La trama di questa storia
(spero di finirla XD) ha preso forma nella mia mente contorta quest’estate
(2008). Avevo appena finito di leggere di Twilight e
stavo tornando a casa dal mare… E allora ho pensato… Ops!!! Non anticipo
niente!! ^__^ Leggete, poi ditemi!
25
Agosto 2009. Era una magnifica e caldissima giornata a Bosa,
in Sardegna. Il sole splendeva alto nel cielo, illuminando di riflessi le
scaglie di mare, come le mille sfaccettature di un diamante.
Bosa era una spiaggia abbastanza
comune in Sardegna, non molto famosa, ma ben frequentata. Si potevano trovare
tutti i tipi di persone, dai gruppi di ragazzi alle coppie di anziani, dai
marocchini ai cinesi, dai biondissimi tedeschi ai bellissimi inglesi.
Ma
fino a quel giorno non si era ancora visto tutto in quella tranquilla spiaggia
sarda.
Tre
ragazze camminavano per la strada, tenendosi per mano e parlottando
allegramente di cose loro. Certo, vi direte, cosa c’è di strano? Ve ne
accorgerete quando comincerò a descrivere le tre interessate…
Partendo
da sinistra, la prima ragazza era minuta e sembrava la più giovane delle tre –
non dimostrava più di diciassette anni-, nonché la più bassa. Aveva corti
capelli color caramello sapientemente arruffati, con le punte tinte di rosso.
Anche i suoi occhi erano rossi. Rossi come rubini. Rossi come il sangue. Aveva
una pelle d’avorio, e si muoveva come se danzasse.
La
ragazza che si trovava in mezzo alle altre due era alta e slanciata, con un
viso splendido e lievemente abbronzato. Aveva lunghissimi capelli castani e
mossi dal vento e occhi di un colore verdeazzurro molto vivido. Anche lei
rideva, anche se non con lo stesso trasporto delle altre; aveva un’aria
pensierosa.
Infine,
la terza ragazza era di altezza media, direi. Insomma non era bassa come la
“rossa”, né alta come la bruna. Anche lei aveva un bel fisico, sebbene fosse un
po’ più formosa delle altre. Aveva i capelli neri con un taglio a caschetto molto
originale. Gli occhi screziati d’oro spiccavano sulla pelle ambrata. Sembrava
stuzzicarsi molto con la rossa.
“Belli
i tuoi capelli, Ray.” Commentò, scherzosa la nera. “La tua parrucchiera era
appena tornata dalla prima di un film horror quando te li ha tinti?”
La
rossa, Ray, replicò con una linguaccia, passando una mano tra le punte cremisi.
“Ti piacerebbe averli così, Hil! Altro che
quell’anonimo nero! La tua parrucchiera era mica una Dark?”
La
bruna disse in tono di rimprovero, bloccando la rispostaccia :“Ray! Hilary!
Smettetela di prendervi in giro! È tutto il giorno che fate così! Dovete
abituarvi al vostro aspetto, visto che non l’avete scelto voi!”
Quelle
parole fecero cadere il gruppetto in un silenzio triste e pensoso.
Fu
Ray a spezzare il vuoto. Con un ghigno si infilò un paio di occhiali da sole
della Ray-Ban ed esclamò :“Insomma dai, ragazze! È andata così, non possiamo
più tornare indietro! Non ho intenzione di rovinarmi l’estate! Coraggio,
sfoggiate i vostri sorrisi da star e cerchiamo un posto dove sederci!”
Erano
arrivate sulla riva del mare, limpido e calmo. Ray tirò fuori un asciugamano
colorato dallo zainetto nero e lo stese sulla morbida e rovente sabbia dorata.
Tolse la maglietta, esibendo un costume bordeaux lucido, ma tenne i cortissimi pantaloncini.
Si sedette con calma e cominciò a fissare il mare. Se non avesse avuto le lenti
scure, nei suoi occhi si sarebbe letto il rimpianto.
