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Autore: aki_penn    15/06/2014    4 recensioni
“Fare il bagno nel sangue delle vergini mi mantiene giovane” disse, guardandosi le mani dalle dita lunghe e affusolate, sporche di rosso. “Quella ragazza che ti sei portato appresso quando sei arrivato a Rosenrot, è vergine?” domandò poi, guardandolo. Tinkerbell strabuzzò gli occhi e balbettò “Ru-Ruthie? Io non…non so…non ho mai chiesto…” incespicò, preso alla sprovvista, per poi accigliarsi e sbottare “E comunque non ho alcuna intenzione di farti dissanguare la mia assistente, se permetti!”
Genere: Azione, Horror, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Capitolo trentadue -

Il terzo corno –

 

Bonnie e la bestia si guardarono negli occhi, entrambi ignorando Tai, che urlava come un matto, cercando di arretrare in strada.

“Il nian!” piagnucolò il bambino, senza riuscire a rimettersi in piedi. Le ginocchia gli tremavano.

“Il che?” singhiozzò, ma non fece in tempo ad aggiungere altro, perché la bestia alzò la testa e Bonnie, infilzato nel corno come un macabro spiedino, si ritrovò con i piedi che non toccavano più la terra.

Il mostro lo sbatté sulla traversa metallica del cancelletto. Vanificando ogni possibilità che le ossa della schiena che non erano state rotte dal corno, rimanessero intatte.

Bonnie urlò, al terzo colpo, contro la sbarra di ferro, ma non mollò la presa sul coniglio gigante. Afferrò uno degli altri due corni, indeciso su cosa fare, doveva riuscire a sfilarsi di dosso a quella bestia se non voleva che lo disintegrasse in un modo così stupido.

La creatura lo sbatté nuovamente contro la traversa e Bonnie urlò, fu allora che, dal cielo, come una Mary Poppins sanguinaria, discese Chismes. In un attimo richiuse l’ombrello e piantò la punta nella schiena del mostro.

La bestia ruggì e sbatté Bonnie a destra e sinistra contro i lati della porta, tanto che il cancello si piegò come se un tir ci fosse finito contro.

Dalla sua posizione, Bonnie, in lacrime, riusciva a vedere solo la schiena del nian, sembrava fosse corazzata, ricoperta da un’armatura squamata verde, con i riflessi dorati, e una criniera arancione, ormai sporca del proprio sangue e di quello del genio. Le corna erano nere e ritorte, come se qualcuno le avesse rigirate su se stesse.

“Muoviti di lì, Bonnie!” urlò Chismes, in ginocchio a piedi nudi sulla schiena del nian, che si agitava, mentre l’ombrello rimaneva saldo nelle sue carni, e lei attaccata a quello.

“Come?” piagnucolò lui, non gli sembrava di aver più un osso intatto.

“Hai una katana!” gli ricordò, mentre la bestia scalciava e la scaraventava via. Bonnie ansimò, la mano gli tremò quando la staccò dal corno del mostro, in quel modo tutto il suo peso gravava sul corno che aveva piantato nello stomaco. Con uno sforzo sovrumano, estrasse la spada dal fodero e tranciò di netto il corno della bestia, infilando la lama tra il proprio stomaco, ormai a brandelli, e la testa del mostro. A Tai sembrò quasi che  il genio stesse per fare harakiri, ma non ci pensò troppo, paralizzato com’era dal terrore.

Bonnie cadde a terra, sbattendo il sedere, con il corno tranciato ancora ficcato nelle budella. Mollò la presa sull’enorme coniglio, che rotolò poco distante, finendo in mezzo a della frutta marcia rimasta in quel posto da giorni.

Il nian ruggì del il dolore e si impennò come un cavallo imbizzarrito, battendo la testa contro la traversa.

Bonnie ansimò e afferrò il corno per sfilarselo di dosso, mentre il mostro smetteva di dimenarsi e si accasciava per terra, strisciando la testa contro l’asfalto, come se fosse un metodo bizzarro per attenuare il dolore di un corno tagliato.

Chismes, inginocchiata da sopra il tetto del magazzino su cui si erano nascosti Alih e gli altri pirati il giorno del loro sfortunato incontro coi geni, saltò giù con un balzo incredibilmente aggraziato, per i suoi centotrenta chili.

