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Autore: Daistiny    13/08/2008    0 recensioni
Nel bosco si poteva incontrare anche un Houndour un pokèon di tipo buio o uno Sneasel dall’indole dispettosa, Basch vedendo quelle strane quanto mostruose creature ne rimase quasi meravigliato, lui si ricordò che anche nel suo mondo vierano delle creature simili. Basch girò per un po’per il bosco dove ogni tanto si fermava a raccoglire qualche ramo secco caduto a terra, una volta che ne abbe raccolti un bel mucchio il capitano Von Ronsenberg usci velocemente dal boschetto, finalmente fuori l’uomo alzo casualmente lo sguardo verso il cielo che era cosi pieno di stelle che faceva rimanere senza fiato chi lo guardava.Quella notte senza nuvole a Basch ricordava molto le notti del suo mondo Ivalice, il cielo del suo mondo non aveva nulla da invidiare a quel cielo che stava ammirando là in quel modo a lui sconosciuto.
Genere: Avventura, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Basch, Gabranth
Note: AU, Cross-over, Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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sera NON POSSO PIÙ DIVIDERMI TRA TE E IL…
-Atto 3 scena “In attesa dell’alba”

Il sole non era ancora sorto del tutto a Villa Verde, quando arrivarono improvvisamente Kevin e sua moglie senza nemmeno avvisare, i due avevano con loro un paio di valigie con dentro il cui contenuto era un paio di vestiti oltre a d’altre cose.
La moglie di Kevin non aveva nessun bagaglio con se, poiché essendo tornata a Villa Verde la sua amata casa dove vi aveva trascorscorso quasi tutta l’adolescenza, la vi stavano tutte le sue cose che spesso usava.
In quella villa, oltre ad avervi trascorso la giovinezza ella vi aveva abitato con le sue sorelle, le quali stavano ancora là, ogniuna con il suo compagno, quella casa per la consorte di Kevin era molto importante, in essa vi erano custoditi, gelosamente tanti di quei ricordi e storie che se si voleva raccontarli tutti si sarebbe fatto mattino.
Non sarebbe bastata un intera giornata per raccontare le avventure della madre di Amra e Nivek, né aveva vissute così tanta sulla sua pelle che si essa si era meritata l’appelativo di “Avventura”, tanto che la stessa impersonava l’avventura. Nei sui viaggi essa aveva conoscioto tantissima gente e si era fatta amici di ogni genere, di ogni razza o età diversa, non c’era stato un singolo mondo che non avesse visitato.
Fin da quando era una bambina di 10 anni, ella amava viaggiare, aveva visto più posti lei di quelle persone che amavano i viaggi come lei, ovunque si fosse fermata, ella si era imformava ed studiava la storia, gli usi e i costumi del posto che stava visitanto. Si immergeva in essi fino a diventare un tuttuno con loro, lei era fatta così ed anche i suoi figli avevano ereditato la stessa sete di avventura e rischio del pericolo che aveva la loro madre.
Kevin a differenza di sua moglie era un tipo che amava anch’egli l’avventura solo che era molto più moderato e calmo rispetto alla sua consorte, ed era per certi versi un po’ il suo opposto.
Quando essi arrivarono a Villa Verde furono subito accolti dalle sorelle della moglie, la prima ad accogliere la coppia di coniugi fu Sifa, la donna vedendo la sorella con il marito le andò subito in contro.
Sifa appena vide la sorella quasi non ci voleva credere, era da un bel po’ che non la vederva, roba di un paio di mesi, ma l’emozione di vederla fu così forte che per poco non le saltò adosso.
Le andò in contro salutandola affettuosamente e con tutta la felicità che le spizzava dai pori nel rivederla, Sifa aveva stampato sul suo bel volto di porcellana il suo solito sorriso intrigante, i suoi fini capelli bioni si erano accorciati e le arrivavano fin sopra spalla.
Sulle sue labbra non mancava mai il rossetto, questo stava ad indicare il suo modo di essere, la donna indossava una maglietta bianca sotto dei pinocchietti di jeans scoloriti, al collo portava un particolare ciondolo che molti anni prima la sua amata sorella le aveva regalato.
Sifa spesso si chiedeva chi sa perché gli e ne avesse fatto dono, sapeva che quel ciondolo che l’era stato regalato, a sua volta era stato precedentemente regalato alla sua adorata sorellina da una persona che in quel periodo l’era particolarmente stato vicino.
Più volte Sifa aveva chiesto a sua sorella perché gli avesse dato tale ciondolo se per ella era legato al ricordo di quella persona, la sorella le aveva risposto che ora mai quella persona non esisteva più per lei, e che tale storia apparteneva al passato.
Già un passato lungo un bel po’ d’anni, ma che alla fine si era tutto risolto bene anche se non per alcuni i quali si erano dovuti arrendre di frote l’avidenza dei fatti… altre persone invece avevano preferito tagliare di netto i rapporti con altre, come aveva fatto ad esempio Jak, il quale non aveva voluto più sapere dei Falcar e di tutto il resto.
Sifa correndo in contro alla sorella l’abbraciò affetuosamente, poi le diede un bacio sulla guancia dopo dichè vedendo Kevin, lasciò la sorella per andare dal wrestler inglese.
Kevin quella mattina indossava una maglietta bianca di cotone, e sopra di essa portava un gilet bianco con i bordi in nero da sotto , poi portava un paio di pantaloni bianchi di lino, le cui pieghe lasciavano capire che il pantalone gli ricadeva morbido adosso.
Ai piedi portava delle scarpe beige, le quali si intonavano perfettamente con il suo fascino inglese, mettendolo ogni volta in evidenzia.
Quando Kevin vide andargli incontro Sifa, si sposto con la velocità di un fulmine tanto che Sifa si arresto di colpo vedendo con quanta rapidita il marito della sorella l’aveva scansata. Ella non disse niente si limitò come al suo solito a far notare la cosa a Kevin, il quale con tono un po’ seccato e abbastanza esausto per il lungo viaggio che aveva compito le rispose a tono.
La voce di Kevin sembrava fattasi acida più di quanto lo fosse Sifa con i suoi commenti pungenti, gia in passato era capitato che Kevin e Sifa si punzecchiassero come zanzare o peggio, come pulci e zecche e queste poi erano le più peggiori di tutte, le facevano concorrenza solo i pidocchi e le piattole.
Era pure capitato che Kevin si fosse anche litigato con Lunaretta una mia carissima amica con la quale insieme ad un'altra Distanza.
Sifa –Wow! Ti sei spostato con la velocità di un fulmine, hai per fino battuto tua moglie!
Kevin –Cosa vorresti insinuare?
La domanda di Kevin fu subito diretta e brutale, il suo splendido sguardo dorato come l’oro fuso sembrava brillare di una strana luce che sembrò intimidire Sifa, ma ella non si fece intimidire anzi ricambio il suo sguardo con un Fulminsguardo, che parve tenere testa allo sguardo dell’inglese.
I due si scambiavano sguardi minacciosi, come due galli da combattimento prondi ad azzuffarsi al minimo segnalle dell’alto, dall’altra parte la moglie di Kevin guardava suo marito e la sorellacon aria annoiata, mentre sedeva all’obra di un albero.
Lo scambio di sguardi minacciosi continuava indisturbato sotto il caldo sole di qella splendida mattinata che metteva di buon umore anche la persona più triste o malinconica, ma quei due, Sifa e Kevin invece parevano rovinarle con i loro stupidi e inutili litigi da bambini dell’elementari.
Ad un certo punto la sorella di Sifa or mai stufa di vedere suo marito bisticciare con la sorella decise di intervenire, si buttò immediatamente tra i due e usando i suoi poeri psichici bloccando i coro corpi, dopo dichè li prese e li sollevò ammezzaria.
Sifa facendo ricorso a i suoi poteri psichici cercò di contrastare la sorella, ma aimè… i poteri della sua adorata sorellina ebbero la meglio, così sia Sifa che Kevin furono lasciati cadere nella piscina, al che la moglie di Kevin si avvicino al bordo della piscina da dove vide riaffiorare la sorella e il marito.
La piscina in cui erano stati lasciati caderei due, era molto grande e abbastanza profonda, dalla porma um po’ curva, il fondo di esa era piastrellato da piccoli tasselli di ceramica delicatissima che partiva come colore da un celeste chiarissimo per poi arrivare alle più belle sfumature o varientature del blu e dell’azzurro che si abbiano conosciuto. La piscina era cosi bella che si era meritata da parte di tutti i conquilini di Villa Verde, l’appello di “Dislan”, chi sa per quale motivo la sorella di Sifa odiava tanto quel nome, le si accapponava la pelle solo sentendo quel nome.
Il nome di “Dislan” era stato dato così casualmente, anzi a dire il vero quel nome era uscito casualmente dalla bocca della sorella di Sifa casualmente, ella non si ricordava come mai l’ra saltato fuori quel nome, ma si ricordava per certo quando quella piscina fu chiamata cosi.
Il fatto risaliva a quando la moglie di Kevin aveva 22 anni, a quel tempo ella si era gia sposata in grand segreto da un pio di mesi con Kevin, mentre gia prima gli era nato Nivek… dopo un paio di mesi, a quel tempo ella insieme a Kevin e un gruppetto di amici aveva deciso di trascorrese un mese di vacanza e al insegna del divertimento nella sua Villa Verde.
In quei giorni avvenire, ella e i suoi amici aveva trascorso delle belle giornate e momenti splendidi, era un giorno come un altro quando gli amici di Kevin erano nella piscina in cui, egli era stato buttato insieme alla sorella della moglie.
