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Autore: xmileysvoice    17/06/2014    1 recensioni
Miley è una ragazza diciassettenne che per puro caso riesce ad uscire di prigione, in cui aveva passato gli ultimi due anni per aver commesso un delitto. Il suo unico obbiettivo è quello di uccidere il ragazzo che tradendola l'aveva fatta mettere in carcere.
Dall'altra parte c'è Louis, un ragazzo ricco e confuso, che scoprirà cose di sè che non avrebbe mai immaginato, tutto grazie ad un ragazzo appena conosciuto:Harry, che diventerà più di un semplice amico.
Per caso le loro storie si intrecciano, e ciò che nasce tra Louis e Miley è molto di più di una comune amicizia, sarà un amicizia criminale.
Tutto andrà bene, fin quando il passato dei due, non verrà finalmente alla luce.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: Cross-over, Lime | Avvertimenti: nessuno
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FINALLY FREE.

Sono passati due anni.
   Due anni da quando Miley fu sbattuta in carcere, due anni di vita passati in una stanza di due metri quadrati. Una stanza lurida, con un letto coperto da lenzuola sudicie e bucate, nella parete frontale c'è una finestrella circolare che si affaccia sul parcheggio della prigione.
   Talvolta si sentono le voci dei ragazzi che escono e corrono incontro alle loro famiglie, ma Miley non ha mai avuto una famiglia, o meglio, ne aveva una, ma non riusciva a capirla. Tutti avevano alte aspettative, tutti si aspettavano che Miley diventasse la figlia modello che desideravano, all'altezza dei suoi fratelli e sorelle. Ma nessuno riusciva a vedere ciò in cui Miley era veramente brava. Miley era troppo per loro. Lei era sempre stata troppo.
   In questi due anni non è mai riuscita ad evadere dalla prigione, nonostante i suoi vari tentativi. La prigione migliore del paese, nessuno era mai evaso da lì prima d'ora.
   Era seduta sul letto come ogni giorno, quando sentì un allarme suonare, erano tutti nel panico, vedeva guardie della sicurezza correre da una cella all'altra, ma Miley non riuscì a capire subito cosa stesse succedendo. Cercò di cogliere, in tutto quel casino di persone che urlavano andando a destra e a manca, i movimenti delle guardie.
   Il suo naso fu invaso da un nauseante odore di fumo. E fu allora che capì finalmente, le guardie stavano aprendo tutte le celle. Iniziò a scuotere le sbarre della prigione in cerca di aiuto, e appena fu vista da uno delle guardie venne aperta anche la sua cella. Era un ragazzo alto e riccio, con dei bellissimi occhi verdi, e anche in quel caos, fu sorpresa di aver notato tanti dettagli di lui. Pensò che fosse troppo giovane per essere una guardia, ma non si fece troppe domande su questo, pensò soltanto a correre via da lì.
   Tutti i prigionieri furono radunati nel giardino, un giardino incolto e pieno di erbacce altissime. Si guardò intorno e tutto ciò che vide furono le solite espressioni dure e spente di coloro che vivevano nelle celle. Tutti a digrignare i denti e a serrare i pugni, tutti ad urlare e chissà per ottenere cosa.
   Allora un'idea balenò nella mente di Miley e senza rendersene conto stava già correndo in strada, con il vento tra i corti capelli biondi, sentendo l'odore del pane appena sfornato, del gas delle macchine e dell'erba bagnata. Pensò che quello fosse l'odore della libertà, lasciandosi alle spalle i due anni passati in carcere, e anche quelli passati a fare errori che le avrebbero segnato per sempre il futuro, lasciandosi alle spalle quell'edificio ormai in fiamme, nella quale aveva passato il periodo peggiore della sua vita.
   L'unica cosa che ora desiderava era vendicarsi. Vendicarsi del ragazzo che l'aveva mandata in prigione.



