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Autore: Drosophila Melanogaster    17/06/2014    4 recensioni
Davanti al mio sguardo ci sono ancora le bolle.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dal diario di un omicida. 
16 Agosto 1986

Sono preso da una strana foga. Amo vedere la gente esalare l'ultimo respiro. È fragile e potente al tempo stesso. 
Il passaggio dall'aiuto all'omicidio è breve quanto un consenso. Io non uccido, accompagno. 
Mi aggiro negli ospedali, i reparti di malati terminali che implorano la morte sono un balsamo per le mie carni stanche. 
Mi aggiro con una siringa d'aria in mano. Entro nelle stanze da cui salgono le urla più strazianti. 
-Aiuto.- chiamano, -Aiuto.- gridano. 
Ci sono io.  Bambino o anziano che sia, ci sono io. 
Sono un angelo, un triste mietitore sorridente. Agito la siringa piena d'aria, mi danno il consenso con gli occhi. 
Nel tubo della flebo si formano tante bolle. Aria d'ospedale che puzza di candeggina. 
Nel loro sangue, altre bolle. 
Arrivano al cervello. 
Ed è black out, un flash bianco. Spirano tra le mie braccia. Tremo, piango di gioia. 
Sento l'anima di quei vecchi accarezzarmi il volto e poi correre via nel vento d'estate. 
La morte non è altro che il tonfo, lo scontrarsi contro il fondo. 
Io metto cuscini di piume e sete preziose ad attutire la caduta. Li lascio disposti a forma di amore e prego che l'aria raggiunga in fretta la vena delle loro teste. 
Questo è quello che faccio. Amo, amo immensamente. Aiuto nel trapasso con una semplicità disarmante. Senza sofferenza, vedrete solo bianco. E prima se ne andrà la ragione, poi la seguirà il corpo.
Oggi ho visto un mucchietto d'ossa a forma di donna uscire dalla stanza. Sono certo mi cercasse con gli occhi. 
Si reggeva a malapena, piangeva ma non aveva lacrime sufficienti. Il suo corpo la risucchiava in un vortice di fitte ustionanti. Le bruciava il cervello. 
Era giovane, sarebbe stata bella. Sulla bocca aveva stampato il fantasma di un sorriso. 
-Sono l'angelo.- le ho detto. -Cosa desideri?- le ho chiesto. 
"Amami." Mi ha risposto. Solo amore per lei. 
Le ho preso la mano. -Seguimi.- le ho detto. 
L'ho stesa sul suo materasso all'acqua di rose. L'ho carezzata sulle gambe smunte, l'ho toccata e tremavo nel suo corpo immobile. L'ho guardata, rideva del mio tocco maldestro. Rideva, guardava la bolla scendere, col suo sorriso fantasma. 
"Baciami mentre muoio." L'ho affogata nel cuscino, l'ho spinto forte sulla sua bocca mentre succhiavo la pelle cadente del polso. 
E lei soffocava, batteva il pugno, chiamava aria. 
Se ne è andata strozzata dalla sua stessa trachea, collassata sotto il peso delle mie mani. Se ne è andata mentre le amavo la pelle, mentre mangiavo i suoi occhi con baci umidi da sopra le palpebre. 
Le ho coperto il volto, ho fatto cadere un paio di lacrime a comando. 
Ci hanno trovati così, morti e piangenti, tra calle candide che profumavano i capelli. 
Al suo funerale hanno suonato l'Ave Maria, cantavo a squarciagola. Sentivo su di me le sue mani in carne, mi massaggiava le spalle. Ho dormito notti intere sognando e bagnando la mia bocca del ricordo di lei. 
   
 
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