Gli amici di Kevin, Kid e la sua combricolla stavano facendo i complimenti alla madre di Nivek per la maglifica Villa in cui loro erano suoi ospiti, quando uno di loro Dikdik fece i complimenti alla padrona di casa per la splendinda piscina in cui si stavano in ammollo, anche un altro amico di Kid , Terry decise di fare pure lui i complimenti a lei, di cendo che non aver mai visto una piscina cosi bella e curata, aggiungendo anche che si doveva meritare un nome o almeno un appellativo.
Allora la ragazza di Kevin pronunciò un nome così per caso, subito tutti il gruppo di amici propose di chiamare la piscina con quel nome, per non si sa come ma uno di essi propose di usare quel nome per crearne un altro, cosi facendo uscirono fuori un sacco di strani nome, però quello che la spuntò fu “Dislan”, poiché tutti optarono per quel insolito nome.
Tutta questa storia era una tale assurdità che la sorella di Sifa si rifiutava di crederci anche se era avvenuta veramente, ma per lei tale faccenda non la riguardava ora pensava solo alla sua felicità con il marito.
Sifa vedendo la sorella che la scrutava con il suo sguardo seccato e abbastanza irritato, si senti rodere dalla rabbia tanto che il suo viso si colorò di rosso mentre imprecava contro alla sorella mulinando le braccia in aria come se dovesse farle qualcosa solo che non poteva.
Dall’alto la sorella sembrava sorridere difronte alla manifesrtazione di rabbia della sua sorella maggiore, tanto che si era lasciata andare unsorriseto olto subdolo e malizioso allo stesso tempo, uno di quegli splendidi sorissi che erano un suo marchio di fabbrica, parte integrante di essa, tanto che per far arrabiare la sorella giusto per il gusto di farla inprecare di più, ella continuò a provocare Sifa in una maniera incredibile.
Donna –Allora Sifa com’è la vista da la giù? Spero di averti frenato i tuoi bollenti spiriti!
Sifa –Tu non ti smentisci mai vero?
Donna –Sifa Sifa… non guardarmi così! Questa pur sempre casa mia.
Sifa –Bèh… adesso pensavo che casa tua era a Londra con Kevin.
Donna –Mai dire mai sorella, perché io sono di qui.
Sifa –Che risposta del cavolo sarebbe questa?
Donna –Svegliati!
Sifa –Non ti preocupare sono sveglia.
Donna –Già dopo il bel tuffo che ti ho fatto fare, comunque Sifa sei fatta vecchia!
Sifa –Allora di te che si puo dire?
Donna –Ne 40 e non li dimostro affatto! Anzi ne dimostro la metà.
Sifa –Il destino con te è stato tropo generoso!
Donna –Io sono diversa da voi e lo sapete, quindi che vai trovando.
Sifa –Sono felicie di costatare che la tua presunzioe e superbai con gli anni non è minimamente diminuita anzi è aumentata!
Donna –Già come sono aumentate le rughe sul tuo viso.
Sifa –Spero almeno che tua figlia prenda da suo padre.
Donna –Sai bene come è fatta Amra, e pure Robin non scherza!
Sifa –Che fino ha fatto lui a proposito? Non lo vedo da tantissimo tempo.
Donna –È alla scuola di Ercole che si sta allenando sotto la supervisione di suo nonno.
Sifa –Adeciso di seguire la via dei Mask, come Nivek del resto.
Donna –Si, solo che Nivek e Robin sono accanitissimi… si alva solo la mia Amra!
Sifa –Però lei non scherza! Una volta l’ho vista allenarsi in un combattimento contro Mewtwo, dovevi vedere con quanto ardore combatteva, sembrava te alla sua età.
Donna –Dimmentichi che è mia figlia e nelle sue sangue scorre il mio sangue.
Sifa –Proprio una famiglia di super esseri o di svitati?
Donna –I miei figli sono umani, sono solo per un metà pokèmon come lo sono io.
Sifa –Tu poi…sei un'altra storia.
Donna –Stai sbagliando… loro sono nati immezzo al fatto!
Sifa –Vuoi ancora riprendere quella vecchia storia?!
Donna –NO!Essa è ora mai chiusa da tanti anni… e poi io e Key siamo solo buoni amici, e ciò che resta dopo tutto della nostra storia.
Sifa –La tua storia si… ci si potrebbe scrivere un libro o magari trarne un film, per quanto era complessa e lunga.
Donna –A testimonianza di cio ho scritto 56 sei libri.
Sifa –Gia i tuoi diari, chi sa che cazzate ci avrai scritto!
Donna –Beh… io ho scritto quesi diari mentre ho vissuto quel periodo sulla mi pella, e poi ciò che ho scritto non sono cazzate, ma sono tutti i miei sentimenti ed emozioni, pensieri, conclusioni e situazioni che ho voluto ricordare.
Sifa –Sai che quando parli così sembri una donna ormai vissuta.
Donna –Come te… e poi io sono ancora giovane sorella.
Sifa –Pensala come vuoi… aproposito il tuo adorato maritino, se l’è squagliata.
Donna –Che centra?
Chiese la sorella con aria interrogativa stampata sul viso, in quel momento però si rese conto di una cosa che lei e la sorella non stavano litigando ma chiaccherando, l’una sul bordo della piscina, l’altra all’interno di essa, completa mente bagnata e con il trucco sfatto, il maschara le si era sciolto e le colava lungo le gote del viso, andando a formare così sul suo viso una maschera grottesca al quanto spaventosa.
Nel fartempo Kevin era uscito dall’acqua e fardicio com’era si cercò di sciugarsi con un asciugamano che stava poggiato su una sdraio, vicino al bordo della piscina.
Sifa facendo notare a sua sorella che Kevin era usito dalla piscina, cosi facedo gli indico dove il wrestler era, la sorella si girò nella parte indicatagli dalla sorella e la vide il marito che una volto toltosi di dosso i pani bagniati si stava asciugando.
Kevin non si vegognava minimamente di essere svestito, anzi lui era orgolioso del suo corpo, egli era un uomo adulto, il suo bellisimo corpo era perfetto. Ogni muscolo del corpo di Kevin era ben sviluppato, egli era una massa di muscoli, ben allenati e potenti, era cosi muscoloso e possente che egli era più grosso della media degli uomini.
Il corpo che stava di fronte a Sifa e a sua sorella sembrava quello di una statua di marmo che improvvisamente aveva preso vita, nessun uomo sembrva poterfli testa, quel bel corpo così muscoloso e possente era il frutto di anni d’intensi e massacranti allenamenti, ed era stato forgiato con il sangue e la perseveranza che solo un uomo come Kevin poteva possedere.
Duranti quegli allenamenti di wrestling Kevin sotto poneva il suo corpo ad uno sforzo che aveva dell’incredibile, ed ogni volta egli cercava di andare oltre i suoi limiti spingendo il corpo agli estremmi. Più di una volta sua mogli e il suo tainer Lord Flasch o vero il wrestler russo Warsman, gli avevano detto che quegli allenamenti avrebbe poturo rischiare grosso ma Kevin di questo non se ne era tanto curato.
Il corpo muscoloso dell’inglese risplendeva si chiara luce in quella splendida mattinata, la goccioline d’acqua imperlate come tante perle splendevano come brina sul quella perle rosa, lo sguardo di Kevin era fisso sulle due giovani donne, le guardava con intensità la stessa che si poteva scorgere negli occhi di un rapace pronto a calersi sulla preda che aveva indivuato.
Era proprio quello sguardo così magnietico e intenso che aveva fatto perdere letteralmente la testa alla sua consorte che si era pedutamente innamorata di lui, e ancora tutt’ora quello sguardo gelido esercitava su di lei un fascino misterioso.
La sorella di Sifa guardava suo marito con tant’ammirazione da sentirsi fiera ed onorata di avere un consorte come lui, egli era la sua anima gemella, la sua metà senza di cui lei non poteva vivere, era pronta a mettersi in discussione ed andare contro tutti e tutto pur di poter stare accanto a lui, per lo stesso motivo anche Kevin era pronto a dare la sua vita e tutto ciò che possedeva per l’amore della donna che lui aveva sposato.
Per Kevin sua moglie era la sua anima, la sua vita, ella aveva la facolta di decidere della sua vita che possedeva il suo corpo di uomo, la sua anima e la sua intera esistenza…era la sola ed unica donna del suo cuore, la sua ragina, la donna che aveva saputo conquistare il suo cuore.
Lei così diversa da lui eppure così simile nell’anima, lui si sentiva in dovere e non solo di proteggerla, ella era la sua amica, la sua compagna, con la quale quale aveva condiviso sogni, ricordi, emozioni e avventure di cui erano stati protagonisti.
Era la sua spalla per pinagere ed era il suo conforto nei momenti difficili, per lui sua moglie era la sua regina e lui il suo cavaliere, appartenendo a una famiglia guerriera la sua educazione inpartitagli fin dalla nascita gli aveva insegnato il valore dell’onore e dei sentimeni, e il dovere di difendere le persone più care, cosa che lui aveva sempre dibadito e che non si era mai dimeticato.
Kevin essendo l’erede del casato Mask, gli era sempre stato insegniato che le batteglie si combattevano con onore e con il massimo rispetto per l’avversario e che le battaglie in cui uno vinceva senza onore usando stupidi trucchetti e senza il rispetto dell’avversario erano vittorie prive di squalisiasi significato e che catali vittorie non avevano valore.