Chiuso nella sua camera, circondato dai suoi infiniti trofei scolastici di calcio, e tutti i mobili di lusso, Louis stava guardando fuori dalla finestra. La vista era magnifica, poteva osservare tutta la città, da cui emergeva il Duomo. La voce di sua madre Angela gridava forte e chiara nelle sue orecchie che non riuscivano più a sopportarla. Ormai era sempre la stessa storia: lui le diceva che voleva andare all'università e lei si ostinava a volerlo costringere ad iniziare un'accademia di calcio. Avrebbe voluto scappare, fare ciò che voleva, mancava solamente un anno di liceo, e avrebbe dovuto scegliere a breve. Suo padre era il solito ricco che pensa solamente ai soldi e agli affari, e a lui non era mai interessato molto del futuro del figlio.
   Louis aveva passato un anno difficile, le sue paure e rabbie si erano sfogate in modo sbagliato, e aveva fatto cose di cui si era amaramente pentito, ma che non poteva cambiare. Il passato tornava ogni giorno a inondargli la mente, non c'erano momenti che non passasse a pensare a ciò che era successo e a cercare di dimenticarlo.
   “Hey, ci si vede tra mezz'ora? -M” diceva così il messaggio che gli arrivò proprio mentre stava per rispondere alla madre con un urlo, ma forse era meglio così.
   “Arrivo a casa tua -L” fu la risposta di Louis. Si preparò in fretta, infilando solo una giacca di pelle marrone e un paio di stivali, e sgusciò via di casa in un batter d'occhio, senza farsi minimamente notare da sua madre, soltanto per non doversi fermare a parlare con lei di ciò che era successo, e infine, essere costretto a chiederle scusa.
   Si avviò per la strada che porta alla casa di Mary, la sua ragazza. Ormai loro due erano fidanzati da ben tre anni, era come un'abitudine, ma Louis sentiva di non essere più innamorato di lei come una volta. Arrivato davanti alla porta, suonò il campanello e aspettò che la ragazza scendesse. Dopo qualche minuto sull'uscio della porta apparve una figura snella e slanciata, con dei meravigliosi capelli petrolio ad incorniciare un viso perfettamente proporzionato, lineamenti dolci e occhi blu dal taglio quasi orientale. Ogni volta che Louis la vedeva, non poteva fare a meno di pensare a quanto fosse bella, ma anche al fatto che ormai lui la vedesse come una semplice amica. Per lui Mary era solo l'attesa di qualcosa di meglio, qualcosa che sarebbe arrivano prima o poi.
   -Lou! Che bella giacca!- Esclamò la ragazza correndo verso di lui e gettandogli le braccia al collo. -Come stai?- continuò con la stessa esaltazione di prima.
   -Così così, e tu?- Chiese lui lasciandola e cercando di rivolgere un sorriso che sembrasse sincero. La verità era che un sorriso sincero non lo faceva da una vita. E nonostante fosse ricco, e potesse avere ciò che voleva, Louis aveva bisogno di altro, qualcosa che i soldi non potevano comprare. Qualcosa che gli mancava, di cui aveva disperatamente bisogno. Ma sarebbe stato tutto più facile se solo avesse saputo cosa fosse.
   -Allora, io pensavo che sabato potremmo andare tutti al lago, con le nostre famiglie intendo e..- iniziò Mary mentre camminavano, ma Louis le prese un braccio, la fermò e la fece voltare verso di lui.
   -Senti basta. Io non ce la faccio.- Gli scappò dalla bocca, e anche lui si stupì di essere riuscito a dirlo finalmente, dopo mesi che voleva farlo, dopo mesi che si era accorto di non provare più le stesse cose per lei.
   -Non ce la fai a fare che cosa?- Chiese incuriosita la ragazza, senza lasciargli la mano, mentre il vento le scompigliava dolcemente la chioma lunga.
   -A continuare così. Continuare a mentirti, fare finta di stare bene.- Non riusciva ancora a dirlo con chiarezza, ma piano piano ci sarebbe riuscito, doveva farlo. Non poteva più prenderla in giro, infondo le voleva davvero bene, teneva a lei come a nessun altro, ma non era più innamorato di quella ragazza che aveva conosciuto al secondo anno.
   -Possiamo parlarne se vuoi.- Mary ancora non riusciva a capire, si passò nervosamente una mano tra i capelli grattandosi la testa, era in totale confusione.