Si avvicinò al mostro il punta di piedi, intenzionata a riprendersi l’ombrello, ancora incastrato nella schiena della bestia, ma proprio in quel momento il nian si rialzò, pareva essersi ripreso. Il corno centrale si era rigenerato, mentre l’ombrello di Chismes era ancora ficcato nel suo dorso. La creatura ruggì, mostrando le fauci leonine e colpì la donna con una testata. Il genio volò per dieci metri e finì per sfracellarsi contro il muro del magazzino, rompendo diversi vetri. Tai sembrò aver recuperato la voce e ricominciò a urlare, disperato, fu allora che il mostro si ricordò di lui, ruggì ancora e si lanciò all’attacco verso il ragazzino.

“Bonnie!” strillò Chismes,  rialzandosi, e la lama della katana del ragazzo, passò da parte a parte il collo corazzato del nian, poco prima che la bestia incornasse anche Tai, ancora disteso per terra, terrorizzato. La bestia sbandò, e Bonnie le finì addosso, mentre la katana rimaneva incastrata nel corpo del nian.

Chismes, qualche metro più in là, alzò la mano aperta, come per salutare, e l’ombrello, con un rumore orribile e uno schizzo di sangue, che sporcò l’asfalto e la schiena del mostro, tornò nelle sue mani. La bestia ringhiò, mentre con uno sfrigolio, la ferita che aveva sulla schiena si chiudeva. Bonnie estrasse la lama dal mostro, con una smorfia, e quello cercò di rimettersi il piedi, con le gambe che facevano fatica a reggere il peso del suo corpo.

Allungò il collo e per un pelo non azzannò il braccio di Bonnie, che si ritrasse giusto in tempo e ficcò la spada nell’occhio del mostro. Il nian ruggì inferocito e sollevò la testa, Bonnie, saldamente stretto alla propria katana, venne di nuovo sbalzato in alto, come una bambola. Chismes, corse davanti al mostro, con l’ombrello aperto, a difendere Tai, e urlò “Bonnie! Qui ci penso io, prendi il ragazzino!”

Il genio piantò un ginocchio tra le tre corna della bestia e fece forza per sfilare la lama dall’occhio della creatura poi, con un salto, atterrò in strada, su un ginocchio. La maglia che indossava aveva un buco, proprio nel punto dove il corno l’aveva trapassato poco prima. Con uno scatto afferrò Tai sotto le ascelle e lo portò via. Il ragazzino chiuse gli occhi e si aggrappò alla maglia insanguinata di Bonnie, finché il genio non lo scaricò sul tetto di un magazzino, senza troppi riguardi. Cadendo si sbucciò entrambi i gomiti, ma era così spaventato per quello che aveva visto che nemmeno se ne accorse. Ansimò, con le lacrime agli occhi e guardò Bonnie che, in piedi accanto a lui, lo sovrastava.

“Tai…” esordì Bonnie, cercando di essere il più gentile possibile, ma il ragazzino lo interruppe come se nemmeno avesse fatto davvero caso a lui.

“Dov’è il coniglio?” strillò. Solo in quel momento Bonnie si ricordò dell’immenso coniglio che aveva fatto rotolare via quando era caduto con il corno ficcato nello stomaco. Come aveva fatto a dimenticarsene? Gli piaceva quel coniglio.

Tai e Bonnie si affacciarono e guardarono giù, ciò che videro fu Lydia, la volpe famiglio di Chismes, che  correva attorno alla bestia, facendola infuriare. Il nian scattò in avanti, con l’intenzione di azzannarla, ma Chismes si parò tra il mostro e la volpe, intercettando la bocca e infilandoci dentro l’ombrello. Quando si aprì, la testa del mostro esplose in un vortice di denti e peli arancioni.

Più in là, una palla di pelo bianco stava immobile in mezzo alla spazzatura.

“Eccolo!” piagnucolò Tai. Bonnie non fece domande e si lanciò giù dal tetto, lasciando il ragazzino a bocca aperta. Saltò sopra il nian, al quale stava ricrescendo lentamente la testa e filò dritto dentro il cortiletto dove si nascondeva sempre Tai.

“Che diavolo fai?” sbottò Chismes, che fissava il mostro intento a ricomporsi, stringendo in mano il proprio ombrello. Non poteva ucciderlo senza avere un desiderio, ma poteva attaccarlo d nuovo poco prima che fosse di nuovo in grado di attaccarla, impedendogli di sferrare un nuovo colpo.  