Dentro di se l’inglese custodiva tantissime emozioni che si muovevano dentro di lui come una violentissima tesmpesta, egli era schiavo delle sue passioni che erano così forti che ogni volta rischiava di essere stravolto da loro, ma egli possedeva un eccezionale autocontrollo che era aveva acquisito duarante i suoi estenuanti allenamenti che mettevano a dura prova la sua resistenza e le sue amozioni.
Imparando a controllare il suo corpo Kevin era riuscito anche ad avere il controllo su i suoi pemsieri stati d’animo, e per questo che avvolte egli a gli occhi degli altri, egli sembrava un uomo di ghiaccio privo di qualisiasi sentimento, ma lui non era cosi.
Kevin e sua moglie si scambiarono guardi complici, ma proprio in quel momento altre due figure fecere la loro comparsa, si trattava delle altre due sorelle di Sifa, Amara ed Ira. Tra le due donne la più grande era Ira, la quale aveva lunghi capelli, con una sfumatura di verde che partiva dalla radice dei capelli che man mano si andava avandi, i suoi capelli, passavano dal colore verde a quello giallo, esso poi erano lunghi sino alla vita. Essi erano così belli, lisci e sinuosi,tanto che Ira ne aveva fatto il suo avanto, ella poi aveva un viso aggraziato di cui tutti i componenti in esso erano ben equilibrati tra loro.
Aveva due grandi occhi azzurri il cui colore ricordava quello dela mare, la sua bellezza risplendeva quando ella sorrideva dolcemente, tutte le persone che avevano potuto conoscere Ira avevano riscontrato in lei un certo non so che di materno.
Ira poi aveva un indole molto dolce e gentile a differenza delle sue altre sorelle, nonostate la sua età essa potava bene i suoi anni, l‘altra pesona che stava in sieme a lei era Amara. Quest’ultima a differenza delle altre due sorelle Ira e Sifa, aveva i capelli rossi, con mesch bionde e arancioni qua e la.
Amara portava i capelli corti un po’ alla vamp e una fancetta ribelle che le incorniciva il viso, e per finire tre lunghe treccie che le ricadevano sulle spalle come tre lunghe corde. Aveva un espressione sfavalda e coragiosa come se fosse pronta ad affrobtae ogni evenienza, la sua bellezza era sprezzante e selvatica come il suo carattere mentre i suoi occhi avevano il colore del ghiaccio, di un celeste cosi pallido che chi guardava quegli occhi ne rimaneva colpito.
Amara come la moglie di Kevin era un amante dell’avventura e della lotta, poi aveva un fare da leader che con il suo carisma conquitava tutti, però ella era in eterna rivalita con la moglie di Kevin, sua sorella minore.
Ira e Amara vedendo Kevin con sua moglie si sorpresero molto nel vederli, erano un paio di mesi che non rivevano la loro sorella, con la quale più di ogni altro avevano litigato per una miriade di questioni.
Le due donne si avvinarono alla loro sorellina salutandola, ella quando vide le sue due sorelle le saluto tranquillamente, ora mai i dissapori che c’erano tre lei e le sue sorelle si erano risolte, e ora il rapporto che lei aveva con esse era meravoglioso, anche se qualche volta capitava che tra loro si verificassero qualche screzzio.
Amara –Ciao “Quadrifoglio nero”, e da un bel po’ che non ti fai viva.
Donna –Amara… non sai quanto mi sei mancata.
Ira –Dalla tua faccia, sembrerebbe il contrario.
Donna –Iry non dovresti dire così.
Amara –Non si direbbe, da quello che hai appena fatto ad Sifa.
Donna –Le ho solo voluto placare i suoi bollenti spiriti.
Amara –Già già che bella scusa.
Ira –Ma è mai possibile, che appena arrivi inizi già a litigare?
Donna –Aspettate prima di parlare.
Amara –Cosa vuoi dirci prima, visto che ci hai detto di aspettare prima di parlare?
Donna –Ama fatti dire da Sifa cosa è successo.
Ira –Almeno potresti dire a Kevin di rivestirsi.
Donna –Gli e lo puoi dire direttamente tu.
Kevin –Se… comunque per la precisione se mi volete dire qualcosa ditemelo in faccia!
Intervenne Kevin, con un tono al quanto irritato, intromettendosi nella conversazione tra le tre sorelle, alche sia Ira che Amara gli chiesero il motivo della loro visita e del perché sia lui che Sifa erano entrambi inzuppati fardici.
Amara –Di un po’ Kevin come mai sei nudo? Non ti vergogni ad andare in giro così?
Kevin –Sta zitta la tua voce è così insopportabile che mi da ai nervi.
Amara –La stessa cosa vale per la tua cafone.
Kevin –Befana… sei peggio di Yury…
Amara –Come osi tu non sai con chi hai a che fare.
Kevin –Di sicuro con una povera esaurita!
Amara –HEI! Hai sentito tuo marito che ha detto!
Strillo Amara a sua sorella con la voce più acida di una serpe, pronta ad afferare un attacco. La sorella di Amara, non accetto di buon grado quello che le gridò la rossa, alche ella le rispose allo stesso tono della sorella.
L’aggressivita con cui rispose ad Amara, era una cosa che lasciò sbalordita la stessa, la sorella sembrava avere un diavolo per capello.
Donna –Taci Amara, tu non sai un bel niente e poi te la sei andata a cercare.
Ira –(Ecco che ritorna quella di una volta… )…
Amara –Io non sto zitta!
Donna –Vuoi che ti ribadisca che l’isola e Villa Verde sono di mia proprietà e voi qua siete degli ospiti.
Amara –Cosa strana detta da una che ha abbandonato il suo mondo per stare con un miserevole come Kevin Masck.
Donna –Sta attenta Amara perche rischi grosso.
Ira –Calmati cerchiamo di ragionare.
Chiese Ira alla sua sorellina, la sua voce supplichevole che incitava la sorella a calmarsi cercando di farla ragionare, ma la sorella sembrava non darle ascolto, la donna era così furente tanto da pare una fiera pronta a divorare ed azzanare il suo nemico.
Kevin vedendo che la moglie stava perdendo il controllo intuì che doveva muoversi subito prima che questi decidesse di attaccare Amara, l’inglese se non si fosse trovato la per un’altra questione che non centrava con i suoi due figli… egli non si sarebbe mai intromesso tra le due donne.
Kevin –Cara non intrometterti lascia stare.
Donna –Kevin ma…
Kevin –Non vale la pena perdersi in questi futili litigi, ricoda la ragione per cui siamo qui e per questa volta dai ragone a me e a tua sorella Ira.
Kevin con voce dura incitò sua moglie di lasciar perdere quel futile litigio, e gli ricordo la ragione per cui erano lì , i loro figli e non per litigare, sua moglie ci penso per qualche momento dopo di che capi che non valeva la pena litigare con Amara, le risultava solo che era solo uno spreco di tempo prezioso per la loro ricerca.
Le parole di Kevin avevano avuto l’effetto desidereato su sua moglie, tanto che le tre sorelle Ira, Amara e Sifa rimasero molto colpite da tali parole e nel vedere che la loro sorellina più piccola aveva obbedito a Kevin senza fare obbiezioni o proteste.
Le tre sorelle capirono subito da quella situazione che c’era un preciso motivo perché la loro sorella e suo marito erano la, senza perdere un solo secondo di più, Ira con aria preocupata chiese alla sorella perché eranola, immediatamente il litigio con Amara sembrò passare in secondo piano come pure la domanada “Che cifa Sifa in piscina? Cos’hai combinato?”, entrambe queste cose spairono difronte alla domanda di Ira, tante che la situazione e l’atmosfera a Villa Verde assunsero sfumatture e tinte molto serie.
Ira –Kevin spiegami che sta succedendo qui, voi non siete venuti qui senza un motivo preciso. Vi conosco bene voi sapete qualcosa che noi non sappiao, qualcosa di serio.
Kevin gurdò con aria interrogativa Ira, dopo diche buttò un occhiata a sua moglie come a chiedergli il consenso per poter raccontare alle sue sorelle, del perché erano là, la moglie fissandolo negli occhi annuì con la testa.
L’inglese vedendo la moglie annuire capì, che poteva raccontare alle tre donne il motivo che li aveva spinti avenire là, lentamente con la voce che gli tremava ed era un po’ irritata e nervoso per via della preocupazione per i figli, Kevin raccontò alle sorelle della moglie per quale precisa ragione erano là.
Kevin raccontò tutto per filo e per segno, senza nascondere niete alle tre sorelle, quando ebbe finito di raccontare, Ira, Amara e Sifa evevano assunto un espressione più che miai preocupato mentre la loro sorellina minore era serissima invece, lentemente si rivolse alle sue sorelle spieganto più dettagliatemente la loro situazione.
Donna –Lasciate che vi spieghi com’è la quetione.
Ira –Che c’è da piegare oltre… al fatto che Christian e Amra sono spariti.
Amara –Perché non c’è l’hai detto subito, stupida che non sei altro.
Donna –Io sarei una stupida, bada a come parli ti sei dimenticata chi sono.
Amara –No, ma certe volte non ti comporti da madre, non ti preocupi minimamente di loro ci vuoi spiegare che razza di donna sei? ._/.
Donna –Quella che vedi! E poi razza di deficiente che non sei altro, Amra e Nivek se la sano cavare.
Sifa –Ragazze da non litighiamo.
Donna –Io non vorrei litigare visto che ci fa solo perder tempo. Non dimenticatevi che Nivek a 20 anni ed è maggiorenne, mentre Amra ne ha 17 ed è quasi vicino alla maggiore età, quindi è il caso di far presente che sono gia grandi e se la sanno cavare.
