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Autore: Demone    18/06/2014    2 recensioni
E' una ff nata dalla mia mente malata, ambientata dopo la liberazione dei prigionieri di Azkaban. Spero che vi possa piacere. Per ora non ho le idee molto chiare, andando avanti con i capitoli definirò i dettagli.
DAL PROLOGO.
Urlava. Spesso, durante la notte, la donna urlava. Ma le sue urla erano inghiottite dai rumori delle altre celle. Tutti urlavano, ad Askaban, e lei più di tutti. Urlava perchè quelle sensazioni la divoravano. Urlava perchè il suo Signore Oscuro non era tornato da lei. Urlava perchè era sola in quella cella. Urlava perchè non aveva la sua bacchetta. Urlava perchè le sue sorelle non c'erano e lei non sapeva se erano morte o vive.
Urlava perchè era sola. Sola. Senza Lui. Senza quell'uomo che l'aveva resa ciò che era.
Genere: Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Mangiamorte, Nagini, Sorelle Black, Voldemort | Coppie: Bellatrix/Voldemort
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Non-con, Violenza | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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DIMORA DI LORD VOLDEMORT

'Mi deludi, Bellatrix. Una volta sapevi combattere molto meglio. Esistono scolarette ad Hogwarts che riuscirebbero a batterti in pochi secondi! Cosa me me faccio di una serva simile?!'

Le parole dell'Oscuro Signore era stato seguite da un lampo e un dolore immenso. Al solo pensiero, brividi correvano lungo la schiena di Bellatrix che, seduta di fronte allo specchio, fissava il suo stesso volto bianco e segnato dalla stanchezza. La sua bacchetta, poggiata lì affianco, la invitava a stringerla e dare prova di sé. Ma la donna aveva paura di fallire, ancora. Nonostante quell'avvenimento fosse accaduto settimane prima, e nonostante tutto l'allenamento che era seguito, non era sicura di essere tornata all'abilità di un tempo. Eppure era potente, di ciò era sicura, ma quanto lo era? Quanto era migliorata davvero? Si era allenata con un elfo domestico che, seppur sembrasse inutile, aveva un bel po' do abilità ignote ai maghi. Nonostante gli insuccessi iniziali, ben presto aveva iniziato a batterlo sempre. Aveva usato tutte le maledizioni senza perdono su quell'essere. Tutte. Ed ora infatti il suo corpo giaceva a terra, nella sua camera. Quell'elfo non si sarebbe più svegliato e la sua orribile bocca non avrebbe mai potuto dire quanto debole era diventata Bellatrix Lestrange.

Sapeva cosa doveva fare per riottenere l'appoggio del suo signore ma la sua immagine allo specchio sembrava chiederle 'Sei sicura? E se lo deludi? E se tu non fossi veramente pronta come credi? Dopotutto, quello è solo un elfo...'

Non voleva deluderlo di nuovo. Non poteva deluderlo di nuovo. Doveva andare avanti, continuare, doveva riuscire a conquistare di nuovo quello che la prigione le aveva tolto. E se non avesse provato, se non l'avesse chiesto a lui, come avrebbe fatto a sapere quanto era migliorata e quanto invece doveva ancora lavorare? Presa la sua decisione, si alzò di scatto dalla sedia, afferrando la bacchetta ricurva che l'aveva accompagnata per tutti quegli allenamenti. I corridoi di quella villa erano silenziosi, solitari come erano stati per lunghi secoli. I tacchi della Lestrange ruppero quel silenzio mentre il corpo dell'elfo volteggiava alle sue spalle. Doveva provare. Doveva fargli sapere che non aveva sprecato quei giorni con faccende inutili ma aveva fatto di tutto per tornare la Mangiamorte che era una volta. Doveva sapere che lei non si arrendeva, ma lei lottava ancora. Anche se distrutta dalla prigionia, lei non si era arresa. Lei aveva continuato a lottare. Ed ora era pronta per ricevere un responso, negativo o positivo.