Si voltò e lo seguì, indispettita, Bonnie non si chiese nemmeno dove avesse messo le scarpe.

“Recupero il coniglio, Tai non mi aiuterà se non salvo prima il suo animaletto” sentenziò Bonnie, deciso, mentre Chismes si appoggiava al cancello, piuttosto indispettita.

“Sbrigati, diamine, non posso mica distrarlo per sempre mentre tu fai i tuoi comodi!” sbottò, e proprio il quel momento, il mostro sfondò la rete ed entrò nel cortiletto, ruggendo.

“Vai!” gli intimò di nuovo Chismes, mentre Lydia arrivava, uggiolando.

Bonnie, con il coniglio gigante stretto in mano, salto sul cancellò sfondato e lo superò con un solo balzò, atterrando in strada e correndo poi, veloce, verso il tetto su cui stava Tai ad attenderlo.

Arrivò appoggiando le ginocchia sul tetto ricoperto dalla guaina plastica e si rovinò un po’ i jeans. In ogni modo, l’animale che teneva in braccio respirava ed era tutto intero.

“E’ vivo!” esclamò Tai, lamentoso, correndogli incontro.

Bonnie annuì, mentre saltava per raggiungere il ragazzino aveva controllato e aggiustato un paio di costole. Il coniglio era come nuovo. Tai lo prese in braccio piangendo di gioia.

“Tai…” cominciò di nuovo Bonnie, mentre il bambino affondava il viso nella pelliccia morbida del suo gigantesco animaletto.

Il ragazzino lo guardò “Cosa è successo al maestro? Tu lo sai, vero?”

Il suo sguardo era deciso e penetrante, tanto che il genio si sentì quasi a disagio. Entrambi erano inginocchiati sul tetto piatto del magazzino, occhi negli occhi, con solo la mole dell’enorme coniglio a dividerli.

Il ragazzo annuì e Tai si incupì “In realtà, sono qui per lui fino dall’inizio. È più che probabile che sia stato lui a uccidere il tuo amico” cominciò a spiegare, domandandosi quale fosse il modo migliore di convincere il ragazzino.

Si voltò a guardare Chismes che se la vedeva con la bestia e poi tornò a fissare Tai, che non si era mosso di un millimetro.

“Per lavoro” ricominciò “do la caccia a questi mostri…” Tai lo interruppe “Mostri come il nian?” domandò. Bonnie alzò un sopracciglio e indicò la bestia con il pollice, senza girarsi “Il nian sarebbe quello? I nomi non mi interessano, di solito” si scusò il genio. Tai annuì “Il nian appare una volta all’anno per mangiare i bambini, ma ha paura del rosso e dei fuochi d’artificio” spiegò il bambino, per poi sporgersi un po’ a guardare la battaglia che imperversava in strada, tra Chismes e la bestia. “Ma forse è una leggenda, tua madre è vestita di rosso ma il nian non si spaventa” poi sgranò gli occhi, come se se ne rendesse conto solo in quel momento “Ma sta combattendo con un mostro del genere? Deve scappare!” strillò.

Bonnie lo spinse di nuovo indietro, impedendogli di vedere cosa stesse succedendo più in basso. “Tranquillo, lei è come me” disse e sollevò la maglia, mostrando il torace intatto. Tai si ricordò in quel momento che il ragazzo era stato incornato dal mostro e quasi si rimise a piangere “Che razza di creatura sei?” chiese, tirandosi indietro.

Bonnie sospirò profondamente “Io esaudisco i desideri, mi serve un desiderio per uccidere quel mostro, mi dovresti aiutare, Tai, pensi di poterlo fare?” domandò, dolcemente.

Tai annuì, deciso, anche se aveva ancora gli occhi lucidi.

“Bene, hai solo tre possibilità, quindi stai attento. Il mio vero nome è Charlie Martinelli, ma è un segreto” si mise un dito sulle labbra, come per intimargli il silenzio “Lascia qui il coniglio e vieni con me”

Lo prese tra le braccia e saltò giù dal tetto.

La bestia si scagliò subito su di loro, Chismes si scansò appena in tempo per non essere investita dalla furia del mostro.

