione ?
 
Con il volto ancora stravolto dal sonno e i capelli scompigliati, Alexandra lo osservava sbadigliando sulla soglia della cucina.
Paolo sorrise divertito, abbracciando con forza la sorella che in risposta ridacchiò stringendosi a lui.
- Come perché ?! Sai benissimo cosa c’è oggi !
- Non credo proprio..- un sorrisino spuntò sul volto della giovane, intenta a liberarsi dalla presa del maggiore.
- Beh oggi ho la corsa indetta per la raccolta fondi ! E non appena avrò vinto, gli eroi della città avranno l’Onore di consegnarmi il trofeo che attesterà la vittoria !
- Quanta modestia !
- Certamente ! E tu e Matteo verrete a vedermi. Niente scuse !
 
Lasciando la presa sulla ragazza, il moro prese la sua giacca di pelle e indossando gli occhiali da sole si scompigliò i lunghi capelli lisci.
L’altra sbuffò, divertita dai comportamenti narcisisti del fratello, per poi sedersi al tavolo, con l’intenzione di fare colazione.
- Ci vediamo dopo Alex. Sveglia Matteo mi raccomando !
- Va bene ! Ricordati di chiamare mamma e papà ! Volevano sentirti prima della corsa, siccome non torneranno prima di qualche giorno.
- Ok. Ciao peste !
- Ciao Narciso !
 
 
Un gatto dal pelo grigio entrò zampettando nel salotto, stiracchiandosi tranquillamente, per poi saltare sul divano, dove un uomo dalla pelle verde sedeva sonnecchiando.
Il miagolio dell’animale richiamò però l’attenzione del verde, che con un sorriso luminoso sollevò la gatta, posandola sulle proprie ginocchia.
- Giorno piccolina. Hai visto per caso mia figlia ?
- Miao.
- Aspetta un attimo.- Detto questo in un battito di ciglia l’uomo scomparve, lasciando spazio ad un grande gatto dal pelo verde chiaro.
Dopo poco entrambi i felini sparirono, sostituiti dall’uomo e da una ragazza dalla pelle perlacea e gli occhi viola. I capelli tagliati corti le lasciavano scoperte le orecchie dalla forma appuntita, simili a quelle dell’uomo verde.
- Oh ! Ti ho trovata !
- Dai smettila papi !
 
Entrambi sorrisero divertiti, mentre nella stanza entrava il maggiore dei gemelli Logan. La tuta bianca dalle rifiniture verdi a evidenziare la muscolatura perfetta. Frutto di anni di allenamento e combattimenti. I capelli corti, senza nessun ciuffo a coprire la gemma sulla fronte, che brillò sotto la luce del sole.
- Buongiorno.
- Giorno fratello.
- Buongiorno figliolo.
 
Gli occhi di Garfield assunsero ad un tratto una sorta di tristezza, nascosta dal sorriso brillante e dalla voce allegra.
Jake, avvertito il cambiamento d’umore del genitore, si morse involontariamente il labbro, spostando la propria attenzione sulla ragazza.
- Asia dovresti prepararti. Ti ricordo che oggi dobbiamo assistere alla corsa di beneficenza.
- Giusto ! Corro a svegliare Draky e poi mi preparo subito ! Ci vediamo papi !
 
Rimasti soli i due uomini si osservarono per alcuni secondi. Ma prima che uno dei due potesse parlare, un uomo dal portamento fiero e gli occhi blu entrò, seguito da una ragazza molto simile a lui.
- Buongiorno. Garfield, Rae ti cercava.
- Giorno Rick, Denise. Vado subito.
- Giorno zio, Jake.
- Ah, ragazzo dopo l’evento di oggi vorrei discutere con te di alcune questioni. Probabilmente a breve occorrerà una visita al carcere della città.
- Certo zio Richard, non ci sono problemi.
 
La mora salutò con un bacio il padre, che seguì poco dopo la strada presa dall’ex titano dalla pelle verde. Immobile poi osservò il compagno di squadra, cercando di cogliere qualche emozione sul suo volto impassibile.
- Cosa c’è che non va Denny ? Non credo di avere qualcosa in faccia.
 