Anche se nel corridoio risuonava il rumore dei suoi tacchi, nella testa della donna risuonava solo il battito del suo cuore. Ogni colpo aumentava la sua sicurezza. Quando finalmente arrivò alla porta della stanza dell'Oscuro Signore, il suo respiro era calmo. L'agitazione si era ridotta ma rimaneva lì, rintanata nel fondo del cuore.

 

Il rumore secco di un pugno che tocca il legno allontanò l'Oscuro Signore dai suoi pensieri. Si allontanò dall'enorme finestra a cui si era appoggiato. Il sole era arrivato allo zenit da non molto tempo e la luce illuminava tutta la terra che circondava quell'enorme villa. Il sole riscaldava la pelle, aumentava il calore corporeo. La mano di Voldemort era posata sul davanzale, dove quel calore la colpiva. I raggi avevano reso la pelle dell'uomo calda come quella di qualunque altra persona. Come se lui fosse stato vivo, umano. La mano bianca come un osso era diventata calda. Eppure il resto del suo corpo era freddo come il ghiaccio. Nagini era sulle sue spalle e la lunga lingua biforcuta si muoveva verso la luce. Anche lei voleva riscaldarsi. Ma lei era un rettile, lui un uomo. No, lui era più simile a un Dio che a un uomo ma il prezzo per quel cambiamento era stato il suo aspetto, la sua umanità.

Quel suono l'aveva distratto dai suoi pensieri. In quella casa erano solo in tre e di sicuro quell'insulso elfo domestico non avrebbe mai osato disturbarlo in nessun modo, a meno che non desiderasse lunghe ore di tortura. Solo lei poteva bussare alla sua porta, aspettando il suo permesso. In realtà l'uomo la stava aspettando. Sapeva che le parole dure che le aveva rivolto giorni prima sarebbero state abbastanza dure da spronarla ma si sentiva già pronta? Bene, era meglio darle una possibilità.

“Vieni avanti, Bellatrix.”

Bellatrix entrò nella stanza a grandi passi. Si inchinò, posando le ginocchia sul pavimento freddo e abbassando il capo.

“Mio Signore. Sono pronta.”

“Davvero, Bellatrix? Vieni a dimostrarlo.”

Sul volto dell'uomo si aprì un sorriso gelido, mentre anche lui impugnava la sua bacchetta.

 

 

VILLA MALFOY

“LASCIAMI! TI HO DETTO DI LASCIARMI! MOSTRO!”

Le urla dell'uomo riempivano villa Malfoy. L'elfo tentava di trattenere il mago che sembrava impazzito. Rodolphus si agitava, urlava e strepitava. Provava ad alzarsi, ma l'elfo glielo impediva.

“Signore non lo fate! Vi prego, signore. Kart deve mantenerlo qui. Kart si occupa di lui.”

Lucius entrò nella stanza in fretta, e si avvicinò al letto dell'amico. Rodolphus aveva gli occhi dilatati e fissava il vuoto. Quando Lucius entrò nel suo campo visivo, la mano di Rodolphus si strinse attorno al suo braccio.

“Lucius! Loro sono qui. Loro vogliono toglierci l'anima. Lucius uccidimi. Non voglio diventare come loro!”

Il signor Malfoy fissò l'amico, senza sapere cosa rispondere. Si riferiva sicuramente ai dissennatori ma in quella casa non ce n'erano. Dovevano essere le allucinazioni che sembravano non finire mai. Alcune volte, come quella, lo svegliavano di notte. Rodolphus non sarebbe mai tornato com'era, secondo Lucius. Ma lui non si arrendeva. I Malfoy non venivano mai battuti e di sicuro non sarebbe stato una malattia a fermare Lucius Malfoy. Così si limitò a tenere le mani sulle spalle dell'amico, tenendolo fermo.

“Qui non ci sono dissenantori, Rodolphus! Calmati.”

Sibilò Lucius. Vedendo che l'amico non reagiva, lanciò un'occhiataccia all'elfo.

“Fai qualcosa, stupido! Calmalo”

L'elfo scoccò le dita e il corpo di Rodolphus si rilassò. Lucius rimase immobile a fissare il corpo addormentato dell'amico. Dio, in che inferno era finito? Come poteva farlo uscire da lì?

“Perchè non lo sapevo?”

