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Autore: onedirectionlover_    17/06/2014    0 recensioni
'Perché non me l'hai mai detto?' chiesi.
'Perché avevo paura che tu non mi avresti mai accettato.' rispose a testa bassa, con le lacrime che stavano per uscire, odiavo vederlo così.
' Ma io ti accetto e ti accetterò sempre, qualunque cosa accada.' dissi e lo abbracciai più forte che potevo.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi
Note: Lime | Avvertimenti: Incest
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Same Love

Capitolo 7

Quella cena era stata un successo, oltre ad aver mangiato, scherzato e riso, mi aveva allontanato da quei pensieri che mi avevano torturato per tutta la settimana. La domenica l’avevo passata a studiare, avevo aiutato mia sorella per una ricerca di storia, io avevo studiato per il compito di chimica e fatto vari esercizi di matematica, ero stanchissima. La sera dello stesso giorno, dopo cena, ero salita in camera per preparare la borsa e decidere cosa mettere, avrei anche ripassato chimica eventualmente. Mentre stavo salendo sul letto per aprire l’armadio, il mio telefono squillò, scesi in fretta dal letto, rischiando di cadere, era arrivato un messaggio: Puoi venire al locale che si trova vicino la pista di skateboard? Vieni verso le otto, ti prego, devo parlarti. Da: Bruce. Cosa voleva adesso Bruce? Alle otto? Se l’avrei chiesto ai miei sicuramente mi avrebbero detto di no, quindi…risposi con un semplice Ok. Charles e Adele erano di sotto in salotto, mia madre e mio padre erano a guardare la tv molto interessati, sarei passata dalla porta posteriore, nessuno se ne sarebbe accorto. Presi un giacchetto dall’appendiabiti, accesi la tv a volume basso, ed infine chiusi la porta a chiave con cautela; quando la chiudevo significava che non volevo essere disturbata. Meglio per Bruce se doveva dirmi qualcosa di importante. Appena uscii fuori, una folata di vento mi colpì facendomi stringere nel mio giacchetto, ci volevano solo dieci minuti a piedi per arrivare lì.

