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Autore: LolaMilka_97    16/06/2014    0 recensioni
Lola, al terzo anno della scuola di magia e stregoneria di Hogwarts, mente brillante e carattere forte. Si lascia trasportare in una storia d'amore complicata. Tra lei e Draco, suo rivale dal primo anno di scuola, nasce un'amore "costretto" a nascere per la protezione di Draco. Prima di lui, Lola perde la testa per altri ragazzi, dopo di lui, per Lola, cosa ci sarà? La storia è molto complessa, colpi di scena che non vi aspetterete e personaggi nuovi. Spero vi piaccia, grazie per l'attenzione.
Genere: Generale, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Movieverse, OOC | Avvertimenti: Incompiuta, Triangolo | Contesto: Più contesti
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Quando scesi dal treno i binari erano pieni di persone. Parenti dei ragazzi di tutta la scuola. Mi guardai intorno alla ricerca di mio padre, quando girai la testa a sinistra Draco era appena sceso e guardava verso di me, sul suo volto un sorriso caldo mi fece arrossire, trattenni il mio sguardo innamorato e gli feci un cenno. M’incamminai verso il muro, poggiai la mia valigia a terra e mi ci sedetti sopra in attesa che tutta quella gente sparisse pian piano dai binari. Qualche ora dopo ero rimasta sola, mio padre non era venuto a prendermi, che si fosse dimenticato di me? Poggiai la testa fra le gambe e chiusi gli occhi, la musica di Draco risuonava nella mia mente, era possibile che non riuscissi a fare a meno di lui? Le immagini della serata ai “tre manici di scopa” mi scorsero davanti come un film, prima il sorriso spento di Draco, poi l’inaspettata esibizione e la scomparsa di Oliver, non volevo perderlo. I miei sentimenti erano cambiati ma era l’unico che riuscisse ad apprezzarmi anche quando ero scortese e quello lo rendeva fantastico. Mi tornò in mente il primo bacio che gli diedi, il sentimento forte che provavo verso di lui, gli occhi mi si riempirono ancora una volta di lacrime calde che rigavano il mio volto, il pensiero che quei sentimenti adesso li provassi per un’altra persona, e che si facevano più invadenti nel mio cuore, mi rendeva nervosa. Non ero mai stata innamorata ma in quel momento pensai che per Draco, solo per vederlo felice, avrei fatto qualsiasi cosa. Non potevo, anche volendo. I miei sentimenti dovevano rimanere nascosti fino al momento in cui non avessi avuto più la forza di racchiuderli in me.