Disse una voce. Fredda, dura, ma anche flebile. Come di qualcuno che nonostante la rabbia vuole sapere ma teme la risposta, qualunque essa sia. Quando Lucius alzò lo sguardo, vide che sua moglie lo fissava dallo stipite della porta.

 

RESIDENZA DI LORD VOLDEMORT

Il fiato si fermò nel petto di Bellatrix mentre la maledizione dell'Oscuro Signore la colpiva in pieno. Il dolore infiammò i suoi muscoli e un urlo uscì dalla bocca della donna. Solo un urlo, prima che Voldemort decidesse di interrompere la maledizione Cruciatus. Fissò la strega che riprendeva fiato, prima di alzarsi, appoggiandosi sul palmo delle mani. L'uomo aspettò che la donna si alzasse, prima di puntare di nuovo la bacchetta contro di lei.

“Crucio.”

Un altro raggio rosso seguì la fredda parola ma quella volta la maledizione fu respinta prontamente da Bellatrix che non si era distratta. Il duello riprese, con forza. Incantesimi e contro incantesimi venivano scagliati da entrambe le parti mentre i due sembravano quasi danzare attorno a quella villa. Un passo dopo l'altro, prima che un'altra maledizione colpisse in pieno la donna. Lord Voldemort si fermò, respirando profondamente e guardando la donna ai suoi piedi. Il pugno di Bellatrix colpì il terreno mentre digrignava i denti.

Non era ancora forte come una volta, non riusciva a batterlo. Non ci sarebbe mai riuscita. Askaban stava vincendo. Per tanti anni era stata lei a vincere in una certa misura contro la prigione ma in quel momento le sembrava che fosse la prigione a vincere su di lei. Si era esercitata tanto ma non era abbastanza, non ancora. Una sola lacrima di rabbia, delusione e disprezzo verso se stessa le attraversò la guancia. Le ore passate ad allenarsi con l'elfo le sembrarono inutili in quel momento. Tanto tempo sprecato. La sua abilità non era la stessa e non lo sarebbe mai stata. Non era più la ragazza che era stata rinchiusa ad Askaban, era solo una reietta. Era una debole. Quando la mano dell'Oscuro Signore si posò sotto il suo mento e le alzò il volto, si aspettava di vedere il disprezzo in quegli occhi color sangue. Invece vi trovò rispetto e orgoglio mal celato. Era così inusuale vedere dei sentimenti simili comparire sul volto dell'Oscuro Signore che ogni scusa della donna si bloccò in gola.

“Sei migliorata. Non sei come un tempo, Bellatrix Black, ma sei migliorata. Adesso alzati e riprendi in mano la tua bacchetta. Sei pronta per essere allenata di nuovo da me.”

Gli occhi di lei rimasero fissi in quelli di lui per un lungo istante in cui il silenzio regnò sovrano. Era come essere tornati indietro nel tempo, quando lei non era altro che una giovane strega promettente. Nulla di importante, solo una strega che poteva essere la migliore. Anche all'epoca lui le aveva detto che era pronta per essere allenata da lui. Ma in quegli anni lontani chiamarla Black non era un errore, come in quel momento. Ormai Bellatrix era sposata, e suo marito non era l'uomo che per l'ennesima volta nella sua vita la stava spronando a dare il meglio

Bellatrix annuì appena, senza distogliere il suo sguardo dagli occhi dell'uomo. Neanche lui volle rompere quel legame.

Per un attimo, i loro occhi rimasero uniti da un filo invisibile e se uno dei due aveva notato l'errore dell'Oscuro Signore, non lo disse.

 

VILLA MALFOY

La furia di Narcissa era palpabile. Lui, suo marito, l'aveva tradita in quel modo! Non le aveva detto che nella loro casa viveva il marito di sua sorella, forse l'unica persona al mondo che sapesse qualcosa di utile su Bellatrix. Come aveva potuto farlo? Sapeva quanto la sorella fosse importante per lei. Aveva già perso Andromeda, non voleva perdere di nuovo anche Bellatrix.

“Dovevi dirmelo.” Disse freddamente.

“Perchè?” Disse con tono stanco Lucius.