Sbuffando di fronte all’apatia dell’amico la giovane si sedette al bancone, afferrando la bottiglia di latte e iniziando a sorseggiarne il contenuto.
In silenzio la Grayson continuò ad osservare i comportamenti dell’altro, concentrandosi sui lineamenti statuari del leader dei Titans.
Indubbiamente Darkus meritava l’appellativo di affascinante e tenebroso che molte ragazze della città gli affibbiavano. Come la madre presentava quel fascino misterioso che lo portava ad essere tanto desiderato. Il tutto veniva ovviamente accentuato dall’evidente tormento che viveva e dalla cicatrice che gli solcava il volto.
- Fissare è maleducazione Denny.
-Piantala con questo tono idiota !
 
Il mago sollevò un sopracciglio, voltando le spalle verso la ragazza per raggiungere il corridoio.
In risposta lei si alzò e, lasciando la bottiglia sul tavolo, afferrò il tappo in plastica, lanciandolo contro il compagno.
Nel momento in cui l’oggetto arrivò a colpire la testa del Titans, un’espressione stupita si delineò sul volto della ragazza, sorpresa dall’inutilizzo della magia da parte del Logan.
- Bella mira Denny.
-Perché ti ho colpito ?
- Non mi ero accorto del lancio.
- Si..Certo
- Beh è meglio se ti sbrighi. Ti ricordo che oggi dobbiamo presenziare alla gara.
 
Denise annuì soltanto, seguendo con lo sguardo i movimenti del mago. Sorridendo quando anche se impercettibilmente, la sua espressione fu intaccata da un piccolo sorriso, quasi invisibile.
Era impossibile che non si fosse accorto del colpo. Era invece certo che pensasse di meritarlo, e per questo non avesse reagito.
Forse quella maschera che da anni portava, alla fine sarebbe finalmente crollata.
 
 
Delicatamente accarezzò il vetro della foto che reggeva tra le mani, sorridendo alla vista di sé stesso e Denise più giovani. I capelli di lei a quel tempo più corti ma sempre lisci e perfetti. Gli stessi occhi verde brillante pieni di amore e un sorriso ad abbellirle il viso.
Ad un tratto i suoi pensieri furono però interrotti dall’abbraccio della sua ragazza.
Rain circondò il collo dell’uomo, posando la fronte sulla sua spalla, mentre  lui si voltava per baciarle la fronte.
- Che stavi facendo ?
- Niente di che. Mi perdevo un po’ tra i ricordi.
 
Lentamente la corvina aggirò il letto su cui era seduto e con delicatezza si accomodò sulle gambe dell’altro. Le braccia abbronzate del titano avvolsero la vita della ventiduenne, intenta a giocare con i riccioli scuri del suo compagno.
- Sai che dovremmo andare alla corsa tra poco ?
- Si, ma siamo pronti, no ? E poi arriveremo lì in un attimo.
 
Lo Stone sorrise alle parole di lei, allacciando le proprie braccia attorno ai suoi fianchi e avvicinandola a sé.
Denise colse il luccichio negli occhi miele del suo ragazzo e divertita cominciò a baciarli la mascella, fermandosi a pochi centimetri dalle sue labbra.
Michael sospirò prima di colmare quella distanza, baciando con dolcezza la ragazza.
Quanto però entrambi persero la cognizione di ciò che li circondava, lasciandosi trasportare dal momento, la porta venne spalancata.
- Ehi ! Noi avremmo un impegno.
 
Interrompendo il bacio la corvina portò la sua attenzione sul fratello, che divertito e un po’ imbarazzato attendeva sulla soglia.
Ridacchiando si rimise in piedi, tenendo la mano dell’uomo  che l’affiancò in breve tempo e raggiunse il minore.
Sbuffò quando dovette sollevarsi sulle punte per scompigliargli i capelli e poi tirando Michael andò verso l’ascensore.
- Andiamo dai ! Non vedo l’ora di vedere la corsa !
- Ehi Denny ! Non correre.
 