“Tesoro, perdonami. Sono parecchio in ritardo, ma non sono un mago non posso smaterializzarmi!” la voce di mio padre risuonò potente in quel posto desolato. Alzai lo sguardo e vidi che era sudato, aveva il fiato corto e poggiava le mani sulle ginocchia come per riposarsi, alla sua destra la custodia della tastiera era accasciata a terra. “Siamo appena tornati da un concerto, mi dispiace.” Mi alzai e gli sorrisi dolcemente poi lo abbracciai forte come per dirgli “non mi lasciare mai Pà.” Ci dirigemmo verso l’auto in silenzio, quando chiusi la portiera un’aria calda m’investì, iniziai a sudare anche io. Papà mise in moto e partimmo lentamente. “Com’è andato quest’anno scolastico tesoro?” mio padre era un gran chiacchierone, faceva sempre domande e mi piaceva rispondergli, gli raccontavo sempre tutto come fosse un mio caro amico, ovviamente non potevo raccontargli della sera passata con Piton, ma il resto si! “E’ iniziato tutto una meraviglia, o quasi. Sono entrata a far parte della squadra di quidditch, sono la nuova cercatrice. Alla mia prima partita mi sono rotta un braccio, alla seconda ho vinto e hanno organizzato una festa in mio onore, dato che era quasi Natale, un ragazzo, Baston, mi ha regalato il continuo del “bacio dell’angelo caduto” l’ho letto in pochi giorni, e poi l’ho baciato. Siamo stati insieme fino all’ultima sera. I miei sentimenti in tanto cambiavano, mi stavo innamorando di un ragazzo spregevole, ma che poi si è rivelato dolce e che ricambiava i miei sentimenti. L’ultima sera Baston è sparito dopo che ho cantato con il rispettivo ragazzo per cui provavo dei sentimenti e che lui mi aveva proibito di vedere. Sono diventata cattiva e tutti o quasi non mi sopportano.” Lo guardai con gli occhi sgranati in attesa di una risposta scioccata. Il suo sguardo era posato sulla stara ma per un istante si spostò verso di me, un sorriso acceso mi investì “Sono fiero di te. Finalmente mi assomigli sempre di più.” Non capivo se si riferisse al fatto di essere cattiva o dell’essere innamorata di un mezzo spregevole, o del fatto che abbia cantato. Mio padre era un metallaro dai tempi del liceo, quando ero piccola avevo lo stesso carattere della mamma, che oramai era morta a causa di un incidente con varie pozioni. Lo guardai e mi scappò una risata scioccata, il mio sguardo si spostò in meno di un minuto fuori dal finestrino, vedevo il riflesso del mio volto che lentamente cambiò in quello di Draco che sorrideva. Per quanto provassi a dimenticarlo, il suo pensiero, tornava nella mia mente più forte di prima. “Pà, a te il concerto com’è andato?” Papà faceva parte di un gruppo Heavy Metal e si esibiva in giro per il mondo da anni ormai. “Bene, tutto esaurito. Come sempre.” Girò il manubrio per portare la macchina nel vialetto di casa, fermò e mi guardò sorridendo, “Tra meno di un mese devo ripartire, te la caverai senza di me. Sei adulta e puoi rimanere sola per un po’ di tempo.” Cosa? Mio padre mi stava abbandonando? Per quanto gli volessi bene non potevo sopportare la sua assenza nel periodo in cui io sarei rimasta a casa. Aprii la portiera e me la chiusi alle spalle con forza, andai verso la porta d’ingresso a tutta velocità per evitare discorsi inutili con mio padre.

Entrai in casa e lasciai cadere la borsa che avevo a tracolla accanto al porta ombrelli, salii le scale e andai in camera mia chiudendo la porta con rabbia e frustrazione. Mi lanciai sul letto a peso morto e mi guardai in torno, “La mia camera. Finalmente sola.” Ero felice di poter avere un po’ di privacy, di tornare a dormire nel mio comodo letto fatto di piume d’oca. Chiusi gli occhi per qualche minuto fino a che non mi addormentai.

“Lola non andare! Il lago nero è un posto oscuro!” una voce sottile proveniva dalle mie spalle “Lola, morirai! Non fare il mio stesso errore! Questo non è il posto adatto a te, non lasciarlo solo! Lui ha bisogno di te!” mi fermai, strinsi i pugni e tenni lo sguardo basso, “No, Kate! È di te che ha bisogno! Di sua sorella, non di me!” la mia voce era cupa e i miei occhi ormai spenti. “Lui ti ama, lo sai. Non è più me che gli ricordi! Adesso pensa a te come il suo vero amore.” La voce di Kate era sempre più lontana, mi girai per guardarla e lei stava sparendo. “Kate! Lo amo anche io! Tanto. Ti prometto che lo proteggerò!” i miei occhi si accesero di rabbia e orgoglio per la decisione che avevo preso, li chiusi un istante e quando li riaprii il suo volto era così vicino al mio da farmi sobbalzare. I suoi occhi erano freddi e i suoi capelli volavano come se non ci fosse gravità. “Vattene dal lago! Adesso! Se muori, lui, verrà con te! Non puoi fargli questo!”