Il luogo era abbastanza affollato, anche il locale lo era, probabilmente c’era una festa. Mi feci spazio per entrare, dovevo trovare Bruce in mezzo a quella folla di gente che beveva, fumava, chiacchierava e faceva i suoi comodi. Distolsi subito lo sguardo da quello scenario, e vidi una sagoma seduta al tavolo in fondo, era sicuramente Bruce. Corsi subito lì, beccando anche qualche gomitata involontaria. “Eccomi qui” dissi mentre mi sedetti davanti a lui “dimmi tutto” continuai. Lui stava fumando (che sorpresa) e aveva una bottiglia di birra di fronte a lui “No, vieni qui vicino a me” mentre batteva la mano sulla panca vicino a lui “non mi va di parlare a voce così alta”. Mi alzai e feci come dissi lui, che fece un sorrisetto. Appena seduta, lui mi mise un braccio intorno alle mie spalle e avvicinò il suo viso vicino al mio di lato, e cominciò “ Sandra, Sandra, la piccola Sandra che mi aiuta sempre, che non parla quasi mai, brava a scuola, brava a casa, io mi chiedo ancora perché non sei fidanzata”, era ubriaco, lo vedevo dai suoi occhi lucidi e dalla sua voce strascicata. Ero in imbarazzo, non sapevo che dire e cosa fare, così aspettai che continuasse a paralate “ la mia vita fa schifo  invece, fa schifo in tutto….non voglio tornare a casa anche se i miei genitori torneranno domani…aiutami tu piccola, ho un casino in testa che solo tu puoi sistemare” e appoggiò la sua testa sulla mia spalla. Io, però, gli presi il viso tra le mie mani e dissi “ Okay, tu sei ubriaco, adesso ti riporto a casa, prendi qualcosa per alleviare la sbronza e dormi, domani ti alzerai con un forte mal di –‘’ non feci in tempo a finire la frase che le sue labbra erano sulle mie, il suo alito puzzava di alcol, dopo cinque secondi si distaccò e disse “ Era proprio così…”, si stava riferendo al bacio segreto probabilmente, sicuro. Lo aiutai ad alzarsi, lo ressi per il braccio che era ancora sulla mia spalla e uscimmo da quel casino che c’era in quel locale, era quasi buio, qualcosa riuscivo ancora a vedere. La strada per casa sua era abbastanza semplice, anche se si doveva passare in vicoli stretti. Camminavo a fatica, Bruce era dieci centimetri più alto di me, non mingherlino, e il suo fiume di parole  che diceva a caso non mi aiutavano per niente. Dopo dieci una ventina di minuti, finalmente arrivammo, ero esausta. La porta era aperta, lo aiutai a salire su per le scale, accesi la luce di quella che sembrava la sua camera, ma lui ad un tratto disse “Aspetta, devo…” capii subito che doveva vomitare, accesi la luce dell’ingresso e lui era già corso in bagno, decisi di raggiungerlo. Lo trovai seduto per terra con la testa appoggiata al muro tra il water e la vasca, una mano in testa. Mi inginocchiai vicino a lui e gli chiesi “ Ti senti meglio?” “No, per niente…” rispose lui dolorante. “Dai, adesso ti aiuto ad alzarti, andiamo in camera e ti porto qualcosa per il mal di testa” Lo presi per un braccio e lo aiutai ad alzarsi, questa volta collaborò anche lui. Tolsi i vestiti sparsi sul suo letto, gli tolsi la giacca e si allungò “ Vado a prenderti un’aspirina, non muoverti” Scesi giù le scale, non avendo idea di dove fossero le aspirine e, soprattutto, se c’erano. Dopo due tentativi, trovai le aspirine nella credenza della cucina e presi un bicchiere d’acqua. Quando tornai di sopra lo trovai di lato, si era tolto anche la maglia, ma questo non importava. “ Sono tornata, bevi e il mal di testa di domani sarà meno forte” e gli porsi il bicchiere, ma lui mi fece segno di poggiarlo sul comodino. “Allungati vicino a me, non ti faccio niente..non ne ho le forze” disse in modo scherzoso. Mi tolsi le scarpe e mi allungai vicino a lui, mantenendo le distanze, non mi fidavo. Notai che la finestra era mezza aperta, entrava vento ed era freddo. Mi alzai con cautela e la chiusi. Notai dall’orologio appeso al muro, che erano le dieci, i miei mi avrebbero ucciso, se mi beccavano erano guai, avrei dovuto inventare una scusa. Mi riallungai vicino a lui che aveva gli occhi chiusi, si era addormentato, era il momento giusto per andarmene senza che lui se ne accorgesse. Ma quando feci per aprire la porta sentii una voce assonnata “ Sandra, non andare, resta” Non sapevo che fare, rimasi per un po’ sulla porta, poi decisi che sarei rimasta. Quando mi riallungai lui mi strinse a se con un braccio, disse “Grazie” e si riaddormentò. Presi il mio telefono dalla tasca, attivai la sveglia alle sei, lo appoggiai vicino al bicchiere ancora pieno e  misi una mano su quella di Bruce, era fredda. “Ti voglio bene…..Charles”. Non feci altro che stringergli la mano. Mi addormentai ascoltando il rumore della pioggia sui vetri della finestra e il suo respiro caldo sul mio collo.

 
 
Ciao a tutti,
prima di tutto scusate per la mia assenza, ma sono stata occupata con la scuola e altre cose, spero di esservi mancata. Allora, cosa ne pensate di questo capitolo? Cosa ne pensate del rapporto che si è creato tra Bruce e Sandra? Se volete lasciate una recensione per farmi sapere.
Alla prossima :)
 
  
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