Ira –Ma sono i nostri nipoti.
Donna –Hai sentito Ira ciò che ho detto o no?
Sifa –A questo punto ciò che hai detto tu, è più che vero, nessuno di noi conosce bene quei due dato che sono figli tuoi e di Kevin.
Ira –Se le cose si mettono così forse hai un’idea su dove siano.
Kevin –Se mi permettete vorrei chiedere anche la vostra parteciapzione.
Amara –Chiedi a tua moglie se ci vuole far partecipare, non embra del tuo stesso parere.
Donna –Ama come sempre, non ti smentisci mai.
Amara –In vece tu sei sempre così montata.
Donna –Allora tu sei ottura, visto che dopo aver spiegato la situazione in cui ci troviamo tu fai finta di non sentire.
Amara –Non è vero! Ho capito che siete qua perché volete aiuto per cercare Nivek ed Amra, ma tu di solito non eri quella che sapeva sbrigarsela da sola?
Donna –Sorella cara, tu non hai idea di quali posti e mondi in cui quei due si siano potuti acciare.
Sifa –Ad esempio quali?
Donna –Bèh… loro potrebbero tovarsi nella regione di Kanto o a Jhoto, se no ci sarbero il mondo di Jak e quello di Key… a questo ci avete pensato?
Ira –Stando a ciò che dici allora la zona in cui cercare a queto punto è vastissima.
Kevin –Per questo siamo venuti qui a chiedere il vostro aiuto.
Donna –È visto che loro sono figli miei di sicuro sapranno nascondersi bene, io credo che ci sara bisogno dell’aiuto di tutti gli amici più stretti per trovarli.
Amara –E come sempre sarai tua coordinare la faccenda?
Donna –Ovviono?! Durante tutte le mie fughe nessuno di voi è stato in grado di trovarmi, e pochissimi sono le persone che sono state in grado di trovarmi, tra cui Kevin.
Sifa –Sarai pure odiosa certe volte sorellina, ma in questo sai il fatto tuo.
Kevin –La domanda qui da porsi è sei in grado di trovarli?
Donna –Ed io ti rispodo… secondo te c’è bisogno di chiedermelo?
Amara –La risposta è facile si!
Donna –Ti sbagli la risposta era no! Ora bando alle ciance… mettiamoci al lavoro.
Ira –Aspetta prima qual’e il tuo piano per risolvere la situazione.
Donna –Ira te lo dico subito, chiamiamo gli altri, poi con loro facciomo una lista di tutti luoghi dove possono trovarsi Amra e Nivek, ci dividiamo in squadre e ogniuno poi va nel luogo in cui ha deciso di cercare, ci terremo in contatto con il Transfer Power e il quartier generale delle ricerche sarà Villa Verde. Ci sono obbiezioni?
La donna guardò con aria indagativa e severa le sue sorelle poi, butto un occhiata pervedere qual’era la relazione del marito, nessuno osò fitare ne pronunziare parola. Dopo tutto era lei la pardona di casa, nel periodo in cui ella sarebbe stata là, la villa avrebbe potuto riacquistare lo splendore di un tempo, ci sarebbe stata una nuova aria, allegra e felice… ma nonostante ciò la situazione momentanea non sembrava cambiare.
L’atmosfera si era fatta irrespirabille e la tensione era altissima, tutta via però la madre di Nivel e Amra non sembrava minimamente preocupata per la sorte dei suoi figli, più che altro ella aveva piana fiducia nella capacità dei suoi figli.
Alcune ore prima che il sole si levasse Nivek ed Egadi si alzarono di buon umore, ogniuno di loro quella mattina doveva fare qualche cosa, il primo quella mattina doveva allenarsi mentre Egadi doveva sbrigare alcune comissioni.
Egadi amava moltissimo alzarsi in quelle ore, poiché vi regnava una pace assoluta interrota solo dal rumore di qualche pokèmon notturno, in tutta la campagna circostante, nei boschi e nella cittadina di Pallet vi era una queiete rillassate tanto da far percepire la pace dei senzi. La ragazza moltissime volte si chiedeva tra se, come mai la gente non amasse quelle ore di prima mattina, tra le quattro e le sei di mattina quando vie una brevissima transizion tra la fine della notte e l’inizo dell’aurora. Quando il buio della notte lentamente inizia a schiarsi e asvanire per lasciar spazio ai primi bagliori dell’aurora che delicatamente e olto lentamente tinge il di rosa e giallo il cielo, in quelle fasi in cui tutto in torno è coperto da un velo scuro, e dove cio che si riesce ad intavederesono figure nere che ogni fanto sono ben definite, dove il freddo e il gielo vi fanno da padrone per un paio dore per poi svanire senza lasviar traccia d’avanti al comparir delle prime uici dell’alba.
Ed era durante in queste ore che per le strade di Pallet si poteva vedere alcune persone che stavano lavorando, Egadi oltre a quelle ore amava di una giornta la mattina e la sera, comunque ella ragginte ed era al settimo cielo, poichè quella mattina aveva un appuntamento con Christopher, al quale doveva dare una mano a raccogliere bacche.
Nivek a differenza della sua amica Egadi, non amava alzarsi a quell’ora ma avrebbe preferito trovarsi nel letto , ora mai egli si era abbituato ad alzarsi a quell’ora per i suoi allenamenti. Anche se si era allontanato da casa, Nivek non si dimenticava quali erano i suoi compiti come erede della famiglia Mask.
Fin da quand’era stato piccolo gli era ststo insegnato a rispettare il suo avversario, e a battersi con onore , come Mask lui aveva recepito bene questi insegnamaenti, inoltro gli era stato insegnato che le battagli vinte senza onore usando sporchi trucchetti per vincerle, esse non avevano valore, proprio questi insegnamenti erano diventati per Nivek una sorta di regolamento in base al quale doveva obbedire senza fare obbiezioni.
Egli come persona era un tipo molto tranquillo come il padre, solo che addiferenza di quest’ultimo si infiammava se gli si toccava le cose più care, egli nascondeva i suoi sentimenti con una sorta di maschera da barvo ragazzo, ma dentro di se si sentiva per certi versi preso in giro.
All’età di 10 anni si era visto portar via la sua metà dall’ora qualcosa in lui era morto per sempre, poi aggiungendo che ultimamente egli aveva scoperto che non era il figlio di Kevin, era cambianto in parecchie cose, che nascondeva magliaficamente sotto un espressione tranquilla.
Nel frattempo Amra stava tranquillamente dormendo, il suo sonno non era turbato da incubi ne cattivi presagi, la notte era trascorsa lenta e tranquilla anche se forse era stata un po’ afosa nella piccola stanza degli ospiti che le avevano messo a disposizione la famiglia di Egadi.
La stanza era 5x4.5 metri, ed era arredata con gusto, il mobili in quella stanza erano antichi, in legno di noce ed ebano tanto che le loro condizioni erano ottime. Oltre a un armadio e una cassettiera in legno, c’erano due piccole poltroncine biache poste vicino alla finestra con tende d’organza color panna, ad entrabe le pareti c’erano due letti sigoli, e in uno di essi dormiva Amra, e in un agolo tra i due letti cera un piccolo comodino, di legno di noce.
Il mobiletto non era alto più di 70 centimetri per 50 in larghezza, era in legno scuro con lievi intarsi di una manifattura fuori dal comune, sopra il mobiletto vi era posta una bajiurs e accanto un piccolo telefono.
Amra dormiva così profondamente che era difficile svegliarla, di solito ella amava dormire fino alla 11:00, ma dato che quella non era casa sue e che era ospite di alcuni amici di famiglia, decise che si sarebbe svegliata due ore prima, dopo di che avrebbe fatto colazione con i membri della famiglia di Egadi.
Quello per lei sarebbe stato un momento molto difficile perché quando avrebbe fatto colazione, oltre ad Misty ed Ash ci sarebbe stato anche il loro figlio Rasch, del quale la povera Amra non lo poteva sopportare. Ed in questo momento che lei se ne sarebbe dovuta star buona senza mettersi a far discussione con Rasch.
Fuori nell’ambiente ancora in merso in un’oscurità che man mano si stava diradando, Egadi si diresse fuori da Pallet per un centinaia di metri, inoltrandosi in un bosco, un paio di passi più avanti, al incirca una cinquantina di passi, la ragazza si trovo d’avanti a un piccolo viale inalberato, con vari tipi di alberi tra cui pini e abeti.
Il setiero su cui si trovava la rossa era un lastricato di piete di granito, tutte pietre irregolari, incatrate tra loro in modo tale da farle conbaciare tutte tra loro. la ragazza prosegui lugo il sentiero in compania del suo pokemon preferito un Totodile, il pokèmon aveva un carattere molto giocherellone e pazzerello, tanto che esso per come era si addiceva molto al carattere e all’indole della sua allenatrice.
Egadi camminò in fretta lungo il setiero che l’evrebbe condotta da a Baincavilla da Christopher un suo amico, nel frattempo il cielo sopra la sua testa stava lentamente tingendosi di giallo con una sfumatura rosa-rosa salmone.
Una volta arrivata a Biancavilla, si trovò difronte un’enorme casa tutta dipinta di bianca, con squisiti fregi e belissime statue che adornavano l’ingresso, l’entrata della casa era bellissima, c’era un gradissimo potone in legno di quercia, al centro del portone ed entrambi ai lati vierano delle magnifiche vetrate in stile Liberty, che raffiguravano delle Mucha.