   -Mi dispiace ma io non sono più innamorato di te. E non sai quanto mi senta in colpa perchè ti voglio bene e odio vederti soffrire. Ma devi sapere la verità.- Quelle parole erano davvero uscite dalle sue labbra, ci era riuscito, e forse sarebbe stata la cosa migliore che avesse mai fatto, o forse sarebbe stata la sua rovina. In ogni caso, era più che soddisfatto di averglielo detto, non avrebbe potuto fare scelta migliore.
   -Tu che cosa?- Mary non credeva alle sue orecchie, si erano amati per anni, era sicura che ormai la loro fosse una storia fissa, eppure era appena successo l'impossibile. Louis la stava lasciando, senza darle un motivo valido. Si sentiva la gola secca, le braccia pesanti, come se stesse per svenire da un momento all'altro. -Dopo tutto questo tempo, tu mi dici che non mi ami?- Le lacrime iniziarono a riempirle gli occhi. -Mi hai soltanto presa in giro.- Iniziò ad avviarsi arrabbiata verso casa, a grandi falcate, delusa e del tutto incredula. -Non mi hai mai amata.- Urlò quando fu sull'uscio della porta. Ma anche lei sapeva bene che non era vero, Louis l'aveva amata come nessun altro nella sua vita, e ancora le voleva bene, ma la rabbia le aveva fatto uscire dalla bocca parole che non pensava.
   Louis era ancora dall'altro lato della strada, e la guardava allontanarsi, avrebbe voluto dire qualcosa, ma era come se le parole non riuscissero ad uscire. -Mi dispiace.- Fu l'unica cosa che riuscì a sussurrare. Vide Mary entrare in casa, e pensò che sarebbe stata l'ultima volta che sarebbero stati un po' insieme, e forse le sarebbe mancata. Si sentiva in colpa, terribilmente in colpa, ma allo stesso tempo, sebbene fosse da veri egoisti, era felice di averlo fatto. Si sentiva libero, si era appena liberato dalle catene che lo legavano alla sua vecchia vita, quella che cercava di dimenticare.
   Gli scappò un sorriso, e si avviò di nuovo verso casa.



Miley stava vagando ancora per la città, completamente abbandonata a sé stessa, e ormai era quasi calata la notte, non aveva una meta, era soltanto contenta di essere libera. E sapeva che in mezzo a tutto quel caos nessuno si sarebbe accorto della sua assenza.
   Pensò che quella notte si sarebbe sistemata in un giardino lungo la strada, non che le condizioni in cui era vissuta fino a quel momento fossero migliori. Aveva soltanto una missione, una cosa che avrebbe dovuto fare sicuramente, avrebbe trovato quel ragazzo, e lo avrebbe ucciso. Si ricordava esattamente il suo aspetto: era abbastanza alto, con la barba e i capelli castani, la cosa che più l'aveva colpita di lui erano i suoi occhi, azzurri come non ne aveva mai visti. E più pensava a lui, ala sua bellezza, a quanto erano stati bene quando erano migliori amici, e più la tentazione di ucciderlo cresceva in lei.
   Il suo lato da assassina tornava a farsi sentire in ogni momento. Dopo aver corso per ore decise di fermarsi, aveva il fiatone, i capelli sporchi ed era tutta sudata nella sua tuta arancione da prigioniera. Si mise a sedere in un giardino in cui c'era un'altalena e uno scivolo, si stese sull'erba ancora umida per via della pioggia e si mise a guardare le stelle. Solo in quel momento si rese conto di quanto le mancasse essere libera, essere finalmente all'aria aperta.
   Quando si mise a sedere vide un ragazzo che correva e si dirigeva proprio nella casa accanto al giardino in cui si era sdraiata. Lui non la vide, mentre lei lo osservò attentamente, aveva un'aria piuttosto familiare, ma forse era soltanto un'impressione, visto che le uniche persone che aveva visto in carcere erano i due carcerati davanti alla sua cella.
   Fece un profondo respiro e il suo battito cardiaco ritornò regolare, si stese sotto un'alta quercia, abbastanza nascosta, in modo che nessuno potesse notarla o peggio, riconoscerla.
   Si addormentò con un unico pensiero: nessuno l'avrebbe riportata in carcere, ora che ne era uscita.
   
 
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