Drake si poggiò al muro, seguendo con lo sguardo l’amico e la sorella, finchè la sua visuale non fu coperta dalle porte dell’ascensore.
Con una mano si sfiorò inconsciamente la spalla lesa anni prima durante lo scontro con Ice, rabbrividendo al ricordo di Asia, la Sua Asia, ferita.
Gli occhi zaffiro brillarono, messi in risalto dalla pelle bronzea e i capelli rosso fuoco, sistemati in un modo che richiamava quelli del padre da ragazzo.
Rimase per qualche attimo immobile, vagando tra vari pensieri, prima di dirigersi verso la stanza della sua ragazza.
 
 
Inspirò profondamente avvertendo il ruggito del motore, fremendo nello sfiorare i freni della sua moto. Gli occhi blu rilucevano, mostrando tutta la passione che il ragazzo covava. La tuta blu notte da motociclista richiamava perfettamente lo sguardo del giovane, mentre le due L  gialle intrecciate ricordavano il nome della sua famiglia, Leoni.
Sul casco l’immagine di un leone rampante, disegnato sotto il numero 15.
- Ehi ! Non è un po’ presto per salire sulle moto ??
 
Paolo preso alla sprovvista, voltò di scatto il capo, levandosi il casco per vedere meglio il suo interlocutore.
Un ragazzo alto dalla pelle scura, gli occhi miele e i ricci neri, l’osservava sorridendo.
Un luccichio famigliare negli occhi nel guardare la moto che il motociclista reggeva.
-Sei un intenditore di moto ?
- Beh, ho passato la mia vita tra la tecnologia e i motori.
- Davvero ?
- Si, mio padre ha sempre amato queste cose.
 
Il Leoni sorrise, poggiandosi con delicatezza sul proprio motore e lasciando il casco su di esso.
Quel tipo aveva un aria famigliare, anche se nonostante tutto non riuscì a ricordare per quale motivo.
-  Ci conosciamo per caso ? Mi sembra di averti già visto.
 
Lo sconosciuto ridacchiò divertito, stupendo Paolo che sollevò un sopracciglio dubbioso. Prima che potesse rispondere però, un uomo dai capelli viola scuro e la pelle perlacea li raggiunse. Il motociclista spalancò gli occhi mentre fissava la figura del leader dei Titans fermarsi accanto all’altro.
- Cyber non dovresti girare tra i motociclisti e soprattutto, dovresti indossare la divisa.
- Ok leader.
 
Detto questo il Titans premette la superficie della collana a forma di C che portava al collo accendendola di un luminoso azzurro metallizzato.
Dal pendente iniziarono a formarsi varie linee che circondarono il corpo del moro, dando forma alla divisa di Cyber.
Ultimo ritrovato tecnologico realizzato dal giovane assieme al padre.
La tuta aderì perfettamente al corpo muscoloso dello Stone, mentre linee luminose collegavano la C apparsa sul petto a gambe e braccia.
Paolo basito quasi perse l’equilibrio, rimanendo immobile a guardare un tale livello di tecnologia.
- Devi sempre dare così nell’occhio ?
- Dai Darkus ! Voi avete i poteri e io ho questo ! Ah, spero di non averti scioccato troppo amico.
- No..Cioè io..
 
Jake si voltò vero il motociclista, sollevando un sopracciglio dinnanzi all’espressione di sorpresa che ancora permaneva sul suo volto.
Sentendosi osservato l’uomo riprese il proprio contegno, volgendo una fugace occhiata agli occhi glaciali del leader dei Titani.
Un brivido gli percorse la schiena quando incrociò i propri occhi con quelli dell’altro, portandolo a rivolgersi a Michael.
- Quindi tu sei Cyber. Ecco perché mi sembravi famigliare.
- Esatto. Beh è stato un piacere, tu sei ?
- Paolo. Paolo Leoni. Il vincitore di questa corsa !
 
Cyber rise divertito dalla sicurezza di quel corridore e dopo avergli stretto la mano, seguì il viola per raggiungere la squadra.
 
 
Rimasto solo il Leoni afferrò il casco e fece per indossarlo, ma poco prima di poterlo fare il suo sguardo incontrò quella della sorella e felice lo posò.
- ALEX !
 