Erano cosi splendide, che la manifattura con cui erano state realizzate erano uniche se non rare… la ragazza prima di suonane il campanello indugiò un po’, al solo pensiero che sarebbe stata con Christopher tutta sola a raccogliere bacche per qualche ora, diventò tutta rossa.
Non appena provò a suonare il campanello si senti mancare il fiato e il cuore le iniziò a pulsare in gola, le mani iniziarono a sudare e lei si senti la gola secca, aveva paura di non riuscire nemmeno a dire “Ciao” quando si sarebbe trovata faccia a faccia con il suo amico.
Però Egadi ne avrebbe volute dire di cosa a Christopher, di chi aveva in contarto la sera prima, di sicuro lui l’avrebbe ascoltata con molta attenzione.
La ragazza senza pensarci ulteriormene suonò il campanelo e poi aspettò che l’andassero ad aprire, alcuni minuti dopo, una donna dagli occhi e dai capelli color viola-borfeaux la venne ad aprire, Egadi appena la vide la saluto amichevolmente, la donna che l’aveva aperta la ringraziò e poi la fece acomodare ed è proprio in quell’istante che comparve Christopher, che vedendola la salutò.
Christopher –Ciao Egadi, sei in anticipo.
Egadi –Dai Noy non scherzare, comunque ho una sorpresa da farti.
Christopher –Ah!Di che si tratta?
Egadi –Non te la dico, la devi vedere tu stesso con i tuoi occhi.
Christopher –Me la mostrerai più tardi, ora ho da fare.
Egadi –Non hai fatto ancora colazione?
Christopher –Lasciami indovinare nemmeno tu l’hai fatta!?
Egadi –Non ti sfugge nulla.
Ma a quell’affermazione Christopher non disse nulla, il suo sguardo si soffermo per un istante su di lei mentre poi lo sposto sulla donna che aveva fatto entrare Egadi, lo sguardo del ragazzo era in qualche modo celato dagli occhiali che portava, i quali gli davano un’aria po’ più da grande, da uomo.
Il suon bel volto di angelo, sembrava inespressivo quasi distaccato e freddo, per certi versi riservato, chiuso in se stesso con mille pensieri che gli passavano per la testa, Christopher si rivolse con molta gentilezza alla donna che stava vicino alla sua amica, chiedendole di far servire la colazione a lui e alla sua ospite.
Christopher –Aracne, per piacere di a Drago di far servire la colazione.
Aracne –Anche ad Egadi?
Chiese la donna rivolgendo uno sgurdo ad Egadi, Christopher annuì con la testa allora la donna fece un inchino un po’ la testa e si allontano, portando con se l’ordine che il padrone di casa gli aveva dato. Egadi per quante volte era stato in quella casa, non si sentiva mai a suo agio, anche se il suo amico la cercava di farla accomodare con ogni mezzo, la ragazza vide allontanarsi Aracne il cui volto aveva un non so che di servero rispetto a gli altri servitori di Biancavilla.
Nel frattempo che Aracne si allontanò, Christopher decise di chiaccherare con la sua amica, e man mano che essi parlavano tra loro, i sue ragazzi si diressero in soggiono, dove Elettro un altro servitore di Christopher li aspettava.
Questi era un uomo alto dai lineamenti duri ma un espressione dolcissima, la sua indole come il carattere erano molto sorprendenti… avvolte egli era elettrizante e stavagante, diciamo era un po’ il pagliaccio della situazione. Era un uomo che sapeva far ridere e non si vergognava minimamente di fare scherzi ogni volta che poteva, ma egli sapeva anche esser serio se la situazione lo richiedeva, e quando egli si arrabbiava era ingrado schoccare una persona, di fulminizzarla letteralmente .
Tutto ciò avveniva se stava combattendo.
Christopher parlava tanquillamente con Egeadi di tantissime cose, del più e meno, quand’e che ad un certo punto la ragazza fece una domanda che prese in fallo il suo amico facendolo arrossire di botto, tanto che Christopher si imbarrazò moltissimo sentendosi un po’a disagio.
Egadi –Christopher scusa la domanda ma tu c’è l’hai la ragazza?
Chiese Egadi con tono malizioso e con un sorrisetto abbastanza compiaciuto mente guardò diritto negli occhi il suo amico Christopher che non seppe cosa rispondere, balbetttò qualche parola prima di riprendersi da quella situazione scomoda.
Christopher –Ma…che razza di domanda... è questa?
Egadi –Dai Christopher perché non rispondi alla mia domanda?
Christopher –Tu quella la chiami domanda?
Egadi –Che c’è ora non ti posso chiedere una cosa così scontata come questa!
Christopher –Egadi sai bene che per quanto riguarda le mie questioni personali, sono abbastanza suscettibile.
Egadi –Noy lo sai pure tu che tutte le ragazze di qui ti vanno dietro.
Christopher –E tu, Egadi, pensi di fare come loro?!
Egadi –(Uffa quando fa così l’odio!)… Sai Christopher Falcar sei insopportabile, peggio di… laciamo perdere sei una perdita di tempo.
Christopher –Stavi per dire Gabranth non è vero!?
Tuono Christopher, mentre guardo Egadi con uno sguardo gelido come le acque di un fiume in inverno, per un momento la ragazza temette che il suo amico avrebbe perso il controllo, ma ciò non accade anzi, Christopher fisso la ragazza.
In quell’istante un abisso venne a crearsi tra la ragazza e il suo amico, Christopher sembrò mettere dei paletti tra di loro, innalzò un muro… così facendo l’attegiamento un po’confidenziale che aveva prima con la ragazza cambiò radicalente e fu rimpiazzato da un attegiamento freddo e distaccato.
Egadi vedendo quell’improvviso cambio d’umore ad attegiamento del suo amico nei suoi confronti, ci rimase male ma capi di che in qualche modo era stata invadente e impicciona per ciò che riguarva certi argomenti.
Così con aria dispiaciuta la ragazza chiese scusa al amico, Christopher leggendo il mentipento sul volto della sua amica capi che la ragazza aveva capito di aver sbagliato ad essere invadente, cos’ un po’ freddamente la perdono, però mentenne sempre veso di lei un certo distacco.
Egadi –Tu Christopher sei diverso da tuo fratello, in tutto è per tutto.
Christopher –Su certe cose faresti meglio a starne fuori.
Egadi –Ti farà piacere sapere che che… ecco l’ho incontrato.
Christopher appena apprese da Egadi che ella aveva incontato il fratello, il ragazzo ebbe un sultutto e il suo volto si contorse in una strana smorfia, guardò la rossa stranamente come ella avesse detto qualcosa d’in pronunciabile.
La ragazza aveva a sua insaputa solevato una questione molto delicata, c’era da sapere che sia Christopher che suo fratello avendo preso due strade diverse, il prima aveva deciso di seguire la stessa strada che aveva fatto la madre mentre il secondo quello che aveva preso il padre, i due fratelli erano cresciuti secondue punti di vista e stili di vita completamente diversi.
Chritopher –E così mio fratello Gabranth e qui.
Egadi –Che c’è Christopher… non è che...
Christopher –Tanquillizzati sai bene che io non c’è l’ho con lui… però mi sorprende sapere che lui è qui, infondo sono dieci anni che non ci vediamo…
Egadi –Forse non te lo dovevo dire.
Christopher –Che motivo c’era per non dirmelo? Io mica mordo, certo sono un tipo abbastanza schivo, silenzioso e taciturno, ma non sono mai stato un stupido gasato come tuo fratello.
Egadi –Però tu e Gabranth siete identici.
Christopher –Dimentichi che lui ed io siamo fatti della stessa pasta.
Egadi –Non proprio, sono passati dieci anni da quando tu e lui vi siete separati, come mai sei così sicuro da sapere che non siete cambiati?
Christopher –Sarà il solito inpulsivo per certi versi, e poi io e lui siamo un’unica persona.
Egadi –EH! Si vede proprio che siete nati sotto il segno dei gemelli.
Christopher –È il bello che non è ne anche una coincidenza.
Egadi –Gia come si puo dimenticare che tu e Gabranth siete gemelli, e non solo come segno.
Christopher –Come dice mia madre, niente è una coincidenza, chi sa perché ma vedo grandi cambiamenti all’orizzonte.
Egadi –Thing?!
Christopher -The Destiny He is Moving... and the stars he is moving something big will happen.
Egadi –Smettila! Lo sai che non ti sopporto quando parli inglese non ti capisco più.
Christopher –Vuoi che ti ricominci a dare lezioni d’inglese?
Disse molto ironicamente il ragazzo, ma Egadi sorrise leggeremente tendo il gioco al suo amico che subito dopo ritornò ad essere quello di sempre ed è in quel momento che Aracne fece la sua comaparsa annunciando ai due ragazzi che la colazione era pronta ed era stata gia servita in soggiorno.
Appena la colazine fu servita Christopher ed Egadi si affrettarono ad andare in soggiorno a pranzare, subito dopo aver finito di fare colazione i due ragazzi iniziarono a parlare nuovamente tra loro.
Egadi –Come sempre la tua colazione è buonissima altro che quelle di mia madre.
Christopher –Non dire così, tua madre è un ottima cuoca.
Egadi –La tua invece com’è?
Christopher –Mia madre è sempre stata un ottima cuoca, non è una di quelle donne comuni.
Egadi –Gia lei è esempre stata un passo d’avanti alle donne normali.
Christopher –Lei è speciale, per me è stata un esempio da seguire.