La
bruna disse, con un ghigno :“Meno male che hai appena finito di dirci che
dobbiamo abituarci eh, Ray?”
La
rossa sollevò le lenti solari, con gli occhi che luccicavano e mormorò :“Lo so,
Paige, però è così triste…” Per sviare il discorso,
proseguì, mettendo il braccio candido, quasi luminescente accanto a quello
abbronzato dell’amica. “Traditrici!” Commentò. “Un tempo ero io quella
abbronzatissima, e voi eravate i cadaveri! Uffaaaa!
Non vale!”
Paige
si fece improvvisamente seria e afferrò il polso dell’amica con un gesto
fulmineo.
“Perché
ti sei tolta il polsino?!” Chiese, tagliente.
Ray
spalancò i grandi occhi di rubino e si scusò :“L’ho tolto, avevo caldo e….” Le scuse caddero nel nulla, sotto la voce furiosa di
Paige.
“Ma
sei impazzita?! Vuoi farci scoprire?” La ragazza si sforzava di tenere un tono
di voce basso, per non attirare l’attenzione.
Ray
si liberò e sibilò :“A chi vuoi che importi di una stupida cicatrice?”
“Una
cicatrice che ti ha sfregiato il polso. E se qualcuno capisse, dannazione!”
Si
voltò e si mise a guardarsi intorno: nessuno faceva caso a loro. Nessuno tranne
una signora anziana che le guardava con un misto di paura e divertimento.
Hilary
imprecò a bassa voce e si rivolse alle compagne :“Quella signora ci sta
fissando. E se avesse capito?”
Paige,
con la sua solita calma, replicò :“E’ impossibile. Sappiamo a stento noi cosa
ci è successo. Non può sapere nessun altro.”
La
signora non si arrese e mantenne lo sguardo indagatore. Le tre amiche tentarono
di ignorarla.
Hilary
mormorò, spaventata :“Ha cominciato a fissarci da quando hai sollevato le lenti
solari, Ray.” Con una mano le risistemò gli occhiali sul naso.
Ray
bisbigliò, con un ghigno :“Chissene. Non ha
importanza. Piuttosto… Fusti e ochette a ore sei!”
Le
tre si voltarono simultaneamente, con una grazia fuori dal comune, quasi da
fate. Verso di loro stavano venendo cinque o cinque o sei ragazzi e tre
ragazze.
Paige
borbottò :“Mi dispiace, ma dobbiamo ignorarli. Potrebbero capire.”
Ray
si lasciò scappare un lamento di disappunto :“Oh, andiamo, Paige! Tu ti
preoccupi troppo! Sono maschi! Non sono così svegli!”
Mentre
finiva di parlare, il gruppo di ragazzi e ragazze si fermò accanto a loro.
“Ehi,
ciao!” Esclamò un ragazzo moro dalla pelle abbronzata, con una forte cadenza
sarda. Era magro, e abbastanza accettabile.
I
suoi occhi marroni si soffermarono su Ray, in occhiali da sole e costume rosso,
su Paige, splendida nel suo costume intero azzurro e blu e su Hilary, con il
suo bellissimo e strano costume bianco e oro.
Le
tre ragazze risposero con un’occhiata vaga, come se ritenessero la loro
presenza l’ultima cosa che le preoccupasse.
“Bel
taglio!” Disse una ragazza biondissima a Hilary, indicando il suo caschetto
scalato. Stava cercando di rompere il ghiaccio. Hilary borbottò :“Grazie…”
“Possiamo
sederci qui con voi?” Chiese lo stesso moro, mostrando un asciugamano.
Ray
sollevò nuovamente le lenti solari, esibendo le iridi infuocate e fece un
sorriso, che rivelò i denti bianchissimi e perfetti. I canini affilati
scintillarono alla luce del sole.
“Se
volete. A vostro rischio e pericolo.” Ridacchiò.
Il
gruppo fece un passo indietro, spaventato. Poi i ragazzi si dileguarono,
mormorando dei ciao intimoriti e fugaci.
