Chiedo umilmente scusa a tutti voi! Lo so, è passata davvero un’eternità
dall’ultima volta che ho pubblicato un capitolo … ma sono successe tante di
quelle cose in questo lungo periodo, belle e, ahimè, purtroppo anche brutte.
Una su tutte? Ettore, il mio muso ispiratore, non c’è più. Se n’è andato
poco più di 2 anni fa. E mi manca ancora da morire. Manca a tutti, perché
metteva allegria.
Non ho voluto più saperne di scrivere, pur
avendo ormai chiaro in mente il finale nei minimi dettagli. Ma adesso, ho deciso
che devo andare avanti, che devo chiudere un capitolo della mia vita. E lo
posso fare soltanto finendo ciò che avevo cominciato ormai troppo tempo fa.
Perdonatemi ancora per aver tardato a
finire la storia. Spero che il finale vi piaccia (RECENSITE, RECENSITE NUMEROSI! J). Vi anticipo solo che si tratta di altri 3 capitoli, o, meglio, del 10°
diviso in due parti e dell’11° con l’epilogo.
xxBACIxx a tutti
Capitolo Dieci – prima parte
- Buon...
- Non ci sono per nessuno! – disse Chiara, sbattendo la porta dell’ufficio
alle sue spalle.
- ... ‘giorno...
- Marta fu molto sorpresa dal
comportamento della giornalista – Cosa
le è successo? – chiese a Giorgio, che, nel frattempo, si era avvicinato
alla postazione della segretaria.
- Non lo so –
le rispose il fotografo, con sguardo interrogativo – è tornata ieri da Londra, ma non abbiamo ancora parlato... e non mi
pare il caso di disturbare “la tigre in gabbia”, per adesso...
- Già – gli fece eco la ragazza.
Due ore dopo, Chiara non era riuscita a concentrarsi
sul lavoro neanche per dieci minuti di seguito; così prese giacca, borsa e
agenda e si diresse verso l’ingresso, fissando il pavimento.
- Marta,
devi scusarmi per prima...
- Tranquilla
– la interruppe.
- Non volevo essere scortese... E’ solo che... è solo che sono un po’
stanca, credo che continuerò a lavorare da casa. Per favore, di’ tu a Barbara
che le manderò gli articoli via e-mail.
- Sì,
d’accordo. E cerca di riposare un po’... hai una faccia...
Chiara le sorrise. Si vedeva lontano un miglio che non
aveva chiuso occhio la notte precedente. Troppi pensieri...
Le due ragazze si salutarono, poi la
giornalista entrò in ascensore.
La notizia delle imminenti nozze di
Orlando e Kate si era sommata a quella del matrimonio del suo migliore amico.
In poco tempo tutte le fantasie che la sua mente aveva creato si erano dissolte
come un castello di carta che collassa a causa di un soffio di vento.
Chiara, però, nonostante tutto, era una
ragazza forte, determinata, che non si sarebbe mai lasciata andare per così
poco. Almeno, non in apparenza.
Così, decise di buttarsi anima e corpo
nel lavoro. Per giorni non fece altro e, grazie soltanto all’amicizia che la
legava al direttore della rivista, non ebbe neanche bisogno di frequentare la
redazione.
Non voleva vedere nessuno, se non per
scopi strettamente professionali; e il rapporto che aveva con i colleghi andava
ben oltre la semplice collaborazione. Quello che da molti è considerata una
situazione gratificante, per lei si stava rivelando uno svantaggio.
Gli
unici momenti di svago che si concedeva erano le lunghe passeggiate che faceva
con Ettore al parco; quelle ore riuscivano a non farle pesare la solitudine
volontaria nella quale si era chiusa.
I
primi tempi, Giorgio pensò che fosse giusto per lei isolarsi un po’, per poter
riflettere su se stessa. Poi, però, non avendo notizie della sua amica da
troppi giorni, decise d’intervenire; dopotutto, lui era l’unico con cui si
potesse confidare, senza timore di essere giudicata. E, se si aspettava,
all’inizio, una reazione ostile da parte della giornalista, era sicuro che,
insistendo, sarebbe riuscito ad abbattere il muro di difesa che Chiara aveva
eretto come una sorta di barriera fra sé e il mondo circostante.
Alla
fine di gennaio, il fotografo, con una banale scusa, riuscì ad entrare in casa
della ragazza.
-
Giorgio,
che ci fai qui? – gli chiese, aprendo la porta
d’ingresso, mentre il cagnone aveva già iniziato a frugargli nelle tasche del
cappotto, in cerca del biscottino che era solito portargli ogni volta.
-
…
Comunque, ciao! – le rispose – Non mi aspettavo un’accoglienza trionfale, ma … almeno un saluto potevi
farmelo … - fingendosi offeso.