“Stai fuori dalla portata del mostro!” urlò Bonnie, lanciandosi contro alla bestia. Il suo tallone impattò violentemente subito sopra l’occhio del mostro. La lama del ragazzo si infilò tra le fauci delle bestia, la quale addentò la spada come se fosse stata uno stuzzicadenti e finì per sbilanciare il genio, che venne disarcionato e fatto cadere per terra.

Il nian caricò subito, una zampa sulla spada e una sul gomito del ragazzo, che si ruppe sotto il peso del mostro. Bonnie, col petto schiacciato sull’asfalto, urlò di dolore. Chismes afferrò la bestia per le corna e la tirò indietro per levarla di dosso a Bonnie che urlava, mentre il nian, gli piantava il suo corno centrale nella schiena.

Il mostro si impennò, muovendo le zampe anteriori nel vuoto e lasciando il tempo a Bonnie di rialzarsi dolorante  recuperare la spada e ricucirsi il buco sulla schiena.

“Esprimi un desiderio!” intimò a Tai, che si era nascosto dietro all’angolo di un edificio.

Tai boccheggiò, senza sapere cosa dire, ma poi sbottò “Fallo volare! Fallo volare via da qui! Lo voglio!”

Bonnie ringhiò e circumnavigò il nian, ancora impegnato a lottare con Chismes, lo afferrò per la coda e, deliberatamente, lo lanciò in aria, come se fosse stato un giocattolo. La bestia volò senza ostacoli per un centinaio di metri, per poi andarsi a schiantare con un gran botto e una scia di sangue, contro la parete di un palazzo.

Bonnie si voltò di scatto, con aria omicida e urlò “E quello che razza di desiderio era?”

Tai, fece un paio di passi indietro, incerto “Non sapevo cosa fare!” strillò impaurito. Bonnie sbuffò e si mise le mani sui fianchi. Non era davvero arrabbiato, chiuse gli occhi e sospirò “Quell’affare sarà qui in un paio di minuti al massimo, tu pensa a qualche cosa di buono” fece.

Chismes guardò nella direzione in cui il nian si era involato e disse, a nessuno in particolare “Con gli anni ho notato che sono più che altro le bestie a uccidere le bestie”. Bonnie alzò un sopracciglio, con l’intenzione di chiedere qualche spiegazione su quella frase enigmatica, ma Chismes aggiunse “Vado a vedere dove è finito. Tornerà a cercarci, ma non voglio che uccida qualcuno, nel frattempo” e così dicendo saltò su un tetto e poi su un altro, scomparendo.

“Che cosa voleva dire?” domandò Tai, timoroso, asciugandosi le mani sudate sui pantaloni.

Bonnie scosse la testa e alzò le spalle “Non ne ho la minima idea”

Ci fu qualche secondo di silenzio, Tai girò in tondo e diede un calcio a una cassetta mezza rotta. Tornò dentro il cortiletto dove un tempo giocava col suo migliore amico e diede un calcio leggero al corno del nian che Bonnie gli aveva tagliato quando era stato incornato la prima volta.

Lo afferrò e lo avvicinò al viso, come per chiedersi se fosse vero. Deglutì, poi si decise a rivolgersi di nuovo al genio “Quindi il maestro ha uccido Wei?” chiese, tristemente.

Bonnie grugnì, un po’ scocciato “Non proprio. Il tuo maestro non sa di essere la bestia. È stato il mostro a uccidere il tuo amico, non lui. Quando tornerà normale non dovrai parlargli di questa cosa” spiegò, appoggiandosi alla rete metallica, dandogli le spalle. Tai strinse forte il corno nella propria mano. “E questa cosa finirà?” domandò ancora Tai, serio.

Il genio alzò di nuovo le spalle “Se non dovesse finire non sarà più un nostro problema” e così dicendo si voltò verso Tai e si passò il pollice sul collo, emettendo un rumore secco.

Tai si irrigidì e fece un salto indietro, prima di strillare offeso “Smettila!”

Bonnie rise di gusto, finché la voce di Chismes non urlò “Arriva!”

Bonnie si voltò appena in tempo per scansare la carica del mostro, che sfondò quel poco di recinzione che era rimasta in piedi.  Il mostro frenò la sua corsa a mezzo metro da Tai, che arretrò, terrorizzato, tenendo stretto a sé il corno, come se fosse stato un porta fortuna.