La ragazza sorridendo corse verso il maggiore, seguita da Matteo a poca distanza.
Troppo concentrata sul fratello però, non si accorse del comportamento del Titano che osservava sempre.
Sentito pronunciare quel nome, Jake si voltò inconsciamente cercando con lo sguardo chiunque possedesse quel nome.
Vedendo però un ragazzino abbracciare il motociclista si diede dello stupido e riportò la propria attenzione sul compagno, ignorando a chi appartenesse davvero quel nome.
 Allo stesso tempo Alexandra guardò i propri fratelli salutarsi e per un attimo avvertì un pizzicare fastidioso alla nuca, dove si trovava la cicatrice.
 
 
Appena il semaforo divenne verde e la bandiera a scacchi fu calata, tutte le moto partirono sotto lo sguardo della città, venuta ad assistere alla corsa.
Seduti accanto ai telecronisti i cinque eroi assistevano alla gara.
Jake sbuffò annoiato, non provando la minima attrazione verso quei veicoli a due ruote che correvano, e si alzò.
Senza fretta si avvicinò ad uno degli organizzatori, iniziando a discutere su alcuni particolari dell’evento di quella mattina.
 
Asia distolse la propria attenzione dalla gara, voltandosi a guardare il fratello, ora solo vicino ad un tavolo su cui erano posate delle bottiglie d’acqua.
In silenzio aggirò la sedia del fidanzato, raggiungendo il gemello intento a versarsi dell’acqua.
- Ti stai annoiando ?
- Queste cose non mi sono mai piaciute molto, lo sai. Sei tu quella che ama i motori.
 
Il mago osservò senza interesse il fondo del bicchiere, cercando di non incontrare lo sguardo della sorella, impegnata ad osservare il suo comportamento.
Sbuffando Anim si portò una mano tra i capelli, scuotendo il ciuffo viola nero, per poi sfiorarsi il capo, dove i corti ciuffi verde e viola si intrecciavano.
- Perché adesso non mi guardi in faccia ?
 
Chiudendo gli occhi il leader sfiorò la propria cicatrice, mentre con l’altra mano posava il bicchiere ormai vuoto.
- Non..Non lo so.
- Darkus..Sono tua sorella gemella, riesco a leggerti la mente e percepisco le tue emozioni, quando me lo permetti.. Credevo che dopo quella sera almeno tra noi le cose fossero migliorate.
- Non credo di riuscire a cambiare. Non adesso. Hai visto quello che sento. Anim ho bisogno di tempo. Sono crollato è vero ma non del tutto.
- Va bene.. Ma ricordati che io ci sono. E aspetto. Se vuoi questo lo farò.
 
Un sorriso dolce amaro comparve sulle labbra della giovane che sfiorata la spalla dell’altro, si voltò e tornò al proprio posto.
Rimasto solo un sospiro sfuggì dalle sue labbra, mentre il bicchiere che aveva poco prima usato si accartocciava dopo essere stato avvolto da un alone nero.
 
 
Una fiamma calda illuminò la fredda stanza all’ingresso dell’uomo. Gli abiti bianchi di alta sartoria quasi del colore della sua pelle. Camminando a passo lento lo straniero si sbottonò la giacca, posandola sull’appendiabiti posto in un angolo.
Con lentezza si sfilò anche la cravatta azzurra, carezzandosi poi i capelli biondo chiaro.
Un sorriso spuntò sulle labbra dell’uomo, nascosto dalla maschera bicolore che gli copriva il volto. L’unico occhio visibile, di un azzurro glaciale, spiccava sulla parte di maschera bianca. L’occhio destro era invece coperto dalla parte azzurra della maschera, che non presentava nessuna fessura.
 Quando la sua mano sfiorò la parete di quella stanza sotterranea, una leggera brina coprì le rocce. Un sospiro soddisfatto gli sfuggì dalle labbra quando la brina venne sostituita dal ghiaccio.
Lo sguardo dell’albino venne però catturato da una teca di vetro, dove la tuta realizzata qualche tempo prima veniva illuminata da alcuni fari.
Ogni particolare ricordava la divisa di uno dei criminali più conosciuti di Jump-City.
Dal tessuto alle parti di armatura. Accanto in una teca più piccola spiccava la maschera. Tutto riportava ad un unico nome, anche se la divisa si differenziava per un unico particolare, il colore.
Al posto del nero e dell’acciaio infatti la divisa presentava un bianco accecante e parti azzurro ghiaccio, così come la maschera, simile a quella già indossata dall’uomo.
- È arrivato il momento finalmente.
 