“Perchè? Come perché, Lucius? È mio cognato, ha visto mia sorella per ultimo! Forse a lui hanno detto se Bellatrix era viva, se era stata trasferita in qualche altro luogo. Invece hai preferito tenermi segreto questo...come lo vogliamo definire? Dettaglio?”

Narcissa camminava avanti e indietro, mentre Lucius era seduto sul letto, nella loro camera matrimoniale. Guardava la moglie, vedeva la sua ira trasudare da ogni gesto, da ogni sguardo. Era in momenti come quello che Nacissa mostrava la sua indole da Black, la sua forza. Sua moglie sarebbe stata capace di fare tutto, se solo avesse voluto. Lucius era orgoglioso di lei. Non era solo una bella donna, non era capace di comandare solo la casa. Narcissa era determinata, era severa e sotto la seta e il velluto aveva un'anima di ferro. Lei non si era piegata neanche quando sua sorella Andromeda aveva lasciato la loro famiglia per stare con un Sanguemarcio, né quando Bellatrix era finita ad Askaban. Per anni era stata convinta di essere l'unica sorella rimasta, l'unica che non era stata travolta dalla vita. Solo quando aveva saputo che Lucius ed altri Mangiamorte avrebbero assaltato la prigione aveva permesso ad un briciolo di speranza di germogliare. Ora si aggrappava a quella briciola, nutrendo con essa la sua determinazione.

“Lui sa! Tu non gli hai chiesto nulla, ma lui di sicuro sa!”

Disse Narcissa con rabbia, stringendo fra i pugni delle mani un lembo della vestaglia. Con un sospiro l'uomo si alzò e si avvicinò alla moglie. Posò le mani sulle sue spalle e la fissò negli occhi.

“Hai ragione. Lui sa qualcosa. Qualche informazione potrebbe essere sepolta nella sua mente. Ma in questo momento lui non è in grado di dirci nulla. Vive fra la febbre e le allucinazioni. Dobbiamo aspettare, essere pazienti. Appena guarirà sarai la prima a rivolgergli tutte le domande che vuoi. Ma fino a quel momento non possiamo fare nulla, tranne aiutare Rodolphus a guarire.”

Narcissa annuì lentamente, mentre riconosceva la logica delle parole di suo marito e lentamente l'ira evaporava. Era stata accecata dalla voglia di sapere e non aveva pensato allo stato dell'uomo. Però ora che sapeva, avrebbe fatto di tutto per aiutare Rodolphus a guarire.

“Lui sa che Rodolphus sta qui?”

“Io non gliel'ho detto e ho ordinato all'elfo di non dire niente a nessuno, ma non si è mai sicuri di cosa sa l'Oscuro Signore.”

Narcissa sospirò di nuovo e si massaggiò appena le tempie. Capiva che Lucius aveva voluto tenere segreto lo stato di salute di Rodolphus per proteggerlo. Conoscendo suo cognato, anche Narcissa si rendeva conto di come era sempre stato importante per lui mantenere sempre una parvenza di eleganza. Non avrebbe mai permesso che la sua immagine venisse contaminata in quel modo. Prese la mano di suo marito e lo condusse a letto, con se.

“Domani i nostri problemi saranno ancora vivi, Lucius. Facciamoli sparire almeno per questa notte.”


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NOTE:Si sono consapevole di meritarmi i pomodori marci in faccia ma mi appello alla vostra clemenza. Ho iniziato questa storia mesi e mesi da e l'ho lasciata perdere perchèa vevo troppo impegni. Ora ho deciso di riprenderla quindi, se c'è qualcuno che la segue ancora, mi scuso umilmente. Se siete tutti spariti, non posso che darvi ragione. Mi dispiace di avervi fatto aspettare così tanto ç_ç 
Riguardo al capitolo c'è poco da dire. Forse non è all'altezza degli altri ma ho appena ripreso a scrivee e giuro che mi farò perdonare! 
Se vedete errori di qualunque tipo o non vi piace come ho descritto qualche personaggio, ditemelo subito! Per eventuali spiegazioni, chiedete nelle recensioni (?) 
Buona giornata e buona estate a tutti!

 

  
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