La bestia ruggì con la sua bocca leonina e allungò la zampa per colpire. Gli artigli lasciarono tre grossi solchi sul braccio destro del ragazzino e la seconda zampata gli avrebbe staccato di certo la testa, se Bonnie non fosse letteralmente piovuto dal cielo e avesse inchiodato a terra la zampa, con la propria spada.

La bestia ringhiò in agonia, mentre Tai si accasciava, sanguinante e dolorante, piangendo disperatamente.

La seconda zampata, la prese in pieno Bonnie, ancora fermo senza aver staccato le mani dall’elsa della propria spada. Gli artigli affondarono nella pelle del viso del genio, portando via un occhio e buona parte del naso. Bonnie non urlò nemmeno, estrasse la spada dal cemento e pestò la zampa ferita col il piede, si passò una mano sul viso e con lo stesso movimento fluido mozzò la zampa sana. Chismes spuntò dal nulla e prese tra le braccia Tai, in lacrime, passandogli le mani sulle braccia dilaniate.

La bestia ruggì e colpì Bonnie in faccia, tenendosi in equilibrio su tre zampe, con la coda, facendolo volare via, come se fosse stato una bambola di pezza.

Il nian e Chismes si guardarono intensamente negli occhi. Il bambino, ancora tra le braccia dell’enorme signora, urlò come un matto, anche se ormai le ferite non gli facevano più male. Chismes si alzò e aprì l’ombrello davanti a sé, some se fosse stato uno scudo di tessuto e il nian, al quale era ricresciuta la gamba mozzata, caricò di testa.

Le tre corna lacerarono la stoffa e per poco non colpirono Chismes che chiuse di scatto l’ombrello, imprigionando il mostro per i corni. Stringendo la presa sul manico e sulla punta lo sollevò deliberatamente e lo sbatté per terra sulla schiena, ma il mostro si rialzò subito non dando nemmeno a Chismes e Tai il tempo di spostarsi. Ringhiò e con un balzo saltò loro incontro, ma poi barcollò, le pupille si rovesciarono indietro e la bestia crollò per terra, riprendendo la sua forma umana.

Ci fu un secondo di silenzio, e poi Bonnie riapparve, atterrando leggiadro accanto al corpo del maestro, riverso per terra. Se non fosse stato in mezzo alla strada devastata, sarebbe sembrato un uomo che sta tranquillamente dormendo.

“Co-cosa è successo?” domandò Tai, timidamente, nascondendosi dietro a Chismes, ma tenendo stretto il corno del nian.

La donna fece una smorfia, mentre Bonnie molestava la mano del professore con qualche colpetto dato con la punta della scarpa. A Chismes ricordò suo fratello quando era piccolo e trovava una medusa morta sulla battigia.

“Non stargli troppo vicino” lo redarguì la donna, seria. Bonnie grugnì e la guardò, ma non si spostò. Fu Tai a prendere di nuovo la parola “Non dovreste colpirlo adesso? Ha ucciso Wei, no?” domandò il bambino.

Chismes scosse la testa “Non è colpa dell’uomo, noi vogliamo la bestia” sentenziò, voltandosi a guardare il ragazzino che sbiancò e ricominciò a urlare. Chismes e Bonnie si voltarono di scatto mentre il nian si ricomponeva e balzava addosso al genio, schiacciandolo sull’asfalto. Bonnie strizzò gli occhi, mentre il mostro gli rompeva di nuovo il braccio.

“Taglialo, taglialo a metà!” strillò Tai, indietreggiando in preda al panico. Non sapeva se scappare o rimanere, aveva paura di fare entrambe le cose, mentre Chismes divaricava un po’ le gambe e piegava le ginocchia, come un portiere che dovesse difendere la propria porta.

Bonnie infilò la katana nello stomaco della bestia, con un movimento quasi involontario e spostò la lama in avanti. L’arma si mosse nel corpo del nian come se fosse stato fatto di burro. Tranciò ossa, carne e tendini, fino a tranciare a metà anche il corno centrale del mostro che, vivo ma diviso in due parti sanguinanti, si accasciò sul suo aggressore, ricoprendolo con le proprie viscere.

