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Autore: Hikari Kamiya    13/08/2008    0 recensioni
"Io sono Son Goku, celebre per essere il solo che rispetta indistintamente gli amici e i nemici senza vergogna. Ragion per cui non posso e non voglio vergognarmi del posto in cui vivo."
Genere: Drammatico, Azione, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Goku
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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La rosa di Toledo

 

 

Quella mattina Goku si svegliò molto presto.

Era animato da un nuovo spirito battagliero rinato in lui, e sapeva che non c’era tempo da perdere: ogni secondo perso poteva essere un secondo sprecato.

Il giovane si vestì in tutta fretta, scese le scale di legno che dalla sua stanza in cima alla soffitta di quella vecchia casa portavano in ciò che rimaneva della cucina, aprì il frigorifero e sorrise amaramente; vuoto. Inesorabilmente vuoto. Il Goku che tutti conosciamo, a questo punto, si sarebbe certamente messo a sbattere i piedi per terra, lamentandosi e piagnucolando. Ma anche gli stomaci insaziabili come il suo avevano dovuto imparare a far fronte alla mancanza di cibo. Una volta fatta l’abitudine, era automatico stringere i denti e pensare ad altro quando i morsi della fame si facevano sentire.

Goku uscì di casa lasciando sbattere la porta alle sue spalle, e si diresse, come ogni giorno, semplicemente dove il suo istinto lo portava; c’era da constatare, infatti, che purtroppo un luogo preciso dove andare non esisteva più, in quella città. Affidarsi al caso era diventata la regola.

Gli scarponcini di Goku ticchettavano al contatto con l’asfalto, producendo un rumore leggermente sinistro nel silenzio della città semi-deserta.

Ma ad un tratto, il suono delle sue scarpe non fu più l’unico rumore a riecheggiare per la strada. Goku si voltò di scatto verso un vicolo dove la luce del sole appena sorto sembrava non arrivare ancora; sentiva giungere da lì risate ed echi come di botte. “I soliti ubriaconi del Sabato sera che non hanno niente di meglio da fare che prendersi a pugni” pensò, e stava per riprendere il cammino quando qualcosa lo bloccò: arrivò al suo orecchio, chiaro e definito, un urlo strozzato, disperato e implorante…un urlo di donna. Non ci pensò due volte; s’infilò nel vicolo buio e in pochi minuti gli comparve davanti la scena: tre ragazze e tre ragazzi sghignazzavano malignamente, tutti curvi su una gracile figura accovacciata contro la parete; schiaffi, sputi, pugni e calci si sprecavano. Goku sentì la rabbia montargli addosso; si scagliò contro i sei aguzzini come un leone affamato, e in 5 minuti o giù di lì fece piazza pulita rimandandoli con la coda tra le gambe da dove erano venuti. Poi si avvicinò alla figura incappucciata per terra, lentamente per non spaventarla, e provò a sussurrare un –Hey- molto tranquillamente. La figura sollevò il capo, lasciando accidentalmente cadere il cappuccio e rivelando due splendidi occhioni verdi.

-Chi sei?- scattò subito la ragazza, decisa ma visibilmente impaurita.

-Non devi avere paura di me, non ti farò del male- sorrise Goku.

La giovane rimase in silenzio per qualche istante, poi sembrò convincersi.

-Li..li hai..mandati via tu..quelli?

-Sì, li ho mandati via. Stai tranquilla, non torneranno- la confortò lui. Poi notò che il collo di lei portava un bruttissimo squarcio sanguinante sul lato.

-Ti hanno picchiata?

-Lo hanno sempre fatto- si sentì rispondere con amarezza.

Goku esitò un po’ prima di sollevarsi e offrirle la mano.

-Vieni con me, ti porto da una persona che saprà come curarti.

La ragazza guardò quella mano grande, apparentemente forte..che però non sembrava avere cattive intenzioni.

-Dovrei fidarmi di te?

-Certo!

-E perché mai?

-Perché non hai molta scelta..a meno che tu non voglia morire dissanguata.

La prospettiva sembrò non allettare per niente la ragazza, che tese a sua volta la mano verso quella di Goku e si fece aiutare a tirarsi su. Non sapeva perché ma sentiva davvero di potersi fidare di quel giovane.

-Ah, scusami, che maleducato, non mi sono ancora presentato! Il mio nome è Son Goku! E..tu sei…?

-Gabriela, piacere di conoscerti Goku!

-E’ un nome insolito, non l’ho mai sentito…non sei giapponese, vero?

-No, sono spagnola.

A quel punto, Goku notò la spilla appuntata sull’allacciatura del mantello di lei; era una rosa dorata, e aveva l’aria di essere, come dire, un segno distintivo, importante.

Con la sua solita sfacciataggine le domandò:

-Dì un po’, ma non sarai per caso una principessa, una regina o qualcos’altro del genere?

Gabriela non potè fare a meno di rompere in una fragorosa risata davanti a tanta ingenua impertinenza.

-Di principesse devi averne viste ben poche, se mi giudichi tale!

-Perdonami, ma ho visto quella rosa che hai appuntata sul petto e..mi domandavo cosa potesse significare, così, per curiosità.

-Questa?- Gabriela abbassò gli occhi sulla sua spilla, poi sorrise. Un sorriso ironicamente malizioso che Goku non comprese.

-La rosa di Toledo…così mi chiamano.
  
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