Mi svegliai di colpo, era notte fonda, avevo i capelli e le mani tutti sudati e il cuore mi batteva impaurito in petto, il cervello stava per scoppiarmi. Mi misi seduta sul letto, come se servisse a calmarmi, l’unica cosa che mi avrebbe calmate era un abbraccio della mia migliore amica. Mi ero dimenticata di Mary, avrei voluto chiamarla ma l’orologio segnava le tre del mattino e se lo avessi fatto mi avrebbe uccisa. Mi promisi che l’indomani sarei andata da lei a raccontarle tutto. Mi stesi nuovamente sul letto e guardai fisso il soffitto, le dolci note di Draco erano tornate a calmare i battiti del mio cuore.

“Tesoro?! Tesoro?!” la voce di mio padre mi riempiva il cervello che quasi scoppiava, aprii lentamente gli occhi e cercai di mettere a fuoco tutto in torno a me. Papà era piegato verso di me con un sorriso smagliante e un vassoio con la colazione e delle lettere al fianco del bicchiere con il latte. “Buon compleanno cucciola” Come? Era il mio compleanno? Lo avevo dimenticato! “Buon giorno Pà, grazie per la colazione!” gli feci un mezzo sorriso addormentato, “Queste? Cosa sono?” presi le lettere tra le mani e le squadrai, sulla prima c’era il nome di Oliver, nei miei occhi si accese una luce potente. “Sono lettere, dei tuoi amici!” mi misi a sedere con le gambe incrociate, mio padre posò il vassoio sul comodino a fianco al letto e mi diede un bacio sulla fronte. Avevo la lettera di Oliver tra le mani, tremavo al pensiero di quello che poteva aver scritto. Decisi di lasciarla per ultima, c’era una lettera da parte di Hermione, Harry e Ron. Aprii la busta e oltre alla lettera nella busta c’era un medaglione, lo presi tra le mani e lo guardai attentamente, quello era il medaglione che le avevo regalato il primo anno di scuola, lo strinsi e poi lo lanciai contro il muro. Era un segno della nostra amicizia, ne aveva uno identico anche Mary, e lei me lo aveva rimandato con una lettera. L’aprii e questa iniziò con: “Cara Lola, ti auguro un buon compleanno. Tutti noi dei Grifondoro te lo auguriamo. Anche se il nostro rapporto non è più come quello di due anni fa, voglio che tu sappia che se hai bisogno di una mano in qualsiasi cosa noi ci siamo. Sarai sempre ben accetta nel nostro gruppo. Cordiali saluti Hermione, Harry e Ron!” Stropicciai la lettera con una sola mano e la lanciai nel cestino in paglia vicino la porta, feci canestro anche non volendo. Non volevo tornare ad essere amica di quella ragazzina perfetta e dei suoi amici, tantomeno avrei chiesto loro una mano in qualcosa. La seconda lettera era della squadra di quidditch: “Buon compleanno cara vincitrice. Tutta la squadra ti manda i più sinceri auguri e non vediamo l’ora di tornare a giocare con te e vincere. Passa buone vacanze!” Bell’apprezzamento da parte dei miei amici. Un piccolo sorriso comparve sul mio volto quando notai l’ultima lettera, era del prof. Piton: “Felice quattordicesimo compleanno, mi sento male a pensare a ciò che ho fatto ma anche felice che tu me lo abbia fatto fare. L’anno prossimo spero non sia tanto diverso, Lola. Buon compleanno e divertiti, un forte bacio piccolina.” Avevo gli occhi sgranati per quelle parole, la bocca spalancata e nella mia testa pensavo che era totalmente impazzito. Un professore che dice queste cose ad un’alunna, chi se lo sarebbe aspettato. Poggiai la lettera sul comodino e presi tra le mani quella di Oliver. Iniziai a tremare, non avevo la forza di aprirla, stavo per strapparla e prendere la lettera quando mio padre entrò in camera con il telefono in mano, “Mary, al telefono, sembra arrabbiata!” fece per porgermi il telefono e poi uscì chiudendosi la porta alle spalle. “Mary, posso spiegarti! Draco, le canzoni, Oliver, mio padre e il concerto. Mi sono addormentata e non ti ho chiamata. Perdonami!” parlai tutto d’un fiato per non farmi interrompere, il silenzio che seguì dopo fu straziante. “Mary, tesoro? Ci sei?”
  
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