“È morto?” piagnucolò Tai, mentre il mostro si ricomponeva velocemente con Bonnie in mezzo, avviluppandolo con l’intestino come i tentacoli di un polipo. Bonnie scavava tra le membra del mostro alla ricerca del seme.

“Non c’è!” gridò a Chismes, mentre il mostro cercava di sopraffarlo.

Il bambino spalancò gli occhi e lanciò il corno addosso a Bonnie “Trovalo!” ordinò.

Il genio lo afferrò al volo, slanciandosi come poteva, le gambe erano ormai bloccate letteralmente dentro al nian, dalla schiena del mostro fuoriusciva solo il mezzo busto del ragazzo.

Bonnie piantò il corno nel cranio dell’animale, che ormai si era ricomposto. Le viscere della creatura stringevano attorno alle sue gambe e al suo busto. Sferrò un altro colpo vicino al proprio busto, con l’intenzione di liberarsi almeno un po’. La bestia lo frustò con la coda e Bonnie ringhiò, mentre il braccio destro, che reggeva la spada, rimaneva sempre più incastrato nel corpo del mostro.

Il genio colpì di nuovo la testa con il corno tranciato, uno, due, tre volte finché sulla nuca del mostro non vi fu aperta una voragine. La bestia si voltò e gli ruggì contro, aprì le fauci con l’intenzione di staccargli la testa con un morso, ma Bonnie colpì di nuovo, questa volta nell’occhio, che esplose, come un uovo rotto male.

Bonnie infilò due dita nella cavità che si era formata, mentre la bestia scalpitava e cercava di colpirlo, senza riuscirci. Tutto si calmò quando, finalmente, Bonnie sentì tra le dita la consistenza del seme d’Ortica, nascosto dietro al bulbo oculare del mostro.

Chismes corse ad aiutarlo, aprendo uno squarcio nella schiena del mostro usando l’ombrello, per permettergli di uscire da quella trappola di carne, corazza e criniera.

Tai rimase a distanza, sbalordito, a guardare.

 

***

 

Clay sorrise “Non c’era bisogno che mi accompagnaste” disse, scrollando le spalle. Richard piegò la testa da una parte “Figurati, a Jessie fa piacere stare un po’ di più con te, e poi non ci sei quasi mai” disse, accennando a Jessie, che si era allontanata un poco per telefonare.

Tinkerbell si voltò verso il tabellone delle partenze e pregò che non notassero che non vi era alcun aereo per il Canada, a quell’ora.

“Sta meglio” aggiunse poi, d’un tratto, senza guardare Clay. Tinkerbell lo fissò e poi fissò la propria sorella, che camminava avanti e indietro per l’atrio dell’aeroporto.

Annuì “Sì, anche la mamma me l’ha detto. Credo anche io che stia meglio” disse. Richard annuì “Anche il dottore dice che ci sono stati ottimi miglioramenti”

Si guardarono e sorrisero, mentre Jessie, vestita di tutto punto per non prendere freddo, si avvicinava a loro, pimpante. I primi capelli avevano iniziato a ricrescere sulla testa, ma lei teneva ancora la cuffia.

“Mamma chiede se hai notizie di Bernie, dice che non scrive da un po’” fece lei, tranquilla, guardando il fratello. Tinkerbell si incupì “E io cosa ne so, di quello lì?” sbottò, arcigno.

Jessie alzò le sopracciglia, divertita  “Avete bisticciato?” domandò. Clay grugnì, ma non rispose e Jessie gli sorrise di nuovo, prima di abbracciarlo forte “Su, ci vedremo presto e vedrai che la prossima volta ti batterò anche a braccio di ferro” commentò, appoggiando il mento sulla spalla del gemello.

“Non dire cavolate, non ci riesci più da quando abbiamo compiuto dodici anni”

“Andrò in palestra a fare pesi”

Clay ridacchiò e si sciolse dall’abbraccio “Grazie ancora, a presto”

Jessie e Richard, lo salutarono con la mano, mentre Tinkerbell si voltava per andare verso il terminal. Appena svoltò l’angolo si infilò nel bagno delle donne, ma dall’altra parte non c’era un gabinetto ad aspettarlo, ma uno scaffale pieno di detersivi mai usati e un sacco di polvere.

Tinkerbell si infilò una mano nella tasca ed estrasse il cellulare, avviò la chiamata e dopo un paio di squilli, dall’altra parte risposero “Rosticceria Carmen & Carmen, come posso esserle utile?”