Egadi –Ed è stato anche per questo che hai deciso di usare il cognome di tua madre a differenza di quello di tuo padre.
Chreistopher –Mia madre era una Falcar ed anch’io sono un Falcar.
Egadi –E che mi dici di Gabranth?Resta pur sempre tuo fratello.
Christopher –Lui e come me avrà avuto dei motivi se ha scelto di portare il cognome di mio padre.
Egadi –La tua famiglia è molto… ecco particolare.
Christopher –Particolare è solo una parola, tu non sai di cosa siamo capaci noi Falcar, con questo chiudiamo.
Egadi –Se no finiamo di litigare…
Christopher –Si… parliamo d’altro.
Aggiunse Christopher proponendo alla sua rossa amica di parlare di altro oltre alla sua famiglia di su cui Egadi di poneva tante domande, fin da quando era piccola ella aveva conosciuto i Falcar perché suo padre e dua madre erano amici d’infanzia con la madre di Christopher.
Farlcar, questa sola parola significava molte cose, anche il solo pronunciarla era come fare o nominare qualcosa di molto innominabile, qualcosa di così misteroso, mistico e impronunciabile… che i comuni mortali non avevano diritto di sapere.
Christopher come il suo gemello facevano parte di questa famiglia… pochissimi erano le persone che conoscevano bene questa famiglia, questa cerchia di persone erano individui che avevano stretto con i Falcar uno stetto quanto indissolubile rappoto di amicizia.
Per ogniuno di queste persone poteva considerare i Falcar come la sua seconda famiglia in cui ogni volta che si aveva bisoglio di loro, si poteva contare sul loro aiuto che prontamente non veniva mai a mancare.
Anche per i membri dei Falcar valeva la stessa cosa dei confronti dei loro amici, questa amicizia durava da più da trent’anni e mai era venuta a mancare, era così solida nonostante ne avesse passate tante.
Egadi però dei Falcar sapeva molto poco, sapeva che i membri di questa famiglia erano esseri con facoltà e poteri eccazionali, fisicamente erano migliori degli uomini come prestazioni fisiche ed intelletuali. Ma nonostante tutte queste falcotà che rendevano eccezionali queste esseri, loro erano sulla base umana degli uomini a tutti gli effeti con le loro passioni, sogli e debolezze.
Egadi e Christopher iniziarono a questo punto a parlare della raccolta delle bacche, Egadi tutta in curiosita chiese al suo amico, cosa se ne dovesse fare e Christopher molto paziente mente glie lo spiegò.
Egadi –Di un po’ Chris che cosa devi fare con le bacche?
Christopher –Vediamo se indovini.
Egadi –Dato che tu sei un bravissimo allenatore, scometto che le bacche ti servono per preparare qualche medicinale naturale per i tuoi pokèmon o per fare una ricerca.
Chiristopher –Brava! Ci sei andata vicino, però non devo fare solo un medicinale, le bacche che raccoglieremo mi servono per preparare oltre a dei medicinale per i miei pokèmon e quelli del laboratorio del prof. Oak, le bacche i servono anche come ingrediente da inserire nella dieta che seguono i miei pokèmon.
Egadi –C’era da aspettarselo da un tipo come te.
Christopher –Queste sono le mansioni che di un allenatore.
Egadi –(Già in fondo anche tu sei come loro…) Già.
Christopher –Prendi ad esempio il tuo Totodile si vede che scoppia di salute e che ti è affezionatissimo,perché tu gli presti le adeguate cure… io credo che i pokèmon siano delle splendide creature… migliori di noi.
Egadi –Non dimenticare che anche le persone sono esseri meravigliosi.
Christopher –Peccato che alcune invece… non sono così splendide, i pokèmon non sono come voi… loro riescono a convivere pacificamente tra loro nonostante anche se avvolte ci sono liti… ma nonostante tutto loro rimangono molto solidali tra loro… è come se tra loro vi fossero delle regole che vanno rispettate… regole cose che tra voi umini non ci sono.
Egadi –Anche tu fai parte degli uomini.
Christopher -… ma io preferisco vivere tra con chi mi identifico di più… e tra questi non ci sono…
Il ragazzo stava per finire la frase ma qualcosa lo trattene… si sentiva nella sua mente uno dei tanti insegnamenti della madre, il quale gli ricordava che “non era il modo con cui veniva al mondo che determinava chi si era, ma era il dono della via che stabiliva chi si era”… è questo per Christopher era un insegnamento che teneva sempre a mente, base al quale lui cercava sempre di giudicare le persone di cui faceva la conosenza.
Chritopher poi non continuò la frase che aveva iniziato, si limitò solo a rimanere in silenzio mentre si dirigeva in cucina a prendere dei contenitori che sarebbero serviti per la raccolta delle bacche, dopo che ritorno in cucina diede uno dei contenitori ad Egadi e poi uscirono.
I due ragazzi si diressero vicino al laboratorio del Prof.Oak, in un boscetto appena fuori da Pallet vicino ad un immensa radura, proprio il luogo in cui più tardi Chritopher avrebbe incontrato un uomo che gli assomigliava.
Sempre nello stesso momento in cui Egadi si recava a far visita a Christopher, Nivek iniziava i suoi allenamenti, per prima cosa iniziò col farsi una corsa nei dintorni di Pallet mentre poi dopo aver finito i suoi allenamento, si sarebbe dedicato agli allenamenti dei suoi pokemon.
Gli allenamenti di Nivek erano pesanti ma per lui erano una passegiata, ma se a farli fosse stata una persona comune non ci sarebbe resitita più di cinque minuti, anche Amra seguiva questi allenamenti solo che gli essercizi che faceva lei erano molto diversi da quelli del fratello.
La madre di Amra si occupava personalmente di allenare la figlia su come gestire al meglio i suoi poteri, una medesima cosa avveniva anche con Nivek.
Piu tardi cerso le 09:00 quando tutta la famiglia di Egadi si svegliò, anche Amra malevolmente si svegliò. Era ancora mezza assonata quando si alzò dal letto, si girò in torno per vedere se c’era anche suo fratello e quando notò che non vi era, intuì che forse Nivek era uscito per allenarsi, lentamente ella uscì totalmente dal letto per poi dirigersi lentamente, quasi strisciando, verso il bagno.
Una volta lì ella si sciaquò il viso e le mani, lavandosi poi i denti, dopo dichè Amra tornò in camera dove si rivestì e sciese a far colazione con gli altri, appena arrivata in cucina salutò molto giosamente Misty e zio Ashy, poi duttando un occhita a Rasch lo salutò un po’ freddamente.
Amra –Buon giorno Misty e grazie per la vostra ospitalitè.
Misty –Figuarati Amra è un piacere per noi ospitarti, ah!... Dimenticavo ieri mi sono dimenticata di chiederti come sta tua madre… è da tempo che non la sentaimo.
Amra –La mamma sta benissimo è come sempre.
Misty –Scometto che non è cambiata di una virgola.
Amra -Puoi dirlo forte pensa che ci scambiano per sorelle.
Misty –Immagino, infondo tua madre ha solo 40 anni.
Amra –Gia… però piu precisamente ne deve fare 40, e poi a quell’età lei è ancora una donna giovanissima.
Misty –Sì… lei è sempre stata un tipo.
Uomo –È che tipo!
Aggiunse un uomo, il padre di Rasch, Ash aveva un viso piacevole un po’ paffuto con due occhi color nocciola, e i capelli neri come la pece, sul suo volto era dipinta un espressione di sicrezza con una punta di arroganza che non guastava.
Amra girandosi verso Ash gli sorrise come solo lei sapeva fare, uno di quei sorrisi che sapevano far illuminare anche la giornta più buia di una persona; Ash rivide nel volto e nel sorriso di Amra, il volto della madre con gui quand’era givane era stato insieme.
Amra –Zio Ashy! Come va?
Ash –Benissimo Amra… mi fa piacere rivederi, sai ogni giorno di più assomigli a tua madre.
Amra –Si me lo dicono tutti… e poi lei è semplicemente splendida.
Ash –Scommetto che anche tu aquisterai una bellezza simile, infondo come lei ti è vicino il momento in cui ti evolverai.
Amra –Già ma non sò cosa diventerò.
Misty –Tranquilla non ti succederai niente… cambierai forma, inpratica è come lo sviluppo per noi umani.
Amra –Anch’io sono umana solo però per metà!
Misty –Amra non c’è lo siamo dimenticati, poi quando tu ti evolverai raggiungendo il tuo stadio definitivo è copleto… diventerai bellissima e potente come lo è tua madre.
Amra –Però…ho paura che gli altri non mi possano riconoscere.
Ash –Scocchezze! Amra anche tua madre ebbe anche lei queste tue preocupazioni… però visse questa cosa molto diversamente.
Amra –Ella non vedeva l’ora di diventare com’è adesso.
Misty –Amra però quando si evolvette era in un particolare periodo, ciò nonostante ella rassicurò tutti dicendo che, sarà pure che avrebbe cambiato aspetto però rimaneva sempre ella.
Ash – È così fu!
Amra -Grazie! Così ora mi sono fatta un idea su come farà, poi la mamma non mi assila per questo, anzi stando a quello che so quando lei si evolvette visse l’avvenimento come una benedizione e una liberazione, un lascia passare verso una nuova vita.
Misty –Lo sai che lei uso anche lei queste medesime parole.
Ash –L’avvenimento avvenne dopo la festa del diploma di sera sotto la luna piena.
Amra –La scritto anche in uno dei suoi diari.
Misty-Ash –Cosa tu hai letto i suoi diari?