“Ah
ah.” Disse Ray, giocherellando con la montatura dei costosi occhiali.
Paige
per poco non si mise a urlare. Si inginocchiò accanto a lei, con gli occhi che
sembravano sprizzare scintille e sbottò :“Ottimo lavoro, Raylie!
Davvero ottimo! Già che c’eri potevi anche rivelargli il nostro segreto!”
Ray,
al contrario dell’amica, non sembrava affatto preoccupata. Anzi, era divertita.
“Tu
ti preoccupi troppo, mia cara amica. Un po’ di tempo fa non eri così
apprensiva.”
“Un
po’ di tempo fa” ringhiò Paige, lanciando un’occhiata fugace alla signora, che
non aveva tolto loro gli occhi di dosso, “Non eravamo in questa situazione!
Quindi, smettila di giocare e cresci un po’!”
“Come
vuoi.” Replicò Ray, tranquilla.
Paige
si sedette sull’asciugamano e si irrigidì.
“Che
hai?” Chiese Ray, improvvisamente preoccupata.
“Dov’è
Hilary?!” Domandò la mora, terrorizzata. Cominciò a guardarsi intorno, nel
tentativo di scorgere un caschetto corvino o un bikini bianco.
Eccola
lì, Hilary: si era alzata e si stava dirigendo verso la signora che le fissava
da un po’. Sia Paige che Ray la raggiunsero.
“Che
ti salta in testa?!” Chiese Paige, afferrando l’amica per un braccio.
Hilary
si voltò lentamente. Era pallidissima. “Ci ha scoperte.” Mormorò in un soffio.
La
signora si alzò dalla sua sdraio verde e gialla e mise una mano sulla spalla a
Hilary e a Ray. Guardò intensamente Paige e confessò a bassa voce :“E’ vero, io
conosco il vostro segreto, ma non voglio usarlo contro di voi. Io voglio
aiutarvi.”
Ray
sembrava scettica :“Lei magari dice così, poi non sa niente.”
La signora
si voltò verso di lei, fulminandola con gli occhi azzurro-acciaio.
“So
benissimo cosa vi è successo, all’inizio di luglio. Dev’essere
strano per voi. Avete passato un mese e mezzo in sembianze che non vi
appartengono.”
Hilary
sbottò a Ray :“Hai visto che lo sapeva?”
Paige
era rimasta in silenzio, ad osservare la signora. Guardava quei capelli grigio
argento legati in un chignon, la pelle pallida, il corpo gracile avvolto nel
vestito di lino bianco.
La signora
riprese, con aria assorta :“So che avete fatto un incidente il dieci di luglio.
Stavate venendo al mare, qua, a Bosa. Una di voi,
quella che era al volante, ha preso male una curva ed ha sbandato, finendo
fuori strada. Un vero peccato, considerando che era la vostra prima macchina e
la vostra prima occasione di andare al mare da sole. Siete cadute giù da un
pendio e la macchina semidistrutta vi ha intrappolate. E poi sapete che cosa è
successo?”
Le tre
scossero la testa, a dir poco traumatizzate. Paige aveva gli occhi pieni di
senso di colpa e sembrava sul punto di piangere. Le sue amiche le strinsero le
mani, comprensive.
La donna
proseguì, con l’aria di non sapere davvero che aveva tre persone davanti :“Io
ve lo dico, anche se forse non mi crederete.” Con un ghigno, mostrò i denti
stranamente lucidi “Un vampiro vi ha viste e vi ha trasformate in tre esseri
come lui. Per salvarvi la vita. Vi ha morse. Avete mutato il vostro aspetto
come reazione al veleno. Avete dei poteri speciali. Siete vampire.”
Ooooooook!
^_^ Questo era il primo capitolo! Spero che non sia stato noioso! Dal prossimo
in poi diventerà tutto più interessante, abbiate pazienza. Diciamo che questa
storia è una specie di “fantasia autobiografica”. Spero di aggiornare presto,
mi raccomando : COMMENTI!!