Non appena lo sconosciuto toccò il vetro questo si aprì e quando ebbe afferrato divisa e maschera li posò su un tavolo vicino.
Con impazienza ben celata si svestì degli ultimi indumenti, immune al freddo che sembrava provenire dal corpo stesso dell’albino.
Alla luce della torcia il corpo dell’uomo sembrò brillare a causa delle tante cicatrici che come fili d’argento lo segnavano.
Quando ebbe però indossato l’indumenti e si tolse la maschera, la luce si spense a causa della temperatura sempre più bassa.
L’ennesimo ghigno comparve sul suo volto, dove una cicatrice percorreva il lato destro, segnando l’occhio e rendendolo inutilizzabile.
Il segno costringeva le sue labbra ad una costante smorfia tirata, che rendeva grottesco il sogghigno apparso poco prima.
Nel momento in cui si portò la nuova maschera al volto, la sua espressione tornò impassibile.
- Ci rivedremo… Miei cari..
 
 
La moto ruggì, seguendo i comandi esperti di Paolo che superò l’ennesimo avversario, raggiungendo il primo posto.
Il vento sferzò il corpo, protetto dalla tuta, facendolo sentire libero.
Il sole illuminava con i suoi raggi la pista e tutte le persone che gridavano e gioivano.
L’ultima curva si delineò dinnanzi ai suoi occhi ma quando riuscì a superarla si accorse troppo tardi della pista, ormai coperta di ghiaccio.
Frenando si trovò ben presto a scivolare sul terreno, cadendo dalla moto.
La folla esplose in un boato mentre il panico iniziò a raggiungere chi aveva assistito al formarsi di quella lastra e aveva visto il motociclista cadere.
L’ultima cosa che Paolo riuscì a vedere prima di perdere i sensi fu un uomo con una divisa bianca e azzurra comparire sulla pista.
 
 
Matteo emozionato osservò il fratello compiere l’ultimo sorpasso e dirigersi verso l’ultima curva. Felice saltò, incitando il famigliare e abbracciando la sorella.
Alex sorrise ma ad un tratto un brivido gelido le attraversò la schiena.
Voltandosi cercò qualcosa o qualcuno tra la folla, non sapendo neanche lei per quale ragione.
Fu per questo che riuscì a vedere una figura estranea all’evento comparire a bordo pista e congelarla poggiandovi semplicemente una mano.
Spalancò gli occhi spaventata quando vide il fratello frenare inutilmente per poi cadere sul ghiaccio, rimanendo immobile ai piedi dell’individuo.
Il diciottenne al suo fianco rimase paralizzato mentre le persone incominciavano ad urlare e ad indietreggiare.
 
 
L’urlo della folla sembrò risvegliare l’eroe con il mantello che scattando in piedi corse verso la ringhiera. I compagni immediatamente lo affiancarono, cercando di comprendere cosa fosse accaduto.
Asia fu la prima a comprendere con sgomento chi fosse o perlomeno rappresentasse lo sconosciuto.
- Non è possibile.
- Slado..Cosa ? – le parole vennero pronunciate quasi come un ringhio, accompagnate dall’improvviso scurirsi degli occhi del mago.
- Titans ! GO !
 
I vigilanti mascherati non attesero altro e si lanciarono verso il luogo dove la figura bianca si trovava.
Le mani di Astras si illuminarono d’azzurro, mentre incanalava l’energia del sole per creare i suoi raggi.
Al suo fianco Anim assunse sembianze semi feline, restando per metà non mutata, tecnica imparata alcuni anni prima.
Cyber creò invece una sfera elettrica attraverso i circuiti della tuta, indossando degli speciali occhiali tecnologici.
Con uno balzo Rain si fermò accanto ai compagni, stringendo tra le mani il proprio bastone spada.
- Salve ragazzi..
 