-
È
già tanto se non ti ho aperto in pigiama! – esclamò lei,
mostrando con orgoglio la sua bella tuta grigio-celeste.
-
Ho
bisogno di un paio di tuoi vecchi articoli – le disse,
accomodandosi sul divano del salotto – Barbara
mi ha detto che ti sei portata un po’ di cose a casa, così ho pensato di
approfittarne per vedere come stavi …
-
Giorgio
– lo
interruppe, accennando un mezzo sorriso, ma la malinconia le si leggeva negli
occhi – sto bene, avevo bisogno di un
po’ di solitudine, avevo voglia di riflettere su me stessa, sulla mia vita …
-
Avevi
voglia di deprimerti?
-
Cosa?!
Ah, grazie per la considerazione – gli disse, fingendosi
arrabbiata – No – continuò – beh, forse … un po’ sì … non lo so – si
accasciò sulla sua poltrona preferita – è
che in questi ultimi due mesi sono successe tante di quelle cose, che adesso
non sono più sicura di nulla … Voglio lasciare la rivista – disse
all’improvviso, mentre Giorgio cambiò espressione.
-
Ma
sei matta? Come
potremmo fare in redazione senza di te? – e si sedette sul bracciolo,
accanto a lei.
-
Come
avete fatto in questi giorni … non sono indispensabile …
-
Ma
la rivista ha acquisito lettrici anche grazie alle tue interviste, ai tuoi
splendidi articoli … hai talento da vendere!
-
Eh
… adesso non esagerare. Il fatto è che non mi sento realizzata: non avevo
immaginato così la mia carriera …
-
Ma
chiunque pagherebbe pur di fare ciò che stai facendo tu …
-
Lo
so; e per questo so di essere fortunata, però … - fece
una pausa, riflettendo per cercare di esprimere al meglio le sue emozioni – però … non mi sento a mio agio in questo
ambiente. Mi vedo più a lavorare in ambito politico o economico … Sinceramente,
credo di essere più utile dando informazioni sulle organizzazioni
internazionali, piuttosto che sulla vita o sui pensieri di un attore.
-
Ma
sicuro! – esclamò il ragazzo – E sono certo che prima o poi riuscirai a diventare inviata a
Bruxelles o New York. Che ne dici, però,
di crescere il più tardi possibile? – lei sorrise – Cambiando discorso … è passato ormai un po’ di tempo … ti va di parlare
adesso?
-
Di
cosa? – fece finta di non aver capito dove volesse
arrivare l’amico.
-
Andiamo
… Cos’è successo a Londra che ti ha “incasinato” così la vita? Hai litigato con
Orlando?
-
Magari
avessimo litigato! – fu la risposta – Cioè – continuò – almeno
avrei avuto una ragione per stare così, per non volergli parlare … il problema
è che si sposa a settembre e …
-
Quindi
il problema è Matteo?! – la interruppe il fotografo.
-
No
… il problema è che Orlando si sposa e io sarò la damigella d’onore di Kate – disse
tutto d’un fiato. Giorgio strabuzzò gli occhi.
-
Cooosa?? – A
quel punto la giornalista gli raccontò tutto, felice di buttar fuori quello che
sentiva nel profondo del cuore.
Poi, mentre lei era impegnata a cercare gli articoli
da dargli, il ragazzo prese a frugare in cerca della famosa agenda di Chiara; e
per poco non fu scoperto.
Ettore, dal canto suo, lo osservava, con la testa
leggermente inclinata, come se si stesse chiedendo il perché di quello strano
comportamento.
-
Non preoccuparti, cucciolone
– gli disse il fotografo – faccio tutto
questo solo per il bene della tua adorata Chiara! Un giorno mi ringrazierai
– concluse, facendogli l’occhiolino.
Fatto
quel che doveva fare, salutò l’amica e il cagnone e se ne andò, sorridendo fra
sé, soddisfatto per la “missione compiuta”.
Neanche
mezz’ora dopo, ancora per strada, Giorgio prese il cellulare e compose un
numero, con mani tremanti.
-
… Pronto? Sono Giorgio Torres, fotografo di GAIA, avrei bisogno di parlarle al
più presto.
A
chiamata terminata pensò: “Se Maometto
non va alla montagna, allora è la montagna ad andare da Maometto … Chiara, a te
ci penso io!”
Qualche
giorno dopo, il bel ragazzo dagli occhi di ghiaccio si presentò di nuovo a casa
dell’amica, per restituirle i documenti.
Lei
lo fece accomodare, come al solito, in salotto; stavolta, però, si era
sistemata un po’, perché lui l’aveva chiamata un’ora prima per avvertirla del
suo arrivo.