Dissero in un tono quasi preocupato i due cognugi. La ragazza vedendo la reazione dei due amici della madre, disse con molta naturalezza che non li aveva letti in tutto e per tutto ma che gla aveva dato solo una breva lettura, prima di andarsi a dormire.
A quella risposta Misty e Ash sembrarono tirare un sospiro di solievo, dopo dichè chiesero ad Amra che cosa aveva letto dei diari, la ragazza senza farsi problemi e senza tanti sforzi, e con molta naturalezza, disse a i due amici della madre ciò che ella sapeva.
Amra –Veramente io i suoi diari non li ho letti tutti. Avrò si o no dato un’occhiata veloce al numero otto, in cui lei aveva scritto come aveva fatto a conoscere papà per la seconda dopo quella a Roma.
Ash –Dici da vero? Non hai letto i primi sette?
Amra –Inverità i volumi in totale sono cinquantasei, io ne ho letto a mala pena uno, comunque sia li abbiamo portati con noi per usarli come guida.
Misty –Come guida?! Tutti e cinquantasei? Spiegati.
Amra –È semplice nei suoi libri la mamma ha descitto i posti in cui si stabiliva, e come quando vai in una grande citta e ti compri un libro che parla della città in cui ti trovi.
Misty –Capisco.
Rasch ascoltava in silenzio la chiaccherata tra Amra e i suoi genitori, lui si era limitato a salutarla, dopo dichè si era seduto a tavola ed aveva iniziato a fare colazione, mantenendo sempre gli occhi fissi su Amra come a volerla tenere d’occhio.
Era già risaputo da moltissime persone che Amra e Rasch non si potevano vedere figuriamoci vivere sotto lo stesso tetto, la giornata di Amra era iniziata un po’ malamente però c’erano dei chiari segnali che facevano presagire che la giornata avrebbe preso una piega diversa, del tutto inaspettata da com’era iniziata.
Amra non sapeva cosa avrebbe fatto quella mattina, ella aveva tante idee per la testa, così tante da non sapere da dove iniziare. Non sapeva se andare a vedere la casa che sua madre aveva a Pallet dove ella aveva vissuto un breve periodo della sua vita o al laboratorio del professor Oak… erano così tanti i luoghi da vedere che la ragazza aveva solo l’imbarazzo della scelta, l’unica cosa sola che la dispiaceva era che con lei non poteva venire Egadi o Nivek, poiché entrambi erano impegnati.
Quella giornata per tutti era iniziata all’insegna della normalità, ma solo per alcune persone sarebbe stata l’iniziò di una splendida avventura, il destino aveva inserbo per ogniuno di quest persone un percoso ben preciso che poi avrebbe fatto incrociare con quello degli altri protagonisti di questa vicenda.
Lentamente i destini si stavano pian piano incrociandosi, per poi aggroviagliarsi in un unico intreccio cos’ spesso e fitto da creare una trama tanto coplessa quanto resistente, la storia sarebbe stata cosi piena di colpi di scena e svolte significative che avrebbero fatto tornare a galla segreti e scheletri del passato.
Ma cio che non sapeva che il destino quella mattina gli aveva riservato una sorpresa con i fiocchi che avrebbe camiato la vita, Christopher camminava a passi lenti, quella mattina era uscito di casa prima con il suo inseparabile pokèmon, un pikachu, ed Egadi per raccogliere qualche bacca ed erba medicinale, tanto il boschetto che stava vicino alla radura ne era stra pieno.
Giunti nella radura Christopher ed Egadi non si accorsero della presenza di una persona che stava dormendo lì vicino. Egli stava raccogliendo indisturbato delle bacche vicino ad un cespuglio quando si sentì chiamare dal suo Pikachu che lo tirava per al maglietta che portava.
Il pokèmon aveva di sicuro notato qualcosa, i suoi dolcissimi occhi sembravano preoccupati tutto il suo corpo era in agitazione, Christopher sentendosi chiamare dal suo compagno si girò e vedendo il suo Pikachu in quello stato di agitazione gli chiese cosa gli fosse preso.
Pikachu –Pika pika pi-pi pikachu!
Christopher –Pikachu che c’è cos’hai?
Pikachu –Pi-pika pikaaah… pi-ka-chu.
Christopher –Cosa un uomo hai visto! Dove? O.O
Pikachu –Pikachu pika pika-piii..
Christopher –Qua vicino? OoO
Pikachu –Pika!è.é
Christopher –Pikachu portami dove si trova!
Pikachu –Pikaaah!
Dopo che il ragazzo parlò con il suo pokemon, che gli disse che li vicino aveva visto un uomo, Christopher chiese al suo piccolo amico di portarlo dove si trovava quest’individuo, Pikachu annui con il suo piccolo capo.
Il piccolo pokèmon indico al suo allenatore dove aveva visto l’uomo dormire, una volto indicato il posto Christopher a piccoli passi si avvicinò all’uomo girato di spalle, col corpo disteso per terra.
Basch continuava a dormire tanquillamente, come se nulla lo turbasse, il suo sonno era calmo come un mare azzurro quando il vento non suove le sue acque, il capitano Von Ronsemburg, sogna come da qualche a tempo da qualhe parte la sua famiglia.
Christofer dal canto suo vedendo l’uomo, in curiosito da tutto ciò decise di vedere il volto dell’uoo che gli stava di fronte, ed ecco che fece un piccolo giro, così facendo si trovò faccia a faccio con l’uomo, ma qualcosa colpì Christopher che assunse subito un’aria di sorpresa.
L’uomo che egli si trova d’avanti gli assomigliava,aveva i suoi stessi lineamenti e l’espressione del suo volto era come quella dell’uomo, nella testa di Christopher in quel momento si vennero a creare mille e più pensieri… chi era quell’uomo? Come si chiamava? Da dove veniva e quall’era la sua storia e il suo nome, ma soprattutto Christophr si chiedeva come mai quell’individuo gli assomigliasse.
In quel preciso istante Christopher fu quasi tentato di svegliare l’uomo così su due piedi, ma dato che non era tipo da fare certe cose decise di aspettare che si fosse svegliato da solo, ed era allora che Christopher gli si sarebbe avvicinato per farne la conoscenza.
Subito dopo aver dato una prima occhiata a Basch, Christopher ne diede una seconda questa volta osservo con molta più attenzione com’era vestito, dopo aver fatto ciò Christopher si rialzò in piedi e ritorno a raccogliere bacche.
Basch stava dormendo indisturbato quando si svegliò che era il sole stava sorgento, il cielo una volta stellato era iniziato a farsi celestino dopo dichè esso aveva preso delle tinte sempre piu rosse, partendo da un chiarissimo giallo si era arrivati all’arancio e poi a un rosa e da la ad un rosso cremesi.
Si ritrovò in pieno viso la luce abbagliante del sole, che si innalzava verso il sole, lentamente l’uomo si alzò, si guardò a turno vedendo l’immensa radura sotto un nuovo aspetto diverso da quello che aveva assunto la notte precedente.
Il Capitano Von Ronsemburg aveva dorminto serenamente, il suo sonno era stato tranquillo ed il sogno che spesso faceva su i suoi cari non lo fece, non sogno niente solo il buio della notte e la desolazione del posto in cui si trovava.
Di buon ora però ora che era sveglio era deciso ad esplorare meglio quel posto, raccolse accuratamente le sue poche cose e si diresse nel bosco, per trovare qualcosa con cui rifocillarci, adentrandosi in esso guardo tra gli alberi e i cespugli per vedere se c’erano bacche.
E quando finalmente trovo un po’ si chinò per raccoglierli sentì degli strani rumori provenire da un cespuglio lì vicino, Basch smise di raccogliere le bacche, socchiuse gli occhi spingendo il suo sguardo oltre il cespuglio per capire con quale misteriosa creatura lui si trovava, di certo lui sapeva che non era il solo ad esserci in quel bosco.
Lentamente con passo furtivo l’huma si avvicinò silenziosamente vicino al cespuglio che si stava muovendo,l’huma non sapeva di quale essere si trattasse quindi per sicurezza in un palamo della sua mano stava raccogliendo le forze per lanciare un incantessimo di magia nera nel caso la creatura lo avrebbe attaccato. L’espressione del volto era quanto mai seria, e non lasciava intravere i suoi sentimenti, pressochè era diventata una maschera, si mosse furtivamente mentre si avvicinava sempre più al cespuglio.
Una volta che si fu avvicinato, Basch si sentì dei brividi corrergli lungo la scheina, ma egli fu così bravo da domare le sue paure mentre mantenne i nervi saldi… e dopo tutto lui era un soldato! L’huma a quel punto guardo oltre la siepe per scoprire che la misteriosa che l’aveva fatto in timorire non era altri che un piccolo pokèmon d’acqua, il quale avidamente si stava mangiando delle bacche, guardandolo Basch rise tra sé, non si aspettava di trovare un Totodile.
Il pokèmon era così concentrato a mangiare bacche che non si accorse della presenza di Basch, l’huma lo fisso per qualche minuto, trovava quella buffa creatura simpatica, poi cercò di attirare l’attenzione nel piccolo pokèmon, offrendogli alcune bacche di quelle che aveva appena raccolto.
Nel frattempo un po’ più lontano dal luogo in cui si trovava Basch, Egadi stava cercando disperatamente e invano il suo pokèmon, era bastato un attimo di istrazione che… puffh! Il pokèmon era sparito, questa non era dicerto la prima volta che succedeva una cosa simile, ed ora mai c’era da farsi l’abitudine.
