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La
rosa di Toledo
Quella mattina Goku si svegliò molto
presto.
Era animato da un nuovo spirito
battagliero rinato in lui, e sapeva che non c’era tempo da perdere: ogni secondo
perso poteva essere un secondo sprecato.
Il giovane si vestì in tutta fretta,
scese le scale di legno che dalla sua stanza in cima alla soffitta di quella
vecchia casa portavano in ciò che rimaneva della cucina, aprì il frigorifero e
sorrise amaramente; vuoto. Inesorabilmente vuoto. Il Goku che tutti conosciamo,
a questo punto, si sarebbe certamente messo a sbattere i piedi per terra,
lamentandosi e piagnucolando. Ma anche gli stomaci insaziabili come il suo
avevano dovuto imparare a far fronte alla mancanza di cibo. Una volta fatta
l’abitudine, era automatico stringere i denti e pensare ad altro quando i morsi
della fame si facevano sentire.
Goku uscì di casa lasciando sbattere
la porta alle sue spalle, e si diresse, come ogni giorno, semplicemente dove il
suo istinto lo portava; c’era da constatare, infatti, che purtroppo un luogo
preciso dove andare non esisteva più, in quella città. Affidarsi al caso era
diventata la regola.
Gli scarponcini di Goku ticchettavano
al contatto con l’asfalto, producendo un rumore leggermente sinistro nel
silenzio della città semi-deserta.
Ma ad un tratto, il suono delle sue
scarpe non fu più l’unico rumore a riecheggiare per la strada. Goku si voltò di
scatto verso un vicolo dove la luce del sole appena sorto sembrava non arrivare
ancora; sentiva giungere da lì risate ed echi come di botte. “I soliti ubriaconi
del Sabato sera che non hanno niente di meglio da fare che prendersi a pugni”
pensò, e stava per riprendere il cammino quando qualcosa lo bloccò: arrivò al
suo orecchio, chiaro e definito, un urlo strozzato, disperato e implorante…un
urlo di donna. Non ci pensò due volte; s’infilò nel vicolo buio e in pochi
minuti gli comparve davanti la scena: tre ragazze e tre ragazzi sghignazzavano
malignamente, tutti curvi su una gracile figura accovacciata contro la parete;
schiaffi, sputi, pugni e calci si sprecavano. Goku sentì la rabbia montargli
addosso; si scagliò contro i sei aguzzini come un leone affamato, e in 5 minuti
o giù di lì fece piazza pulita rimandandoli con la coda tra le gambe da dove
erano venuti. Poi si avvicinò alla figura incappucciata per terra, lentamente
per non spaventarla, e provò a sussurrare un –Hey- molto tranquillamente. La
figura sollevò il capo, lasciando accidentalmente cadere il cappuccio e
rivelando due splendidi occhioni verdi.
-Chi sei?- scattò subito la ragazza,
decisa ma visibilmente impaurita.
-Non devi avere paura di me, non ti
farò del male- sorrise Goku.
La giovane rimase in silenzio per
qualche istante, poi sembrò convincersi.
-Li..li hai..mandati via
tu..quelli?
-Sì, li ho mandati via. Stai
tranquilla, non torneranno- la confortò lui. Poi notò che il collo di lei
portava un bruttissimo squarcio sanguinante sul
lato.
-Ti hanno
picchiata?
-Lo hanno sempre fatto- si sentì
rispondere con amarezza.
Goku esitò un po’ prima di sollevarsi
e offrirle la mano.
-Vieni con me, ti porto da una persona
che saprà come curarti.
La ragazza guardò quella mano grande,
apparentemente forte..che però non sembrava avere cattive
intenzioni.
-Dovrei fidarmi di
te?
-Certo!
-E perché
mai?
-Perché non hai molta scelta..a meno
che tu non voglia morire dissanguata.
La prospettiva sembrò non allettare
per niente la ragazza, che tese a sua volta la mano verso quella di Goku e si
fece aiutare a tirarsi su. Non sapeva perché ma sentiva davvero di potersi
fidare di quel giovane.
-Ah, scusami, che maleducato, non mi
sono ancora presentato! Il mio nome è Son Goku! E..tu
sei…?
-Gabriela, piacere di conoscerti
Goku!
-E’ un nome insolito, non l’ho mai
sentito…non sei giapponese, vero?
-No, sono
spagnola.
A quel punto, Goku notò la spilla
appuntata sull’allacciatura del mantello di lei; era una rosa dorata, e aveva
l’aria di essere, come dire, un segno distintivo,
importante.
Con la sua solita sfacciataggine le
domandò:
-Dì un po’, ma non sarai per caso una
principessa, una regina o qualcos’altro del genere?
Gabriela non potè fare a meno di
rompere in una fragorosa risata davanti a tanta ingenua
impertinenza.
-Di principesse devi averne viste ben
poche, se mi giudichi tale!
-Perdonami, ma ho visto quella rosa
che hai appuntata sul petto e..mi domandavo cosa potesse significare, così, per
curiosità.
-Questa?- Gabriela abbassò gli occhi
sulla sua spilla, poi sorrise. Un sorriso ironicamente malizioso che Goku non
comprese.