Stavano
già chiacchierando, quando, all’improvviso, il suono del citofono fece quasi
saltare in aria dallo spavento Chiara.
-
Aspetti qualcuno? – le chiese
l’amico, sorridendo sotto i baffi.
-
N-no! – esclamò lei, andando a rispondere.
Quando
sentì la voce dell’ospite sgranò gli occhi per la sorpresa. Andò ad aprirgli
solo dopo aver dando un’ultima sistemata ai capelli, guardandosi nel grande
specchio in corridoio.
-
Ciao!
-
Gabriele! Che piacere vederti qui!
Entra, prego … - e gli indicò la strada verso il salotto, dove era rimasto
Giorgio, che, alla comparsa dell’attore, scattò in piedi.
Finite
le presentazioni, Chiara si dileguò in cucina per preparare un caffè ai due
ragazzi, che avevano iniziato a sciogliere il ghiaccio.
C’era
qualcosa nella situazione, però, che non la convinceva del tutto; qui c’era lo
zampino di Giorgio, ci avrebbe scommesso.
In
effetti, il feeling tra i due era innegabile; ed era impossibile che Gabriele
si aprisse così con una persona appena conosciuta … Con Chiara si erano visti
alcune volte prima che lui si decidesse a fidarsi davvero di lei.
Inoltre,
la coincidenza era eccessiva: per settimane intere non aveva visto nessuno e, adesso,
nel giro di pochi giorni, Giorgio si era presentato due volte con una scusa un
po’ banale e, poi, era spuntato anche Gabriele, che non era mai entrato in casa
sua …
Era
un po’ troppo strano per trattasi soltanto si un semplice caso.
Dopo
aver passato un po’ di tempo a chiacchierare del più e del meno, Gabriele fece
a Chiara una proposta …
-
Perché non andiamo al Luna Park? –
le chiese tutt’a un tratto.
-
Uhm, veramente, io …
-
Oh, andiamo Chiara! Non vorrai farci
credere di avere già un impegno per stasera! – la interruppe il fotografo,
cercando di non guardare l’attore negli occhi
più del dovuto.
-
No! – esclamò lei – non volevo dire questo. È che … non mi va
di uscire …
-
Dai che uscire non ti può far altro che
bene! – le rispose ancora Giorgio.
Dopo
qualche altro “batti e ribatti”, la convinsero a prepararsi per uscire.
-
Ma ad una condizione – disse – voglio che venga anche tu, Giorgio!
Pur
non del tutto convinto, poiché aveva progettato un altro tipo di serata per
l’amica, il ragazzo si decise ad andare con loro.
Una
ventata di aria gelida investì Chiara non appena uscì dal portone di casa. E,
all’improvviso, si sentì viva … Voleva godersi fino in fondo quella strana
serata.
Le
sembrò di essere tornata bambina, almeno per un po’, per potersi lasciare tutti
i problemi alle spalle; per non pensare …
Stava
bene insieme ai due, sentiva di non aver nulla da nascondere, perché loro, in
quel preciso momento, la potevano capire meglio di chiunque altro.
Risero
e scherzarono tutto il tempo, spostandosi dal chiosco dello zucchero filato a
quello del tiro al bersaglio, dalle montagne russe al tunnel degli specchi
deformanti.
Non
si sentiva così leggera da tanto, ormai.
Quando,
stanchi di girare, si sedettero ai tavolini di un bar per prendere una
cioccolata calda, iniziarono a parlare d’amore, di cosa significasse per loro
passare una vita intera insieme ad un’altra persona.
Chiara
e Giorgio rimasero stupiti quando Gabriele decise di confidar loro i suoi dubbi
e le sue paure.
- Temo che non troverò mai la mia anima gemella – disse – non riesco a fidarmi della gente; ho
paura che si approfittino di me, per quello che sono: non Gabriele, un semplice
ragazzo, ma Gabriele Grimaldi – enfatizzò il suo cognome – l’attore pieno di soldi e donne …
-
Sì, posso capire – rispose il
fotografo – ti spaventa restare da solo,
eppure non vuoi aprirti troppo, non vuoi rimanere deluso da qualcuno su cui
avevi riposto la tua fiducia …
Chiara
stava lì ad ascoltare, in silenzio, guardando alternativamente l’uno e l’altro.
-
Si è fatto tardi – disse
all’improvviso – vorrei tornare a casa,
sono stanca.
-
Daaai, è ancora presto! – le risposero in
coro – restiamo un altro po’, poi ti
riaccompagno a casa – continuò Gabriele.
-
No, grazie – lo interruppe – preferisco rientrare adesso. Ho tanto
lavoro da sbrigare, domani; ma voi continuate … vi state divertendo, no?! –
fece l’occhiolino a Giorgio, che la guardò incredulo.