Darkus assottigliò lo sguardo, coprendosi il capo con il cappuccio nero, permettendo agli occhi divenuti bianco lucenti, di spiccare attraverso l’ombra creata sul viso.
Le mani spalancate e attorniate da scariche di magia nera e bianca.
- Tu. Non sei Slado, ma a quanto pare ti ispiri a lui.
 
Una risata roca e glaciale venne attutita dalla maschera. Sollevando una mano, l’uomo fece calare ulteriormente la temperatura, ricoprendo di brina l’asfalto non congelato.
- Hai ragione. Lo Slade originale è stato imprigionato anni fa. Io sono il suo successore. Potete chiamarmi Wight-Slado.
- Successore ? – Anim corrucciò lo sguardo, fissando l’occhio azzurro di quel pazzo.
 
Nell’istante in cui il criminale incontrò gli occhi ametista della Titans non potè trattenersi dal sogghignare, per poi osservare il resto del suo corpo.
La Logan avvertì un brivido di freddo terrore avvertendo quell’occhio azzurro guardarla. Il ricordo di uno sguardo simile la travolse, costringendola a rabbrividire al pensiero di quel ragazzo ormai morto.
- Si. Sono il suo successore…Micetta.
 
Un nodo allo stomaco costrinse Asia a serrare i denti mentre assieme agli altri collegava quell’individuo allo stesso ragazzo che anni prima si faceva chiamare Ice.
Il gemello avvertì immediatamente i pensieri della sorella e incanalando la rabbia nelle proprie mani la mutò in energia.
Sollevatosi da terra assalì immediatamente il nemico, colpendolo con violenza al petto.
- TU !! NON PUOI ESSERE LUI ! BASTARDO !
- Ahahahah… A quanto pare non mi avete dimenticato.
 
Liberandosi della presa del Titano, Wight-Slado colpì con il proprio bastone Astras, giunto alle sue spalle poco prima.
Una mano si serrò attorno al polso di Rain che con un calcio riuscì ad allontanarsi, prima di venire congelata.
Il cuore del leader perse un colpo quando la possibilità che Lei fosse in vita si insinuò dentro di lui. Paralizzato fermò il proprio attacco e si voltò verso il nemico.
- Se tu sei vivo…
 
L’albino rise del comportamento dell’avversario, afferrandolo per la parte anteriore del mantello e sbattendolo a terra.
Jake serrò la presa attorno al braccio dell’uomo, ricoprendola di energia e bloccando il criminale con la magia.
- Vuoi sapere se è viva ?
 
La mano dell’uomo vestito di bianco si serrò attorno al tessuto del mantello e  il freddo raggiunse anche la pelle dell’eroe.
Jake ringhiò e stringendo il braccio dell’altro, lo ricoprì di magia nera, costringendolo a mollare la presa.
Con uno scatto gli afferrò stavolta il collo, innervosendosi al suono della risata del’uomo.
- Dimmelo.
- No. È morta. L’hai lasciata morire.
- Non è vero. Non l’ho uccisa io.
- Io non l’ho detto. – l’ennesima risata invase l’aria, portando il leader a stringere la presa sul suo collo.
 
Il Wride sferrò un calcio al mago, liberandosi e allontanandosi dalla squadra di eroi che aveva pensato ad allontanare lo svenuto motociclista.
- Lei è morta. Tu, Darkus, non l’hai salvata ! Hai permesso che morisse.
 
Il corpo del giovane venne percorso da un violento tremore. Gli occhi spalancati e il respiro affannoso. La sorella gemette quando avvertì il dolore che lo aveva invaso.
Correndo lo raggiunse, affiancandolo dinnanzi al nemico.
- Ehi.. Jake. Jake non è colpa tua !
- …No…
- Lo sai benissimo anche tu. L’amavi e non l’hai salvata. Alexandra è morta perché non sei tornato indietro !
- NO ! Io ho salvato suo padre. Lei..Lei era bloccata..Mi ha detto lei di andare.
 
