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Autore: miseichan    16/06/2014    2 recensioni
Lo spostamento di un singolo elettrone per un miliardesimo di centimetro, a un momento dato, potrebbe significare la differenza tra due avvenimenti molto diversi, come l'uccisione di un uomo un anno dopo, a causa di una valanga, o la sua salvezza.
Genere: Comico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Effetto Domino

 

 

“Risultati rubati?”
Greg cambiò posizione sulla sedia e scosse la testa. 

“Le assicuro che deve esserci un errore.”
“Nessun errore, rettore Thompson.”
La risposta che si aspettava. Del resto stavano parlando dei suoi studenti. 
“Sostiene che qui qualcuno abbia rubato i risultati di un test di livello nazionale.”
“Abilmente, sì. Sono entrati nel server e...”
Smise di ascoltare e cominciò a pensare. Chi?
Quale di quei malfattori allo stato brado era stato?
Per qualche inspiegabile motivo un nome in particolare gli stuzzicava la lingua. 
“Sembra alquanto complicato, signor Lance.” mormorò quando l’altro smise di parlare.
“Lo è.” 
“Non credo che...”
“Chiunque sia stato si è impegnato parecchio, rettore Thompson, ma siamo sicuri che il tutto sia stato fatto da uno dei vostri computer.”
“I computer della sala informatica?”
“Esattamente.”
“Saranno un centinaio, signor Lance.”
“Non vi è il libero accesso, però.”
Greg strinse le labbra e ingoiò un’imprecazione. 
“Condurrò delle indagini. Stia tranquillo, non ha nulla da temere: risalirò al colpevole, se ce n’è uno, e sarete i primi ad esserne informati.”
“Oh, di questo sono certo.”
Sentì quel brivido per l’ennesima volta e desiderò prendere a calci qualcuno. 
“Non vado da nessuna parte, rettore.”
“Signor Lance, sia ragionevole. Non è assolutamente necessario.”
Greg incrociò lo sguardo di Matthew Lance e capì di non avere possibilità di convincerlo.
Guardò quel viso giovane e caparbio e individuò un’ombra che non gli piacque per niente: il tipo di ombra che nasconde una storia ben poco allegra. 
“Se lasciassi questo ufficio trovereste il modo di insabbiare ogni cosa. Non so come, ma ci riuscireste.” ribatté gelido Matthew “Qualcuno ha cercato di barare e, mi creda, non ho alcuna intenzione di lasciar correre.”
“Preferisce restare qui a farmi compagnia?”
“Decisamente.”
“Potrebbero volerci delle ore.”
“Ho l’intera giornata davanti a me, rettore, e un panino nella borsa.”
Greg nicchiò malvolentieri col capo e sperò vivamente che il tutto finisse il prima possibile. 
“Con chi si comincia?” domandò Matthew, le lunghe gambe incrociate e un sorriso molle a piegargli le labbra. 
“Il professor Kevin Morgan.” 
“Bisogna chiamarlo o...”
“Passa di qui ogni mattina, arriverà a momenti.”

 

ore 08.11
Kevin Morgan

 

“Greg!” la porta sbatté violentemente contro il muro “Hai visto la partita?”
Un uomo sulla cinquantina si fiondò nell’ufficio e lanciò un giornale sulla scrivania, aperto alla pagina sportiva. 

“Che gioco, per la miseria!” soffiò per allontanare un ciuffo di capelli dagli occhi “Avevo ragione, hai visto? Perfettamente ragione. Ti ho detto che avremmo dovuto scommetterci su bei verdoni e...” scorse Matthew seduto comodamente alla sua destra “Questo chi è?”
“Kevin, questo è Matthew Lance.” fece le presentazioni Greg “Signor Lance, ecco a lei il professor Kevin Morgan.”
“C’è qualche problema?”
“Stando a ciò che afferma il signor Lance, sì.”
Kevin prese posto e inarcò un sopracciglio: “Sentiamo.”
“Pare che da uno dei nostri computer siano stati scaricati i risultati dei test S.A.P.”
“Non ci credo.” negò Kevin “Non possono esserci riusciti.”
Riusciti, signor Morgan?” intervenne Matthew “Lei sapeva che ci stavano provando?”
“Certo che ci stavano provando! Ci provano sempre tutti quanti, cosa crede?”
“E lei non interviene?”
“A che pro? Non ci riescono.”
“Questa volta invece sì.”
Kevin sbuffò e si girò a fronteggiare il rettore. 
“Tu gli credi, Greg?”
“Oh, per l’amor del cielo!” sbottò Matthew “Abbiamo le prove, signor Morgan! Sono state effettuate delle ricerche: non mi sono certo presentato di scuola in scuola solo per tastare il terreno!”
Greg sollevò una mano per fermare l’invettiva e rispose alla domanda:
“E’ possibile, no? Bisogna pur prendere in considerazione la cosa.”
“Non mi viene in mente nessuno.” fece spallucce Kevin sovrappensiero “I più bravi del corso sono i gemelli Evans e neanche loro sono capaci di tanto.”
“Sicuro?”
“Al cento per cento.”
“Escludendo i gemelli?”
“Escludendo i gemelli...” Kevin si carezzò la barbetta incolta “Chiunque sia stato non ha mai dato prova di tali abilità durante il corso.” fece un mezzo sorriso “Piccoli bastardi.”
“Come procediamo allora?” borbottò Greg gettando un occhio sul giornale “Dieci punti di vantaggio!” esclamò “Punizione per...”
Matthew batté pacatamente le nocche sul tavolo per interromperlo. 
“Ho il giorno e l’ora precisi, se possono tornarvi utili.” disse prima di porgergli un foglio piegato in due.
“L’altro ieri alle undici di sera.” lesse il rettore.
“Giusto per facilitarle il compito, capisce.”
“Dalla sala informatica?” chiese Kevin fulminandolo con lo sguardo.
Matthew annuì. 
“Dovrebbe essere chiusa a quell’ora, non è così?”
“Viene chiusa alle nove.”
“Non sono stati trovati segni di scasso, giusto?”
“Tutto nella norma.”
“Quindi devono essersi procurati le chiavi.” sospirò Greg “Le tue?”
“E’ una possibilità.” convenne Kevin “Possono averle prese, copiate e rimesse a posto, ma non credo.”
Greg chiuse il giornale e poggiò i gomiti sul tavolo in attesa.
“E’ più probabile che abbiano corrotto Wright.” 
“Chi è Wright?”
“Il mio assistente, te l’ho presentato: quello col pizzetto che ricorda tanto Satana.”
Greg cercò di mettere a fuoco una faccia ma non ebbe molto successo.
“E Wright ha una copia delle chiavi?”
“Ovviamente.” 
“Ovviamente.” ripeté Greg crollando il capo.
Kevin ridacchiò e si alzò in piedi: “Ti si prospetta una giornata entusiasmante.”
“Lo so, ti ringrazio.”
“Resterei qui con te ma ho una lezione che devo finire di preparare.”
“Mi mandi il tuo assistente?”
“Dieci minuti e sarà tutto tuo.”
Greg lo guardò uscire dall’ufficio e desiderò ardentemente poter fare lo stesso.
Lanciò un’occhiata a Matthew, seduto compostamente e privo di espressione, e si chiese se fosse ancora troppo presto per cominciare a bere. 

 

§








 

   
 
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