Povera Egadi stava impazzendo per trovare il suo piccolo amico, gli occhi gli si erano fatti lucidi e tremavano al solo pensiero di non trovare più il piccolino, la voce le stava venendo a mancare, la gola si era fatta secca a fuiria di gridare il nome di Totodile.
Egadi cocciutamente non voleva nessun aiuto per ritrovare il pokemon smarrito, figuarimoci se osava chiedere aiuto a Christopher, però se avrebbe chiesto aiuto a lui di sicuro si sarebbe beccata un enorme lavata di capo, e la cosa di cui aveva più paura era vedere Christopher arrabiato.
Ella ora mai girava da più di mezz’ora, ed era quasi stanca di cercare il suo amato pokemon, Basch intanto era riuscito senza troppe difficolta ad accattivarsi le simpatie del pokemon, tante che i due fecero subito amicizia, il capitano Von Ronsemburg notò che il piccolo pokèmon doveva avere un padrone o qualcuno che si prendeva cura di lui.
A fargli notare questo furono una serie di piccoli indizzi, come ad esempio, il pokèmon si era facilmente lasciato avvicinare da uno sconosciuto, e per di più il pokemon aveva un idole docile e giocherellona… e tutto ciò fece presumere che quella creatura era abbituata a gli esseri umani.
Tutti questi fattori però non si potevano attribuire ad un pokèmon selvatico, il quale prima di tutto non si fidava degli uomini, e tutta via in loro presenza essi si sentivano in pauritti ed in timoriti, alcune volte addirittura erano inferociti pronti ad attacare, olte a questo i pokemon selvatici presentavano un indole ribelle e selvatica difficilmente da controllare.
Egadi intanto si prese un momenti per riposarsi dopo dichè riprese le ricerche del suo pokèmon, la ragazza girò ancora per un quarto d’ora quando improvvisamente, intrufolandosi in alcuni cespugli dove le era sembrato di sentire alcuni rumori, si ritovò d’avanti al suo pokemon che appena la vide le corse in ccntro per fare le feste.
La ragazza si ingignoccò aprendo le braccia per accogliere il suo Totodile, che la ragiunse subito, la ragazza per l’emozione di aver finalmente ritrovato fece cadere a terra il cesto con le bacche e l’erbe medicinali che aveva appena raccolto, la felicità fu così tanta che Egadi aveva le lacrime agli occhi mentre abbracciava fortemente il pokèmon a se.
La ragazza però non si accorse di non essere sola, non badò Basch ne anche di un’occhiata, era tutta concentrata sul suo piccolo pokemon. Basch era rimasto sopreso nel vedere la rapida svolta che aveva preso quella situazione, mai e poi mai si sarebbe aspettao di trovare una persona così rapidamente, a una prima botta, dentro di se era felice che il suo piccolo amico che si era fatto avesse ritrovato la sua padroncina tutto.
Il Capitano Von Ronsemburg si avvicinò catuamente la ragazza, non sapendo quale fosse il suo nome le diede del voi, gentilmente inseguito le chiese se quel pokèmon era il suo, solo in quell’istante Egadi si rese conto della presenza di Basch.
E quando poi alzò lo sguardo si faralizzò immadiatamente, ella si perse negli iridi azzurro cielo dell’uomo, la ragazza voleva parlare ma le parole le morivano in volto, il viso dell’uomo l’aveva in qualche modo stravolta. Egadi nel volto di quella persona rivide Christopher, era così forte la somiglianza che la ragazza riuscì difficilmente a parlare con quell’individuo, quasi non credeva a i suoi occhi che stava a parlare co quell’ìndividuo così singolare.
Basch –Scusate quell’essere è il vostro?
Egadi –Cosa?! O.O
Basch –Visto chiedendo se quel essere che tenete ra le braccia è il vostro!
Egadi –Chi lui… ? Il mio Totodile.
Basch –Si.
Egadi –Grazie per esservene preso cura, l’avevo perso ero così in pena per lui.
Basch –Non si preoccupi, l’ho trovato qua in giro e le dico che è stato un angioletto.
Egadi –Lo credo anzi mi stupisco che non sia comportato come al solito, mi scuso però non mi sono presentata, mi chiamo Egadi.
Basch –Ah! Non mi sono presentato in fondo lei manco mi conosce, mi scusi io mi chiamo…
Ma in quell’istante Basch si interruppe immadiatamente, qualcosa in lui lo bloccava, videntemente aveva qualche problema nel pronunciare il suo nome. Quel nome… il suo nome ora mai non esistevano più, era un involucro alla fine chi l’aveva vinta era stato lui suo fratello, ora lui non era altro che l’ombra del suo defunto fratello.
Già un immagine, egli non era altro che nessuno, per più di ventanni era vissuto spacciandosi per il fratello, ed erano in poco a sapere chi lui fosse veramente… il Capitano Von Ronsemburg di Dalmasca, ma ora i ruoli si erano invertiti, lui ora era suo fratello il Giudice Magister Gabranth.
Mal volentieri lui portava quella maschera, lui sopportava tutto questo solo per due motivi, per rispettare la pace e per suo fratello… ma lui moltissime volte si chiedeva che senzo avesse sopportare tutto cio…a quale prezzo poi, e per cosa poi?
Tanti erano i pensieri nella mente del Capitano, aveva rinunciato ad un nome, alla sua vita, si dannava eternamente per la sua vita, avrebbe preferito la morte più tosto a quella non vita fatta solo di falsità.
La sua intera vita e la sua stessa sopraviventa erano legati indissolubilmente a tutta quella messa in scena, egli si attribuiva colpe su colpe, punizioi su punizioni e per tanti era rimasto solo… quello che aveva fatto era stato tutto per gli altri, ma ora era arrivato il momento in cui anche lui avesse la sua parte.
I pensieri che si venivano a creare nella mente di Basch erano tantissimi, si sentiva inferiore in confronto a tutto e tutti, ma perché un uomo meraviglioso come lui doveva struggersi tanto di dolore, più di una volta lui si era posto questa domanda, ma senza ottenere risposta… e si vedeva davanti lei.
Quella donna che per più di ventanni lo aveva stregado sconvolgendogli la vita, legando a se da un filo invisibile… “i legami esisteranno sempre! Tu li puoi creare, li puoi indebolire, rafforzarli, ignorarli… ma non potrai mai spezzarli! Un legame è qualcosa di indissolubile, un qualcosa che ci unirà per sempre qualunque cosa ci accada, qualunque sia la distanta… solo chi governa il tempo e al potere di cambiare il corso alla storia può rompere un legame! Ricrdatelo!”… oddio Basch questo lui lo sapeva.
Sapeva che colei che amava racchiudeva in se la forza di spezzare un legame, ma nonostante tutto il legame che lo univa a lei non era stato toccato, ma solo indebolito fino a ridursi ad un sottile filo di ragnatela.
Basch con voce bassa e velata da un filo di tristezza, non pronunciò il suo nome ma quello della persona che era diventata, si presento ancora una volta nelle vesti del Giudice Magister Gabranth.
Quando pronunziò quel nome fu per lui come annunciare la sua morte, Egadi invece fisso stanamente, innavertitamente quando senti pronunciare il nome “Gabranth” ebbe un susulto… e non riuscì altro che un gemito soffocato, poi come se avesse visto qualcosa di abbominevole prese e scappo.
La sua reazione colpì profonadamente Basch, che involontariamente intuì qualcosa i quella ragazza… forse ella aveva tutte le informazioni che cerca, forse era proprio lei la chiave del mistero per poter risolvere tutto.
Basch forse aveva tra le mani la persona giusta o al meno quella che gli avrebbe potuto dare delle dritte, il cuore gli senti battergli all’impazzata mentre si senti pervadere da una strana forza, non poteva farsi scappare un’occasione irripetibile come questa, ed anche lui si lanciò alla rincorsa della ragazza.
Egadi sembrava una furia era spaventatissima, con il suo Totodile in braccio si era lanciata in una fuga disperata in mezzo al bosco, correva disperatamente tra i cespugli e gli alberi non badando a dove metteva i piedi.
Durante quella folle corsa, Egadi grida a pieni polmoni il nome di Christopher invocando di aiutarla, e mentre stava correndo innavertitamente la ragazza inciampò e cadde non fece in tempo ad alzarsi che l’uomo con cui aveva appena parlato sopraggiunse.
Basch non aveva cattive intenzioni, lentamente si avvicinò alla ragazza perché voleva parlargli, ma non fece intempo ad avvicinarsi ulteriormente che un fulmine colpì di striscio la sua mano, poi senti una voce maschile con tono duro e imperioso, ma stranamente familiare.
Allora Basch si girò di scatto e ciò che vide lo sconvolse difronte a lui c’era Christopher con un espressione cupa e livida involto, nei suoi occhi si poteva scorgere la rabbia e l’odio che stava provando, aveva un espressione sinistra. Appena il capitano Von Ronsemburg si mosse verso Christopher, quest’ultimo urlò all’uomo che gli stava di fronte di allontanarsi da Egadi immediatamente, le sue parole erano come lame taglienti per Basch che lentamente si allontanò.
Christopher non perse tempo e corse in soccorso della sua amica la prese tra le sue braccia, ma mente faceva ciò Basch gli si avvicinò e con tono supplichevole gli chiese di aspettare, ma Christopher gli lanciò uno sguardo che gli fece gela il sengue, dopo dichè con Egadi in braccio e il suo pokemon si telestrasportò, sparendo improvvisamente sotto lo sguardo addolorato di Basch, lui non sapeva ancora che costui era…
   
 
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