“Ruthie? Sono nel tuo ripostiglio dei detersivi. Se esco, potresti evitare di spararmi addosso?”

“Vieni dentro” accolse Ruthie, stancamente e Clay aprì la porta sulla cucina della casa dove la ragazza viveva in Connecticut. Ruthie era appoggiata al banco, vicino al lavello, con indosso delle culottes a righe e una maglia a maniche corte con scritto ‘I’m from 90’s, bitch’, a piedi nudi, che mangiava pane e marmellata.

“Dove andiamo, questa volta?” domandò, masticando, con aria di sufficienza.

“In Canada” rispose lui, con un sorriso, a Ruthie non piaceva il freddo, ma non c’era niente da fare, era abbastanza sicuro che dopo tutto il caldo sofferto in Amazzonia, un po’ di neve avrebbe fatto piacere anche a lei.

“Giusto in tempo per festeggiare, domani è il mio compleanno” disse poi, leccandosi il pollice sporco di marmellata di albicocca.

 

***

 

Re Rubus si inchinò, mentre la creatura si alzava dal suo giaciglio “Altezza” disse e la creatura abbassò lo sguardo “Si alzi, maestà, non sono io il vostro Protettore” sentenziò a bassa voce.

La creatura, finalmente privata delle bende, aveva assunto un aspetto che poteva essere scambiato per quello di un’Ortica qualsiasi.

“Un’Ortica monca, come la Mosca” aveva sottolineato ‘Leandra, ma Rubus non aveva ribattuto.

Mentre il re si inchinava, la moglie se ne era rimasta in disparte, tra i diaconi incaricati di andare all’Altro Mondo a inseminare le nuove bestie. Guardava la scena tenendo le braccia conserte e lo sguardo truce.

La creatura allungò la mano per aiutare re Rubus ad alzarsi “Con l’aiuto del veleno della regina vi ridarò il vostro protettore e il vostro genio” fece una pausa “e poi farò rotta per il Grande Mare”

Il re strinse le mani della creatura nelle sue ed annuì, grato.

Fuori dalla finestra, non visto, si teneva in equilibrio la Mosca bianca, tenuto sospeso sulla parete verticale della torre di fuoco da otto zampe di ragno color magenta che gli spuntavano dalla schiena.

Doveva stare attento a non farsi vedere con quell’impalcatura addosso, sarebbe stato chiaro che quella fosse opera di un pirata, le Ortiche non si preoccupavano di sfruttare la magia dei semi d’Ortica che, nel loro mondo, crescevano in natura, a differenza del Grande Mare.

Una volta al giorno scendeva nel mare di sangue con una caraffa, per prelevarne un po’. Quella era praticamente l’unica cosa di cui riusciva a cibarsi in quel mondo, fatta esclusione per le foglie che ogni tanto perdeva il vestito di madama Sipuli (NdA: cipolla in finlandese), la dama di compagnia della Regina ‘Leandra.

Stava tornando cautamente nella sua stanza quando si era accorto della riunione di diaconi e della creatura. Aveva tutto un altro aspetto, ma era chiaro che fosse proprio la creatura eruttata dal bozzo. Di tutta la scena tutto ciò che carpì fu che le Ortiche volevano attaccare il Grande Mare. Chiuse gli occhi e sospirò, prima che le sue zampe di ragno lo riportassero in camera sua.

Doveva avvertire al più presto il suo paese.

 

Aki_Penn parla a vanvera: Eccomi di nuovo, questa volta quasi in tempi brevi, so che anche questa volta c’è poco Ruthie/Tinkerbell e molto Bonnie, speravo di cavarmela in fretta con il nian, ma sono sempre prolissa e quindi ho fatto slittare al capitolo trentatré le altre scene che coinvolgono Tinkerbell. So che è lui il protagonista ma, come al solito, mi perdo in chiacchiere! Spero che la scena delle Ortiche non sia stata una rottura. Avrei voluto imbastirla un po’ di più, ma non volevo che diventasse una mega rottura quindi l’ho un po’ sintetizzata, spero che il risultato non sia troppo sbrigativo!

Come sempre, grazie per aver letto e lasciato i vostri preziosi commenti, non sapete quanto mi rendete felice! <3

   
 
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