Wight-Slado si voltò incominciando ad andarsene mentre rideva delle parole del Titano, ora in ginocchio.
- Questo non cambia il fatto che sia morta. E anche tu lo sai di chi è la colpa. Mio caro Darkus, potrai fare qualsiasi cosa, ma questo rimpianto non scomparirà.
 
Sparito il nemico Anim si inginocchiò accanto al gemello, completamente perso nel proprio dolore. Con una mano gli sfiorò delicatamente il capo, riprendendo la sua forma umana. Dolcemente strinse il fratello tra le braccia, aiutandolo a sollevarsi.
- Non è stata colpa tua.
- Forse..Ma Ethan ha ragione. Qualsiasi cosa farò, la sua morte non riuscirò mai a cancellarla.
 
 
Il breve combattimento aveva congelato Alexandra sul posto, accanto a Matteo che guardava terrorizzato il corpo del fratello.
Solo quando Astras e Cyber sollevarono il corpo esanime dell’uomo e lo lasciarono oltre l’inferriata che divideva il pubblico dalla pista, entrambi sospirarono e corsero nella sua direzione.
Il minore si gettò a terra, scuotendo il corpo del fratello mentre la sorella chiamava i soccorsi.
Chiusa la chiamata la mora assistette assieme a poche altre persone, ancora nelle vicinanze, alla discussione tra Darkus e il nuovo criminale.
Il dolore dell’eroe con il mantello la faceva sentire male, quasi riuscisse a percepirlo.
Nel momento in cui però nominarono una ragazza sua omonima avvertì un nodo allo stomaco.
Rimase immobile, a guardare lo scontro tra il leader dei Titani e Wight-Slado, finchè Matteo non la chiamò per raggiungere i soccorsi che avrebbero aiutato Paolo.
Seguendo i due fratelli, si voltò un ultima volta, assistendo al crollo di Darkus.
Quella vista la fece per un momento fermare. Ad un tratto non vide più quello che la circondava e non sentì più nulla.
Alcune immagini sfilarono davanti ai suoi occhi.
Gli stessi occhi di giada pieni di lacrime. Il tremore del suo corpo mentre la guardava.
La sensazione di dolore che la pervadeva. Un dolore psicologico causato dal vederlo soffrire a causa sua.
Poi altre sensazioni. La famigliarità di due occhi azzurro ghiaccio. Un ragazzo i cui capelli si confondevano con la neve. Gli stessi occhi freddi e gelidi. Un dolore fisico e interno. Il tradimento di un fratello.
 
Le immagini sparirono, lasciando il posto allo sguardo preoccupato e spaventato di Matteo che l’abbracciò di scatto.
I riccioli scuri a nascondergli il volto angelico.
- Mat.
- Alex. Ti ho vista barcollare e mi sono spaventato.
- Si..Io..Tutto apposto.
- Menomale..Adesso andiamo, hanno detto che Paolo sta bene. Sembra abbia solo sbattuto la testa, ma aveva il casco quindi è solamente svenuto.
 
Insieme al fratellino si diresse verso alcune tende dove i medici avevano portato le poche persone infortunate, tra cui alcuni motociclisti.
Si sedette al fianco di Paolo stringendogli una mano, anche se con la mente tornò ai ricordi di poco prima.
Ormai era certa che, in un modo o in un altro, lei e Darkus fosseri legati e avrebbe scoperto il motivo.
Chiuse gli occhi e per l’ennesima volta, due occhi di giada tornarono a brillare nella sua mente. Occhi che le fecero battere il cuore.
 
 
 
Beh ? Lo so che è assurdo ! Insomma ho fatto tornare tutti i personaggi che avevo ucciso :'D
Spero tanto che il capitolo vi sia piaciuto e attendo con ansia di sapere cosa ne pensate !
Grazie a chi non perde le speranze e continua a leggere nonostante io sia così lenta :) E grazie a chi dopo aver letto e recensito le mie precedenti FF continua a seguirmi <3

Baci AlexRae00 Alla prossima !

 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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