Gabriele,
alla fine, la convinse a farsi riaccompagnare in auto, poi i due ragazzi
proseguirono la loro serata altrove.
I
giorni si sommavano ad altri giorni, nulla era cambiato. La vita di Chiara si
stava riducendo al mero lavoro, mentre lei continuava a lasciare gli amici al
di fuori dei suoi problemi.
Come
se non bastasse la solitudine, poi, era arrivato anche San Valentino, una
ricorrenza che a Chiara piaceva molto, perché, come nel Natale, vi vedeva solo
la parte più autentica, più romantica.
Sfortunatamente,
però, non aveva mai provato la gioia di passare questa festa insieme a
qualcuno. S’immaginava spesso come potesse essere: lui che le dà appuntamento
per strada, le poggia un foulard sugli occhi, le chiede di fidarsi. Lei lo
segue fino ad un edificio. Entrano; lei prova un brivido lungo tutta la
schiena; poi, la musica … lenta, dolce, quasi un sussurro dagli altoparlanti.
Lui si avvicina; lentamente le scioglie il nodo sulla nuca, l’accarezza. Altro
tipo di brivido che la percorre da capo a piedi. Apre gli occhi e si guarda
intorno. Sono soli, su una passerella di legno, in mezzo ad una pista di pattinaggio.
Lui ha affittato l’intero palazzetto del ghiaccio per due ore. Solo per lei …
Con
quest’immagine nella mente, Chiara si svegliò la mattina del 14 febbraio.
Rimase ad occhi aperti a fissare il soffitto per qualche altro minuto,
semplicemente per imprimere nella memoria quel sogno. Poi si alzò, si sistemò e
scese insieme ad Ettore, decisa a dedicare l’intera giornata a se stessa. Dopo
una bella corsa al parco e una buona colazione, i due andarono a zonzo per le
vie del centro per tutta la mattina.
Si
trovavano ancora a Campo de’ Fiori, quando a Chiara squillò il cellulare.
-
Giorgio, ciao!
-
Tesoro, ho una notizia da darti … -
disse tutto d’un fiato – è una bella
novità – continuò, stavolta con calma, senza fretta – credo di aver trovato il mio principe azzurro …
-
Chi? Gabriele? – rispose lei,
interrompendo il momento magico.
-
Ma … ma Chiara! Come fai a saperlo? –
le chiese.
-
E’ evidente! Da come vi guardavate
l’altra sera al Luna Park. E, poi, l’avevo capito da un po’ che anche lui fosse
gay.
-
Davvero? Allora, mi sa che il mio “gay-radar” stavolta ha fallito! –
la fece ridere.
Le
raccontò che si erano rivisti dopo quella volta, avevano parlato molto, si
erano raccontati a vicenda le proprie esperienze passate e lui era rimasto
sorpreso quando, all’improvviso, l’attore aveva confessato di essere
omosessuale.
-
Perché hai dichiarato di essere etero?
– gli aveva chiesto il fotografo.
-
Io non ho dichiarato un bel niente!
Soltanto, il mio agente mi ha consigliato di non rivelare la mia omosessualità,
dicendo che, orami, avevo una fama tale che, se si fosse scoperto, molti fan mi
avrebbero abbandonato – fece una pausa – come se fosse una colpa, qualcosa di cui vergognarsi!
Giorgio
disse alla sua amica che si erano dati appuntamento per quella sera. Il ragazzo
era nervoso: aveva bisogno di un consiglio, anzi, di mille consigli!
Chiara,
ovviamente, non si tirò indietro. L’aiutò a scegliere l’abbigliamento adatto e
gli disse di essere semplicemente se stesso.
-
Sei dolce, sei buono con tutti, sei
discreto … Chi più di te potrebbe piacergli?
Aspettarono
insieme l’arrivo di Gabriele. Un ultimo abbraccio davanti l’ascensore. Dalla
finestra del salotto li osservò allontanarsi. Era felicissima per l’amico, che
si meritava davvero un po’ di tranquillità in campo sentimentale. In cuor suo,
però, sentì come un macigno, che le impediva quasi di respirare. Non si
meritava anche lei un po’ d’amore?
Accompagnata
dal suo fedele cagnone, s’incamminò verso casa. Era ormai ora di cena. Per
strada incrociarono molte coppiette: c’erano gli sposini che non smettevano un
attimo di guardarsi negli occhi, i ragazzini alla loro prima cottarella, ma anche marito e moglie, sposati da anni, con
figli grandi, magari già nonni, che si amano come se fosse sempre il primo
giorno …
-
E così, anche quest’anno ci tocca
passare San Valentino sul divano, davanti alla tv- disse sconfortata,
rivolgendosi ad Ettore, dopo aver chiuso la porta d’ingresso.